Il problema degli “strumenti antidisturbo” – le cosiddette “schermature” – dichiarazioni inequivocabili sulla loro inutilità di alcuni dei massimi esponenti del Forschungskreis für Geobiologie “dr Ernst Hartmann” (FFG)
traduzioni simultanee della traduttrice professionale Serena Ederle raccolte dal dottor Pier Prospero durante i corsi frequentati a Waldbrunn
Günter Engelhardt, precedente presidente del FFG. Waldbrunn 10.11.2001 Internationalen Expertentagung (Convegno internazionale degli esperti per il 40° anniversario della fondazione del FFG – 2.12.1961/2.12.2001):
«Il dottor Hartmann si era occupato di apparecchi schermanti poiché venivano costruiti normalmente dai rabdomanti ed erano molto usati. In questa ricerca il dottor Hartmann aveva capito che non vi sono apparecchi che possono schermare le zone di disturbo e che l’unica soluzione è lo spostamento della persona in una zona non disturbata. Successivamente aveva provato a fare delle schermature con delle lastre di piombo, ma le persone che vi dormivano sopra stavano male ugualmente, per la zona di disturbo e anche per il piombo! Quindi l’unica vera soluzione è quella di evitare le zone di disturbo.»
Wilhelm Martin (†), insegnante di elettrobiologia e diretto collaboratore del dr Ernst Hartmann, Presidente del FFG fino al 2000, poi Presidente Onorario. Waldbrunn 17.3.2000 Corso professionale per “Geobiologische Berater”:
«Non si può rischiare con la legge sui medici. Bisogna attenersi all’analisi del luogo e non fare diagnosi sulle persone. Le conseguenze di quello che si è trovato (con l’analisi del luogo) devono essere rimandate al medico. Poi ci sono gli strumenti di schermatura. Questo è un grosso problema: anche persone scientificamente preparate che nelle conferenze affermano di non vendere questi aggeggi, poi si scopre che in realtà lo fanno; sono dei disonesti e non vi è alcun modo di trovare un accordo. Con chi è onesto, anche se ha una visione diversa, occorre invece cercare un accordo poichè alla fine, sebbene per strade diverse, si arriva alla stessa conclusione. Vi fu negli anni ’60 un processo ad un medico il quale, pur sapendo che non funzionava, voleva vendere uno strumento di schermatura. Alla fine sia il fabbricante che il medico furono condannati a pagare una multa molto elevata. Sugli strumenti di schermatura vi è una grave responsabilità dei loro produttori. Hartmann diceva che è incredibile come questi strumenti siano offerti in tutte le pubblicazioni e come le persone si lascino convincere ad acquistarli.»
Hans Kauer, docente al corso professionale per “Geobiologische Berater” e al Wassersuchkurs, più volte membro del Consiglio Direttivo del FFG Waldbrunn 19.11.1999 al Corso professionale per “Geobiologische Berater”:
«Da me sono state eseguite molte prove per vedere se alcune cose migliorano l’energia di una casa. Sono stati messi: amuleti, fogli colorati, quarzo rosa, cristallo di rocca, apparecchi di schermatura, stuoie magnetiche sopramaterasso, fogli di allumminio, ionizzatori d’aria, ma nessuna di queste cose aveva effetto; finchè la persona dormiva sopra la vena d’acqua stava sempre male. La persona non migliorava mai nonostante la presenza di tutte quelle apparecchiature o oggetti. Apparecchi detti “di schermatura” messi sulla linea elettrica possono causare gravi problemi e confondere le misurazioni. Non si possono avere schermature per energie del sottosuolo delle quali non sappiamo nulla. Gli strumenti “antidisturbo” e i sistemi per “schermare” vene d’acqua e faglie sono solo imbrogli. Il compito dell’esperto è quello di fare un buon lavoro per aiutare le persone, non quello di mettere schermature.»
Waldbrunn 17.3.2000 al Corso professionale per “Geobiologische Berater”:
«Ho testato uno strumento di schermatura e ho qui (la mostra) la relazione che ha redatto chi lo ha testato insieme a me: il risultato è che le emissioni rimangono per cui i presunti effetti dello strumento non esistono proprio. Non c’è nessuno strumento di schermatura che funzioni e bisogna lasciarli perdere definitivamente, altrimenti succederà ancora quello che mi è accaduto ad un convegno dove ero invitato come relatore e ho detto che prima di costruire le case bisogna analizzare il luogo e poi che è importante utilizzare i materiali biologici: i giornalisti che dovevano fare gli articoli sul convegno erano interessati invece agli “strumenti antidisturbo” e mi hanno imputato il torto di non averne parlato.» (il ruolo deleterio della stampa in questo caso, come in altri ben peggiori viene sempre in evidenza…)
Walter Hesoun, per più di vent’anni Direttore della Didattica del FFG, allievo del dr Ernst Hartmann Waldbrunn 21.11.1999 al Corso professionale per “Geobiologische Berater”:
«Ora vi spiego come si testano gli apparecchi di “schermatura”: si lascia che l’apparecchio venga installato; una persona deve rimanere in presenza del geobiologo che compie l’operazione. Si nasconde l’apparecchio e si fa rilevare al geobiologo per 10 volte senza sapere se l’apparecchio c’è o non c’è. Chi lo installa può riuscire al massimo ad indovinare la presenza dell’apparecchio 5 volte su 10, nessuno è mai riuscito a fare di più. In questo caso chi li mette dovrebbe arrivare anche da solo a capire che questi apparecchi non servono a niente. È stato provato l’effetto di una Runa e si voleva che il disturbo fosse scomparso, invece dopo pochi anni la persona esposta è morta, quindi a livello medico la Runa messa dove c’era il letto non era servita a nulla. Quelli che propongono le “schermature” provano loro stessi il funzionamento delle loro apparecchiature. Io sono molto contrario a chi propone le schermature.»
Waldbrunn 17.3.2000 al Corso professionale per “Geobiologische Berater”:
«Sono stati eseguiti test in cieco anche con gli strumenti antidisturbo: eravamo in tre in una stanza, io e due che ci credevano, dei quali il terzo per controllare cosa succedeva. Trovato uno scorrimento d’acqua, il geobiologo che proponeva la “schermatura” ha posizionato lo strumento antidisturbo da testare. Il punto dove aveva messo lo strumento è stato segnato con del nastro adesivo in modo da poterlo rimettere esattamente. Poi vi è stato messo sopra un tavolo con una tovaglia lunga fino a terra in modo da non poter vedere se lo strumento era presente o meno. Si è messo lo strumento per 5 volte e tolto per 5 volte facendo eseguire ogni volta l’analisi in cieco al geobiologo che proponeva lo strumento. I risultati sono stati esatti al 50% (5 volte su 10 ha rilevato esattamente se lo strumento era presente o se non c’era). Vuol dire a caso e quindi io e il FFG invitiamo a non credere a questi strumenti di schermatura. Invitiamo anche a fare attenzione ad accettare di testarli poichè il professor Koenig una volta aveva ricevuto uno di questi strumenti perchè lo testasse e aveva accettato di testarlo. Dopo i test aveva scritto una perizia in cui dichiarava che lo strumento non aveva nessuno degli effetti che avrebbe dovuto avere secondo il fabbricante, ma la perizia è stata usata dal fabbricante per farsi pubblicità affermando che il suo strumento era stato testato dal prof. Koenig. Nemmeno con una causa legale il prof. Koenig è riuscito a impedire questa cosa perchè, purtroppo, era vero che aveva testato lo strumento. Dopo questa esperienza il prof. Koenig non ha più accettato di eseguire test.»
Waldbrunn 9.6.2001 al Fachfortbildung:
«Il FFG non ammette la possibilità di togliere le energie: una vena d’acqua non può prima esserci e poi non esserci più. Se uno si immagina una vena d’acqua allora sì che è facile toglierla! Sono stanco di sentir parlare di sistemi che annullano o modificano i campi energetici: ne ho testati trecento e non voglio testare il trecentunesimo! Oggettivamente non ci sono sostegni a questi discorsi. Ricordo anche che in Germania gli Heilpractiker, oltre a non poter prescrivere medicine, non possono nemmeno vendere nulla, quindi neanche gli apparecchi di “schermatura”. L’effetto placebo è l’unica cosa che può succedere alle persone con gli apparecchi per togliere i disturbi; se io consegnassi un pezzo del mio fazzoletto ai miei clienti dicendo loro che serve per togliere i disturbi, loro ci crederebbero solo perché sono un esperto famoso; una parte di questi clienti potrebbe anche stare davvero meglio per l’effetto placebo, ma solo per poco tempo. Rispetto alle stuoie magnetiche coprimaterasso, bisogna ammettere che hanno un loro funzionamento, ma sono molto scettico sul fatto che facciano bene; sul mio letto non voglio magnetizzazioni di nessun tipo, come non voglio molle.»
Ulrike Banis, dottoressa in medicina, specializzata in chirurgia e ginecologia, esperta in agopuntura, autrice di numerose pubblicazioni, collaboratrice del FFG, Waldbrunn 10.11.2001 al “Internationalen Expertentagung” (Convegno internazionale degli esperti per il 40° anniversario della fondazione del FFG – 2.12.1961/2.12.2001)
«Le nostre(dello “Studio Professionale Banis”, col marito) diagnosi forniscono la riprova della totale inefficacia degli strumenti antidisturbo e ci rifiutiamo di continuare a curare i pazienti che, invece di spostare il letto dalle zone di disturbo, fanno disporre uno di questi strumenti. I pazienti devono mettere in pratica quanto loro prescritto, compresa l’analisi del posto del letto. Gli esperti in Geobiologia devono convincere a tutti i costi le persone a spostare il letto da un posto disturbato. C’è sempre una reazione allo spostamento del letto, ma non sempre la persona si sente subito meglio. La collaborazione dei medici con gli esperti in Geobiologia è indispensabile poichè i medici non possono ottenere alcun risultato finchè non è eliminata la fonte di disturbo geopatico. Il nostro studio medico ha condotto un test per un magnete “schermante” mettendolo vicino ad una pianta, ma la pianta sottoposta al magnete è subito morta!»
PROGRAMMA DEL LABORATORIO DI GEOLOGIA PERCETTIVA Modalità di svolgimento Sabato 17 ore 14 – 20 14,00-14,30 accoglienza 14,30-19,00 parte teorica (geologia del posto e percezione) 20,00 cena conviviale
Domenica 18 ore 8,45 – 19,00 8,00-8,45 colazione 8,45-9,30 esercizi di potenziamento percettivo 9,30-12,30 prima escursione guidata 12,30-13,30 pranzo al sacco 14,00-19,00 seconda escursione e condivisione finale
Il programma potrà subire eventuali cambiamenti a causa delle condizioni atmosferiche e ambientali. Verrà fornita una scheda relativa agli argomenti delle escursioni.
La quota individuale di partecipazione è di euro 150 e per venire incontro ai nuovi interessati comprende l’iscrizione all’Istituto GEA. Per i non associati è previsto il versamento di 30 euro, non rimborsabile, quale quota di iscrizione all’Istituto GEA contattando Marino Zeppa ai riferimenti indicati. Abbigliamento: E’ necessario indossare degli abiti pratici, capi che non stringano troppo in vita, calze comode, corsetteria priva di inserti metallici o rigidi (busti, guaine, reggiseni con ferretti, etc.), no collant o calze al polpaccio, meglio boxer che slip.
VITTO E ALLOGGIO: Presso l’agriturismo Monti in Vignale M.to (AL). Telefono 0142/933236 per prenotazione camere (Fernanda o Carla). info@agriturismomonti.it www.agriturismomonti.it Camera singola: euro 45,00 – Camera doppia: euro 38,00 (colazione compresa). Cena: euro 27,00 bevande comprese. I cibi provengono direttamente dall’azienda e sono bio. Comunicare eventuali intolleranze alimentari all’atto della prenotazione.
GEOLOGIA PERCETTIVA E’ stato scelto non a caso il Monferrato sia per la ricerca sia per una serie di incontri che tratteranno l’importanza di questi argomenti proprio per le particolari se non uniche sue caratteristiche geomorfologiche. L’incontro e? articolato in una lezione-conferenza esplicativa ed in passeggiate percettivo-esperienziali in siti dai connotati particolari dove sara? possibile vivere in prima persona l’interscambio energetico.Quattro miliardi d’anni stan li? a dirci che la Vita e? scambio, il meglio tra i tanti possibili. Non ne conosciamo, a tutt’oggi, altre. Approfondiremo il discorso della Geobiofisica e in altre parole l’interazione che esiste tra la Terra e gli esseri viventi. Saremo introdotti agli aspetti fondamentali di Geologia e Geomorfologia. Scopriremo il significato di anomalia geologica e stress tellurico; Gaia, la Terra, il nostro pianeta, si svelera? a noi come un essere vivente che cercheremo di percepire attraverso l’affinamento dei nostri sensi. Il Laboratorio e? un ponte tra il sapere geologico e geofisico attuale e la percezione personale e biologica del diverso scambio energetico del terreno nella varie situazioni geologiche e dei suoi differenti effetti sulle persone. Introduce alla consapevolezza delle variazioni nel proprio benessere psicofisico insorte nel camminare su territori dal substrato diverso ed alla consapevolezza della percezione dello scambio energetico tra territorio ed essere umano.
MARINO ZEPPA tel.0142-70968 cell. 328-8987169 e-mail: marino.zeppa@fastwebnet.it Formazione culturale e professionale ed aggiornamento costante presso le più qualificate associazioni italiane e straniere di ricerca e formazione del settore. Seminari e corsi presso: Centro HSA “Habitat, Salute e Architettura” di Rivoli prima associazione culturale in Italica ad occuparsi dei problemi inerenti edifici esalute; A.N.A.B., Forschungskreis für Geobiologie dr. Hartmann (Germania). Tecnico esperto in Igiene e Medicina Ambientale applicate all’architettura bioecologica per la valutazione della Qualità Globale di siti ed ambienti confinati. Cofondatore nel 1996 di “GEA – Geobiofisica e Ambiente” di cui è vice presidente, prima associazione italiana ad occuparsi a livello scientifico della ricerca in Geobiologia e Geobiofisica® ed a proporre una seria deontologia professionale. Da diversi anni è impegnato in attività di divulgazione e formazione professionale, attraverso l’organizzazione di corsi, Laboratori GEA e la partecipazione a conferenze, seminari e convegni. Conduttore nei Laboratori di Geologia Percettiva®, Laboratori di Autovalutazione Percettiva su base oggettiva®. Docente di Tecniche Superiori di Percezione Geobiofisica® per il potenziamento percettivo nei corsi GEA. Coautore del capitolo “Analisi energetica-geobiofisica del sito” nel testo universitario Progettazione ecocompatibile dell’architettura di Grosso, Peretti, Piardi e Scudo (Ed. Sistemi Editoriali), 2005.
Il Laboratorio si prefigge di dare a ciascuno dei partecipanti la possibilità di autovalutare la propria attitudine alla percezione in riferimento a dati oggettivi. Il laboratorio permette di provare la propria capacità di entrare in risonanza con le emissioni energetiche del territorio: non solo dovute a scorrimenti idrici (percezione rabdomantica) ma anche a situazioni geologiche particolari e altro ancora, emissioni che producono determinati effetti energetici localizzati. Grazie ad un lavoro di sblocco, riequilibrio e potenziamento della propria energia personale verranno amplificate le capacità biofisiche e percettive di ognuno. Comprende due prove iniziali di percezione di un campo elettromagnetico naturale e un campo magnetico artificiale cui seguiranno due sessioni di tecniche energetiche. La prima parte comprende esercizi di apertura, espansione ed integrazione, per stabilire un profondo contatto con se stessi, per favorire un salutare riequilibrio tra mente e corpo e per aumentare la capacità percettiva e la sensibilità sottile. La seconda parte è caratterizzata da esercizi volti al potenziamento dell’energia personale e preparatori al lavoro di rilevazione. Al termine verranno ripetute le prove di percezione sui campi naturali ed artificiali dove sarà possibile verificare il proprio miglioramento percettivo rispetto alle prove iniziali. Sarà in ogni modo un’utile esperienza che darà ad ognuno le basi necessarie a percepire se stesso in relazione al luogo in cui si trova. Conduttore del Laboratorio è Marino Zeppa, Esperto in Analisi Energetica del territorio, rabdomante, docente di Tecniche Superiori di Percezione Geobiofisica® nei corsi e laboratori organizzati dall’associazione “GEA – Istituto per l’Analisi Geobiofisica dell’Ambiente”.
PROGRAMMA DEL LABORATORIO DI AUTOVALUTAZIONE PERCETTIVA Sabato 7 9,00-9,45 accoglienza 9,45-10,00 Presentazione 10,00-12,30 Insegnamento dell’uso della bacchetta e prima prova di percezione 13,00-14,00 Pranzo leggero privo degli allergeni principali (fumento, latte, solanacee) e alcol 14,30-16,30 Seconda prova di percezione 17,00-19,30 prima sessione di tecniche energetiche 20,00-21,30 Cena 21,30-22,30 Discussione e domande dei partecipanti
Domenica 8 Colazione 9,30-12,30 seconda sessione di tecniche energetiche 13,00-14,00 Pranzo leggero privo degli allergeni principali e di alcol 14,30-19,00 Prove percettive di confronto e discussione dei risultati
Il programma potrà subire eventuali cambiamenti a causa delle condizioni atmosferiche e ambientali.
La quota individuale è di euro 150 e per venire incontro ai nuovi interessati comprende l’iscrizione all’Istituto GEA.
Abbigliamento consigliato: Tuta o abbigliamento comodo per esercizi, materassino e coperta.
Vitto e alloggio presso Agriturismo Monti in Vignale Monferrato (AL). Telefono 0142/933236 per prenotazione camere. info@agriturismomonti.it www.agriturismomonti.it Camera singola: euro 45,00 – Camera doppia: euro 38,00 (colazione compresa). Cena: euro 25,00
MARINO ZEPPA tel.0142-70968 cell. 328-8987169 e-mail: marino.zeppa@fastwebnet.it Formazione culturale e professionale ed aggiornamento costante presso le più qualificate associazioni italiane e straniere di ricerca e formazione del settore. Seminari e corsi presso: Centro HSA “Habitat, Salute e Architettura” di Rivoli prima associazione culturale in Italica ad occuparsi dei problemi inerenti edifici e salute; A.N.A.B., Forschungskreis für Geobiologie dr. Hartmann (Germania). Tecnico esperto in Igiene e Medicina Ambientale applicate all’architettura bioecologica per la valutazione della Qualità Globale di siti ed ambienti confinati. Cofondatore nel 1996 di “GEA – Geobiofisica e Ambiente” di cui è vice presidente, prima associazione italiana ad occuparsi a livello scientifico della ricerca in Geobiologia e Geobiofisica® ed a proporre una seria deontologia professionale. Da diversi anni è impegnato in attività di divulgazione e formazione professionale, attraverso l’organizzazione di corsi, Laboratori GEA e la partecipazione a conferenze, seminari e convegni. Conduttore nei Laboratori di Geologia Percettiva®, Laboratori di Autovalutazione Percettiva su base oggettiva®. Docente di Tecniche Superiori di Percezione Geobiofisica® per il potenziamento percettivo nei corsi GEA. Coautore del capitolo “Analisi energetica-geobiofisica del sito” nel testo universitario Progettazione ecocompatibile dell’architettura di Grosso, Peretti, Piardi e Scudo (Ed. Sistemi Editoriali), 2005.
L’energia di Gaia
Analisi Geobiofisica e Analisi Bioenergetica per comprendere l’energia del Pianeta
di Pier Prospero e Marilinda Residori
da “Wetter-Boden-Mensch” 3-4/1999 (del Forschungskreis für Geobiologie “dr Hartmann” di Waldbrunn – Heidelberg)
Il comportamento dell’energia che proviene dalla Terra o “tellurica” è molto simile a quello degli altri tipi di energia, sebbene con alcune sue particolarità, quindi possiamo pensare che un campo energetico “tellurico” possa essere percepito in superficie con due qualità fondamentali: la sua intensità e le informazioni trasportate.
In una visione olistica diviene impossibile scindere la realtà in settori non comunicanti, per cui in ogni analisi si considera l’interazione di tutti i fattori in gioco. Quindi la nocività dovuta all’informazione trasportata e quella dovuta all’intensità del campo energetico portante sono da prendere in considerazione entrambe nello stesso modo e nello stesso momento.
L’energia del pianeta si scarica con vibrazioni o eruzioni e a volte ciò avviene in maniera violenta sia con i fenomeni vulcanici, sia con gli spostamenti delle zolle e i conseguenti movimenti tettonici che si trasformano in forze sismiche. Noi, esseri umani, possediamo un recettore/decodificatore per tutti i tipi di energia che ha sede nel nostro stesso corpo e nel suo sistema energetico, ed è potente e “a largo spettro”, perciò riceviamo molto bene le emissioni di energia tellurica, e a volte questi campi energetici possono risultare dannosi per noi, ad esempio perché scatenano ansia e incutono un “timor panico”. Cioè ci procurano uno stress troppo forte.
Nell’applicare l’Analisi Geobiofisica dell’ambiente è molto importante comprendere questo concetto, legato alla Geopatologia, riguardo agli effetti dello stress: H. Selye in “Stress without Distress”[1] afferma che se lo stress è leggero, breve e rimane senza angoscia non è dannoso all’organismo è può essere utilizzato in modo costruttivo, mentre se lo stress è troppo forte o troppo prolungato arriva a produrre angoscia e questa situazione è patologica. Lo stress produce angoscia quando la reazione al suo stimolo richiede più energia di quella che il corpo ha a disposizione per reagire. Selye, pioniere degli studi sullo stress, dimostra che qualsiasi condizione di stress eccessivo, indipendentemente dalla sua causa, produce la stessa sequenza di eventi che descrive in queste tre fasi: la prima fase, o reazione d’allarme, che produce iperattività delle surrenali, contrazione del timo e dei nodi linfatici e sviluppo di problemi gastrici; la seconda, o fase di resistenza, che si ha quando lo stress continua e l’organismo sviluppa un adattamento adeguato alla situazione mettendo in campo la sua energia “di riserva”; la terza, o fase di esaurimento che subentra quando al perdurare ulteriore dello stress l’organismo esaurisce la sua riserva di energia e crolla ammalandosi.
Anche Alexander Lowen[2] sviluppando il pensiero di Wilhelm Reich nell’Analisi Bioenergetica, riprende gli studi di Selye e approfondisce la questione dello stress. Lowen è consapevole anche della relatività delle situazioni e della diversità delle persone, infatti si chiede “perché alcune persone si ammalano mentre ad altre, in situazioni analoghe, questo non accade? La risposta ovvia è che alcune persone hanno maggior capacità di affrontare le situazioni… Dal punto di vista generale la differenza deve trovarsi nella quantità di energia disponibile. La seconda domanda ha a che fare con il tipo di malattia che le persone sviluppano…: la loro (differente) struttura caratteriale li predispone più a determinate malattie che ad altre.”
Definito il processo energetico dello stress si può affrontare il problema dello stress “tellurico” che è uno dei possibili effetti dell’energia “tellurica” emessa dalle strutture geologiche e idrogeologiche, l’effetto che interessa l’Analisi Geobiofisica dell’ambiente[3].
Anche lo stress “tellurico” può essere lieve o breve e quindi utilizzabile con profitto dal nostro organismo, oppure troppo intenso o troppo prolungato e quindi patogeno.
Dall’efficacia ormai indiscutibile dei prodotti omeopatici sappiamo che l’acqua registra e trasmette informazioni. La prima e la più forte informazione che l’acqua sotterranea registra è relativa allo stato di compressione o distensione dell’energia tettonica del territorio dove avviene la ricarica. L’acqua possiede un suo campo energetico che si irradia intorno agli scorrimenti veloci sotterranei all’incirca come il campo magnetico si irradia da un cavo elettrico interrato, cioè con la prevalenza della direzione verticale, e quindi diventa percepibile in superficie.
Se l’informazione memorizzata e trasportata è – ad esempio – di compressione, l’energia emessa dall’acqua porterà in superficie, sulla verticale dell’acquifero, un messaggio di tensione che sarà fonte di stress per le persone che ne venissero in contatto.
Naturalmente potremmo avere anche la situazione inversa in cui le informazioni ci apportano un beneficio. A parità di intensità di emissione energetica proveniente da acqua sotterranea che scorre in un acquifero confinato, se l’intensità non è nociva di per se stessa, si può avere perciò una zona di disagio o una zona di benessere a seconda delle informazioni che l’acqua sotterranea trasporta con sé e invia in superficie.
Ecco la specificità dell’Analisi Geobiofisica dell’ambiente, cioè dell’arte della percezione applicata all’analisi del sito: individuare lo scambio energetico in atto, percepire le sue discontinuità e alterazioni, riconoscere le zone migliori per disporre le stanze da letto o i letti, poiché in termini energetici il territorio non è tutto uguale e gli effetti dell’esposizione all’energia “tellurica” presente dove dormiamo sono molto diversi, vanno dal benessere al malessere, fino alla patologia.
L’energia “tellurica” ha molti elementi di perturbazione, ma se si considera in particolare il fenomeno della faglia geologica si mettono in sinergia gli studi geobiofisici con quelli geofisici e geopsicopatologici. Inoltre, analizzare gli effetti dell’energia delle faglie significa parlare di cose oggettive, studiate e misurate dai geofisici, riscontrabili sulle carte, rilevabili strumentalmente, spesso visibili anche nell’evidenza del paesaggio. Significa parlare di emissioni energetiche potenti e di spostamenti reali della crosta terrestre. Le linee di faglia, infatti, emettono anche un campo elettromagnetico, con punti di massima intensità nell’infrarosso e nell’ultravioletto, e questa emissione è visibile alla spettrometria aerea e satellitare[4].
Oltre alla maggior esposizione a sismi e microsismi, la permanenza in corrispondenza di linee di faglia provoca l’esposizione ad un campo di energia “tellurica” troppo intenso e quindi nocivo poiché fonte di eccessivo stress, di eccessive scariche di adrenalina, stress che se diventa cronico, cioè non finisce mai, alla fine porta l’organismo ad ammalarsi. Noi siamo tutti diversi, ma – come abbiamo visto anche dagli studi scientifici citati – la soggettività della risposta è molto limitata ed è legata principalmente al tempo necessario perché si manifesti qualche sintomo e al grado di abitudine genetica allo stimolo. Quando lo stimolo “tellurico” diventa estremo e si trasforma in aggressione, nessuno è più in grado di tollerarlo e in tutte le persone si instaurano le premesse per uno sviluppo patologico.
Il campo energetico di una faglia non si espande solo verticalmente ma anche orizzontalmente, perciò, similmente a quanto avviene con l’elettromagnetismo tecnico, con l’aumentare della distanza dall’origine (linea di faglia vera e propria) l’intensità del campo energetico di una faglia diminuisce. Allontanandosi dalla linea di faglia si arriva ad un punto in cui la sua emissione costituisce uno stress tollerabile per l’organismo, uno stimolo al quale si reagisce traendone beneficio.
L’efficacia dello stimolo tellurico si può leggere negli usi e costumi e nei modi di fare a livello di intere popolazioni, anche se il suo effetto varia di grado col variare della salute delle persone, della loro storia genetica, del loro stile di vita. A livello di studi scientifici vi sono già i primi tentativi di affrontare la questione e, ad esempio, Persinger in un suo studio afferma che “dal punto di vista evoluzionistico e biochimico, i fattori geologici influenzano il comportamento umano … le prove finora a disposizione e la potenzialità concettuale del complesso legame tra fattori geologici e processi mentali sono sufficientemente interessanti per sostenere le ricerche.” Il suo studio fa notare che in alcune comunità possono esservi notevoli variazioni sociologiche che si avvicinano al panico un certo tempo prima di un evento sismico: “la tendenza all’aumento di comportamenti insoliti nelle settimane e nei mesi precedenti i terremoti in una regione è più prevalente di quanto si sospetti … tutte queste analisi indicano cambiamenti fondamentali penetranti nel comportamento umano, che avvengono in regioni che saranno imminentemente soggette ad attività sismica”[5]. Il punto di vista di Persinger è che esista un legame profondo tra il comportamento umano egli stimoli geofisici e geochimici dati dal territorio. Da queste premesse sono recentemente nate negli Stati Uniti le prime facoltà universitarie di Geobiologia scientifica (Geobiology). Ma per noi l’Analisi Geobiofisica dell’ambiente non è una scienza: è un’ “arte scientifica” che richiede un’applicazione professionale e va a favore della progettazione bioarchitettonica e della prevenzione sanitaria.
Finché la scienza non avrà messo a disposizione strumentazioni veramente efficaci per la ricerca dei campi di energia “tellurica” si dovrà ricorrere alla capacità percettiva di individui “ipersensibili” che con uno specifico addestramento riescono a riconoscere le varie emissioni presenti in limitate porzioni di territorio. Ma anche dopo la messa a punto di strumentazioni per la ricerca, solo la sensibilità umana potrà sopperire all’ulteriore necessario confronto tra i campi energetici individuati e gli effetti sulla salute della loro energia e delle informazioni che portano, allo stesso modo in cui per l’analisi dei vini l’esame organolettico non potrà mai essere sostituito dalle analisi biochimiche.
Perciò quest’arte della percezione, che era quasi andata perduta, è stata attualmente rivalutata ed è inserita nell’Analisi Geobiofisica dell’ambiente come strumentazione professionale per l’analisi energetica del sito in funzione della prevenzione delle patologie dovute al luogo. Ma come si fa a percepire direttamente, senza strumentazioni tecnologiche, la presenza di un campo di energia naturale e a capire se il suo effetto è nocivo? Un modo per percepire e distinguere l’energia “tellurica” è quello di imparare a percepire la nostra “bioenergia” e ad attivare il flusso del nostro sistema energetico che è uno dei recettori/decodificatori dei campi energetici che ci arrivano dall’esterno.
Negli anni si può accumulare un’ottima esperienza di lavoro bioenergetico svolto per affinare la sensibilità e la sensitività nella ricerca geobiologica. Con questo lavoro si impara a porre attenzione ai processi energetici del corpo riconoscendo la presenza o l’assenza del flusso di energia, il suo ristagno, il suo blocco o la sua armonia che si manifestano attraverso la pulsazione di espansione e contrazione.
Partendo da questa esperienza si scopre la similitudine tra ciò che succede nel corpo umano e ciò che avviene nel “corpo Terra”. Il lavoro bioenergetico porta allo sviluppo della consapevolezza del proprio corpo e dei suoi processi energetici e in questo sta la differenza con qualsiasi altra attività fisica o meditativa. Con gli Esercizi di Bioenergetica [6] messi a punto da Alexander e Leslie Lowen è possibile provare direttamente su se stessi cosa vuol dire compressione, stiramento e torsione, che sono i movimenti del corpo equivalenti a quelli delle faglie che i geologi chiamano inverse, dirette e trascorrenti, ed è anche possibile accorgersi di quanto diventino stressanti le rispettive posizioni se mantenute per un certo periodo. Ci si può rendere conto che, ad esempio, una posizione di stiramento può dare all’inizio un momentaneo sollievo, ma se è mantenuta per un periodo più lungo apporta uno stress per far fronte al quale il corpo deve aumentare la sua carica energetica finché diventa necessaria una scarica che si manifesta con vibrazioni muscolari oppure con “eruzioni” di movimenti espressivi: urla, colpi e altro. Dall’insegnamento di Reich sappiamo che ogni contrazione muscolare trattiene un sentimento per cui essendo sottoposti ad uno stress dovuto alle emissioni di una faglia si possono contattare anche sentimenti di ansia o di angoscia collegati allo stato di tensione muscolare cronica. Conoscendo l’energia vitale del proprio organismo, il suo flusso e i suoi blocchi, se solo si possiede anche un po’ di predisposizione genetica, si può avere una buona percezione dell’energia “tellurica”.
Il nostro microcosmo, il corpo, forse non è completamente paragonabile al macrocosmo del nostro Pianeta, ma è pur vero che per i saggi e gli illuminati del passato valeva il detto “come in alto così in basso” – “come in cielo così in terra”.
L’organismo umano è quindi frutto e specchio dell’organizzazione planetaria e cosmica, per questo l’esperienza sulla nostra energia fornisce un’immediata comprensione di quanto avviene a livello generale e quindi anche tellurico. L’analogia tra la bioenergia del corpo e l’energia della Terraè forte poiché sono entrambe in maggior parte manifestazioni dell’energia e l’energia ha delle sue “leggi” che sono state studiate e codificate in modo approfondito nell’antica India e nell’antica Cina. Queste “leggi” fanno sì che l’energia dei viventi si comporti in modo simile nelle diverse situazioni rispondendo sempre al ciclo messo in evidenza da Wilhelm Reich di tensione-carica/scarica-rilassamento che si può definire come “respiro cosmico”.
In questo ciclo se il flusso si interrompe si hanno dei blocchi energetici, se ci sono ostruzioni si hanno dei ristagni; l’energia bloccata o stagnante produce sempre nelle persone uno stato di malessere energetico che prelude ad un malessere psicofisico per poi arrivare anche alla patologia. Così gli ambienti, naturali o costruiti, che possiedono le qualità energetiche di blocco o di ristagno causano effetti patologici nelle persone che vivono in loro contatto. La Terra è un superorganismo di cui noi siamo una parte (infatti noi siamo “nella” Terra, non “sulla” Terra), e come la bioenergia degli organismi anche l’energia tellurica è composta dall’insieme – in diverse proporzioni – di elettromagnetismo, forze di attrazione-repulsione ed energia vitale.
Perciò si può capire come un esperto in analisi geobiofisica dei luoghi, utilizzando il suo corpo come antenna, debba conoscere bene la propria energia per riconoscere l’energia “tellurica” e per valutare gli effetti degli stimoli e degli squilibri che apporta. Nell’analisi geobiofisica dei luoghi, per riuscire a compiere indagini fondate per quanto riguarda l’aspetto percettivo – cioè quando si ricorre alla propria ipersensibilità – è necessario saper riconoscere la diversa reazione del proprio organismo all’esposizione ai diversi tipi di energia, alle diverse intensità e ai diversi tempi di esposizione.
Dovrà entrare in gioco anche la consapevolezza della relazione tra la propria specifica tipologia energetica caratteriale e i diversi tipi di emissioni incontrate. Sono l’abitudine ad ascoltarsi, a percepire la propria energia , e la centratura come “radicamento” in se stessi che portano a “sentire” lo stress provocato dall’emissione energetica e che permettono di accorgersi anche delle situazioni positive. L’esperto in analisi geobiofisica dei luoghi deve possedere un buon senso di “grounding” cioè di radicamento: non è con la proiezione mentale che si entra in risonanza con le emissioni energetiche del Pianeta, ma partendo dalla base, dalle radici, dalla connessione con la Terra.
La Terra è un pianeta vivente nel senso proprio del termine, è l’ecosistema totale, il più vasto superorganismo vivente. La Terra ci ha prodotti ed è quindi la nostra “Grande Madre” perciò il suo sistema energetico non può differire di molto dal nostro, se non nelle dimensioni spaziali e temporali.
Partendo dalla consapevolezza del corpo e del suo sistema energetico, possiamo capire anche le dinamiche energetiche del Pianeta, e – di conseguenza – il loro effetto su di noi.
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[1] Citato da A. Lowen in Stress e malattia, ed. Centro di Documentazione W. Reich, MI
[2] A. Lowen Stress e malattia, citato. Per comprendere il pensiero di A. Lowen è utile un suo libro breve e semplice: La spiritualità del corpo, ed Astrolabio;
[3] Gli effetti delle emissioni energetiche telluriche possono essere: neutri, quando non è perturbato il nostro stato energetico; positivi, quando il nostro livello energetico è incrementato, oppure negativi quando è invece diminuito. In ogni unità geomorfologica è presente un’emissione di fondo dovuta al tipo di materiali che compongono i substrati che possono avere prevalenza di assorbanza o di emittanza. Entro questa emissione di fondo sono poi presenti emissioni o perturbazioni puntuali dovute a faglie, fratturazioni, acquiferi confinati, giacimenti minerari e altre anomalie geologiche locali.
[4] Le spettrometrie sono ottenute con strumenti che rilevano le varie lunghezza d’onda e le misurano in nanometri; più comuni e conosciuti sono gli strumenti per gli infrarossi, ma più utili sono quelli detti “a largo spettro” la cui ricezione va almeno dagli ultravioletti agli infrarossi (UV-NIR).
[5] Persinger M. A. Geopsychology and Geopsychopatology: mental processes and disorders associated with geochimical and geophysical factors, 1987, traduzione di Mariagrazia Stringhini Ciboldi, HSA, TO
[6] Alexander Lowen e Leslie Lowen, Espansione e contrazione del corpo in Bioenergetica, manuale di esercizi pratici Ed. Astrolabio
INCAPACITÀ DI PROCREARE ED ESPOSIZIONE A ZONE DI DISTURBO GEOPATOGENE
di Ulrike Banis, ginecologa, specializzata in agopuntura; collaboratrice del Forschungskreis Für Geobiologie –vive e lavora a Stans sul Lago di Costanza (Svizzera)
Introduzione
Nella mia professione medica come ginecologa vengo a contatto con coppie che hanno difficoltà ad avere figli nonostante tutti i parametri della medicina tradizionale siano normali.
Allo stesso tempo vedo donne che rimangono incinte, che però perdono il feto per motivi sconosciuti e non riescono a portare e termine una normale gravidanza.
Nel mio studio sentivo spesso parlare di casi nei quali le problematiche sparivano con il cambio di posizione del letto. Ma a causa della mia preparazione scettica dovuta allo studio della medicina ufficiale non davo alcuna importanza alla cosa.
Nel corso della mia attività medica e per esperienza personale ho capito però che doveva esserci qualche motivo per questo fenomeno. Per esempio notai che mio figlio dopo che avevamo traslocato aveva iniziato a soffrire di insonnia tanto da dover ricorrere ad una terapia, problema che si risolse subito e in modo duraturo dopo che il suo letto cambiò posizione.
Anche con alcuni pazienti ebbi questa esperienza e notai che i loro sintomi scomparvero in modo duraturo cambiando la posizione del letto.
Ciò destò il mio istinto di ricercatrice e cercai nella letteratura medica delle conferme per una possibile connessione fra radiazione terrestre e manifestazioni di patologie, nello specifico essendo ginecologa mi interessai al tema della fertilità.
Ricerca storica nella letteratura Il Dr. Ernst Hartmann, medico a Eberbach nelle vicinanze di Heidelberg e uno dei pionieri della ricerca in geopatia, descrisse in uno dei suoi libri[1] un esperimento sui topi: mise tre topi femmina e un topo maschio in un sito irradiato dal punto di vista geopatico e un gruppo identico di topi in un sito neutro e osservò per alcuni mesi il loro comportamento e il loro tasso di riproduzione. Per zona geopatogena, chiamata anche zona di disturbo, si intende un sito che si trova in corrispondenza di una faglia o di scorrimenti d’acqua sotterranea, oppure su un incrocio di campi magnetici tellurici (reticolo di Hartmann e reticolo di Curry). Queste zone geopatogene possono essere rilevate da persone particolarmente sensibili che riescono a rilevare le radiazioni e analizzate con degli strumenti di misurazione adeguati.
La famiglia di topi che viveva nella zona di disturbo – nella ricerca di Hartmann chiamata “punto Ca” – generò 56 piccoli, invece il gruppo di controllo non irradiato ne generò 124.
Hartmann inoltre constatò che i topi nella zona di disturbo evidenziavano un ritmo veglia-sonno disturbato, inoltre erano nervosi, aggressivi e disturbati nel loro istinto di cura della prole. Alcune madri addirittura mangiavano i loro piccoli.
Koenig e Betz presentarono nel “Rapporto sulla rabdomanzia”[2] del 1989 alcuni studi che confermano che le zone geopatogene hanno rilevanza sulle modalità di divisione delle cellule di animali e del genere umano.
Bergsmann confermò nelle sue ricerche[3], che le zone di disturbo non solo alterano la regolazione vegetativa, ma che modificano in modo significativo una intera serie di parametri inclusi i valori ormonali (Serotonina).
Ricerche proprie Per condurre una ricerca, dal 1996 visitai nel mio studio medico in modo sistematico donne che lamentavano di non riuscire ad avere bambini. Utilizzai anche il test muscolare kinesiologico secondo il Dr. Diamond, e le provette “Geovita”, un preparato omeopatico composto da ferro, silicio, acido formico e cerebrum. Le provette Geovita sono costituite secondo il principio di somiglianza omeopatico, dove ferro, silicio e rame rappresentano le zone di disturbo; l’acido formico sta in rappresentanza delle formiche, che costruiscono i loro formicai sostanzialmentesolo in zone di disturbo, e il Cerebrum rappresenta il cervello che reagisce in modo estremamente sensibile alle zone di disturbo.
Nel test kinesiologico da me praticato viene misurata la forza muscolare tenendo il braccio teso. Normalmente si testa la forza del muscolo. Il muscolo diventerà sempre più debole se si farà assumere al corpo – per via orale o per contatto cutaneo – una sostanza che provochi reazioni fisiologiche dannose. Se si danno in mano ai pazienti che fanno il test le provette Geovita possono esservi due reazioni: il braccio resta forte oppure il muscolo diventa debole. Se diventa debole significa che queste persone soffrono di un disturbo geopatico (tempo impiegato per il test circa 2 minuti).
Due donne che non furono inserite nella ricerca e che inizialmente rimasero incinte ebbero un aborto. Successivamente fu rilevata una zona di disturbo geopatogena nella loro zona letto, il letto fu quindi spostato. Dopo lo spostamento del letto queste due donne rimasero nuovamente incinte spontaneamente e misero al mondo i loro bambini dopo una gravidanza senza complicazioni.
Alla ricerca furono ammesse 15 donne, 9 delle quali soffrivano di sterilità primaria – cioè non erano mai state incinte prima – e 6 di sterilità secondaria – cioè dopo una gravidanza e parto, non riuscivano più a rimanere incinte. Di queste 15 donne, 8 avevano provato una o più inseminazioni artificiali o altri interventi ginecologici per aumentare la fertilità. Per tutte le pazienti i parametri medici, come i valori tiroidei, la glicemia, i valori ormonali e la curva della temperatura non mostravano significative anomalie. Tutte le quindici donne furono da me pregate di spostare il loro letto dopo che fu constatato che era esposto ad un disturbo geopatogeno, come da indicazioni dell’esperto geobiologo.
Per mantenere validità alla sua indagine fu deciso di non informare il geobiologo sul motivo della consultazione (indagine in cieco rispetto alla zona del corpo ammalata).
Per il controllo da parte mia, il geobiologo preparò per ciascun caso lo schizzo del posto letto dove furono segnate le zone di disturbo trovate.
Nell’ambito di questa ricerca rinunciai a qualsiasi terapia aggiuntiva: non ho intrapreso nessun’altra forma di terapia naturale, come la terapia neurale, l’agopuntura, la terapia fitoestrogena ecc. ed è da notare che più della metà delle donne erano già state sottoposte a trattamenti medici e classificate come casi senza speranza.
Delle 15 donne studiate, 8 rimasero incinte e misero al mondo un bambino, tutte dopo una gravidanza senza complicazioni. Altre sette donne in un periodo di osservazione di 4 anni non riuscirono a rimanere incinte. Delle 9 donne con sterilità primaria 3 rimasero incinte; delle 6 donne con sterilità secondaria, tutte rimasero incinte eccetto una.
Univ. HeidelbergClinica femm. LinzIVF Centro ZurigoRicerca Banis
Quota di Gravidanze 29% 27,5% ca. 30% 8 su 15 (53,4%)
Quota di aborti 0% 5% non nota nessuna (0%)
Gravidanze Extrauter. 0% 0% non nota nessuna (0%)
BTR(1) Quota 29% 21,7% ca. 30% 8 su 15 (53,4%)
(1): Baby Take-home
La tabella mostra chiaramente che la quota delle donne che rimasero incinte dopo aver cambiato la posizione al letto, e che portarono a termine la gravidanza, è significativamente più alta rispetto alla quota di gravidanze ottenute attraverso altri metodi, convenzionali o alternativi, di incremento della fertilità.
Vorrei esporre più chiaramente due casi da me seguiti, per dimostrare che l’inserimento del fattore patogeno geobiologico nella terapia della mancanza di capacità procreativa non solo fa risparmiare tempo e denaro, ma risparmia alle coppie in questione anche molto stress emotivo.
Caso 1Sig.ra F., nata nel 1959, desiderosa di avere un bambino dal 1992.
Nel 1994 operazione di ciste ovarica, dal 1992 otto (!!!) IVF (fecondazione in provetta), delle quali solo una a buon fine che terminò con un aborto nella decima settimana di gravidanza. La paziente si ammalò di depressione reattiva e lombaggine resistente a terapia, il marito soffriva di emicrania resistente a terapia. Al marito era stata diagnosticata azospermia. Test di geopatologia nel maggio del 1996. Immediato spostamento della zona letto. Test di gravidanza positivo nell’aprile del 1997, parto del figlio nel gennaio del 1998. Il decorso della gravidanza è stato senza problemi, lombagginee emicrania sono pure sparite senza l’utilizzo di altre terapie. La zona di disturbo geopatogeno di entrambi i partner si trovava nella zona del bacino e ciò rendeva difficile la maturazione degli spermatozoi e l’annidamento di una cellula ovulo fecondata.
Caso 2Sig,ra S. nata nel 1958, desiderosa di avere un bambino dal 1992.
Febbraio 1993 aborto; ottobre 1993 aborto tardivo con malformazione dell’embrione.
Ottobre 1994 nascita di un bambino dopo una gravidanza trascorsa nella casa dei suoi genitori.
Ottobre1996 aborto; marzo 1997 aborto.
Tutte le visite della medicina tradizionale non davano alcun risultato tangibile.
Test di geopatologia nel novembre del 1997. Immediatamente fu modificata la posizione del letto. Test di gravidanza positivo nel dicembre del 1997 e parto della figlia nel settembre del 1998 dopo una gravidanza priva di complicazioni.
La zona di disturbo si trovava fra la sua testa e il bacino, quindi sia l’annidamento dell’ovulo che il ciclo di controllo ormonale dell’ipofisi erano ostacolati dall’esposizione alla zona di disturbo.
Conclusioni
Sono perfettamente conscia che gli esigui numeri di una ricerca fatta da un medico generico con specializzazione in ginecologia non possono portare dati statisticamente rilevanti.
L’osservazione dei casi isolati da me raccolti palesava comunque la supposizione che le zone geopatogene avessero una grande rilevanza sulla fertilità.
Può sembrare obiettivamente una considerazione dubbia che un tema ancora discutibile come le “radiazioni telluriche” venga incluso nell’attività pratica medica; ma i grandi risultati che io e molti altri medici curanti abbiamo potuto verificare con questo procedimento mi impongono di considerare questo tema e di metterlo in discussione comunemente con i pazienti.
Le coppie che non riescono ad avere figli hanno normalmente una grande ansia, associata alla pressione psicologica alla quale si sottopongono o che viene indotta dalla famiglia. D’altra parte il test kinesiologico con le provette Geovita è straordinariamente veloce, economico, facile da imparare e semplice. Perciò vorrei promuovere questo test nella prassi medica del programma di cura della mancanza di procreazione già dall’inizio. In tal modo si possono risparmiare in molti casi enormi costi e il peso psicologico delle coppie viene ridotto al minimo.
Non serve nemmeno sempre un rabdomante. Le coppie possono provare a spostare il loro letto in un posto soggettivamente gradito. Se il posto è neutro, il test muscolare non dovrebbe mostrare alcun indebolimento del muscolo indicatore nell’arco di 6 settimane di permanenza.
Secondo il mio giudizio spesso sono addirittura controindicate misure invasive come l’IVF (fecondazione in provetta) in caso di sterilità secondaria, poiché queste coppie hanno già dimostrato di riuscire a concepire in condizioni favorevoli.
Una zona geopatogena al contrario rappresenta una situazione estremamente avversa che può nella maggior parte dei casi essere evitata se il medico ha la possibilità di escluderla o confermarla testando le persone e consigliando le coppie conseguentemente.
Perciò vale la pena di prendere in considerazione questo fattore patogeno inconsueto e di eliminarlo pensando alla felicità e alla gratitudine dei futuri genitori.
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[1] Hartmann Ernst: “Malattia come problema del luogo” Haug Verlag, Heidelberg 1986
[2] H. L. König und H.-D. Betz: “Der Wünschelruten Report” Eigenverlag, Munchen 1989 (docenti all’Università di Monaco di Baviera)
[3] Bergsmann Otto: “Risikofaktor Standort” Facultas Verlag, Wien 1990 (docente all’Università di Vienna)