GEOBIOLOGIA: il 23-24 maggio 2015 si è tenuto il Corso Base di Analisi Geobiofisica e Geobiologia a Vignale (AL)

corso di GEOBIOLOGIA. CORSO BASE di Geobiologia e Geobiofisica. – Sono ufficiali le prime date del Corso Base propedeutico al Corso Professionale che sarà organizzato da GEA Elvezia. Il Corso Base si compone di Laboratori, frequentabili anche singolarmente, che permettono di entrare nella materia e approfondirne le tematiche, ma soprattutto permettono una autovalutazione delle propire capacità percettive in Geobiofisica e in Geobiologia:

23-24 maggio 2015  Laboratorio Geologia Percettiva Località Vignale Monferrato (AL)

12-13 settembre 2015   Laboratorio Autovalutazione Percettiva su basi oggettive. Località Pietra Bassa (FC)

L’investimento richiesto per la frequenza è di euro 150,00 per ogni Laboratorio (comprensivi dell’iscrizione all’Istituto GEA)

Per ulteriori informazioni e per l’iscrizione rivolgersi a Marino Zeppa e-mail: marino.zeppa@fastwebnet.it  – cell.: 0039 3288987169
e a Pier Prospero – e-mail: pierprospero@gmail.com

LABORATORIO DI AUTOVALUTAZIONE PERCETTIVA su basi oggettive
Il Laboratorio, che è una componente fondamentale del Corso Base di Geobiologia e Geobiofisica, ha l’obbiettivo di dare a ciascuno dei partecipanti la possibilita? di provare in prima persona la propria capacita? di entrare in risonanza con le emissioni energetiche del territorio: si tratta di campi elettromagnetici di origine naturale prodotti ed emessi dal pianeta, non solo da scorrimenti idrici (percezione rabdomantica), ma anche da situazioni geologiche particolari e altro ancora che producono determinati effetti energetici localizzati.
Grazie ad un lavoro di sblocco, riequilibrio e potenziamento della propria energia personale verranno amplificate le capacita? biofisiche e percettive di ognuno.
Comprende due prove iniziali di percezione di un campo elettromagnetico naturale e un campo magnetico artificiale cui seguiranno due sessioni di tecniche energetiche.
La prima parte comprende esercizi di apertura, espansione ed integrazione, per stabilire un profondo contatto con se stessi, per favorire un salutare riequilibrio tra mente e corpo e per aumentare la capacita? percettiva e la sensibilita? sottile.
La seconda parte e? caratterizzata da esercizi volti al potenziamento dell’energia personale e preparatori al lavoro di rilevazione.
Al termine verranno ripetute le prove di percezione sui campi naturali ed artificiali dove per ciascun partecipante sara? possibile
autovalutare il proprio miglioramento percettivo rispetto alle prove iniziali.
E’ inoltre inteso come strumento di
autovalutazione
propedeutico alla frequenza del Corso Professionale di Analisi Geobiofisica e Geobiologia.
Sara? in ogni modo un’utile esperienza che dara? ad ognuno le basi necessarie a
percepire se stesso in relazione al luogo in cui si trova.
Conduttori del Laboratorio sono:
Marino Zeppa, Esperto in Analisi Energetica del territorio, rabdomante, docente di Tecniche Superiori di Percezione Geobiofisica® nei corsi e laboratori
organizzati da “GEA Istituto per l’Analisi Geobiofisica dell’Ambiente” o
Pier Prospero, Esperto in Geobiologia del Forschungskreis fur Geobiologie “dr. Ernst Hartmann” di Waldbrunn (Heidelberg)

LABORATORIO DI GEOLOGIA PERCETTIVA
A Vignale (AL), nella cornice dell’agriturismo Monti immerso nelle colline del Monferrato, come parte fondamentale del Corso Base di Geobiologia e Geobiofisica è organizzato il Laboratorio di Geologia Percettiva ossia andare a cogliere con lo strumento piu? sofisticato di cui disponiamo – noi stessi.
Approfondiremo il discorso della Geobiofisica e in altre parole l’interazione che esiste tra la Terra e gli esseri viventi.
Saremo introdotti agli aspetti fondamentali di Geologia e Geomorfologia. Scopriremo il significato di anomalia geologica e stress tellurico; Gaia, la Terra, il nostro pianeta, si svelera? a noi come un essere vivente che cercheremo di percepire attraverso l’affinamento dei nostri sensi.
Il Laboratorio e? un ponte tra il sapere geologico e geofisico attuale e la percezione personale e biologica del diverso scambio energetico del terreno nella varie situazioni geologiche e dei suoi differenti effetti sulle persone. Introduce alla consapevolezza delle variazioni nel proprio benessere psicofisico insorte nel camminare su territori dal substrato diverso ed alla consapevolezza della percezione dello scambio energetico tra territorio ed essere umano.
E’ stato scelto non a caso il Monferrato proprio per le particolari se non uniche sue caratteristiche geomorfologiche.
L’incontro e? articolato in una lezione-conferenza esplicativa ed in alcune passeggiate percettivo-esperienziali in siti dai connotati particolari dove sara? possibile vivere in prima persona l’interscambio energetico, esperienza “forte” che non può lasciare indifferenti.
Il docente e?
Marino Zeppa, esperto in analisi geobiofisica del territorio, rabdomante e vicepresidente dell’Istituto GEA (Istituto per l’Analisi Geobiofisica dell’Ambiente).

Geobiologia e Elettrobiologia: si sono tenute il 22 marzo 2015 le 2 conferenze GEA al Festival dell’Oriente di Torino

festivaldelloriente Torino 2015domenica 22 marzo 2015 – Sala 2 del Festival dell’Oriente di Torino – l’Istituto GEA organizza due conferenze nello spazio culturale del Festival dell’Oriente che avrà sede a Torino: gl argomenti trattati saranno Geobiologia e Elettrobiologia per il benessere abitativo.

 

OLYMPUS DIGITAL CAMERADomenica 22 marzo ore 11-12  – Sala 2 – Geobiologia:
L’ANALISI GEOBIOLOGICA PER UN LETTO AL POSTO GIUSTO
conferenza dell’arch. Cristina Rovano, di Torino, Esperta in Analisi Geobiofisica-geobiologica dei Luoghi dell’Istituto GEA

 

 

cartolina ass territori vivibili CH copiaDomenica 22 marzo ore 14-15  – Sala 2 – Elettrobiologia:
BENESSERE ABITATIVO NEL 21° SECOLO: L’ANALISI DEI CAMPI
ELETTROMAGNETICI A BASSA E ALTA FREQUENZA

conferenza di Marino Zeppa, Esperto in Igiene e Medicina Ambientale/Maes;  Esperto in analisi energetica dell’ambiente, vice presidente dell’Istituto GEA.

Geobiologia. Dai rabdomanti ai venditori di “apparati antidisturbo”, il dilemma della Geobiologia

di Josef Birkner, esperto del Forschungskreis für Geobiologie “dr Hartmann” e.V. —

da Wetter-Boden-Mensch n. 2/2002  —

strumenti antid da WBM 2009 copia
alcuni apparecchi antidisturbo testati dall’autore

Ero consapevole che con la mia conferenza “dai rabdomanti ai venditori di apparati antidisturbo – il dilemma della Geobiologiapresentata durante il convegno annuale degli esperti del FFG e inserita poi in Wetter-Boden-Mensch n. 1/2002, mi sarei esposto alla critica e che le reazioni non si sarebbero fatte attendere.
La posta ricevuta è stata consistente e sempre molto interessante. Sono una persona che non condivide la politica dello struzzo e ritengo sia una buona cosa che quando uno ha delle idee proprie le dica e le motivi.
È chiaro che a volte non si può essere tutti d’accordo e allineati su un’unica posizione ed è quindi necessario, in particolare su queste tematiche, effettuare ulteriori indagini.
Come succede anche in molte altre professioni, ci sono nella nostra categoria alcuni esponenti che vanno sicuramente presi sul serio, ma ci sono anche dei ciarlatani, che conoscono molto bene l’inefficacia e persino la pericolosità dei propri apparati antidisturbo delle quali si viene a conoscenza solamente attraverso i reclami e le interpellanze relative al ritiro degli apparati fatte dai clienti insoddisfatti[i].
Anche dopo che sono stati condannati in giudizio questi ciarlatani continuano a vendere i loro apparati antidisturbo apportandovi delle piccole modifiche estetiche.
Altri, a quanto pare, operano in buona fede per aiutare dove è necessario, ma sono spesso ingenui ed incompetenti e si basano nella maggior parte dei casi sul principio che dove la loro bacchetta non ruota più il problema che era presente sia stato annullato.
Dall’inizio della mia attività come esperto del FFG ho avuto ampie possibilità di provare sistemi di neutralizzazione ed oggetti antidisturbo, come ho evidenziato nella mia conferenza: stuoie di sughero, sacchi di juta riempiti di castagne d’india, piante di bosso su vene d’acqua che dovrebbero cambiarne la polarità, e così via … In seguito, ho provato altri sistemi: un cavo di rame con forma ad “S”, semplici e doppi circuiti oscillanti di rame ispirati ai lavori di George Lakhovsky. … Ciò mi ha portato, alla fine, a sospendere definitivamente questo tipo di prove. Ogni volta mi sono posto la stessa domanda: da dove provenivano le radiazioni di disturbo? … Alla fine, ho trovato le risposte alle mie domande in un piccolo libro, pubblicato dal dr. Dieter Aschoff “Radiestesia e Fisica” e per questo gli sarò sempre grato. Egli parla di una componente radioattiva con una influenza biologica molto forte… Il dr. Aschoff può controllare questo mediante il suo test elettromagnetico del sangue. Per questo motivo, è molto importante stabilire esattamente la delimitazione delle zone geopatogene, non per modificarle, ma per evitare su quelle zone stazionamenti di tipo prolungato (posti letto, posti di lavoro).

La differenza tra “armonizzare” e “bonificare un disturbo
Tutte le cose, naturali o create dall’uomo, animate o inanimate, emettono qualcosa che si può definire come una forza (elettromagnetica) che, fino ad oggi, non è riconosciuta dalla scienza e però influenza il proprio ambito e di conseguenza anche noi. In altre parole: tutto influenza tutto, tutto è collegato con tutto.…
Nei pressi delle zone dove si dorme si deve operare in modo completamente diverso dai provvedimenti del Feng Shui. Tutte le misure di tipo cure Feng-Shui purtroppo sono inutili contro le zone di disturbo e non hanno nessun effetto su radiazioni come i neutroni, che diventano biologicamente attive e molto pericolose se sono passate attraverso scorrimenti d’acqua sotterranea o fratturazioni della roccia[ii] ….

Cambiamento del campo e depolarizzazione
Un campo elettromagnetico si può cambiare: infatti due radiazioni analoghe spostate di fase di 180 gradi si sottraggono e si compensano reciprocamente.

Su questo principio sono nati negli ultimi anni molti apparati antidisturbo di “nuova generazione” che dovrebbero neutralizzare le dannose radiazioni circostanti: per esempio i campi elettrici, le microonde dei telefoni cellulari, le emissioni dei televisori, dei computer, degli apparecchi stereo e altro.
Ci arrivano frequentemente, nella cassetta delle lettere, depliants pubblicitari che mettono in evidenza con molta enfasi i vantaggi di questi apparecchi antidisturbo, spesso basati proprio sul principio del differimento di fase. Il mercato è enorme e molto redditizio, e la pubblicità è ben condotta.
Ci sono già molti tipi di sistemi e, per giunta, non siamo ancora alla fine. Ma si tratta in genere di etichette adesive, capsule, piccole antenne, che ci dovrebbero offrire un’efficace protezione per le radiazioni dannose e per di più rafforzando il nostro potenziale energetico!!!
Questo sistema pubblicitario non è applicato solo per gli apparati contro le radiazioni elettromagnetiche (tecnologiche), ma ci sono alcuni apparecchi che si possono applicare anche sotto i letti – strilla la pubblicità – per proteggerci dai disturbi tellurici.
I costruttori accentuano inoltre il fatto che con i loro nuovi strumenti le radiazioni tecnologiche ci sono sempre, perché è possibile misurarle con la strumentazione idonea, ma che esse diventano “biocompatibili”!!!
Queste argomentazioni ci sembrano molto semplicistiche.
L’uomo è una realtà meravigliosa, ma allo stesso tempo molto complessa. Ogni creatura è diversa, reagisce diversamente, sembra quindi illusorio che si vogliano risolvere tutti i problemi in modo uniforme ed esclusivo solamente con la fisica pura.
Se anche questi apparati funzionassero, il cambiamento della polarità che dovrebbero produrre non è un rimedio universale e sempre conveniente!
Per esempio, per una spiccata costituzione yang (o “picnica”) o per un individuo iperattivo non sembra giustificato fornire ulteriore energia.
Per queste ragioni un sistema di neutralizzazione universale (per tutta la casa) mi sembrerebbe comunque inadatto, poiché perfino nell’ambito della stessa famiglia si possono trovare persone di tipo completamente diverso.
Ai terapeuti è ben noto che per una determinata malattia qualcuno reagisce bene ad una specifica medicina che per altri rimane invece senza effetto o addirittura provoca un peggioramento delle condizioni.
Quando ci si trova in un punto “forte” si sente (se non si è completamente insensibili) la piacevole e benefica energia che arriva dalla Terra. Ma non si dovrebbe permanervi a lungo e noi non siamo mai stati dell’idea che si possa dormirvi.
Per qualche individuo più sensibile questa energia risulta facilmente essere troppo forte per cui queste persone si sentono rapidamente poco bene.

Le piramidi
Non tutto è stato raccontato su Alfred Bovis di Nizza (1871-1947). Egli non era né medico né ingegnere, ma ha gestito nella sua città natale un negozio di ferramenta. Come autodidatta fu un ricercatore geniale. Noi lo ringraziamo, soprattutto, per la scoperta del “biometro” per la verifica della vitalità degli alimenti.
La compianta signora Blanche Mertz, che voglio qui anche ringraziare davvero molto, ha avuto l’idea di applicare il metodo di Bovis alle vibrazioni dei luoghi.
Inoltre Alfred Bovis ha scoperto a Nizza, negli anni trenta, il principio e l’influenza delle piramidi. Egli fu il grande iniziatore degli esperimenti con queste forme: basandosi sulla piramide di Keope costruì un modello più piccolo rispettando le stesse proporzioni. Nel punto detto “camera del re” pose materiali organici (carne, pesce) ed ottenne le prime mummificazioni con la piramide.
Nel 1935 al Congresso Internazionale sulle radiazioni telluriche, a Nizza, aveva fatto un resoconto sulle sue ricerche. Questo ha portato la gente alla convinzione della possibilità di neutralizzare le radiazioni dannose negli edifici e negli appartamenti attraverso l’utilizzo di piramidi di diversa grandezza.
Di fronte a questo posso solamente mettere in guardia rendendo noto che, a seconda delle zone dove vengono posizionate, le piramidi possono provocare forti e pericolosi disturbi, come da sempre abbiamo avuto la possibilità di appurare. Inoltre non credo che nelle nostre case vogliamo mummificarci!!!
L’influenza sulle persone dei campi magnetici, statici e alternati, non ha ormai più bisogno di essere provata, dato che sono impiegati in tutti i paesi orientali, come la Russia e la Cina, nelle cliniche e negli ospedali.
Si contano al proposito straordinari risultati per diversi tipi di malattie: cura di fratture, disturbi circolatori, artriti ed altro. Queste applicazioni sono descritte minuziosamente e le modalità operative sono rispettate alla lettera. Ma a nessuno verrebbe in mente di esporre il paziente in modo permanente.

antidisturbo
apparto antidisturbo elettronico che produce un forte campo

Di recente la nostra ricerca in materia è stata arricchita dai test su un apparato antidisturbo molto costoso: un apparato che produce un campo magnetico alternato ed un tono molto alto armonizzati l’un l’altro che risuonano ad intervalli regolari. La sua pubblicità dice che queste onde armoniche hanno un effetto curativo su tutti gli organismi viventi; in modo semplice e modesto: è un apparato miracoloso !!!
Abbiamo provato l’apparato per tutta una notte: ha generato un fortissimo campo magnetico ben misurabile ed anche un forte tono, che sono risultati molto irritanti e stressanti.
Noi quella notte abbiamo dormito malissimo, non abbiamo avuto alcun benessere, c’era invece depressione !!!
Infatti le persone che hanno consentito a rimuovere gli apparati antidisturbo che erano rimasti installati per anni ed i cui letti sono stati da noi spostati in zone neutre, successivamente hanno dormito bene ed i disturbi di cui avevano sofferto a poco a poco sono scomparsi.
In chiusura vorrei dire anche qualcosa di positivo: ci rallegriamo soprattutto del fatto che sempre più medici naturopati e praticanti di medicina naturale consiglino sistematicamente l’analisi geobiologica del luogo, quella vera, nella loro diagnosi e nella terapia.
Ringrazio, soprattutto, il dr. Zuerm ed la dr. Ulriche Banis, le cui conferenze abbiamo particolarmente apprezzato al congresso degli esperti.
Banis libro in ingleseVorrei menzionare anche il libro della dr. Banis “Erdstrahlen & Co.” sui raggi tellurici …
Questi medici e molti altri non indugiano ad utilizzare uno scrupoloso rabdomante se suppongono che nei loro pazienti vi siano dei disturbi di tipo geopatogeno.
Dopo che nella loro esperienza hanno accertato spesso l’inefficacia e la pericolosità degli apparecchi più disparati venduti e piazzati dai geobiologi, non consigliano, per nessuna ragione, alcun tipo di apparato che dovrebbe eliminare i disturbi.
Della stessa opinione sono anche i terapeuti con i quali lavoriamo e che si fidano di noi.

Note

[i] Per una legge tedesca che permette di citare in giudizio civile produttori e venditori di oggetti dannosi o che non possiedono le caratteristiche per le quali sono venduti. Se il consumatore vince la causa il prodotto è ritirato dal mercato e produttore e venditori devono pagare un’ammenda molto salata. Era il tipo di processi in cui il dr Hartmann veniva consultato dai giudici come “esperto” contro i fabbricanti di oggetti antidisturbo.

[ii] Riferimento ad una teoria che vedeva l’origine delle zone di disturbo idrogeologiche e geologiche nella radiazione dovuta alla “fuga” di neutroni (o di neutrini) verso la superficie terrestre e nel suo incontro con l’acqua sotterranea o le fratture della roccia.

ANALISI ENERGETICA DEL SITO, Capitolo II del testo universitario “Progettazione ecocompatibile dell’architettura”

Geobiofisica e Geobiologia — a cura dell’Istituto GEA, Geobiophysical Environmental Analysis[1] (testo, tabelle e illustrazioni di Pier Prospero, Marino Zeppa, Daniela Gabutti) —
Indice del Capitolo II del libro “Progettazione ecocompatibile dell’architettura” a cura di M. Grosso, G. Peretti, S. Piardi, G. Scudo – Sistemi editoriali – Esselibri Editore, NA 2005 (Libro di testo al Politecnico di Torino e al Politecnico di Milano) —

  1. l’analisi “energetica” di un sito ai fini del benessere abitativo
    1.1.   definizioni
    1.2.   scopi e utilizzi progettuali
  1. lo scambio energetico del territorio: la matrice energetica del sito
    2.1.   la spettrometria nella determinazione dei flussi energetici del terreno
    2.2.   la reazione delle persone alle diverse matrici energetiche
  1. le “zone di disturbo” nelle microaree
    3.1.   i fattori geologici all’origine delle “zone di disturbo”
    3.2.   i campi energetici reticolari e i loro “punti di alta intensità”
  1. le geopatologie
    4.1.   la diagnostica medica dei “carichi geopatici”
    4.2.   gli strumenti di analisi dei rischi geopatogeni del sito
  1. criteri di localizzazione in funzione dell’analisi energetica del sito
    5.1.   la mappatura dell’analisi energetica e il suo utilizzo progettuale
    5.2.   esempi applicativi
    _______________________________________________________________________________

ANALISI ENERGETICA DEL SITO

Istituto GEA, Geobiophysical Environmental Analysis (testi a cura di Pier Prospero, Marino Zeppa, Daniela Gabutti)

“a chi, uomo o donna, costruendo la sua casa non per un giorno
ma per sempre,
veda razze, ere, date, generazioni, il passato, il futuro abitare lì,
come lo spazio, insieme,
inseparabili.”                         
Walt Whitman

1.  L’ANALISI ENERGETICA DI UN SITO AI FINI DEL BENESSERE ABITATIVO

L’analisi energetica è un’indagine necessaria per eseguire l’analisi completa di un sito, assieme ad altre analisi ecologiche e biologiche riguardanti le varie forme di inquinamento, le emergenze naturalistiche, la situazione dell’esposizione solare e dei venti dominanti ecc..
Qui non significa l’analisi dei flussi energetici chimici o delle biomasse, ma è intesa come lo studio dei campi elettromagnetici presenti nell’area e della loro dinamica: quelli che sono emessi, quelli che sono assorbiti e quelli riflessi.
Non è possibile, infatti, descrivere la situazione di un sito trascurando gli scambi energetici poiché questi possono condizionare in modo rilevante la qualità e la fruibilità del sito stesso.
L’analisi energetica è quindi necessaria per esprimere la valutazione della qualità del sito, valutazione iniziale che è sempre richiesta negli interventi di architettura bioecologica/ bioarchitettura.
L’analisi energetica è inoltre necessaria per garantire il benessere abitativo e di questo si ha la certezza poiché uno studio medico scientifico ufficiale, pubblicato in Austria dal dott. prof. Otto Bergsmann, ha dimostrato la nocività dell’esposizione alle “zone di disturbo” dovute alla situazione energetica naturale in quanto porta all’alterazione della serotonina e della VES; le conclusioni di questo studio, intitolato “Risikofaktor”[2], indicano che tra i fattori di rischio per la salute presenti nell’abitare si deve aggiungere anche quello della eventuale posizione del letto su “zone di disturbo” dovute ad emissioni elettromagnetiche naturali. Le “zone di disturbo” sono quindi dei veri e propri fattori di rischio per la salute degli abitanti e perciò vanno evitate con una progettazione accorta che ne tenga conto.
Per mettere in atto questa progettazione consapevole i progettisti necessitano di conoscere l’esatta ubicazione delle “zone di disturbo” eventualmente presenti nel sito di progetto.
Di conseguenza, non essendovi strumentazioni scientifiche in grado di rilevare localmente alla piccola scala le eventuali “zone di disturbo” di origine naturale presenti in un terreno, si rende necessaria l’analisi geobiofisica del sito per individuare la situazione delle anomalie e delle discontinuità presenti nel campo energetico naturale locale con la sensibilità percettiva e la professionalità di un esperto.

1.1.     Definizioni
Si definisce “analisi energetica del sito” la procedura che comprende l’individuazione e la misurazione o la valutazione dei campi elettromagnetici naturali e dei campi elettromagnetici artificiali o “tecnici” presenti in una piccola porzione di territorio.
L’analisi energetica riguarda gli aspetti energetici del sito e si avvale di due indagini fondamentali, l’indagine geobiofisica[3] delle emissioni energetiche naturali e l’indagine strumentale delle emissioni energetiche artificiali, tecniche; ciascuna di queste analisi si compone di diverse misurazioni e rilevazioni atte a fornire la sintesi dello stato energetico del luogo indagato.
Per quanto riguarda le indagini tecniche la definizione è di immediata comprensione: si utilizzano gli strumenti più adatti a ciascun tipo di campo, elettrico, magnetico ed elettromagnetico, e si misurano le intensità di campo applicando le tecniche e le norme internazionali di buona misurazione.
L’indagine geobiofisica dei campi elettromagnetici naturali è svolta principalmente con il metodo percettivo, cioè utilizzando l’ipersensibilità ai campi energetici e la capacità professionale di distinguere la loro eventuale nocività, poiché si analizzano campi elettromagnetici non ancora misurabili strumentalmente e non si hanno a disposizione cartografie e indagini abbastanza dettagliate per l’utilizzo in una microarea quale un lotto edificabile per quel che riguarda l’analisi dei campi elettromagnetici naturali, delle loro variazioni e della dinamica del loro scambio.
Per questo, pur utilizzando anche tutti i supporti scientifici disponibili, si deve fare ancora riferimento alla individuazione e alla valutazione “soggettiva” di persone ipersensibili che siano allenate all’utilizzo e all’interpretazione delle loro percezioni rispetto ai luoghi.
Si tratta di persone che percepiscono “in tempo reale” di essere coinvolti dai diversi campi elettromagnetici e che, per aver ottenuto ripetuti riscontri, riescono a distinguere da che tipo di campo sono interessati, e se questo irraggiamento è nocivo.
Al momento non esistono apparecchiature elettroniche scientifiche in grado di rilevare tutti i campi elettromagnetici naturali; i campi emessi dagli scorrimenti di acqua sotterranea o dalle faglie e dislocazioni delle masse rocciose sono rilevabili alla spettrometria solo se dovuti a fenomeni di ingenti dimensioni e quindi solo nel macroterritorio.
Le modalità con cui l’analisi geobiofisica dei luoghi è condotta sono:
–  l’attenta perlustrazione del luogo, percorrendolo a piedi
–  l’individuazione di eventuali variazioni nelle percezioni del proprio corpo provocate dall’entrare in
contatto con “anomalie” nel campo energetico naturale del sito o con campi elettromagnetici naturali
disturbanti
–  l’utilizzo di bacchetta fissa, bacchetta elastica o pendolo come amplificatori dei movimenti
inconsapevoli ed evidenziatori dei segnali del corpo all’incorrere in zone di disturbo.

Le cosiddette “zone di disturbo” sono zone limitate dove lo scambio energetico del terreno ha delle
variazioni rispetto alla media locale che le rendono disomogenee.
L’emissione elettromagnetica interferisce con chi vi sosta per un certo periodo trasmettendo informazioni alle persone e agli altri viventi che si trovano esposti a questi campi. Al contrario di quanto succede per i campi tecnici, non l’eccessiva intensità del campo elettromagnetico ma proprio le informazioni da questo modulate sono la fonte dello stress dovuto all’interferenza energetica in quanto le persone reagiscono con una alterazione. Si tratta di informazioni relative a stati di tensione o di distensione, di dispersione o concentrazione, a stati di assorbimento energetico o a stati di cessione energetica, informazioni relative a frequenze di minerali e di metalli, di inquinanti di sintesi o organici presenti nei substrati o nell’acqua sotterranea ecc., informazioni che colpiscono anche la sfera emozionale e che sono colte e recepite in modo inconscio.

L’Istituto GEA da alcuni anni sta cercando di portare nell’ambito delle analisi percettive “soggettive”  il pensiero scientifico e le conoscenze scientifiche oggi disponibili, e sta facendo il possibile per portare queste analisi ambientali fuori dall’aura esoterica e magica in cui sono state confinate dai rabdomanti e dai radiestesisti, che incapaci di pensare a verifiche in cieco del loro operato, sono sempre stati propensi a all’approccio mistico o magico-esoterico allontanando dalla loro materia qualsiasi ricercatore scientifico. Noi ci proponiamo di divulgare una nuova scuola di pensiero che accolga in sinergia positiva sia la conoscenza scientifica, sia la percezione dei campi elettromagnetici deboli e la decodificazione delle informazioni contenute in questi campi da parte di alcune persone che hanno evoluto una loro dotazione genetica, perché questo costituisce una potenzialità a disposizione della nostra specie anche se la scienza ancora si rifiuta di occuparsene.
Ci proponiamo di conseguenza anche di introdurre una visione scientifica moderna e aperta nella parte percettiva della ricerca dei campi energetici naturali.
L’attività dell’Istituto GEA si colloca entro i presupposti del rispetto dell’equilibrio energetico dell’ambiente, perciò vediamo questi aspetti “soggettivi” dell’analisi energetica non diversamente da come si può vedere un’altra “arte scientifica”: cioè come un esercizio di autopercezione ed intuito finalizzato alla diagnosi del rapporto energetico col luogo in cui ci ritrova, basato su un bagaglio di conoscenze scientifiche e di esperienze, verificato con modalità “in cieco” ogni volta che è possibile.
Si è pensato di utilizzare il termine scientifico esistente “Geobiofisica” in un’accezione ristretta e particolare, legandolo al concetto di “analisi dell’ambiente” per denominare la parte dell’analisi energetica del sito che deve ancora essere svolta attraverso la percezione “soggettiva” dell’operatore. Di conseguenza proponiamo “analisi geobiofisica” come traduzione italiana corretta del tedesco “Geobiologie”.
Così nello statuto dell’Istituto GEA è stata formulata la seguente definizione di analisi geobiofisica dell’ambiente: “lo studio percettivo delle energie naturali presenti nell’ambiente, condotto da persone con formazione professionale tale da distinguere e classificare le percezioni indotte dagli scambi energetici presenti nell’ambiente

  TABELLA 1: COMPOSIZIONE DELL’ANALISI ENERGETICA DEL SITO

                                                                                    INDAGINE GEOBIOFISICA DEI CAMPI 

                                                                                    ELETTROMAGNETICI NATURALI

  ANALISI ENERGETICA DEL SITO =                                più

                                                                                    INDAGINE STRUMENTALE DEI CAMPI 

                                                                                    ELETTROMAGNETICI TECNICI

 

 

 

 

 

 

 

Inoltre lo statuto descrive l’analisi geobiofisica nei seguenti termini: “l’analisi geobiofisica è vista dall’Istituto GEA come un aspetto della ricerca scientifica che si fonda sia sulla base empirica di osservazioni sistematiche e non esclusivamente sulla misurazione e su analisi quantitative, e si esprime con la creazione di modelli coerenti, cioè con l’interconnessione dei dati osservati in una rete logica e coerente di concetti. …L’analisi geobiofisica nella pratica professionale dell’analisi energetica dei luoghi è intesa come “arte scientifica” e consiste nell’applicare l’analisi percettiva alla conformazione geologica dei substrati e agli stai energetici connessi;… l’analisi energetica dell’ambiente prevede l’utilizzo di tutte le strumentazioni tecnologiche disponibili ed anche della percezione umana consapevole per trarre tutte le informazioni necessarie sullo stato energetico dell’ambiente analizzato.”

1.2. Scopi e utilizzi progettuali

Le finalità dell’analisi energetica sono quelle di mettere i decisori in condizione di operare le loro scelte con una visione completa della situazione dell’ambiente analizzato, poiché senza la conoscenza della dinamica energetica non si possono capire del tutto i processi biologici ed ecologici, né alcune situazioni umane.
A livello di progettazione edilizia lo scopo principale dell’indagine energetica di un sito è quello di individuare e delimitare le eventuali  “zone di disturbo”, nelle quali la radiazione del substrato e la presenza di campi tecnici interferiscono con le persone.
Questa interferenza crea stress e quindi con una sosta prolungata e ripetuta si creano i presupposti per una possibile patologia attribuibile ad un’alterazione del sistema immunitario.
Perciò nella ricerca del benessere abitativo condotta dall’architettura bioecologica/bioarchitettura diventa necessario conoscere la situazione energetica del sito in modo da prendere le opportune decisioni progettuali.
L’analisi geobiofisica del sito ha una finalità simile, ma limitata all’elettromagnetismo naturale. Lo statuto dell’Istituto GEA descrive così gli scopi dell’analisi geobiofisica: “scopo generale dell’analisi geobiofisica è l’individuazione delle vocazioni territoriali, anche in aree ristrette di territorio, rispetto allo stato degli scambi energetici, alla conformazione geologica e alla situazione geofisica del territorio, cioè la verifica della compatibilità tra utilizzi insediativi e composizione energetica territoriale…scopo dell’analisi geobiofisica dell’ambiente è permettere l’individuazione di zone “neutre”, nelle quali la permanenza non alteri lo stato di benessere psicofisico, attraverso la valutazione – il più possibile obiettiva e generalizzabile – dello stress o della nocività ai quali si potrebbe essere esposti nel rimanere per un periodo di tempo in un dato luogo.”
L’individuare la vocazione territoriale dal punto di vista energetico potrebbe anzitutto aiutare la pianificazione urbanistica, aggiungendo una voce basilare ai vari aspetti con cui analizzare il territorio, comprenderne le vocazioni e deciderne l’utilizzo. Un contributo alla pianificazione che sebbene possa sembrare utopico è, invece, attualmente il più accettabile e fattibile, essendo possibile raccogliere informazioni cartografiche e strumentali sufficienti sullo scambio energetico del territorio solo alla scala della progettazione urbanistica. Le spettrometrie aeree e satellitari, le carte della situazione gravimetrica generale  (CNR “Progetto Finalizzato Geodinamica: Gravity Map of Italy”), le carte della situazione strutturale (CNR “Progetto Finalizzato Geodinamica: Structural Model of Italy”), le carte geologiche, permettono infatti un’analisi non troppo particolareggiata ma sufficiente per capire le dinamiche energetiche principali di un territorio, e quindi per inserire queste informazioni nella progettazione.

2.       LO SCAMBIO ENERGETICO DEL TERRITORIO: LA MATRICE ENERGETICA DEL SITO

Stabilito che “La gran parte della vita prospera tra 0,4 micron e 2,5 micron, tra 72000 calorie e 14000 calorie, un intervallo energetico composto dal Visibile (0,4 ¸ 0,7 micron) e dall’Infrarosso Vicino (0,7 ¸ 2,5 micron). Il fluire energetico della vita sulla Terra ha questi limiti. La Terra emette energia in atmosfera nell’Infrarosso Medio (10 micron e circa 9000 calorie) e respinge, con l’ozonosfera, la radiazione UltraVioletta  (0,25 ¸ 0,39 micron e un massimo di 95000 calorie). Ci sono altre “finestre” aperte che permettono entrate saltuarie di altra energia radiante (raggi cosmici, raggi gamma, raggi x, microonde, ecc.), sono però – e per fortuna – eventi saltuari: il treno della vita corre su altri binari… L’intervallo biocompatibile, formato dalla parte visibile ed infrarossa (dello spettro elettromagnetico) ha un contenuto energetico molto limitato, sia come estensione dei valori, sia come valore stesso dell’intensità [1] l’analisi energetica di un territorio si muove obbligatoriamente entro questi parametri di riferimento.
L’utilizzo progettuale dell’analisi energetica dell’ambiente non si limita alla dimensione urbanistica, ma interviene molto appropriatamente anche in aree piccolissime, dalla progettazione dell’edificazione di un singolo lotto, fino alla progettazione dell’arredamento delle stanze.
Nella prima fase della progettazione il progettista che dispone dell’analisi preliminare del sito, completa di analisi energetica, può verificare le ipotesi progettuali rispetto alla situazione del terreno ed eventualmente apportare le opportune modifiche o prevedere i necessari correttivi.
In questa fase iniziale l’analisi energetica fornirà informazioni su due aspetti importanti che non possono essere colti semplicemente recandosi sul sito di progetto: la dinamica prevalente dello scambio energetico del terreno, la presenza di disturbi elettromagnetici nell’area e una valutazione sui disturbi stessi corredata da una mappa, la “tavola delle zone di disturbo elettromagnetico”.
La conoscenza della dinamica dello scambio energetico permette di capire se si sta intervenendo in un’area che cede energia o che ne assorbe, e quanto incide la riflessione dell’energia ricevuta nel creare l’ambiente elettromagnetico naturale. Ad esempio, se si sta intervenendo in un’area di bassa pianura che un tempo era soggetta a esondazioni fluviali e che è costituita geologicamente di uno strato molto spesso di sedimenti alluvionali  i cui ciottoli sono in maggior parte calcarei, si avrà la netta prevalenza dell’assorbanza, cioè dell’assorbimento dell’energia ricevuta, inoltre sarà presente un valore di reflettanza per la riflessione prodotta dagli strati argillosi. In questa situazione il terreno sembrerà sempre freddo e umido e tale sarà anche al sensazione prevalente per gli abitanti. Per  progettare garantendo il benessere abitativo sarà meglio utilizzare materiali e colori “caldi”, si potrà studiare un sistema di riscaldamento veramente efficace e biologico, si cercherà di sfruttare al massimo l’orientamento per catturare più energia solare possibile, si farà attenzione ad allontanare l’ombreggiatura da parte di piante d’alto fusto, evitando i sempreverdi, e a prevedere tutto ciò che è utile in questo senso. Tenendo conto di questi fattori si potrà dar luogo ad una progettazione realmente bioecologica, nel senso che così sarà tenuto nel debito conto anche l’aspetto biologico del benessere abitativo, oltre all’aspetto dell’ecologicità.
Di fatto, solo questo tipo, più olistico, di architettura meriterebbe il nome di “architettura bioecologica” o di “bioarchitettura”.
Ogni territorio ha una sua tipologia di scambio energetico che ne definisce la “matrice energetica”.
Le zone neutre, non interessate da campi elettromagnetici disturbanti, avranno il tenore energetico definito dalla matrice energetica del terreno.
Riguardo al tenore energetico del terreno e alla sua matrice energetica, nelle zone neutre del sito di progetto si potrà trovare una delle seguenti situazioni-tipo:

1)  Tenore energetico “basso” = terreno ubicato su sedimenti alluvionali di notevole spessore senza influenza da parte di faglie (bassa pianura). La matrice energetica è la forte assorbanza a causa dello spessore dei sedimenti e dei ripetuti strati acquiferi in essi contenuti. La cessione energetica è data solo dalla reflettanza e da un minimo di emittanza presenti a causa delle argille e delle sabbie quarzifere.

2) Tenore energetico del sito “medio-basso” = terreno ubicato nell’ambito di una depressione del fondo roccioso, riempita dai sedimenti. Privo di influenza da parte di faglie. La matrice energetica è l’assorbanza a causa dei sedimenti e dello strato acquifero in essi contenuto. L’area è a prevalenza di assorbimento energetico (assorbanza) lievemente contrastato dalla reflettanza e da un minimo di emittanza presenti a causa delle argille.

3) Tenore energetico del sito “medio” = terreno ubicato nell’ambito di una depressione del fondo roccioso, riempita dai sedimenti ciottolosi. Senza influenza da parte di faglie ma privo anche di strati acquiferi profondi. La matrice energetica è data dall’assorbanza se la natura dei sedimenti è calcarea, dall’emittanza se la natura dei ciottoli è granitica o comunque vulcanica (basalti, porfidi etc.); vi è un minimo di  reflettanza e di emittanza a causa delle sabbie.

4)  Il tenore energetico “medio-alto” = terreno ubicato nell’ambito di influenza di una faglia distensiva di cui si percepisce il rilascio energetico; strati acquiferi e strati di argille attenuano i campi elettromagnetici naturali rilasciati dal sistema distensivo. La matrice energetica dell’area è la prevalenza di emittanza, lievemente incrementata dalla reflettanza (presente a causa delle argille) e parzialmente compensata dall’assorbanza dovuta ai sedimenti e all’acqua sotterranea. L’intera zona è interessata da un lieve campo, piuttosto uniforme, di emissione energetica prodotto dalle caratteristiche geologiche presenti.

5) Tenore energetico “alto” = terreno situato nell’ambito di influenza di una faglia compressiva (inversa). La matrice energetica dell’area è la prevalenza di emittanza, non compensata dall’assorbanza e dalla reflettanza: la roccia  sedimentaria assieme agli strati superficiali produce assorbanza, mentre la reflettanza molto debole è dovuta alla presenza di limo argilloso nel suolo; l’emittanza è dovuta al sistema di faglie. L’intera zona è interessata da un campo, piuttosto uniforme, di emissione energetica prodotto dalle caratteristiche geologiche di compressione.  L’informazione emessa dal terreno è di compressione.

6)  Tenore energetico “molto alto” = terreno situato in corrispondenza di una faglia compressiva (inversa o trascorrente), o di una struttura a “reggipoggio”. Netta prevalenza di emissione energetica, non compensata dall’assorbanza e dalla reflettanza; l’intera zona è interessata da un campo, molto forte, di emissione energetica prodotto dalle caratteristiche geologiche di compressione e spinta. .  L’informazione emessa dal terreno è di compressione che in genere costituisce uno stimolo fin troppo forte, adrenalinico, e mette in tensione i muscoli e il connettivo. Si può rendere cosciente la sensazione provata in questi luoghi mantenendo per qualche minuto una posizione di compressione o di tensione energetica. La matrice energetica è l’emittanza forte e concentrata.

7)  Tenore energetico “molto alto” = terreno situato in diretta corrispondenza di una faglia distensiva (diretta) o di un sistema di più faglie dirette. Prevalenza di emissione energetica, non compensata dall’assorbanza e dalla reflettanza; l’intera zona è interessata da un campo, piuttosto uniforme, di emissione energetica prodotto dalle caratteristiche geologiche di distensione. L’informazione è di distensione che in genere fornisce uno stimolo non molto evidente poiché associa la cessione di energia con l’abbassamento delle tensioni. Si può rendere cosciente la sensazione provata restando per qualche minuto in una posizione di lieve estensione. La matrice energetica è l’emittanza lieve e diffusa.

Se alla situazione in cui è presente l’influenza energetica di una faglia si somma l’energia emessa da una zona vulcanica si possono avere delle zone con tenori energetici estremamente elevati.
A ciascuna di queste situazioni geofisiche ogni persona reagisce energeticamente, in modo più o meno forte, seguendo il suo bisogno energetico. Alcune aree risultano gradite a quasi tutte le persone e sono tipicamente aree di cessione energetica mite ed equilibrata in cui le informazioni che arrivano sono di distensione.
Altre zone sono invece fortemente disturbanti per tutti come le torbiere bonificate o le zone di intersecazione tra faglie dirette e faglie inverse. Alcune aree sono problematiche perché cedono troppa energia e scatenano sensazioni di “timor panico”; alcune di queste sono utilizzabili solo per brevi periodi o dalle poche persone che ne sanno sfruttare le caratteristiche senza subirne le conseguenze e vi si trovano spesso costruzioni sacre, ma non villaggi.
Se prevale la dinamica compressiva si ha un notevole apporto di energia, ma vi è la condizione per incorrere in lievi contrazioni, cioè vi è il rischio di rimanere con la muscolatura e il tessuto connettivo lievemente contratti.
Se prevale invece la dinamica distensiva si ha un notevole apporto di benessere poiché vi è la condizione per utilizzare l’energia presente senza incorrere in contrazioni, cioè rimanendo con la muscolatura e il tessuto connettivo rilassati.
A seconda delle situazioni, per la stessa persona queste diverse informazioni possono essere utili o nocive, ma in genere si percepiscono come gradevoli le compressioni e le distensioni lievi e compensate. Gli estremi sono sempre critici e nel lungo periodo possono compromettere la salute psicofisica, quindi si percepiscono come fonti di allarme e di agitazione.
In assenza di cessione di energia da faglie si possono avere terreni “neutri” abbastanza apprezzati da tutte le tipologie di persone. Sono terreni i cui strati di sedimenti sono composti di ciottoli e sabbie, con poca argilla e poca, o per niente, acqua.
Se il substrato è ricco di acque e argille, o se le acque sotterranee sono molto inquinate da carico organico, si possono avere invece terreni che stancano o deprimono.

TABELLA 2:
TIPOLOGIE DI MATRICE ENERGETICA DEL SITO LIMITATAMENTE ALLO SCAMBIO NELL’INFRAROSSO

MATRICE ENERGETICA

GEOLOGIA

 IDROGEOLOGIA

 REFLETTANZA

TIPO ADATTO

         

Forte Assorbanza

Sedimenti organici decomposti; calcari e rocce sedimentarie

Acquiferi con ciottoli calcarei o ghiaie calcaree

Non significativa

molto yang iperteso grave

molto agitato

Assorbanza

Ghiaie o sabbie intercalate da limi e argille; spessi strati argillosi

Acquiferi calcarei; acquiferi sabbiosi

Significativa

Yang

Iperteso

Agitato

Neutra

Strati di sabbia e ghiaia a ciottoli misti (ad es. calcarei, basaltici e porfirici); mancanza di argille e limi

Mancanza di acquiferi

Non significativa

Yin e Yang

Ipoteso e iperteso

tranquillo

Emittanza

Faglie di pianura; sistemi a “reggi-poggio”; spessi strati argillosi

Scorrimenti di acqua sotterranea confinati in paleoalvei; mancanza di acquiferi continui

Significativa

Yin

Ipoteso

Rallentato

Forte Emittanza

Rocce di origine  vulcanica; sistemi vulcanici; faglie di montagna o collina; assenza di sedimenti

Acquiferi termali;

scorrimenti di acqua sotterranea confinati nella roccia

Non significativa

molto yin

ipoteso grave

molto rallentato

 

 

 

 

 

 

2.1. La spettrometria nella determinazione dei flussi energetici del terreno
spettrometria si ottiene irradiando un materiale con alcune delle frequenze dello spettro elettromagnetico, e nel caso della spettrometria “a larga banda” quelle comprese nell’intervallo biocompatibile da 400 nanometri (UVA) a 2500 nanometri (NIR).

Alcune di queste frequenze saranno assorbite, altre saranno riflesse in diversi gradi. Il grado di riflessione, cioè la capacità riflettente del materiale, per ogni lunghezza d’onda è definito “reflettanza”. Il grado di assorbimento per ogni lunghezza d’onda è definito “assorbanza”.
Le spettrometrie analizzano il grado di riflessione delle frequenze irradiate, per cui si ottiene un grafico con la percentuale di riflettanza sull’asse Y e con la lunghezza d’onda irradiata sull’asse X.
Dove la riflettanza è minore si parla di “assorbimenti” ed è in questi punti che il materiale scambia energia con l’esterno. L’andamento della reflettanza è una curva che presenta delle discontinuità in corrispondenza di questi assorbimenti. Gli assorbimenti sono dovuti alla vibrazione di molecole o composti di molecole come ferro, acqua, ossidrile, carbonati, ecc.
Con la spettrometria si analizza il comportamento energetico del materiale in esame quando è sollecitato dalle radiazioni elettromagnetiche dell’infrarosso o dell’intervallo biocompatibile.
In questo senso la spettrometria è per i materiali quello che la lettura dei blocchi energetici con la caratteriologia neoreichiana (Analisi Bioenergetica) è per le persone. Infatti, sullo stesso intervallo biocompatibile preso in esame, le persone reagiscono energeticamente secondo gruppi base di reazioni simili a quelli riscontrati nei materiali[1].
figura 1

Nell’analisi energetica del territorio si procede a spettrometrie aeree o satellitari che sono rese come fotografie in cui i colori sono attribuiti artificialmente e corrispondono ciascuno ad una lunghezza d’onda. Con queste immagini si vede la presenza di acqua sotterranea, ma la “visione” si ferma al primo strato acquifero presente, che spesso è il meno significativo per motivi di scarsità di portata e di inquinamento dell’acqua contenuta. Dove mancano strati acquiferi continui superficiali è possibile vedere i tracciati dell’acqua che scorre nella roccia. La presenza e la quantità di acqua negli strati acquiferi superficiali varia con la piovosità e con le stagioni per cui la stessa area ripresa in diversi periodi dell’anno fornisce un’immagine spettrometrica diversa.
Da questa cartografia possiamo vedere sia la dinamica dello scambio energetico dell’area, sia la presenza di faglie e di ingenti scorrimenti di acqua sotterranea.
Con i satelliti è stato possibile avere immagini spettrometriche di tutto il pianeta, anche se non sono così facilmente reperibili, ma la loro scala fa sì che possano essere utili solo per le scelte di pianificazione urbanistica sovracomunale. La spettrometria aerea fornisce immagini di aree più piccole e quindi è più dettagliata, inoltre può essere facilmente commissionata a istituti specializzati. Nella pianificazione si potrebbe già utilizzare la serie di immagini che interessa l’area di intervento. Queste immagini descrivono la situazione energetica del terreno e da questi dati si può desumere la matrice energetica dell’area e anche diversificarla per sotto aree abbastanza piccole.
La spettrometria non è utile invece per l’individuazione delle zone di disturbo alla scala della singola abitazione. Se facciamo la spettrometria di un’abitazione otteniamo infatti solo un interessante esame delle sue dispersioni termiche.

2.2. La reazione delle persone alle diverse matrici energetiche
L’ambiente culturale degli scettici organizzati continua a diffondere l’idea che non sia possibile percepire rendendosene conto i campi elettromagnetici alle varie frequenze, escluse quelle del visibile, e che quindi – per principio – qualsiasi argomentazione si basi su questa percezione consapevole è solo frutto di ciarlataneria. Disponendo i circoli scettici di grandi mezzi e di vaste possibilità di comunicare a livello di massa le loro idee, molti progettisti di architettura bioecologica/bioarchitettura ne sono influenzati e, pur lavorando ad un progetto bioecocompatibile non richiedono l’analisi energetica del sito pensando che non si tratti di cose “serie”. Questi progettisti si confrontano con l’analisi energetica del sito solo se il committente richiede questa analisi commissionandola direttamente ad un esperto di sua fiducia, spesso senza nemmeno interessare lo studio di progettazione che la riceve di malumore come un problema in più, invece che come un aiuto alle scelte progettuali.
In realtà si tratta di cose molto “serie” di cui la scienza si è occupata ripetutamente e in cui ha ottenuto delle risposte interessanti, anche se per noi ancora incomplete. Sono i circoli scettici che ignorano l’esistenza di questi studi scientifici, o hanno non si sa quale interesse a convincere la gente che questi studi non esistono e a terrorizzare i ricercatori delle università perché non si avvicinino a questa materia. Presentiamo alcuni supporti scientifici alla nostra affermazione che si possano percepire i campi elettromagnetici in modo cosciente e che si riesca anche a decifrarne l’intensità e le informazioni. Le materie in questione sono l’elettrobiologia e la magnetobiologia; ci soffermiamo su quest’ultima[1] perché gli effetti del campo elettrico sono più riconoscibili per varie fenomenologie evidenti tra le quali la contrattura del sistema muscolare e del connettivo.
Bistolfi, docente di radiologia e radiobiologia  dell’Università di Genova, in uno dei rari testi italiani in materia[2] riporta alcune classificazioni degli effetti e del tipo di interazioni fra materia vivente e campi magnetici oscillanti a frequenze estremamente basse.
Per quanto riguarda gli effetti magneto-meccanici, da quelli relativamente macroscopici (orientamento di cellule) sino a quelli ultra microscopici (orientamento dei momenti magnetici di spin protonici), si sottolinea l’importanza biologica della forza di orientamento e spostamento dei campi magnetici e al contempo mettere in rilievo che i campi magnetici, anche se sono “non ionizzanti”, hanno bersagli di interazione così numerosi e importanti da giustificare una seria impostazione della Magnetobiologia come disciplina scientifica[3].
Piccardi, e in seguito anche Markov, hanno provato che l’acqua è un possibile intermediario poiché tra i 35° e i 40°C risulta estremamente sensibile alle variazioni elettromagnetiche. Infatti l’acqua presenta nei biosistemi un’organizzazione strutturale polimerica; costituisce cioè un dipolo permanente con legami covalenti e legami idrogeno in particolari rapporti spaziali, quasi cristallini.
Anche i sistemi biologici sono generatori di oscillazioni elettromagnetiche che emettono in un ampio spettro, emissione che ha consentito da parte della moderna elettronica biomedica lo sviluppo di tecniche diagnostiche non invasive: termografia all’infrarosso, radiometria e termografia a microonde, rilievo biomagnetico SQUID (Super Conducting Quantum lnterterence Device) di segnali ELF cerebrali e cardiaci. “Effetti di risonanza possono quindi manifestarsi nei sistemi biologici, in tutta l’ampiezza dello spettro, ogni qualvolta vi sia coerenza tra gli impulsi incidenti e la situazione informazionale del sistema stesso. Per comprendere la possibilità di tale risonanza occorre ricordare che le onde usate nelle frequenze non ionizzanti e non ipertermizzanti  sono onde modulate. Ciò significa che l’onda sinusoidale originale è trasformata in onda periodica (a modulazione di ampiezza o di frequenza) e che, come tale, agisce da onda vettrice di segnali opportunamente codificati. Sull’altro versante del problema sta il sistema biologico, che riceve queste informazioni sotto forma di segnali modulati e che potrà rispondere a questo stimolo più o meno intensamente a seconda di molteplici condizioni. Considerazione del resto valida anche per altri tipi di messaggi interagenti con un organismo vivente, dal messaggio chimico di un farmaco sino al messaggio di cronaca relativo a un evento catastrofico, indifferente per molte persone ma drammatico per altri.[4]
Inoltre è stato dimostrato da innumerevoli lavori che le variazioni periodiche del campo magnetico terrestre, causate da più fenomeni[5], influiscono sugli esseri viventi in modo più o meno evidente e anche il genere umano è stato ultimamente inserito nella lista degli animali sensibili alle influenze del campo magnetico terrestre.
Per quel che riguarda la consapevolezza della percezione di campi elettromagnetici naturali o di loro variazioni vi sono importanti studi sulla capacità di percepire la presenza di acqua  nel sottosuolo. La rabdomanzia[6], così è definito questo fenomeno, sembra sia dovuta a reazioni organiche che verrebbero tradotte in alterazioni del tono muscolare. In alcuni famosi rabdomanti (Capineri, Desbusquoit, Von Pohl e altri) le reazioni erano diverse: senso di malessere, vertigini abbassamento della voce, ecc. e derivavano da un’alterazione complessiva del tono energetico.
Gli ultimi studi statistici sulla rabdomanzia hanno dimostrato che si tratta di un fenomeno reale. Gli stessi studi hanno anche tolto i residui dubbi, tuttora proposti dalla stampa scettica, sul fatto che la capacità rabdomantica non derivi dall’osservazione del terreno (segni dati dalla vegetazione o altro) ma dalla percezione di un debole campo energetico emesso dall’acqua sotterranea, soprattutto se è in scorrimento veloce[7]. Lo studio “Unkonventionelle Wasserprospektion”[8] con dieci anni di indagini in zone aride ha dimostrato inoppugnabilmente la realtà obiettiva del fenomeno della rabdomanzia. Anche se lo studio è stato oggetto di molti attacchi nessuno è riuscito a metterne in crisi né gli assunti né la metodologia.
Yves Rocard, professore di meccanica razionale a l’Ecole Polytechnique di Parigi descrive varie esperienze che provano la possibilità del rabdomante (e in alcuni casi anche di persone comuni) di reagire ad anomalie magnetiche tecniche estremamente deboli: fino a pochi “nanoTesla”[9].
Harvalik tende a spiegare la rabdomanzia tramite una reazione organica alle anomalie magnetiche. I reni sembrerebbero gli organi sede di questa magneto-sensibilità, tanto che, schermandoli, tale facoltà verrebbe a mancare riducendo così notevolmente la capacità di percezione[10].
Altri lavori che hanno dato risultati positivi sono stati condotti da Angelo Drigo, fisico dell’Università di Ferrara[11]. Come si vede non si tratta per niente di “fantasie di ciarlatani”.
Nella progettazione occorre stare il più lontano possibile dalle scivolate esoteriche, ma succede che proprio i progettisti che normalmente escludono l’analisi geobiofisica del sito dalla loro prassi progettuale, dovendosi confrontare con l’analisi energetica fatta eseguire direttamente dal committente, non siano in grado di distinguere un’impostazione esoterica da un’impostazione professionale e così accettino tutto quello che si trovano sul tavolo, compreso il parere di sedicenti esperti che gli consigliano la “schermatura” di tutta l’area dello scavo con stuoie di vari materiali (spesso sughero e reticolo di rame o simili) per “risolvere a monte” la problematica delle eventuali zone di disturbo, pur di non modificare il progetto. Peccato che queste stuoie non possano, per le leggi della fisica,  avere alcun effetto schermante sulle componenti magnetiche dei campi generati dalla situazione geologica e idrogeologica. Lasciando perdere i supporti, come il sughero, che sono completamente trasparenti ai campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici, nemmeno i più fitti reticoli di metalli superconduttori, con la maglia di un micron, hanno alcun effetto schermante su questi campi naturali. Sarebbe meglio per questi progettisti ricorrere più spesso all’analisi energetica del sito di progetto, mantenendo pure una posizione molto critica con cui vagliare gli esperti e le loro proposte alla luce delle conoscenze scientifiche.

Le vocazioni territoriali in ambito energetico:
già la sola dinamica energetica del territorio è in grado di dire molte cose al progettista: dallo stato del rischio sismico alla quantità di energia scaricata lentamente e costantemente dalle masse rocciose in tensione o in distensione, dall’assorbimento di energia da parte dei substrati alla maggiore o minore “gradevolezza” dell’abitare su un terreno, dalla scelta delle zone da dedicare ad attività produttive alla scelta della localizzazione di alcuni particolari “sistemi abitativi” come le case di cura e di riposo, gli ospedali, gli asili-nido, cioè all’individuazione della vocazione territoriale rispetto allo scambio energetico.
Dello spettro dall’infrarosso all’ultravioletto ci influenza soprattutto l’infrarosso essendo il range caratteristico dello scambio energetico dell’acqua, così la maggior parte delle persone percepiscono come “gradevoli” dei terreni che per motivi geologici emettono maggiore quantità di infrarossi della media (ad es. le zone vulcaniche) e come “sgradevoli” terreni che essendo intrisi d’acqua e di sedimenti organici in decomposizione assorbono moltissimo (ad es. le paludi o le torbiere).
Volendo mettere al primo posto il benessere abitativo, come fa l’architettura bioecologica/bioarchitettura, non bisognerebbe progettare zone residenziali in aree che risultino energeticamente “sgradite” alla maggior parte delle persone. Questo disincentivo andrebbe inoltre a rafforzare le scelte ecologiche per cui le paludi e le torbiere sono ecosistemi utili alla biodiversità e sempre più rari, quindi vanno conservate e protette, non bonificate ed edificate.
Roberto Chiari, geologo e professore di petrologia all’Università di Parma, spiega molto efficacemente in cosa consiste la vocazione territoriale in ambito energetico: “L’individuazione della vocazione territoriale a livello energetico consiste nell’analizzare la compatibilità tra utilizzo insediativo e composizione energetica territoriale; questo significa discernere cosa si può fare bene o molto bene in un determinato tipo di territorio e cosa si fa invece con fatica. L’individuazione della vocazione territoriale permette la razionalizzazione dell’uso del territorio disponibile attraverso la compenetrazione tra vocazioni energetiche territoriali e strutture relazionali umane, stante che ciascuna struttura relazionale umana può avvantaggiarsi in certi territori e non in altri, poiché esiste un impiego del territorio “intrinseco” al territorio stesso e forzandone l’uso in altre direzioni si produce un uso di risorse inappropriato, costoso in termini energetici ed in qualche caso dannoso (ad esempio: dei cardiopatici che vanno ad abitare in zone sismicamente attive, degli ipotesi che vanno a vivere in zone in cui energeticamente prevale l’assorbanza,  edifici per gli anziani costruiti in zone di forte emissione, etc.).[12]
Con questa correlazione tra l’energia del territorio e le sensazioni di benessere o malessere dominanti tra gli abitanti (sebbene per lo più inconsce) ci si spiega anche perché  alcune zone ritenute a ragione molto pericolose siano così densamente popolate, un esempio per tutti: la densità abitativa nell’area del Vesuvio, un vulcano di tipo esplosivo!
Le aree “neutre” possono essere aree ottimali se hanno la caratteristica di non intervenire sull’equilibrio dell’organismo pur tendendo a dare energia. In questo caso sono vissute bene da tutti, pur diversificandosi comunque le reazioni delle varie tipologie caratteriali alla permanenza nel lungo periodo. Oppure le aree “neutre” possono essere comunque lievemente disturbanti per la tendenza a squilibrare l’organismo verso l’accumulo di energia o verso la dispersione di energia.
Nel caso dell’accumulo sono vissute meglio da persone ipotese o tendenzialmente ipotese, scariche, con corporatura e dinamica energetica personale di tipo “yin” in cui la carica energetica è sempre bassa e non trova sufficienti fonti per una naturale ricarica. Non sono invece molto adatte a persone ipertese di tipo marcatamente “yang” in cui la carica energetica è già alta e tende a caricarsi ulteriormente. Nel caso della dispersione le zone “neutre” sono vissute meglio da persone ipertese o tendenzialmente ipertese, cariche, con corporatura e dinamica energetica personale di tipo “yang” in cui la carica energetica è sempre alta e non trova sufficienti sbocchi per una scarica naturale. Non sono invece molto adatte a persone ipotese di tipo marcatamente “yin” in cui la carica energetica è già bassa e tende a scaricarsi ulteriormente.

TABELLA 3:
REAZIONE DELLE PERSONE ALLA MATRICE ENERGETICA DI UN TERRENO

REAZIONE PERSONA

TIPO DI MATRICE TERRENO/BISOGNI ENERGETICI

   

positiva

la matrice energetica del terreno soddisfa i bisogni energetici della persona

neutra

  la matrice energetica del terreno non è in grado di apportare sufficienti informazioni alla persona per suscitare una reazione

negativa

 la matrice energetica del terreno si scontra con i bisogni energetici della persona  o aggrava la patologia della persona

 3. LE ZONE DI DISTURBO NELLE MICROAREE

In ogni unità geomorfologica è presente un’emissione di fondo dovuta al tipo di materiali che compongono i substrati. Questi possiedono tre possibilità di scambio energetico: l’assorbimento dell’energia ricevuta dall’esterno (assorbanza); la riflessione e rifrazione della radiazione ricevuta (reflettanza); l’emissione di una propria radiazione energetica verso l’esterno (emittanza).
Lo scambio energetico naturale del territorio è in grado di interferire sul benessere e sulla salute di  tutte le persone: alcune aree hanno uno scambio energetico favorevole alla vita umana, altre non influiscono, altre hanno uno scambio energetico più o meno sfavorevole alla salute umana.
Alla scala della singola abitazione a questo dato energetico generale si sommano le zone di disturbo di dimensioni limitate, in cui sono presenti ulteriori campi elettromagnetici naturali nocivi provocati da anomalie geologiche e dalla situazione idrogeologica, inoltre vi sono i punti di alta intensità dei campi energetici reticolari.
Oltre alle zone di disturbo dovute a campi energetici naturali vi sono anche le aree interessate dalla presenza, ad un’intensità considerata pericolosa, di campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici tecnici dovuti all’utilizzo, al trasporto e alla trasformazione dell’energia elettrica o alla trasmissione di informazioni.
Secondo noi la prevalenza di assorbanza o di emittanza, o l’eccesso di reflettanza, di un terreno incidono sul benessere, come afferma anche il professor Chiari, in senso lato: in una data area caratterizzata da forte emittanza tutti gli ipertesi staranno peggio e tutti i sofferenti di cuore e di malattie circolatorie rischieranno di più.
Le microzone di disturbo locali incidono invece sulla salute a livello individuale, in modo diretto, comportandosi come irradiazioni circoscritte e vi incidono in modo puntuale: solo su chi è esposto e solo sugli organi esposti. Perciò qualunque sia la tipologia di scambio energetico dell’area l’esposizione alle zone di disturbo costituisce un fattore di rischio in più per qualsiasi persona.
Ci si deve chiedere anzitutto se è provato scientificamente che esista veramente un problema di salute dovuto all’elettromagnetismo naturale. Noi siamo sicuri di questo dal momento che abbiamo a disposizione la traduzione dello studio scientifico, non confutato, intitolato “Fattore di rischio del sito, ricerca scientifica sul problema dell’influsso dei siti sugli esseri umani”, commissionato per verificare se davvero insorgono alterazioni alla salute con la permanenza in zone considerate “di disturbo” rilevate con indagini geobiofisiche. Questo studio, condotto dal prof. Otto Bergsmann, è molto importante poiché ha dimostrato, contro lo scetticismo iniziale dei suoi committenti pubblici, che con la permanenza in queste zone di disturbo avviene una reale variazione dello stato ormonale (serotonina) e di altri parametri che coinvolgono lo stato di salute come la VES. Nello studio sono stati analizzati 24 parametri biologici su 985 persone con 6943 esami, quindi sono state rispettate le normali caratteristiche delle ricerche mediche.
Le conclusioni cui giunge lo studio sono per noi i più validi supporti scientifici alla nostra convinzione che sia necessario non permanere ripetutamente, almeno dormendo, in zone in cui vi siano caratteristiche energetiche disturbanti:
“ … In questo caso su 24 parametri o fenomeni analizzati, in 12 si era riscontrato un influsso molto significativo dovuto al luogo sul comportamento della regolazione, in 5 una tendenza, in 6 nessun influsso.  Per come è strutturata la nostra ricerca, la variazione di un solo parametro sarebbe già una prova dell’effetto del sito… L’effetto dei fattori ambientali sui sistemi di regolazione dell’organismo umano è senza dubbio suffragato da questo fatto… Se i risultati della ricerca sono catalogati e valutati in base alla significatività biometrica sono in posizione di primo piano il comportamento della Serotonina e della VES… La Serotonina si riduce nella zona di disturbo ed il suo precursore metabolico, il triptofano, si alza tendenzialmente. Questo può essere interpretato come un processo di compensazione… La serotonina è da un lato il neurotrasmettitore del sistema parasimpatico, che ha il compito di predisporre l’energia. D’altro lato, in questa sua caratteristica ha un effetto tranquillante per cui viene anche definita come un “sonnifero”. Dalle nostre ricerche non è possibile cogliere come e perché si arriva ad una riduzione della Serotonina. Bisogna prendere atto del risultato come di un fatto. Bisogna però anche tener presente che alcuni sintomi di eccitazione attribuiti all’effetto del sito, quali per es. insonnia, nervosismo, ecc. possono essere attribuiti alla carenza di Serotonina… l’iperattività è presente in caso di carenza di Serotonina … L’effetto del sito non dà luogo ad un processo che conduce inevitabilmente alla malattia. È piuttosto un fattore di rischio, il quale può intensificare l’effetto di diversi fattori patogeni… solo nell’interazione con questi altri fattori, il fattore di rischio dovuto al luogo può acquisire un’importanza patogena. … È certo che una delle misure (di prevenzione) più importanti è realizzare una condotta di vita flessibile con cui evitare da un lato lo stress prolungato dovuto alla permanenza in una zona perturbata e dall’altro lato ridurre i disturbi vegetativi. … Risulta quale conseguenza logica che il cambiamento del sito non può sostituire la terapia medica, ma può tuttavia essere di sostegno alla terapia medica.”[1]
Il secondo tipo di zona di disturbo da prendere in considerazione è quello originato da campi tecnici. Anche l’analisi della situazione del sito dal punto di vista della presenza e dell’intensità di eventuali campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici tecnici dovuti al trasporto e all’utilizzo dell’energia elettrica è indispensabile per ottenere l’analisi energetica del sito. Quest’analisi avviene sia con la ricerca visiva per l’individuazione di fonti che possono essere situate nei pressi del sito quali elettrodotti, cabine di trasformazione, centrali di rialzo, sia con la misura strumentale dei valori di intensità di campo.
La natura del campo magnetico emesso dalla corrente elettrica alternata è tale per cui i normali materiali edili non sono in grado di schermare le case dalla sua penetrazione (è in commercio una speciale lega metallica che scherma oltre il 90% di questo campo).
La migliore difesa da questi campi sta nella lontananza dalle fonti, infatti, l’intensità del campo decresce velocemente allontanandosi dalla sua sorgente (cavo, cabina di trasformazione, elettrodomestico, trasformatore, etc.) fino al punto in cui il campo non è più presente.
In un ambiente domestico con impianto a norma di legge provvisto di scarico a terra efficiente, senza la presenza nelle vicinanze di elettrodotti o cabine di trasformazione, si dovrebbero misurare valori di intensità di campo magnetico tra  0,00 e 0,02 microTesla a seconda di quanto carico è presente in quel momento nell’impianto. Nell’analisi delle zone inquinate da elettrosmog, oltre al corretto utilizzo di una strumentazione isotropica, calibrata e tarata di recente, è molto importante il riferimento a valori di soglia poiché sono questi valori a condizionare la valutazione dell’esperto e del progettista. Secondo noi non ci si può riferire alle attuali soglie di legge perché decisamente troppo elevate. Le soglie a cui facciamo riferimento come Istituto GEA sono le seguenti:
per il campo elettrico[2] a 50 Hz: il valore minore possibile per la posizione del letto e 5 V/m come valore massimo accettabile nelle abitazioni (indicazioni dell’Istituto Maes).
per il campo magnetico[3] a 50 Hz: 0,05 µTesla  come valore massimo accettabile per la posizione del letto e preferibile nelle camere e negli altri ambienti domestici (Maes). Recenti ipotesi scientifiche sul funzionamento della membrana cellulare (prof. Emilio Del Giudice, fisico teorico) indicano una possibile nocività del Campo Magnetico a 50 Hz per intensità minori di 0,08 microTesla.
Per il campo elettromagnetico[4](teletrasmissioni RF e MO da ripetitori radiotelevisivi e antenne radiobase di telefonia mobile): 0,14 V/m come valore massimo accettabile per la posizione del letto e 0,2 V/m nelle abitazioni in generale (in riferimento alle più recenti ricerche svolte in Australia e in Nuova Zelanda).

3.1.  I fattori geologici all’origine delle “zone di disturbo”
Il nostro pianeta è interessato da tre campi energetici globali: campo gravimetrico, campo magnetico, campo geotermico e dai movimenti compressivi e distensivi delle piattaforme continentali. Questi campi energetici con la loro variabilità possono influire sulla situazione energetica locale, così come i movimenti tettonici generali causano movimenti locali delle masse rocciose e loro dislocazioni influendo a loro volta sulla situazione energetica locale.
I movimenti della superficie terrestre[1] possono essere compressivi o distensivi a seconda delle implicazioni energetiche. Nei movimenti compressivi le masse rocciose si avvicinano tra loro comprimendosi per cui un lato è schiacciato e l’altro innalzato; in questo caso si ha una faglia inversa e vi è un accumulo di energia che periodicamente viene rilasciata per poco tempo ma molto intensamente (terremoti). Le deformazioni del terreno provocate dai movimenti compressivi sono sia duttili (pieghe, falde) che fragili (faglie, dislocazioni, fratture). Nei movimenti distensivi le masse rocciose si allontanano creando una lacerazione. L’energia è rilasciata in modo continuo e non molto intenso; i suoi accumuli sono poco significativi. Le deformazioni nei movimenti distensivi sono prevalentemente fragili (faglie). Quando la struttura rocciosa non riesce più a contenere la sollecitazione, avvengono i  terremoti o si avviano deformazioni ‘lente’, molto meno problematiche per noi, che costituiscono la “scarica” energetica conseguente all’accumulo. In questo comportamento le masse rocciose seguono il ciclo energetico universale, e quindi anche delle persone: carica, tensione, scarica, rilassamento,  e vista la “risonanza” che si può creare con stati energetici ben sperimentati e conosciuti, si può capire perché i movimenti della superficie terrestre incidano così tanto sulle persone.
I movimenti compressivi e distensivi locali causano anomalie del campo geomagnetico. Questo avviene soprattutto quando movimenti compressivi si inseriscono trasversalmente a movimenti distensivi in periodi geologici successivi. In queste situazioni si formano spesso anche anomalie elettromagnetiche che danno origine a delle zone di disturbo a forma di spirale.
Vi sono poi i movimenti verticali: se un’area è delimitata dai lati in abbassamento di alcune faglie starà sprofondando, in questo caso in quella zona si avrà una sensazione netta di essere “tirati giù”.
Se un’area è delimitata dai lati in rialzo di alcune faglie sarà sospinta verso l’alto, in questo caso in quell’area si avrà una sensazione netta di essere “spinti in su”. Queste sensazioni opposte non sono di per sé spiacevoli o nocive, ma possono esserlo rispetto alla tipologia caratteriale della persona che le prova e ai suoi bisogni energetici e psicologici: le aree in sprofondamento possono indurre lentezza e depressione, le aree che salgono possono dare un senso di sradicamento, di testa tra le nuvole e di perdita di basi e concretezza.
Nel dare origine alle zone di disturbo le faglie, le dislocazioni, le fratturazioni e gli scorrimenti di acqua sotterranea si comportano in modo simile ai cavi elettrici dell’alta tensione quando sono interrati abbastanza profondamente: emettono un campo energetico direzionato principalmente verso l’alto per l’opposizione al passaggio da parte della enorme massa di materiali ai lati e la relativa esiguità dello spessore dei materiali soprastanti.  In questo modo la permanenza sulla verticale di uno di questi campi elettromagnetici naturali provenienti dal sottosuolo può risultare stressante sia per l’eccessiva intensità del campo, sia per le informazioni che questo campo fa arrivare alla persona. La questione delle informazioni è importante: il campo energetico emesso dagli strati acquiferi continui, composti da materiali imbevuti di acqua quasi ferma di solito non è fonte di gravi disturbi per le persone, invece può causare problemi se le informazioni contenute nell’acqua, e quindi trasmesse in superficie, sono date da inquinanti molto tossici. Qui il legame dell’Analisi Geobiofisica con la difesa dell’ambiente è palese e va oltre la lotta all’inquinamento energetico o all’“elettrosmog”.
figura 3

3.2. I reticoli energetici e i loro “punti di alta intensità”
Va dato atto al dottor Hartmann e al Gruppo di Ricerca[1] da lui fondato di aver svolto un ottimo lavoro di divulgazione, lavoro che negli ultimi anni ha raggiunto anche il nostro Paese.
A differenza dei media malinformati che riportano le cose più assurde sull’argomento, noi abbiamo un’esperienza diretta nella percezione di questa entità energetica ancora sconosciuta alla scienza ma densamente presente nell’ambiente. La percezione diretta toglie ogni dubbio sulla reale presenza di questo fenomeno, ma non ne spiega la natura per cui ad alcuni risulta facile farsi prendere la mano e dare spiegazioni esoteriche senza senso.
Attualmente l’esperienza empirica inserita in un insieme coerente di dati ci dice che in tutta la superficie del Pianeta si riscontrano gli stessi campi energetici disposti a reticolo. La maglia della griglia varia da posto a posto, anche notevolmente, sia in funzione della latitudine, sia rispetto alla conformazione geologica del sottosuolo, ma i campi energetici individuati sono sempre quelli.
Fondamentalmente i reticoli da prendere in considerazione perché i loro punti di “incrocio” sono nocivi sono due: uno con i lati della griglia orientati a Nord (reticolo parallelo al Nord o Nord-Sud) detto “di Hartmann” per il fatto che la sua riscoperta e la dimostrazione che è nocivo si deve al dottor Ernst Hartmann, che era medico a Eberbach, e che ha dedicato tutta la vita allo studio di questo reticolo energetico; e uno con gli incroci della griglia orientati a Nord (reticolo diagonale al Nord) detto di Curry poiché il suo studio e la sua sistematizzazione sono dovuti all’ing. Manfred Curry. Ve ne sono anche altri ma non avendo punti nocivi si possono trascurare. Nelle piccole zone date dagli “incroci della rete” l’intensità è molto più alta che nella “maglia” e reticolo diventa nocivo. Secondo la nostra ipotesi, i “punti di alta intensità”, cioè i cosiddetti “incroci”, si formano dove i fronti d’onda si intersecano e vanno “in fase”.
Riguardo alle origini di questi reticoli energetici vi sono più teorie, ma nessuna ha sinora trovato una conferma scientifica, anche perché gli ambienti scientifici più autorevoli mantengono una posizione assurda che vieta loro di interessarsene in quanto campi non individuabili strumentalmente e soprattutto perché percepiti solo da alcune persone e non da tutti!
Una teoria è quella formulata dai famosi padri fondatori della Baubiologie, R. Endross e K.E. Lotz che ipotizzano che questi reticoli energetici siano formati dalla fuoriuscita di neutroni derivanti dai processi di decadimento degli isotopi degli elementi pesanti della crosta terrestre. I neutroni non sono assorbiti dalla crosta terrestre e fuoriuscendo creerebbero dei “muri” di energia dal basso verso l’alto ad andamento perpendicolare fra loro.
Il dott. W. Ludwig, collaboratore di consulenti della NASA per lo studio dei campi elettromagnetici naturali da riprodurre nelle stazioni spaziali, ha formulato un’altra teoria che vede i reticoli come fenomeni ondulatori dovuti all’effetto di risonanza prodotto tra la ionosfera e la crosta terrestre che sono masse sferiche concentriche e che costituiscono un enorme “risonatore sferico cavo” che emette un’onda portante di 7,8 Hz, detta onda di Shumann, della quale i reticoli energetici costituirebbero delle armoniche in sequenza, interagenti con il campo magnetico del pianeta, e da ciò la loro polarizzazione secondo il Nord magnetico.
Altri autori, soprattutto i meno recenti, si rifacevano alle teorie di G. Lakhovsky, un ricercatore degli anni ‘30, e  ritengono che i reticoli traggano origine dalla rifrazione delle onde cosmiche dovuta alla diversa permeabilità del terreno a queste onde, poiché i diversi substrati hanno diversa capacità di assorbimento e di rifrazione. Quando le onde cosmiche erano appena state individuate e misurate avevano ancora una forte aura di mistero ed era facile utilizzarle per attribuire loro le cause di tutti i fenomeni elettromagnetici che non avevano ancora avuto una spiegazione.
I reticoli si possono spiegare anche come sistemi energetici dovuti a coppie di fonti dotate di un’emissione molto simile, che perciò possono andare in fase. Queste emissioni creano onde concentriche che si intersecano – entrando in fase – nei punti di alta intensità, le cui sezioni sono aree pressoché rombiche, nei quali le due emissioni si rinforzano reciprocamente aumentando molto di intensità. Alla scala delle nostre osservazioni empiriche sul terreno questi reticoli sembrano avere maglie ad andamento rettangolare poiché non si riesce a percepire la circolarità di enormi fronti di onde di dimensioni  planetarie. Questa spiegazione è mutuata dalla fisica dei fotoni ed è basata sulla forte similitudine tra ciò che viene descritto dalla scienza a proposito dei fotoni emessi da origini puntuali e quello che si può constatare nell’esperienza pratica di rilievo geobiofisico. Con ciò non si vuol dire che siano composti di fotoni, ma anche questa è un’ipotesi che potrebbe essere presa in considerazione.
Sta di fatto che i “punti di alta intensità”, come li chiamiamo noi dell’Istituto GEA, sono piccole zone nocive che possono provocare patologie perché sollecitano molto precise e limitate porzioni dell’organismo in modo da scatenare l’immunità in quelle zone fino a crearvi autoimmunità, mentre di conseguenza l’immunità diventa deficitaria nelle altre zone del corpo lasciandole esposte agli attacchi esterni o non mettendole più in grado di riassorbire le cellule precancerogene. Quindi questi punti devono essere individuati e mappati come le altre zone di disturbo sapendo che il loro livello di interesse è quello dell’arredamento e della posizione dei letti. La loro individuazione non è facile perché si devono trovare i due fronti d’onda che sono molto meno intensi e non sono nocivi, quindi non danno allarme all’operatore. Gli errori di individuazione sono perciò molto frequenti e i progettisti per darsi maggiori garanzie non dovrebbero accettare mappe in cui le maglie siano molto contorte, con forme strane e sghembe: sebbene non siano di regolarità matematica, nell’area di un’abitazione le “maglie” sono sempre della stessa dimensione  poco diversa da quelle standard indicate nella letteratura specializzata[2].
figura 5

4. LE GEOPATOLOGIE

La nocività delle zone di disturbo si esplica in un’alterazione della funzionalità immunitaria. Se l’intensità dell’emissione energetica o le informazioni trasportate creano uno stress continuo nelle persone si ha un’alterazione del funzionamento del sistema ormonale, di altri organi e funzioni biologiche che alla fine causa un’anomalia della risposta immunitaria che è verificabile con l’elettroagopuntura (VEGA test o MORA). In questo caso, per analogia con quanto avviene in caso di sciami sismici, si parla di “stress tellurico”: uno stress cronico causato dal luogo che può minare le difese immunitarie permettendo così che si possano instaurare o aggravare delle patologie che sono peculiari della genetica e della tipologia caratteriale della persona.

Distinzione tra geopatia, geopatologia e tecnopatia:
Le zone che provocano un lieve stress “tellurico” sono chiamate anche zone “geopatiche” in quanto si indica come geopatia il malessere dovuto alla permanenza in loro corrispondenza, malessere che non si configura ancora come una vera e propria patologia.
In medicina funzionale le patologie dovute alle zone di disturbo e quindi allo stress “tellurico” sono definite “geopatologie”; se si può fare una correlazione diretta tra l’insorgenza di una patologia e una determinata zona di permanenza, questa si  definisce “zona geopatogena”.
Le patologie dovute ai campi energetici tecnologici sono chiamate “tecnopatologie” e spaziano dagli effetti termici propri dei campi di microonde molto intensi, agli effetti non termici (stress cronico) dei campi elettromagnetici deboli e dei campi elettrici e magnetici a bassa frequenza.
L’Analisi Geobiofisica agisce preferibilmente per la prevenzione e il mantenimento della salute; in questo si trova in sinergia con l’architettura bioecologica/bioarchitettura e con la medicina naturale. La Medicina Naturale si occupa da molto tempo delle patologie che possono essere fatte risalire all’esposizione prolungata a campi elettromagnetici naturali: le geopatologie. La Geopatologia parte dal presupposto che il luogo di vita influisca notevolmente sulla salute per il fatto che gli scambi energetici dei substrati geologici, e che le tensioni tettoniche, i campi elettromagnetici creati dalle anomalie geologiche e dall’idrogeologia possano causare uno stress cronico molto subdolo poiché si accumula soprattutto mentre l’organismo dorme quando il corpo resta fermo molte ore nello stesso posto ripetutamente per molti anni.

TABELLA 4: TIPOLOGIA DELLE ZONE DI DISTURBO DI ORIGINE NATURALE

ORIGINE

DESCRIZIONE

CARATTERISTICHE

NOCIVITÀ

 

Presenza di  acquiferi continui con acqua fortemente inquinata
presenza di acqua diffusa e con bassissima velocità di scorrimento nei materiali permeabili.
Accumuli di acqua fossile profonda e ferma
zone di disturbo estese o continue nocive solo se si tratta di acque fortemente inquinate oppure se si tratta di aree di bonifica di ex torbiere o ex paludi.
stress dato dal terreno in tutta l’area, oppure vi è disturbo nella linea di passaggio tra il terreno senza acqua sotterranea e il terreno che sotto ha la falda acquifera.
Esposizione sconsigliata 

scorrimenti locali di acqua sotterranea
in materiali molto più permeabili di quelli attorno:

“paleoalvei”zone di disturbo non molto distanziate, omogenee tra loro, anomalie leggere nel campo naturale del terreno
Stress cronico.
Esposizione rischiosa.

in materiali impermeabili: roccia
zone di disturbo frequenti ma non regolari, disomogenee tra loro, anomalie nel campo naturale proporzionali alla portata.
Stress cronico variabile in intensità fino a forte stress cronico che per alcuni soggetti può diventare stress acuto

movimento  delle masse rocciose
Sistemi principali:
faglie portantizone di disturbo molto ampie e molto distanziate, segnalate dalla carta geologica (“faglie”), anomalie molto forti nel campo naturale locale, emissioni elettromagnetiche ionizzanti (onde gamma, Radon), stress da microsismi, stress da scarico di tensione tellurica
Stress acuto e stress cronico insieme, intensità molto elevata.
Pericolo molto alto di patologie gravi.

Sistemi dipendenti:
faglie incidenti e vicariantiZone di disturbo molto distanziate, non segnate sulla carta geologica, anomalie forti nel campo naturale del terreno, stress da scarico di tensione tellurica
Stress acuto e cronico di elevata intensità, in alcuni soggetti può diventare grave.
Esposizione molto rischiosa.

Sistemi secondari:  dislocazioniZone di disturbo frequenti in presenza di faglie anche non vicine, con andamenti variabili determinati dai movimenti dei sistemi principali e dipendenti, anomalie medie nel campo naturale del terreno.
Stress cronico medio-forte.
Esposizione pericolosa.

Sistemi secondari:  fratturazioniZone di disturbo frequenti e vicine tra loro con andamenti variabili determinati dai movimenti dei sistemi principali e dipendenti, anomalie  leggere nel campo naturale del terreno.
Stress cronico medio-lieve.
Esposizione sconsigliata

reticoli energetici*
“pareti” energetiche verticali orientate secondo il Nord magnetico

zone di disturbo lievissimo che si possono considerare quasi “neutre” poiché non riescono a provocare danni.
Stress trascurabile e non problematico.
Esposizione consentita.
Punti di alta intensità o “incroci” delle pareti energetiche
Zone di disturbo molto ristrette, con andamento reticolare localmente regolare e omogeneoStress cronico medio-alto, focalizzazione puntuale quasi sempre patologica.
Esposizione pericolosa. 

altre fonti *“Colonne” energetiche verticali – Spirali elettromagnetiche
Zone di disturbo ristrette, più rare, con andamenti casuali e disomogenei, di forma approssimativamente circolare
Stress cronico di intensità variabile.
Esposizione sconsigliata

* campi energetici rilevati solo con l’esperienza empirica, ma uniformemente da molte persone diverse; costituiscono zone di disturbo “puntuali” che dovrebbero essere prese in considerazione nello studio della disposizione dei letti.
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La chiave per capire l’importanza dell’analisi geobiofisica del luogo in cui si dorme è quindi lo “stress cronico”. E’ molto importante definire il concetto della dinamica dello stress riguardo ai suoi effetti patologici per comprendere l’insorgenza delle geopatologie.
Se il letto dove si dorme è disposto in modo da esporci ad una “zona di disturbo”, le prime volte ci saranno dei segnali di allarme come malesseri vari al risveglio, ma dopo un po’ l’organismo sarà costretto a cedere e ad abituarsi e non manderà più segnali d’allarme avvertibili. Lo stress dato dalle zone di disturbo è una sollecitazione che si accumula in maniera cronica notte dopo notte per anni, finché diventa una fonte di irritazione e di infiammazione locale tenendo il sistema immunitario sempre iperattivo nella zona del corpo interessata dall’irradiazione. Questo stato di sollecitazione costa all’organismo molta energia e si finisce per consumarla tutta fino a che l’organismo, sollecitato anche da svariati altri fattori di stress, esaurisce le sue riserve di energia, cede e si ammala. Il nostro organismo ha una notevole capacità di adattamento e resiste anche a situazioni difficili, ma non per un tempo indefinito.
A quel punto ciascuno secondo la sua ereditarietà genetica, la sua tipologia caratteriale e il suo stile di vita andrà incontro ad una patologia cui è già predisposto[1].
Lo stress tellurico è una componente importante dello stress complessivo subito dalle persone e può essere il fattore che fa la differenza nella capacità di reazione alle cure e nella potenzialità di difesa immunitaria. Spesso i campi energetici locali sono abbastanza intensi da riuscire a trasmettere informazioni in superficie e farle arrivare alle persone che si trovano in loro corrispondenza, così possono essere le responsabili dello stress se, ad esempio, sono informazioni di tensione o di pericolo. Le informazioni che arrivano dallo scambio energetico del terreno sono relative a stati di tensione o di distensione, di dispersione o concentrazione, a stati di assorbimento energetico o a stati di cessione energetica, informazioni relative a frequenze di minerali e di metalli presenti nei substrati o nell’acqua ecc., informazioni che appartengono alla sfera emozionale e che sono colte e recepite in modo inconscio[2]. Se queste informazioni sono in sintonia con i recettori che sono l’acqua del corpo e il carattere relazionale delle persone, allora si ha una loro “neutralità” energetica[3]. Una zona si può quindi definire “neutra” quando sia l’intensità del campo energetico tellurico presente, sia le informazioni da questo trasportate non arrecano disturbo (stress) riferendosi ad un tipo di visione dell’uomo derivato dalla Medicina Tradizionale Cinese (agopuntura) e confermato dalle più recenti scoperte scientifiche relative alla Medicina Bioenergetica e Bioelettronica[4].
Si ritiene utile infine riportare una frase del prof. Lotz, uno dei fondatori del movimento della “Baubiologie”: “… Si scelga dunque un terreno per l’edificazione non soggetto a perturbazioni dovute a falde acquifere o alla presenza di fratture, faglie o corrugamenti geologici. Per poterlo stabilire è indispensabile far esaminare il terreno da persone in grado, per la loro connaturata sensibilità, di rilevare eventuali alterazioni del campo di radiazione naturale.”[5]

4.1.  La diagnostica medica dei “carichi geopatici”
la diagnosi dei carichi geopatici può essere fatta sulle persone solo dopo che abitano da qualche mese in una casa, quindi non è un elemento che può intervenire in fase di progetto.
La diagnosi medica è ugualmente interessante per le sue caratteristiche di controllo e verifica delle indicazioni dell’analisi energetica e degli eventuali correttivi messi in atto nel progetto.
Negli studi di alcuni medici si può ottenere un controllo per sapere se si è soggetti ai danni prodotti dal luogo dove si dorme, cioè se si è affetti da geopatologie o tecnopatie, e di conseguenza impostare una cura appropriata. Occorre rivolgersi a medici esperti di Medicina Bioenergetica Funzionale o di Medicina Bioelettronica in possesso di strumenti elettronici che utilizzano il Voll Test, come l’elettroagopuntore o le sue derivazioni ancora più sofisticate e automatizzate attualmente disponibili (MORA, Bicom, Biotest o altri), che permettono di formulare una diagnosi corretta di geopatologia. Questi medici, oltre ad avere una perfetta conoscenza dell’utilizzo di questi sofisticati strumenti elettronici, devono anche essere a conoscenza delle principali cognizioni di Geopatologia.
Il controllo della presenza del carico geopatico (o tecnico) avviene dopo l’intervento dell’esperto in analisi geobiofisica, ma al medico non va comunicato l’esito dell’analisi geobiofisica che andrà confrontato solo dopo la formulazione della diagnosi medica; al medico dovrebbe essere richiesto solo il controllo del possibile carico geopatico in atto sulla persona.
Questo fatto di non mettere al corrente il medico dei risultati già ottenuti con l’indagine geobiofisica (o ciascuno dei due soggetti se si tratta di un controllo incrociato) è indispensabile per non influenzare il medico nell’uso della strumentazione e ottenere così una diagnosi medica corretta, inoltre abitua a rapportarsi al metodo scientifico della ricerca  “in cieco” che è l’unico metodo che consente un reale controllo delle affermazioni in questo campo.

4.2.  Gli strumenti di analisi dei rischi geopatogeni del sito
Nella parte geobiofisica dell’analisi energetica sono presenti due tipologie di rischio: quello dato dalla matrice energetica dell’area, presente anche nelle zone definite “neutre” sulla mappa delle zone di disturbo, e quello dato dall’esposizione alle zone di disturbo.
L’analisi del rischio dato dalla matrice energetica del luogo è più generale. Si può fare se si  confrontano i suoi effetti con le caratteristiche energetiche dei futuri abitanti. Naturalmente non sempre in fase di progetto si conoscono le persone che andranno ad abitare nei nuovi edifici, perciò per valutare il rischio dato dalla matrice energetica dell’area di progetto è utile applicare l’analisi delle vocazioni energetiche del sito per capire se la matrice energetica può comportare problemi a qualche categoria di persone. È raro che i terreni edificabili incorrano in questa possibilità, ma progettando in architettura bioecocompatibile si deve tener conto del benessere dei futuri abitanti e quindi occorre porsi il problema.
Le matrici energetiche “estreme” sono le uniche a provocare un disagio a tutti e a obbligare ad un vero e proprio allarme verso determinate categorie di persone. Queste matrici sono quelle ad assorbanza quasi assoluta (terreni risultati dalla bonifica di torbiere o paludi) o a emittanza troppo elevata (terreni interessati da faglie in aree vulcaniche). Le altre matrici possono provocare problemi seri solo a persone affette da patologie correlate al loro funzionamento energetico, ad esempio un’area con matrice energetica in emittanza rispetto ai cardiopatici ipertesi.
Non potendo conoscere i futuri abitanti, il progettista può solo accertarsi che le condizioni energetiche del sito di progetto non siano estreme; se lo fossero dovrebbe chiedersi che senso ha un progetto bioecocompatibile in quel sito che sicuramente non è un sito adatto alla residenza.
Nel definire estreme le condizioni di un’area,oltre che della matrice energetica, si dovrebbe tener conto anche dell’eventuale presenza di una dinamica di innalzamento o di sprofondamento (come il bradisismo) poiché potrebbe aggravare la situazione: ad esempio se un movimento in abbassamento dell’area si somma ad una matrice ad elevata assorbanza si creano condizioni estreme che sono fonte di disagio per tutti e non solo per alcune tipologie di persone, condizioni che per alcuni possono diventare facilmente patologiche.
Per quanto riguarda l’analisi del rischio dovuto alle zone di disturbo, come non vi sono strumenti elettronici che permettano l’individuazione e la misurazione dei campi elettromagnetici naturali rilevati, così la valutazione della presenza di un rischio connesso con l’esposizione delle persone a questi campi è svolta dall’esperto che li individua dal momento che li inserisce nella mappatura delle relative zone di influenza. Il progettista ne prende atto e cerca di adattare l’ipotesi progettuale all’eventuale presenza di zone di disturbo nell’area di lavoro in modo che queste zone non interessino aree dove saranno disposti i letti. A discrezione del progettista, ed eventualmente del committente, l’attenzione si può estendere ad altre posizioni di riposo, studio o relax .
La mappa con l’individuazione corretta delle zone di disturbo presenti nel sito di progetto costituisce quindi lo strumento privilegiato di analisi dei rischi. La condizione necessaria perché questa mappa sia realistica è che l’esperto che la prepara sia professionalmente molto preparato e che stia bene quando esegue i rilievi geobiofisici. Infatti in questo tipo di analisi percettiva se non vi è una forte professionalità si scivola fin troppo facilmente nell’esoterismo che, col suo fumo affascinante, fa da copertura all’incapacità, oppure serve da pretesto per proporre l’acquisto di un materiale o di un oggetto “antidisturbo” assolutamente inutile; se non si sta bene non si riesce ad accorgersi di eventuali errori e si fa più facilmente confusione tra i segnali percepiti.
Per avere la conferma della nocività delle zone di disturbo trovate possono essere svolti dei test su delle persone, e all’occorrenza il progettista può anche prestarsi come testato se l’esperto è da solo.
Il test chinesiologico delle dita della mano chiamato “O’ Ring Test”, o “test di Omura”, se fatto professionalmente e in cieco, permette un grado di controllo indiretto abbastanza efficace in quanto in una zona di disturbo mette in evidenza un abbassamento di energia muscolare (in una persona diversa dall’operatore stesso) e fornisce quindi una verifica di quanto diagnosticato sul terreno.
I test bioelettronici sono in grado oggi di valutare moltissimi parametri e di formulare pre-diagnosi molto accurate, quindi un controllo sui futuri abitanti effettuato con uno strumento di EA (Elettro-Agopuntura) dopo qualche mese di permanenza nella nuova abitazione fornirebbe la riprova della presenza o meno di una zona di disturbo nella posizione del letto, verificando definitivamente in modo positivo o negativo l’indicazione dell’esperto.
Invece delle verifiche sono all’ordine del giorno le proposte di illusioni “magiche” e spese inutili. Bisogna che il progettista sappia distinguere un esperto in analisi geobiofisica professionalmente preparato e deontologicamente impostato da un venditore rappresentante di una ditta che usa il pretesto delle zone di disturbo per terrorizzare il cliente e vendergli costosi rimedi che lo proteggeranno magicamente da tutte le “onde negative” comprese quelle tecniche! Un primo screening può essere facilmente fatto valutando se l’esperto interpellato vende o meno dei sistemi di “compensazione” o “schermatura” e in questo caso il fatto che proponga una “soluzione” diversa dalla mappa delle zone di disturbo è da considerare sicuro indice di incompetenza e non certo un valore aggiunto alla prestazione professionale. Un secondo vaglio può essere fatto accertandosi che l’esperto, anche se non vende nulla e non è legato ad alcuna ditta, invece di individuare le zone di disturbo, non proceda alla “cura” o alla “guarigione” della casa con metodi sciamanici o ponendovi piastrine, simboli o disegni radiestesici. Non è questo che serve alla progettazione: l’esperto interpellato per collaborare al progetto deve astenersi da qualsiasi intervento che non sia il rilievo e la mappatura delle zone di disturbo tecniche e naturali, non deve fare lo sciamano ma saper usare correttamente la strumentazione (cosa che ai venditori viene difficile) e conoscere bene le proprie reazioni energetiche, con un impegnativo lavoro su se stessi, in modo da produrre un’analisi geobiofisica dell’ambiente il più corretta possibile.
Il progettista deve sapere che nell’analisi energetica un venditore non può essere contemporaneamente anche un buon esperto perché l’intenzione di vendita, al di là della sua volontà cosciente, gli farà trovare sempre una zona di disturbo in corrispondenza dei letti anche se sono disposti in zone perfettamente neutre: questo fatto è stato provato da un famoso esperimento condotto da esperti in Baubiologie in Germania in cui, con la collaborazione del Forschungskreis del dr Hartmann, fu disposto un letto in una zona perfettamente “neutra” e poi furono chiamati a farne l’analisi dieci operatori che di prassi ponevano “oggetti antidisturbo” sotto o nei pressi del letto: ciascuno all’insaputa degli altri, tutti e dieci trovarono qualche grave disturbo nella zona del letto in modo da poter vendere il loro dispositivo e dopo averlo messo in opera, riprovando a “percepire”, erano sempre convinti che tutti i campi fossero stati schermati perché non li sentivano più. Potenza della necessità di vendere!
per questo è assolutamente da evitare la disposizione nell’ambiente di oggetti strani, piastrine magnetiche, fialette, antenne, stuoie o altri strumenti che dovrebbero possedere le proprietà “magiche” di annullare (le varie pubblicità dicono: “assorbire”, “schermare”, “drenare e scaricare” ecc.) la presenza dei campi energetici naturali e tecnici. Questi oggetti si rivelano completamente inefficaci al proposito, ma possono anche rivelarsi  nocivi alle persone se le illudono di poter dormire tranquillamente in una posizione che magari è molto nociva.
Tra questi oggetti quelli di derivazione radiestesica (piastrine, disegni, forme, antenne) si devono considerare come “amuleti” tenendo sempre presente che se possono causare qualche effetto (placebo o reale) lo causano sulla persona che li può vedere e non certo sull’ambiente in cui sono disposti. Risulta perciò totalmente assurda, anche all’interno del pensiero magico, la loro disposizione sotto i letti o in posizioni nascoste alla vista. Alcune ditte producono strumenti effettivamente funzionanti con l’emissione di campi magnetici o elettromagnetici a diverse frequenze e a bassa intensità. Questi oggetti hanno quasi sempre la forma di stuoie coprimaterasso con bande magnetizzate, ma alcuni sono fabbricati anche sotto forma di veri e propri emettitori di radiofrequenze funzionanti a batteria. Lungi dal poter agire sui campi elettromagnetici naturali o su quelli tecnici, questi emettitori non possono assolutamente fornire alcuna schermatura dalle zone di disturbo. Questi prodotti sono in realtà strumenti magnetoterapeutici che, emettendo particolari frequenze, possono attuare una terapia (alla persona, naturalmente, non all’ambiente circostante come si legge in qualche depliant) che dovrebbe aiutare il sistema immunitario a rimanere regolato anche in presenza di un’irradiazione nociva.
Però attualmente nessuno può affermare che queste apparecchiature abbiano questo effetto e non siano invece nocive loro stesse, almeno potenzialmente, poiché le ditte produttrici non rendono disponibile alcuno studio scientifico sugli effetti dell’utilizzo dei loro apparecchi, studi che sarebbero tanto più necessari in quanto la terapia elettromagnetica, come quella farmacologica, soprattutto quando è protratta nel tempo, può essere nociva a particolari categorie di persone o avere un effetto positivo in un senso ed effetti collaterali nocivi nell’altro.
Per queste ragioni consigliamo vivamente i progettisti di non fidarsi delle soluzioni “miracolose” pur di non cambiare le disposizioni previste per i letti. Far acquistare uno qualsiasi dei prodotti venduti in modo truffaldino per la “schermatura” dalle zone di disturbo significa prendersi la responsabilità di ingannare il proprio committente e di esporlo ad una possibile nocività dovuta al luogo senza che possa rendersene conto e così sottrarsi all’irradiazione.
Attualmente, ripetiamo, non esiste ancora alcun prodotto che riesca a schermare i campi elettromagnetici naturali che danno origine alle zone di disturbo. Invece per schermare i campi tecnici esistono alcuni prodotti funzionanti in modo scientifico e certificato, ciascuno di questi è specifico per un tipo di campo e non va bene per schermare gli altri. Si tratta di gabbie di Faraday a trama molto fitta di metalli superconduttori per le radiofrequenze e di fogli di speciali leghe metalliche per il campo magnetico a 50 Hertz, non di piastrine da mettere sui contatori, di paletti metallici da mettere sul tetto e collegare alla messa a terra perché “assorbano” il campo o di stuoie da sistemare nel letto.

5. CRITERI DI LOCALIZZAZIONE IN FUNZIONE DELL’ANALISI ENERGETICA DEL SITO

Al progettista è indispensabile la mappatura delle zone di disturbo trovate con l’analisi energetica del sito e la sua resa in una “tavola energetica” da aggiungere alle tavole di progetto. Non si deve quindi accettare un’analisi energetica “sulla parola”. Inoltre l’esperto che effettua l’analisi energetica deve prendersi la responsabilità di quello che afferma firmando una relazione scritta.
La mappa serve all’inizio, per verificare le ipotesi progettuali rispetto alla posizione delle zone di disturbo presenti nell’area di progetto. La situazione migliore si ha quando si dispone della mappa delle zone di disturbo ancora prima di stabilire la posizione della costruzione sul terreno, e questa dovrebbe essere la procedura adottata in tutti i casi in cui è possibile. Si potranno così evitare le eventuali zone più perturbate sovrapponendo il progetto alla mappa delle zone di disturbo. Se non si può modificare la posizione della costruzione si potrà modificare la distribuzione interna o solamente la previsione dell’arredamento.
La mappa della situazione elettromagnetica del sito va utilizzata per verificare la compatibilità della distribuzione delle funzioni prevista progettualmente sapendo che le zone di disturbo naturali influiscono solo sulla loro verticale. Di preferenza la mappa redatta dall’esperto dovrà essere orientata a Nord in modo da mostrare il rapporto tra l’abitazione e il Nord magnetico e il rapporto delle stanze con l’energia data dall’illuminazione solare. In ogni caso la direzione del Nord dovrà essere riportata in modo preciso ed evidente.
È ovvio che nella localizzazione della costruzione entrano in gioco anche molti altri fattori, ma sta di fatto che, dopo aver considerato i vincoli normativi, l’analisi energetica ha una sua priorità soprattutto se si tratta di un edificio particolare come una scuola, un asilo-nido o una casa di riposo.
In un’abitazione l’analisi energetica influirà sulla localizzazione delle stanze da letto all’interno della distribuzione progettuale o sulla posizione dei letti nella progettazione dell’arredamento.
Anche in questo caso è bene disporre al più presto della mappa delle zone di disturbo perché dalla posizione dei letti dipendono i punti luce le prese e gli interruttori.
Vogliamo trattare brevemente anche della posizione della testa del letto poiché questa “notizia” si è diffusa a macchia d’olio. La disposizione a nord della testa del letto ha un senso solo migliorativo della qualità del sonno, e non ha niente a che vedere con potenziali disturbi o patologie: nessuno si ammala se non dorme con la testa a Nord. Diventa quindi un elemento secondario che si può introdurre solo quando nella posizione a Nord non vi siano zone di disturbo elettromagnetiche.
Per quanto riguarda i riscontri scientifici: il dott. Regnault, con alcuni suoi colleghi, fece vari esperimenti dal 1917 al 1926 sulle reazioni fisiologiche e riflessologiche dovute all’orientamento di una persona distesa[6]. Da questi studi era emerso che la tensione arteriosa e l’ampiezza del polso presentano un massimo nella posizione con la testa a est e un minimo quando la testa è rivolta a nord. Questi dati, scrive Regnault, potrebbero spiegare la maggior calma e la migliore qualità del sonno che molte persone trovano in questa posizione che quindi è la migliore per riposare perché è quella in cui si registra il  minimo di attività dell’organismo.
Un recente studio di un gruppo di ricercatori dell’Istituto Max Planck di Martinsried in Germania, da anni impegnato ad analizzare le influenze dei campi magnetici sugli esseri viventi, ha confermato indirettamente quanto affermato da Regnault riscontrando un prolungamento del 7% della fase REM (Rapid Eye Mouvements) quando la persona dorme in un letto orientato sull’asse Nord-Sud[7]; in questo caso non vi è differenza tra l’avere la testa a Nord o la testa a Sud. Corrispondendo la fase REM al sonno profondo e per l’85% anche alla fase onirica, la disposizione sull’asse Nord-Sud, e quindi anche la posizione con la testa a Nord, favorisce di fatto una migliore qualità del sonno.
Ma nel localizzare i letti in funzione dell’analisi energetica bisogna applicare una scala di valori in cui al primo posto vi è la posizione priva di disturbi elettromagnetici e al secondo posto vi è l’orientamento a Nord.
In definitiva, quello che si propone al progettista con l’analisi energetica del sito è l’adattamento intelligente alla situazione energetica del luogo: la soluzione migliore rimane sempre quella di scegliere per i letti (e per le altre funzioni che prevedono una lunga permanenza ripetuta) le zone neutre evitando le zone con disturbi elettromagnetici.

5.1.  La mappatura dell’analisi energetica e il suo utilizzo progettuale
Solo in casi rarissimi le zone di disturbo sono ampie tanto da coinvolgere la maggior parte di un terreno  o di un’abitazione. Mappe di questo tipo sono giustificate solo se riguardano terreni posti in corrispondenza di faglie portanti, di ex torbiere o di acquiferi continui molto inquinati. Altrimenti devono essere ritenute frutto di errori di interpretazione delle percezioni.
Normalmente i fenomeni geologici e idrogeologici comportano in superficie una ristretta zona di disturbo. Riportando queste zone sulla mappa si avrà quasi sempre il disegno di una “fascia” lunga e stretta, a meno che la zona di disturbo sia originata da un’anomalia di altro tipo, molto circoscritta, che darà una zona di disturbo rotondeggiante, rappresentata con un cerchio. I campi energetici reticolari saranno evidenziati nei loro punti di alta intensità.
La mappa dello stato energetico del sito deve esprimere con chiarezza dove si può permanere e dove non è bene farlo, perciò l’Istituto GEA ha stabilito una semplice convenzione cromatica: il rosso per evidenziare le zone di disturbo naturali e un altro colore per indicare le zone di disturbo tecniche. La lettura della mappa va fatta considerandola come una zonizzazione:
– le zone evidenziate cromaticamente sono nocive
– le zone lasciate in bianco sono “neutre”.

Le zone colorate sono aree in corrispondenza delle quali non è possibile dormire o sostare per un periodo prolungato senza incorrere in qualche danno alla salute psicofisica, come dimostrato dallo studio del prof. Otto Bergsmann.

Riassumendo quanto detto sinora:
Gli obiettivi dell’analisi energetica dei luoghi sono:

–   l’individuazione e la mappatura di eventuali zone di disturbo elettromagnetico, la valutazione della
compatibilità della permanenza in tali zone con il mantenimento della salute;

–  la scelta di un luogo “neutro” per le zone di permanenza prolungata e principalmente per le posizioni
del periodo di sonno;

–  la collaborazione con il progettista per l’adozione delle opportune scelte progettuali con l’inserimento
dell’analisi geobiofisica nell’analisi del sito accanto alla misurazione strumentale e all’analisi ecologica.

5.2.  Esempi applicativi
Un primo esempio è frutto di un lavoro significativo commissionato all’Istituto GEA da una cooperativa regionale di recupero edilizio per la trasformazione in area residenziale dell’ex area industriale “Officine Lombardini” di Reggio Emilia di circa cinquemila metri quadri. Non trattandosi di un intervento in architettura bioecocompatibile, per la parte geobiofisica dell’analisi energetica del terreno era stata richiesta l’individuazione delle sole zone di disturbo più pericolose. Per la parte tecnica, alle misurazioni non emergevano problemi.  È stata redatta la mappa delle zone di disturbo più nocive individuate nell’area, dovute a fenomeni geologici e idreogeologici.I progettisti hanno elaborato di conseguenza la mappa con la bozza del progetto edilizio, sovrapponendo il progetto alla mappa delle zone di disturbo e facendo in modo che queste ultime coinvolgano solo le zone giorno delle abitazioni.
Si tratta di un buon esempio di utilizzo progettuale dell’analisi energetica del sito, anche perché l’ipotesi progettuale iniziale era del tutto diversa ed avrebbe esposto molte abitazioni alle zone di disturbo anche nelle stanze da letto. Il progettista ha dimostrato coraggio ed ha modificato completamente il progetto in seguito alle indicazioni dell’analisi energetica del sito.
Riteniamo importante proporre alcune mappe di zone di disturbo in modo da rendere bene l’idea di cosa debbano essere e cosa debbano rappresentare.
Nell’immagine successiva si può vedere l’analisi geobiofisica del terreno per una casa di riposo per anziani a Sestu (CA). Il progetto, sponsorizzato dal Comune, prevedeva la costruzione in terra cruda e legno, come l’edilizia tipica della zona, utilizzando i materiali della bioedilizia. Il terreno ai piedi di un sistema collinare è solcato da alcune fratturazioni. Altre zone di disturbo sono dovute agli scorrimenti in paleoalvei nello strato di sedimento. La cooperativa costruttrice presentava così le caratteristiche salienti di questo progetto: “Questo intervento perciò sarà realizzato dando priorità al vivere sano e valutando tutti quegli elementi che concorrono al miglioramento della qualità edilizia. Gli alloggi saranno costruiti secondo le priorità ritenute dagli esperti necessarie utilizzando  tecnologie  e  materiali  della  bioedilizia  quali:   a)  analisi  delle zone geopatogene; b) eliminazione dei campi elettromagnetici tecnici tramite l’utilizzo di cavi schermati, biointerrutori, vernici schermanti, ecc.; c) utilizzo di materiali naturali non tossici; d) struttura portante in mattoni crudi e legno; e) studio della tipologie considerando l’orientamento; f) riciclaggio acque reflue; g) utilizzo energie alternative per risparmio energetico”.
La mappa, per il punto a) analisi dele zone geopatogene, ha permesso ai progettisti di ottimizzare la distribuzione interna delle camere. (indagine di Marino Zeppa e Ivano Ferri).
Un’altro esempio è ricavato dall’analisi energetica di un terreno di media montagna, commissionata all’Istituto GEA da un privato. Il terreno è posto su uno strato di argilla sopra la roccia ed ha una lieve pendenza. Le linee colorate indicano fratture della roccia e scorrimenti di acqua tra l’humus e l’argilla che potrebbero scomparire o cambiare nel tempo dipendendo dalla quantità di piogge e dalla stagione. La linea blu trasversale indica uno scorrimento di acqua profonda in una frattura della roccia. Il progetto prevede una bifamiliare in architettura bioecologica. Dopo aver preso visione della mappa dell’analisi geobiofisica del sito, il progettista ha adattato la disposizione dell’edificio il più possibile alla situazione energetica salvaguardando almeno la zona notte. (Indagine geobiofisica per l’Istituto GEA di Daniela Gabutti e Pier Prospero).
La mappa seguente è il risultato dell’analisi dell’esatta porzione di terreno previsto per la costruzione di un’abitazione bioclimatica in un lotto della pianura emiliana. Il progetto è stato proiettato sulla mappa delle zone di disturbo per ottenere un’informazione immediata rispetto alle eventuali problematiche. Sono state individuate sia le zone di origine geologica, disegnate come strisce rosse, sia i punti di alta intensità dei campi reticolari, disegnati come cerchi rossi di cui si vedono le linee di congiunzione. Questa analisi completa permette di prevedere precisamente i posti dei letti e i progettisti hanno deciso di spostare di poco l’edificio verso Est per limitare le problematiche create dalle due zone di disturbo, originate da discontinuità nei materiali del substrato, presenti ai lati Ovest ed Est della porzione di terreno. (Indagine geobiofisica di Pier Prospero e Claudio Guariento).


[1] H. Seley in Stress without Distress (cit. da A.Lowen in Stress e Malattia – Ed. Centro Doc. W.Reich, Milano ’87) afferma che se lo stress è leggero, breve e rimane senza angoscia non è dannoso per l’organismo e può essere utilizzato in modo costruttivo, mentre se lo stress è troppo forte e prolungato arriva a produrre angoscia e questa situazione diventa patologica.

[2] Bender M.: Interfacial phenomena in biological systems, p.279, Medekker Inc.New York 1991;    Frolich H.:  Biological coherence and response to external stimuli, Springer, Verlag, Berlin 1988;     Wulle P.: Emission of visible and UltraViolet radiation by active geological systems, Collect.Phenom. 3, 187-214, 1981.

[3] Upledger J.E., Vredevood G.D.: Somatoemotional release 2 vol., Eastland Press, Seattle.

[4] Oscham J.L.: Bioelectromagnetic Communication, BEMI Currents Newsletter, 2, 11-14; C.W. Smith, The electromagnetic Man, op. orig. 1990.

[5] K.E. Lotz  “La casa bioecologica”, 1975.

[6] J.Regnault: Lés méthodes d’Abrams,  Maloine Ed. Paris, 1927

[7] è da notare che un allungamento del 7% della fase REM è un risultato di tutto rispetto specie se si tiene conto che il miglioramento è dello stesso ordine di grandezza di quello provocato dagli antidepressivi (Con la bussola si dorme meglio, di M. Pedretti – in: Star Bene n. 8, Agosto 1989).

[1] Forschungskreis für Geobiologie “dr Hartmann” e. V.,  Waldbrunn W.K. (Heidelberg), Adlerweg 1

[2] A Waldbrunn (Heidelberg) la maglia del reticolo N/S è m 2,5 da Est a Ovest e m 2 da Nord a Sud; in genere la maglia del reticolo diagonale al Nord è intorno a m 4,5 x 4,5.

 


[1] La situazione geologica è riportata dalle carte geologiche o è desumibile dalla mappa del CNR “Progetto Finalizzato Geodinamica: Structural  Model of Italy”. La situazione strutturale è riportata su questa stessa mappa.


[1] Bergsmann dr Otto  “Risikofaktor Standort”  Facultas Verlag, Wien 1990, citato

[2] Un campo elettrico è una regione di spazio dove si manifestano forze sulle cariche elettriche, dando origine, se le cariche sono libere di muoversi, a correnti elettriche; l’intensità del campo elettrico si misura in “volt/metro” (V/m) – da: Daniele Andreuccetti  del Consiglio Nazionale delle Ricerche; in Gazzetta ambiente 4/1999

[3] “un campo magnetico è una regione di spazio dove si manifestano forze sui dipoli magnetici e sulle correnti elettriche; anche il campo magnetico è in grado di generare correnti nei materiali conduttori, poiché determina in essi un campo elettrico indotto; l’intensità del campo magnetico si misura in “microtesla” (µT) o “nanotesla” (nT). da: Daniele Andreuccetti  del Consiglio Nazionale delle Ricerche; in Gazzetta ambiente 4/1999

[4] “(In un campo elettromagnetico) … I campi si propagano a distanza indefinita dalla sorgente, assumendo una struttura detta di tipo radiativo: il campo elettrico ed il campo magnetico sono perpendicolari tra di loro ed alla direzione di propagazione e tra le loro intensità – che variano in modo sinusoidale tanto nel tempo quanto nello spazio (“onda elettromagnetica“). Un’onda elettromagnetica trasporta energia; la densità di potenza (energia trasportata per unità di tempo e di superficie, espressa in W/m2) risulta proporzionale al prodotto delle intensità del campo elettrico e del campo magnetico” da: D. Andreuccetti, M. Poli e P. Zanichelli, “Elementi di fisica delle onde elettromagnetiche e nozioni di base sugli indicatori di rischio” Modena, 17-19 settembre 1998


[1] materiali tratti da: “Habitat e  Salute, dalla geopatologia all’ecopatologia” – HSA, Rivoli TO

[2] Bistolfi: Campi magnetici in medicina,  Minerva Medica, 1981

[3] ibidem, pag.221

[4] ibidem, pag.229-230

(5) i cicli delle macchie solari (tempeste magnetiche), il periodo di rotazione del sole su se stesso di 27 giorni, i cicli lunari e anche determinate posizioni dei pianeti, nonché la posizione stessa che la Terra occupa attraverso la galassia nel suo percorso in direzione della costellazione di Ercole (M.Gauquelin: Ritmi biologici, ritmi cosmici,  Ed.Faenza 1976, pag.114).

[6] Rabdomanzia (dal greco ràbdos, verga, e mantèia, divinazione): modo di scoprire l’esistenza sotterranea di giacimenti di acqua o di giacimenti minerari. La r., praticata fin dall’antichità, consiste nel percorrere in tutti i sensi il terreno tenendo in mano una verga di legno dolce a forma d’arco; passando sul punto del giacimento cercato, la verga si incurva con un rapido guizzo per l’azione di movimenti automatici dei muscoli provocati, secondo alcuni, dall’emissione di particolari radiazioni capaci di colpire la specifica sensibilità dell’apparato neurovegetativo del rabdomante, provocando in esso scariche motorie. Da “Universale Leonardo”, Walk Over Italiana Editrice (BG) 1977.

[7] König H.L., Betz H-D.: Erdstrahlen? Der Wünschelruten Report, Wissenschaftlicher Untersuchungsbericht, Eigenverlag, München, 1989

[8] Betz H-D.: Unkonventionelle Wasserprospektion, Felderprobung der Rutengänger-Methodik in Trockenzonen, Deutsche Gesellschaft für Technische Zusammenarbeit GTZ GmbH, 1993

[9] Y.Rocard: La scienza e i Rabdomanti, Longanesi 1990

[10] Anatomical localisation of human detection of weak electromagnetic radiation: experiments with dowsers, Harvalik Z.V. Physiol.Chem. & Physics, 10, 525-534, 1978

[11] Sugli effetti biologici e fisiologici del campo magnetico in Atti del Convegno della Salute, Ferrara 1966.

[12] Prof. Roberto Chiari, comunicazione al corso professionale per Esperti in Analisi Geobiofisica dei Luoghi tenuto dall’Istituto GEA; 2001


[1] per i materiali, e quindi per i terreni, i gruppi di reazioni energetiche sono fondamentalmente 4, mentre per le persone diventano 5 (Analisi Bioenergetica).


[1] Prof. Roberto Chiari, comunicazione al corso professionale per Esperti in Analisi Geobiofisica dei Luoghi tenuto dall’Istituto GEA; 2001


[1] GEA geobiophysical environmental analysis, istituto per l’analisi geobiofisica dell’ambiente, www.istitutogea.it , dal 1996 si occupa della divulgazione dell’analisi geobiofisica tra il pubblico e della preparazione professionale degli Esperti in Analisi Geobiofisica dei Luoghi con una posizione critica vicina al pensiero scientifico e lontana dall’esoterismo.

[2] Bergsmann dr Otto  “Risikofaktor Standort”  Facultas Verlag, Wien 1990.

[3] I termini: analisi geobiofisica, indagine geobiofisica, analisi geobiofisica dell’ambiente e simili sono stati introdotti dall’Istituto GEA.

deutsch Inhalt: die energie von GAIA, Geobiophysik und Bioenergetics zum Verstehen der Energie des Planeten

TermografiaPianetaTerravon Pier Prospero, Architekt, geobiologische Berater, Fachmann für Umwelthygiene und medizin auf Baubiologie angewandt.
An die Artikelfassung hat Marilinda Residori – Psychologin, Spezialistin für Bioenergetic Analysis – mitgearbeitet.

Wetter Boden Mensch n. 4/99

Das Verhalten der tellurischen Energie ist dem der anderen Energieformen sehr ähnlich, obwohl es einige Besonderheiten aufweist, die uns vermuten lassen, daß ein tellurisches Energiefeld an der Oberfläche durch zwei Grundeigenschaften empfunden werden kann: seine Intensität und die befordeten Informationen.
Unter einem olistischen Gesichtspunkt ist es unmöglich, die Realität als Zusammensetzung voneinander getrennter Sektoren zu betrachten; in jeder Analyse muß daher die Wechselwirkung aller mitspielenden Faktoren in Betracht gezogen werden. Die Schädlichkeit der befordeten Information und die Schädlichkeit der Intensität des tragenden Energiefeldes sind deshalb beide auf dieselbe Art und Weise und gleichzeitig in Betracht zu ziehen.
Die Lebensenergie des Planeten entlädt sich in Schwangungen oder Eruptionen, und manchmal geschieht das auf eine gewaltige Weise sowohl in Vulkanphänomene als auch in Plattenverschiebungen und in den darauffolgenden tektonischen Bewegungen, die sich in seismischen Kräfte umwandeln.
Wir, die Menschen, verfügen über einen Rezeptor/Dekodierer aller Energieformen, der sich in unserem eigenen Körper und in seinem Energiesystem befindet, und der kräftig und “weitreichend” ist; deshalb nehmen wir sehr deutlich die tellurischen Energieausstrahlungen auf, und manchmal können diese Energiefelder für uns schädlich sein, beispielsweise denn sie lösen Angst aus und versetzen den Organismus in panischen Schrecken. Das bedeutet, daß sie uns einen zu starken Streß verursachen.
In Geobiophysik ist es sehr wichtig, diesen Begriff der Streßauswirkungen zu verstehen: H. Selye1 behauptet in seinem Buch “Stress without Distress”, daß ein leichter, kurzandauernder, keine Angst herstellender Streß dem Organismus keine Schäden verursacht und positiv wirken kann, während ein Streß, der zu stark ist oder zu lange andauert, führt zur Angst: diese Situation erweist sich als pathologisch.
Der Streß erzeugt Angst als die Reaktion zu ihrem Anreiz mehr Energie benötigt, als die dem Körper für die Reaktion zur Verfügung stehende. Selye – Pionier der Streßforschung – beweist, daß jede Situation von überflüßigem Streß – unabhängig von der Ursachen – immer die gleiche Ereignissreihe auslöst, die er in folgenden drei Phasen beschreibt: die erste Phase, oder Alarmreaktion, verursacht Hyperaktivität der Nebennierendrüsen, Kontraktion des Thymus und der Lymphknoten und Entwicklung von Magenstörungen; die zweite Phase, oder Widerstandsphase: bei andauerndem Streß entwickelt der Organismus eine Anpassung zur Situation, indem er auf seine Energiereserve zurückgreift; die dritte Phase, oder Erschöpfungsphase: bei weiterhin andauerndem Streß verbraucht der Organismus seine Energiereserve aus und bricht der Körper bei einer Erkrankung zusammen.
Auch Alexander Lowen2 setzt die Studien Selyes durch die Entwicklung der Lehre von Wilhelm Reich in der bioenergetic analysis fort und vertieft das Thema des Stresses.
Lowen ist auch von der Bedingtheit der Situationen und der Verschiedenheit der Personen bewußt, und tatsächlich fragt er sich: warum erkranken einige Personen, während bei anderen Personen in ähnlichen Situationen geschieht das nicht? Die selbstverständliche Antwort dazu ist daß einige Personen über höhere Fähigkeiten verfügen, um die Situationen zu beherrschen…allgemein gesehen muß der Unterschied in der Quantität der verfügbaren Energie liegen. Die zweite Frage betrifft die Krankheitsform, die die Personen entwickeln…ihre (unterschiedliche) Charakterstruktur macht sie für bestimmte Krankheiten anfällig.
Nach Erklärung des energetischen Streßverlaufes können wir jetzt das Thema des tellurischen Stresses behandeln, der eine der möglichen Auswirkungen der tellurischen Energie darstellt, die von der geologischen und hydrogeologischen Strukturen ausgestrahlt wird, und zwar jene Auswirkung, die von der Geobiophysik3 behandelt wird.
Auch der tellurische Streß kann leicht oder kurzer Dauer und damit von unserem Organismus erfolgreich verwendbar sein, oder zu stark oder andauernd und damit pathogen sein.
Aus der bereits unbestreitbaren Wirksamkeit der homöopathischen Mittel wissen wir, daß das Wasser Informationen aufnimmt und überträgt. Die erste und stärkste Information, die das unterirdische Wasser aufnimmt, betrifft den Status der tektonischen Energie des Gebiets, wo das Auffüllen stattfindet.
Das Wasser besitzt ein eigenes Energiefeld, das um den Grundwasser ausstrahlt, ungefähr auf die gleiche Weise, wie ein magnetisches Feld aus einem unterirdischen elektrischen Kabel ausstrahlt, d. h. hauptsächlich in senkrechter Richtung, und wird daher an der Oberfläche spürbar.
Wenn die memorisierte und befordete Information z. B. von Kompression ist, wird die vom Wasser ausgestrahlte Energie eine Message von Spannung an die Oberfläche – senkrecht über die Grundwasser – bringen, die Ursache vom tellurischen Streß für diejenigen sein wird, die in Kontakt dazu kommen.
Selbstverständlich können wir auch eine umgekehrte Situation haben, als die Informationen uns zu einer Besserung führen.
Bei gleicher Intensität der Energiestrahlung aus begrenzten Grundwasser kann deshalb ein unbehagliches Gebiet oder ein wohltuendes Gebiet vorkommen, je nach der Informationen, die das unterirdische Wasser mit sich bringt und zur Oberfläche sendet.
Hier liegt die Spezifizität der Geobiophysik und der Kunst der Aufnahme, die auf die Ortanalyse angewandt wird: die besten Zonen erkennen, wo Schlafzimmer oder die Betten gestellt werden sollten, denn das Gebiet ist energetisch gesehen nicht gleichmäßig und die Auswirkungen der Aussetzung an der im Schlafzimmer wirkende tellurischen Energie sind sehr unterschiedlich, und gehen vom Wohlsein zum Ünwohlsein, bis zur Pathologie.
Die tellurische Energie hat viele Störfaktoren, aber im einzelnen vereint die Berücksichtigung der geologischen Verwerfung die geobiologische mit der geophysischen und geopsychopathologischen Forschung. Das bedeutet außerdem, über tatsächlichen Dinge zu sprechen, die von den Geophysikern erforscht und gemessen werden, auf den Karten feststellbar sind, durch Geräte verzeichnet werden können und oft in der Landschaft sichtbar sind. Das bedeutet, über kräftige energetischen Ausstrahlungen und wirklichen Bewegungen der Erdkruste zu sprechen. Die Verwerfungslinien strahlen tatsächlich auch ein elektromagnetisches Feld mit Hochstintensitätsgrenzen im Ultraviolett und im Infrarot aus, und diese Strahlung wird durch die Luft- und Satellitenspektrometrie4 sichtbar.
Der Aufenthalt um Verwerfungslinien verursacht nicht nur ein höheres Erdbeben – und Mikroerdbebenrisiko, sondern auch eine Aussetzung auf ein zu starkes und daher schädliches tellurisches Energiefeld, da es einen überflüßigen Streß und überflüßige Adrenalinausscheidungen verursacht, die schließlich zu der oben geklärten Erkränkung des Körpers führen.
Wir sind alle voneinander verschieden, aber – wie schon durch den oben erwähnten Forschungsergebnisse erklärt – die Subjektivität der Antwort ist begrenzt und hängt hauptsächlich sowohl von der Zeit, die für die Erscheinung einiger Symptome benötigt wird als auch von dem Niveau der geetischen Gewohnheit an dem Anreiz ab.
Als der tellurische Anreiz extrem wird und sich in Aggression umwandelt, ist niemand mehr imstande, ihn zu ertragen und bei allen Menschen sind die Voraussetzungen vorhanden, die zu einer pathologischen Entwicklung führen.
Ähnlich wie es bei dem technischen Elektromagnetismus geschiet, ist die Intensität des energetischen Feldes einer Verwerfung je niedriger, desto höher die Distanz von der Quelle ist.
Das Sichentfernen von einer Verwerfungslinie führt zu einem Punkt, wo ihre Ausstrahlung einen Streß erzeugt, der von dem Körper ertragbar ist, d. h. einen Anreiz, der eine wohltuende Reaktion hervorruft.
Die Wirksamkeit des tellurischen Anreizes kann in den Sitten und Gebräuche und in den Verhaltensweisen ganzer Bevölkerungen verzeichnet werden, obwohl seine Auswirkung von dem Gesundheitszustand, von der genetischen Geschichte und von dem Lebensstil der einzelnen Personen abhängt.
Was die wissenschaftliche Forschung betrifft, ergeben sich bereits die ersten Versuche, das Problem zu behandeln, z. B. behauptet Persinger in einer seiner Forschungen, daß unter einem evolutionistischen und biochemischen Gesichtspunkt die geologischen Faktoren die menschlichen Verhaltensweisen beeinflußen… die bis jetzt zur Verfügung stehenden Beweise dafür und die begriffliche Leistungsfähigkeit der komplizierten Verbindung zwischen geologischen Faktoren und Denkvorgänge sind interessant genug, um die Forschung fortzusetzen.
Seine Forschung hebt hervor, daß bei einigen Gemeinschaften beträchtliche soziologischen Veränderungen, die sich dem Panik annähern, eine gewisse Zeit vor einem seismischen Ereignis vorkommen:   die Neigung zur Zunahme der ungewöhnlichen Verhaltensweisen in der Wochen und Monaten vor dem Erdbeben in einem Gebiet ist häufiger als man vermutet… all diese Analysen zeigen grundsätzlichen Veränderungen der menschlichen Verhaltensweisen, die in Gebiete vorkommen, die imminenter seismischen Ereignissen5 ausgesetzt sind.
Seiner Meinung nach besteht eine tiefe Verbindung zwischen dem menschlichen Verhalten und den geophysischen und geochemischen Anreize des Gebietes.
Aus dieser Voraussetzungen entstanden jüngst in den Vereinigten Staaten die ersten Universitätsfakultäten von wissenschaftlicher Geobiophisik.
Aber unserer Meinung nach ist Geobiophysik nicht nur eine Wissenschaft, sondern ist sie auch eine Kunst, die eine professionelle Anwendung in der baubiologischen Planung und in der Krankheitsvorbeugung erfordert. Solange die Wissenschaft uns keine wirklich wirksamen Geräte zur Verfügung stellt, die bei der Suche von tellurischen Energiefelder verwendet werden können, müßen wir auf die Wahrnemungsfähigkeiten einiger “überempfindlichen” Menschen zurückgreifen, die durch eine spezifische Ausbildung die unterschiedlichen Erdstrahlungen erkennen können, die in begrenzten Gebiete vorkommen. Aber auch nach der Schaffung von Forschungsgeräte kann nur die menschliche Empfindlichkeit den weiteren notwendigen Vergleich zwischen den festgestellten tellurischen Feldern und den Auswirkungen ihrer Energie und der von ihnen gebrachten Informationen durchführen, gleich wie es bei der Weinanalyse geschiet: die organoleptische Prüfung kann nie duch die biochemische Analyse ersetzt werden.
Deswegen ist diese Kunst der Wahrnehmung, die fast verloren gegangen war, wiederverwertet worden und in der Geobiophysik als professionelle Hilfe für die Ortanalyse zur Vorbeugung der von dem Ort verursachten Pathologien eingeführt worden.
Aber wie kann man direkt, ohne technologischen Geräte, die Anwesenheit eines tellurischen Energiefeldes spüren und verstehen, ob seine Auswirkung wegen der zu starken Energieausstrahlung schädlich ist, oder ob die zu uns gebrachten Informationen für uns schädlich sind?
Eine Art, wie man direkt die tellurische Energie empfinden kann, und zwar ohne technologische Geräte, besteht darin, unsere “Bioenergie” empfinden zu lernen und unser energetisches System zu aktivieren, das der Rezeptor/Dekoder der zu uns von außen ausstrahlten Felder ist.
Im Laufe der Jahre habe ich meine persönliche Erfahrung in der bioenergetische Tätigkeit erweitert, um die Empfindungsfähigkeit und Sensitivität in der geobiophysischen Forschung zu verfeinern. Durch diese Arbeit erlernte ich, die energetischen Verfahren des Körpers aufmerksam zu beobachten, und die Anwesenheit oder den Mangel, die Stagnation, den Block oder die Armonie des Energieflusses zu erkennen, die sich durch die Pulsation von Ausdehnung und Zusammenziehung zeigen.
Aus dieser Erfahrung habe ich die Änlichkeit zwischen was in dem menschlichen Körper geschiet und was in dem “Erdkörper” geschiet feststellen können.
Die bioenergetische Arbeit führt zur Entwicklung des Bewußtseins des eigenen Körpers und seiner energetischen Verfahren, und hier liegt der Unterschied zu jeder anderen physischen oder meditativen Tätigkeit.
Durch die Übungen von Bioenergetik6 von A. und L. Lowen ist es möglich, selbst zu erfahren, was Kompression, Streckung und Torsion bedeuten, die den Bewegungen der Verwerfungen entsprechen, die die Geologie als inverse, direkte und transkorrente bezeichnet, und es ist auch möglich bewußt zu werden, daß z. B. eine Position von Streckung anfänglich eine momentane Erleichterung erzeugen kann, aber falls sie länger dauert verursacht sie einen Streß, der von dem Körper durch eine Erhöhung der energetischen Ladung bekämpft werden muß, bis eine Entladung notwendig wird, die sich durch Muskelvibrationen oder durch “Eruptionen” von wirksamen Ausdrucksbewegungen: Schreien, Schläge, usw. ausdruckt.
Aus der Lehre von Reich wissen wir, daß jede Mukelkontraktion ein Gefühl zurückhaltet: wenn wir wegen der Ausstrahlungen einer Verwerfung einen Streß erfahren, können wir auch mit Angstgefühle Kontakt nehmen, die mit einer chronischen Muskelspannung verbunden sind.
Besitzt man nur noch ein bißchen genetischer Neigung dazu, kann man durch das Verstehen der Lebensenergie des eigenen Organismus, ihres Flusses und ihrer Blöcke eine gute Wahrnehmung der tellurischen Lebensenergie haben.
Unser Mikrokosmos – der Körper – ist vielleicht nicht völlig zu dem Makrokosmos unseres Planeten vergleichbar, aber es ist trotzdem wahr, daß die Weisen und die aufgeklärten Geisten der Vergangenheit den Spruch “wie in der Höhe, gleich in der Tiefe” – “wie im Himmel, gleich auf der Erde” für gültig hielten, der menschliche Organismus ist daher Frucht und Spiegel der planetarien und kosmischen Organisation, und daher liefert die Erfahrung über unsere Energie ein sofortiges Verständnis der Ereignissen, die auf einer generellen – daher auch auf einer tellurischen – Ebene stattfinden.
Zwischen der Bioenergie des Körpers und der tellurischen Energie besteht eine starke Analogie, da beide meistens Erscheinung der Lebensenergie sind, und die Lebensenergie ihre “Gesetze” hat, die in den alten Indien und China tiefgehend erforscht und kodifiziert worden sind; diese “Gesetze” ermöglichen, daß die Lebensenergie sich in den verschiedenen Situationen ähnlich verhält, durch die ewige Antwort auf dem Zyklus, der von Wilhelm Reich als Spannung-Ladung/Entladung-Entspannung hervorgehoben wurde und der als “kosmische Atmung” bezeichnet werden kann.
In diesem Zyklus ergeben sich bei Unterbrechung des Flusses energetische Blöcke und bei Hemmungen Stagnationen; die blockierte oder stagnierende Energie erzeugt immer in den Menschen ein energetisches Unwohlseinsgefühl, das eine psychophysische Krankheit verursacht, bis zur Pathologie.
Die natürlichen oder künstlichen Umwelte, die die energetischen Eigenschaften von Block oder Stagnation besitzen, verursachen pathologischen Auswirkungen in den Menschen, die in Ihrer Nähe leben.
Die Erde ist ein Superorganismus, und die Menschen stellen nur ein Teil davon dar (tatsächlich sind wir in der Erde, nicht auf der Erde) und wie die Bioenergie der Organismen, besteht auch die tellurischen energie aus einem Zusammenhang – in unterschiedlichen Mengen – von Elektromagnetismus, Anziehungs-Abstoßunsgskräfte und Lebensenergie.
Daher kann man verstehen, daß ein geobiologischer Berater durch Verwendung des physischen und energetischen Körpers als Antenne seine Energie gut kennen muß, um die tellurische Energie erkennen zu können und die davon abhängenden Auswirkungen der Anreizen und der Unausgeglichenheiten schätzen zu können.
In Geobiophysik, um begründeten Untersuchungen auch unter dem biophysischen Gesichtspunkt der Ortanalyse durchführen zu können – d. h. als man die eigene energetische Überempfindlichkeit verwendet – muß man die diverse Reaktionen des eigenen Organismus erkennen, die aus den diversen tellurischen Energieformen und aus den diversen Intensitäten und Aussetzungszeiten stammen.
Es muß auch das Bewußtsein der Wechselwirkung zwischen der eigenen spezifischen energetischen Charaktertipologie und den diversen tellurischen Strahlungsformen auf den Plan treten.
Die Gewohnheit sich selbst zu empfinden, um die eigenen Energie wahrzunehmen, und die Zentrierung als “Einwurzeln” in sich selbst führen zum “Empfinden” des Stresses aus der tellurischen Energieausstrahlung und zum Bewußtsein auch der positiven Situationen.
Der geobiophysische Berater muß daher über ein gutes Gefühl des “Grounding”, d. h. des Einwurzeln verfügen: es ist nicht die mentale Projektion, sondern die Grundlage, die Würzel, die Verbindung mit der Erde, die uns ermöglicht, die Resonanz mit den energetischen Strahlungen des Planeten zu finden.
Die Erde ist ein lebender Planet, im wahrsten Sinne des Wortes, sie ist das gesamte Ökosystem, der weitreichendste lebende Superorganismus. Die Erde hat uns erzeugt und sie ist daher unsere “Große Mutter”, folglich kann ihr energetisches System nicht von unserem so verschieden sein, außer des spazialen und zeitlichen Ausmaßes.
Aus dem Bewußtsein des Körpers und seines energetischen Systems können wir auch die energetischen Dynamiken des Planeten und infolgedessen seine Auswirkungen auf uns verstehen.
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  1. Aus “Streß und Krankheit” von Alexander Lowen.
  2. Aus “Streß und Krankheit” von Alexander Lowen. Um die Lehre Lowens zu verstehen ist das Buch “Die Spiritualität des Körpers” Astrolabio Verlag, zu empfehlen; ein weiteres nützliches und einfaches Buch ist “Bioenergetics, Seele und Körper” von L. Marchino, Xenia Verlag.
  3. Die Auswirkungen der tellurischen energetischen Ausstrahlungen können folgende Eigenschaften aufweisen: neutral sein, als unser energetische Zustand unverändert bleibt; positiv sein, als unser energetische Zustand verbessert wird; oder negativ sein, als der energetische Zustand verschlechtert wird. In jeder geomorphologischen Einheit ist eine Grundausstrahlung vorhanden, die von den Materialien verursacht wird, die in dem Substrat enthalten sind, und die die Eigenschaften von Absorbtion oder Emission besitzen können. In dieser Grundausstrahlung sind auch Strahlungen oder Störungen vorhanden, die auf Verwerfungen, Zerbrechungen, begrenzte Grundwasser, Erzlager und weitere ortlichen geologischen Anomalien zurückzuführen sind.
  4. Die Spektrometrien erhält man durch Geräte, die die diversen Wellenlänge verzeichnen und in Nanometern messen: die häufigsten und bekanntesten sind die Geräte für die Infrarotstrahlen, aber noch nützlicher sind die Geräte, deren Empfang zumindest vom Ultraviolett bis zum Infrarot geht.
  5. Persinger M. A. “Geopsychology and Geopsychopathology: mental processes and disorders associated with geochemical and geophysical factors” 1987, HSA, Übersetzung von Mariagrazia Stringhini Ciboldi.
  6. Alexander Lowen und Leslie Lowen “Expansion und Integration des Körpers in Bioenergetics, Handbuch von praktischen Übungen”, Astrolabio Verlag.

 

 

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L’applicazione del pensiero magico in Geobiologia e i danni che ne conseguono, ad esempio la proposta di false “schermature”

 di Pier Prospero  —

In prossimità di un elettrodotto si ha un forte agente stressante che è il campo magnetico e un ulteriore agente stressante che è il campo elettrico; entrambi questi campi se dovuti all’alta tensione sono molto intensi.
Il dottor Hartmann aveva stabilito sperimentalmente che se una persona è disturbata da un agente stressogeno si modificano sia il suo biocampo1 che si allarga, sia la sua resistività cutanea2 che aumenta.
Accadrà quindi che il biocampo di una persona che permane un po’ di tempo nei pressi dell’elettrodotto si allargherà anche di parecchio, e che la sua resistività cutanea aumenterà.
Se questa persona è un operatore ipersensibile che sta cercando di individuare, poniamo, le “pareti” di energia del reticolo di Hartmann e non è consapevole che lo sta facendo con il suo biocampo e non con il suo corpo, segnerà la posizione delle pareti in modo decisamente diverso da quando agisce senza essere disturbato da agenti stressanti esterni.
È il suo biocampo che è cambiato e non la maglia del reticolo che si è allargata, ma se la persona per interpretare la realtà utilizza il pensiero magico infantile non si chiederà se è cambiata la sua percezione ma trarrà immediatamente la conclusione che il reticolo si è modificato poiché vi è l’elettrodotto.
Al secondo operatore che dirama la notizia di aver trovato il reticolo più largo nelle vicinanze di un elettrodotto si avrà già una pseudo “legge” riguardante il reticolo: “il reticolo di Hartmann si allarga in presenza di un elettrodotto“, legge che chi usa il pensiero magico si sentirà subito in dovere di divulgare attraverso internet, articoli, libri e conferenze.
Non gli passerà minimamente per la testa che prima di trarre una conclusione da un’osservazione empirica occorre valutare bene le circostanze e le condizioni di tutti gli agenti della situazione osservata ed essere a conoscenza di tutte le loro variabili.
Osservando lo stesso fenomeno, una persona normalmente ragionevole e consapevole dell’uso che fa del pensiero magico, prima di tutto analizzerebbe i dati della situazione: il campo magnetico quanto è intenso, la misura del biocampo se è diversa dal solito, il suo stato percettivo, il suo stato di benessere, ecc.
Dopo aver raccolto questi dati si preoccuperebbe di cercare nella letteratura disponibile o di chiedere ad altri operatori se vi sono eventuali esperienze dello stesso fenomeno (in questo caso troverebbe ad esempio le ricerche del dr. Hartmann).
Alla fine cercherebbe di trarre delle conclusioni ragionevoli ripetendo molte volte l’esperienza.
Anche queste conclusioni potrebbero però contenere un margine di errore, data la mancanza di conoscenze precedenti in merito, quindi questa persona si guarderebbe bene dal divulgare immediatamente la notizia trasformandola in una “legge” dei reticoli, ma cercherebbe di ottenere delle conferme alla sua ipotesi assieme ad altri esperti attraverso ulteriori esperienze e altri esperimenti fino a giungere ad una ragionevole certezza.

Hartmann con bacchetta bn

Così aveva sempre agito il dr. Hartmann che non ha mai abbandonato la sua formazione scientifica ed è sempre stato spinto dalla necessità di sperimentare e di utilizzare tutte le tecniche a disposizione per verificare le ipotesi che via via andava formulando.
E nonostante questo anche il dr. Hartmann in certi casi all’inizio ha proposto ipotesi che poi si sono rivelate sbagliate.
Quindi non è certo un bene per la collettività la diffusione di queste pseudo “leggi” derivate da errori madornali commessi da operatori che utilizzano il pensiero magico inconsapevolmente e che non sanno frenare il loro narcisismo.
La Geobiologia conosciuta dai più, purtroppo, è proprio una collezione di questi errori madornali frutto di quella che in ambito psicologico si è giustamente definita la “sindrome di onnipotenza del rabdomante” e cioè di un particolare tipo di narcisismo patologico derivato dal fatto di trovare veramente l’acqua, ma di attribuire questa capacità a un dono divino che rende quelli che lo possiedono degli eletti che, proprio in virtù della supposta divinità del dono, si ritengono infallibili e quindi non accettano né verifiche né studi geologici e non pensano mai di poter sbagliare, ma ogni volta che cadono in contraddizione o vengono smentiti da una perforazione inventano lì per lì una nuova “legge” che dimostra come invece abbiano sempre ragione loro, e sono bravi, perché non è una cosa facile da fare di fronte ad una perforazione che non butta acqua.
Ho sentito personalmente un famoso rabdomante dire che aveva sbagliato un pozzo perché aveva peccato e non si era pentito abbastanza, così il suo santo protettore, che di solito gli indica dov’è l’acqua, per punirlo gli aveva indicato l’acqua nel posto sbagliato.
Siamo al limite tra medioevo e delirio psichiatrico, ma nessuno degli altri che avevano sentito l’affermazione del rabdomante gli ha opposto qualcosa, solo io avevo detto che la rabdomanzia era un fenomeno spiegabile scientificamente e che quelle cose erano pure proiezioni mentali, ma il mio intervento era caduto nel vuoto, anzi peggio, era stato a mala pena tollerato solo perché i presenti consideravano anche me un personaggio importante al pari del rabdomante, se no mi avrebbero mangiato vivo.

Il pensiero magico in Rabdomanzia e in Geobiologia presenta alcune costanti:

1) ritiene che la percezione ipersensibile sia un “dono divino” e ossequia in modo esagerato la religione dominante;

2) ritiene che in virtù della sua origine divina la percezione ipersensibile sia stabile nel tempo e infallibile;

3) scambia la modificazione del percettore (rabdomante) e della sua percezione (inconcepibile in una dote di origine divina) per una modificazione dell’oggetto percepito;

4) produce e propone un suo “apparato antidisturbo” dichiarando che tutti gli altri in commercio sono inefficaci, e pretende che il suo annulli tutti i disturbi naturali e tecnologici;

5) non accetta alcuna verifica delle sue affermazioni poichè è inconcepibile mettere in discussione gli esiti di una dote di origine divina;

6) se si presenta inaspettatamente una verifica negativa in pubblico, attribuisce anche all’oggetto da percepire caratteristiche magiche, ad esempio quella di “scomparire”.

L’esempio migliore per capire la prima costante è il legame con la religione cattolica professato in modo perfino morboso dalla maggior parte dei rabdomanti, che può essere il retaggio dei secoli passati in cui correvano il rischio di essere bruciati vivi dal momento che la chiesa aveva decretato che a muovere la bacchetta era in realtà il demonio, quindi dovevano ostentare una devozione perfino eccessiva sperando di salvarsi la pelle.
In questo contesto un noto rabdomante ha affermato in modo serio e convinto di essere guidato nel trovare l’acqua sotterranea da Sant’Antonio il quale lo avviserebbe della presenza dell’acqua con un profumo di incenso: quando sente questo “avviso” segna il posto e fa perforare senza timore sapendo che l’acqua deve esserci per forza dato che a indicargliela è stato il Santo. Se la trova è, naturalmente, la conferma di essere sempre nelle grazie speciali di Sant’Antonio, altrimenti, se non ce n’è, è perché ha commesso dei peccati che hanno momentaneamente allontanato il Santo da lui.
Pur essendo laureato, costui non pare avere alcun interesse scientifico e sembra non sapere che ci sono posti dove l’acqua sotterranea è diffusa ovunque e quindi qualsiasi perforazione l’avrebbe intercettata solo avendo la pazienza di arrivare alla profondità giusta, oppure posti dove l’acqua non può esserci per motivi idrogeologici, magari già conosciuti e studiati.
Né pare avere alcun interesse per qualsiasi visione della rabdomanzia diversa dalla sua, come ad esempio quella pragmatica tedesca.
Questo rabdomante agli occhi dello psichiatra Vittorino Andreoli sarebbe di sicuro un interessante caso da studiare in quanto in altre aree del vivere se la cava benissimo, ma in rabdomanzia e in Geobiologia pare avere tutte le caratteristiche dei suoi pazienti, e purtroppo non è certo l’unico nell’ambiente della rabdomanzia e della geobiologia.
Ma anche il Santo! penso che se Sant’Antonio fosse davvero tra noi avrebbe di sicuro qualcosa di più utile e urgente da fare in un mondo difficile come quello attuale che spargere incenso per le ricerche rabdomantiche di questo pellegrino, sia pur suo profondo devoto.

A illustrare la seconda costante vi è uno studio molto accurato di C. G. Jung su alcuni famosi medium del suo tempo (“Psicologia e patologia dei cosiddetti fenomeni occulti“, del 1902)3 che dimostra come la “percezione” inizialmente scoperta in queste persone non sia rimasta sempre presente in loro né sia durata inalterata negli anni, costringendo i medium divenuti famosi ad una fatica direttamente proporzionale alla loro fama per costruire trucchi e imbrogli che consentissero di millantare capacità che non avevano più o che non sempre avevano.
Inoltre vi è anche la visione della moderna medicina bioelettronica e funzionale in cui si parla di accumuli di tossine che aumentano col passare degli anni e che causano e incrementano l’acidosi sanguigna: per la nostra esperienza è chiaro che maggiore è l’acidosi nella persona e minore è la sua capacità percettiva, quindi un rabdomante che in gioventù ha dimostrato delle capacità percettive notevoli con l’avanzare degli anni e l’aumento dell’acidosi, se non adotta uno stile di vita utile a contrastarla, può perdere parzialmente o completamente queste stesse doti percettive. Quindi sicuramente non si tratta di “doni divini” stabili nel tempo.

Per la terza costante si è riportato all’inizio l’esempio del reticolo vicino all’elettrodotto che è ben adatto a spiegarla.

La quarta costante è la causa del proliferare di assurdi apparati che dovrebbero “schermare” dai disturbi naturali e dall’elettromagnetismo tecnologico con proprietà molto simili a quelle degli amuleti, ma dissimulate da un linguaggio moderno. La concorrenza tra rabdomanti vuole che ciascuno produca e venda (o offra) il migliore, o meglio: l’unico che funziona veramente!
Il danno più rilevante di questa costante è che le persone vengono illuse di aver risolto tutti i problemi piazzando in casa uno di questi apparati (dai congegni più disparati alle stuoie coprimaterasso) mentre rimangono comunque esposte alle radiazioni nocive e per di più non prestano nemmeno attenzione agli allarmi che il loro corpo gli lancia dato che la situazione è risolta. Al massimo sono indotte a credere che il dispositivo si sia “saturato” e debba essere cambiato, oppure che non valesse molto e che vada sostituito con uno più costoso.
Perfino a me è stato chiesto quale fosse il mio “apparato antidisturbo” poiché avevo chiesto di una planimetria dell’appartamento: mi portarono una piccolissima planimetria (scala 1:200) arrotolata per bene e fermata con uno spaghino rosso. Era davvero simpatica, ma alla mia obiezione che non sapevo che farmene perché mi serviva in scala 1:50 restarono sbalorditi dicendomi: “ma quanto è grande il suo congegno schermante se deve contenere una planimetria così ampia (un foglio A3)?”.
Non ci capivamo proprio: a me la planimetria serviva per riportare le misure e non avevo alcun oggetto antidisturbo da vendere, ma i poveretti non avevano avuto notizia delle mie posizioni in materia.

La conseguenza della quinta costante è che i “portatori” di pensiero magico non si preoccupano minimamente della verifica delle loro affermazioni e credono che, se di verifica si deve parlare, devono essere sempre loro a farla sul loro stesso operato, nel senso che se affermano ad esempio che la stesura di una “corda”4 a monte di uno scorrimento d’acqua sotterranea annulla la presenza dell’acqua sotterranea a valle, lo dimostrano tranquillamente – subito dopo averlo affermato – prendendo la bacchetta e passando a valle della “corda” mostrando a tutti che la bacchetta non si muove minimamente mentre a monte della “corda” sbatte violentemente: ecco la migliore dimostrazione che l’acqua non c’è più!
Non hanno nemmeno la più pallida idea che si tratti di un semplice fenomeno psicologico di proiezione.
Basterebbe far ripetere questa esperienza sopra uno di quei grossi tubi che in montagna fanno passare sotto le strade forestali l’acqua dei torrentelli che scendono dai pendii per vedere che l’acqua continua ad uscire come prima e farsi davvero due belle risate!

La sesta costante è ben illustrata dallo stesso esempio: se la perforazione non dà acqua il rabdomante afferma che è perché qualcuno a monte ha operato (per caso o per procurare volontariamente un danno) in modo magico l’interruzione o la deviazione del flusso di energia dell’acqua e quindi ha bloccato anche il flusso dell’acqua che è sparita, mentre prima – quando il rabdomante l’aveva percepita – c’era; da questa millantazione si ottiene poi la “legge” ampliamente divulgata che se si sbarra con una “corda”, con un “menhir” o con un’ “antenna” il flusso di energia a monte, l’acqua sotterranea non scorrerà più in quel posto e quindi se vi è una casa non vi sarà più alcun pericolo per chi dorme in corrispondenza dello scorrimento; e così via di panzana in panzana si arriva ad ammucchiare una montagna di stupidaggini che oscura qualsiasi credibilità della materia, credibilità che è pur presente, e in maniera molto importante coinvolgendo la salute.
Tra le persone colte e ragionevoli si tende a sottovalutare troppo questi danni fatti alla Geobiologia che producono la persistente resistenza alla materia da parte di chi si muove in ambiti scientifici.

Un ultimo aspetto dannoso del pensiero magico, in generale, non solo in rabdomanzia e Geobiologia, è che per conservarsi ed espandersi ha bisogno di credenti.
Il pensiero magico vede al suo interno sia i “portatori” inconsapevoli del suo germe (i credenti) che lo diffondono dopo averlo contratto, sia i “portatori sani” che invece lo usano per contagiare gli altri mentre loro non ci credono, solo che gli permette di acquisire denaro e potere e quindi lo professano mentendo anche a se stessi, dimostrando forte squilibrio personale e probabilmente anche gravi disturbi psicologici.
Il pensiero ragionevole delle persone equilibrate, invece, per crescere e diffondersi ha bisogno di critici; non di scettici aprioristici, ma di critici ragionevoli che permettano una discussione su un piano di crescita costruttivo e propositivo.
Questo è il piano che preferisco, mentre non sopporto il pensiero magico utilizzato per manipolare il prossimo (e magari fargli comprare degli inutili “strumenti antidisturbo”) e su questo piano mi sento, con tutti quelli che seguono l’Istituto GEA, sulla scia del fisico Yves Rocard5, del dottor Ernst Hartmann, del nostro Faliero Capineri6, e sono fiero di percorrere il loro stesso sentiero.

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note:

1 il “biocampo” studiato dal dr. Hartmann è il campo elettromagnetico composto di molte frequenze emesso dal corpo umano che normalmente nella parte anteriore del corpo si estende da 40 a 80 cm oltre la pelle, dipendendo dalla tipologia caratteriale della persona e dal suo stato di salute e di stress al momento in cui si misura. Questo campo bioelettromagnetico trasmette ai centri nervosi le informazioni, quindi “avverte” che si è entrati in contatto con un altro campo. L’errore consiste perciò nel credere che il campo con cui si è venuti in contatto sia dove è il proprio piede, mentre potrebbe essere anche 80 cm più avanti.

2 la resistività cutanea è la resistenza che trova la corrente elettrica a basso voltaggio a scorrere sulla pelle; più la persona è disturbata da qualche problema interno o esterno, più la resistenza aumenta, quindi un ohmetro collegato con due elettrodi alle mani può misurare la resistività della pelle e dare l’indice di stress a cui è sottoposta la persona in una determinata situazione, conoscendo prima la resistività media della persona. Ai tempi del dr. Hartmann vi era solo la possibilità di utilizzare ohmetri di precisione, mentre ora sono in produzione apparecchi complessi, come il MoRa e il Bicom, che sempre basandosi sui campi elettromagnetici provenienti dal corpo, misurano molti fattori e danno risposte molto più accurate.

3 C.G. Jung: “Psicologia dei fenomeni occulti”, Grandi Tascabili Economici Newton, Roma 1991.

4 in molti casi si tratta veramente di uno spago teso tra due picchetti che attraversa in superficie il campo energetico dello scorrimento idrico sotterraneo, mimando uno sbarramento, ma può trattarsi anche di un ramo o di altro, sempre se la sua disposizione simula uno sbarramento allo scorrere dell’acqua; per questo è ritenuto indispensabile stabilire il verso di scorrimento.

5 Yves Rocard, fisico e matematico, ha diretto per 28 anni il laboratorio di fisica della Scuola Normale Superiore di Parigi ed è stato membro del CNRS; ha scritto tre libri sullo studio scientifico della rabdomanzia tra i quali “La scienza e i rabdomanti”, Longanesi, Milano 1990.

6 Faliero Capineri, un maestro elementare della Lunigiana, intorno agli anni cinquanta del novecento si accorse di riuscire a individuare molto precisamente l’acqua sotterranea in scorrimento veloce e notò chiaramente quanto fosse pericoloso rimanere in corrispondenza del suo campo. Ha scritto “L’acqua e il cancro”, resoconto dei suoi esperimenti su animali e delle sue ricerche condotte nel tentativo di dare spiegazioni ragionevoli ai fenomeni che rilevava.

Ischia, Guide “perceptive” au parcours de Sant’Angelo à Serrara

Géologie Perceptive à Ischia
Guide ‘perceptive’ au parcours de Sant’Angelo–Madonnelle à Serrara Fontana jusqu’au Belvedere
de dr Pier Prospero, Berater (expert) du Forschungskreis für Geobiologie ’dr.Ernst Hartmann’ de Waldbrunn (Heidelberg)*

Le parcours piéton qui relie Sant’Angelo à Serrara est connu par tous ceux qui ont été au moins une fois à Sant’Angelo, le seul bourg de Ischia òu les voitures ne peuvent pas transiter, placé en une très belle position au sud de l’île; le bourg est composé par deux zones, une sur la mer avec un petit port, et l’autre en amont avec l’église, dite ‘Madonnelle’.
Le sentier qui conduit à Serrara, avec une dénivellation de 300 m environ, commence de ce haut coté du bourg.
Il s’agit de deux km de montée en lacets au milieu de toutes sortes de fleurs et plantes, même rares, avec des panoramas fantastique vers la mer et, en amont, roches volcaniques impressionnantes pour escarpements, fentes et couleurs.
La fréquentation de cette zone remonte au VIIIe siècle av. J.-C. par des colons grecques tandis que la formation des chemins qui relient la mer et les sources thermales aux villages sur la pente de l’Epomeo date du IVe siècle av. J.-C., pêut etre donc que le parcours dont on parle est trés ancien.
En 1937 le parcours est ainsi décrit: «du raccourci mal tracé et raide de masses de lave, de cailloux et d’aspérité du sol, une petite vieille porte le message jusqu’à Sant’Angelo et revient, infatigable, par le même sentier». (1)
La première fois que je suis allé à Sant’Angelo en vacance, il y a beaucoup d’anneés, le vieux chemin avait eté, depuis pas longtemps, nettoyé, pavé, muni de lumière, donc c’etait possible d’aller même le soir pour une promenade romantique et suggestive.
Malheureusement le défaut d’entretien et le manque de soins dans ces ans l’ont rendu sans illumination et avec des tronçons éboulés et inaccessibles, difficile dans certains parties; récemment il a été un peu arrangé en enlevent les materiaux éboulés et en le rendent plus facile; en revanche on a l’impression d’étre dans une forêt de plantes avec des fleurs fantastiques, qui, à cause de l’abondante énergie donnée par le terrain poussent luxuriantes. Et sûrement c’est en peu mieux de ce que c’etait en 1937.
Le ‘prix’ pour ceux qui abordent la montée est le belvédère de Serrara d’où on voit la côte de Capo Grosso après les Maronti, jusqu’à Capo Negro à l’ouest.
En plus dans le Bar Floreana on peut goûter un jus d’agrumes frais, bon et copieux.

La conformation géologique et les poussées tectoniques dues au volcanisme et aux failles, dans cette zone sont particulières et ‘fortes’; elles provoquent des sensations visuelles, mais aussi perceptives, particulières et intenses, et c’est assi un bon ‘prix’.
Après l’avoir parcouru beaucoup de fois aux cours des années, comparant avec ma femme les sensations que nous percevons au fur et à mesure qu’on montait, j’ai enfin pensé au sentier comme à un ‘parcours perceptif’ comme ceux que périodiquement nous proposons comme Istituto GEA pour faire comprendre qu’est-ce que c’est l’échange énergétique’ entre le territoire et les personnes.
Je l’ai donc parcouru plusieurs fois en prennant note sur mon ‘moleskine’ des sensations prouvées et des perceptions relatives aux poussées tectoniques, notes qui sont après devenues ce ‘guide’ un peu particulier.
Je suis sûr que beaucoup de visiteurs de Sant’Angelo savent qu’est-ce que c’est la rhabdomancie (ou sourcellerie), mais peut-être la perception et l’évaluation géobiophisique du terrain n’est pas encore très connue, particularité de l’Istituto GEA.
En renvoyant ceux qui veulent approfondir ce sujet aux autres articles qui abordent exhaustivement cette matière, je résume brièvement de ce’qu’il s’agit: la perception géobiophisique est une faculté humaine développée dans les gens en degrés différents; quelques-uns ont une vraie hypersensibilité qui les mets en mesure de s’apercevoir tout de suite et clairment des variations d’information qui arrivent par le champ magnétique terrestre ou par autres champs électromagnétiques telluriques, donc ils peuvent être pionniers et introduire même les autres à la perception de ces messages, non plus secrets, envoyès par le milieu géophisique dans le quelle on se trouve.
Il n’y a rien de magique ou ésotérique dans la perception géobiophisique, il y a seulement la conscience que la terre communique par messages électromagnétiques que, si on les écoute et on les décode, rendent la jouissance du milieu pleine et complète et peuvent transformer une promenade comme celle-ci dans une expérience «totale» qu’on oubliera pas facilement, et que donnera une grande satisfaction.
Celles que j’appelle «poussées» et je fais arriver de devant ou derrière ou de coté de ce qui marche, à la perception ont le même effet qu’aurait un vent plutôt fort. «Il s’agit de processus énergétiques invisibles mais pas pour ça on doit oublier que nous habitons une planète palpitante et vivante qui continue discrètement, à échelles temporelles surhumaines, de se relationner avec ses habitants: quelques’uns l’écoute et quelques’uns n’y fait pas attention» [prof. geol. Roberto Chiari].
La structure gèologique n’est pas immobile, congelée mais elle est ‘vivante’ et toujours en mouvement (pour la physique moderne on ne peut pas distinguer la notion de matière de celle de mouvement) même s’il s’agit de mouvements très lents, pas visibles, jusqu’au moment où ils se manifestent soudainement avec un éboulement ou un tremblement de terre: celles-ci sont les phases ‘aigues’ pendant les quelles, pour des brefs moments les mouvements se rendent manifestes (malheureusment avec toutes les conséquences négatives sur les oeuvres de l’homme); les mouvements des masses géologiques sont les ‘décharges énergétiques’ de l’énergie tectonique et peuvent être lents et constants ou rapides et sporadiques. Les ‘poussées’ que je viens de décrire sont des véritables résultantes de forces tectoniques (par exemple la résultante de deux forces tectoniques opposées est habituellement une force verticale vers le haut et donc crée un plie de la roche en relief: on a le même effet en poussant avec les doigts les deux côtés d’un papier l’un contre l’autre).
L’intention, en decrivant le sentier comme ‘parcours perceptif’, est de mettre à la disposition de ceux qui s’intéressent à cette expérience pas usuelle un ‘guide énergétique et perceptif’ au parcours de sorte que on puisse le parcourir avec attention aux informations énergétiques reçues du milieu même si un d’entre nous de l’Insitute GEA n’est pas présent à conduire les participants comme d’habitude pendant nos rencontres de Géologie Perceptive.
Précisément l’idée est de parcourir le sentier une première fois en allant et revenant de Serrara sans ce ‘guide’ mais seulement en silence et en se concentrant sur les sensations physiologiques et émouvantes qu’on éprouve quand on marche.
Rentrés, on devrait prendre note de ce qu’on a percevu, même les changements d’état d’âme, et après pas longtemps programmer de reparcourir le sentier avec ce guide dans la main.
Mais, avant de commencer le parcours pour la deuxième fois il vaut mieux faire le point sur ‘où nous sommes’. Ischia est un édifice volcanique de roches volcaniques potassiques[2] qui s’est formé pour soulèvement en émergeant du Mar Tirreno; la principale poussée tectonique diffusée dans toute l’île est donc du bas vers l’haut; cette poussée tectonique est fortement remarquée où de l’eau chaude en pression est présente dans la terre comme à Sorgeto.
L’île est parcourue par des fentes et elle est pleine de cratères. Les fentes sont des failles directes c’est à dire cassures qui écartent la crôute terrestre en créent des gorges et des profondes fentes qui permettent à l’eau de descendre en profondeur et d’entrer en contact avec les gaz volcaniques chauds qui la font remonter très chaude et en pression sous forme de ‘fumerolle’ et eau thermale.
Naturellement si les poussées qui écartent les gorges sont opposées à des autres poussées de direction opposée, il se forment des compressions du terrain qui se trouve au milieu et celui-çi il se plie et il se soulleve, comme le Mont Epomeo qui est entouré par failles dont la direction de poussée est opposée, ceci  rend le paysage de la zone particulièrement articulé.
Même si le régime extensif du aux failles normales l’emporte, il y a des zones dans les quelles on trouve compression et celà change l’état de bien-être de ceux qui marchent sur le parcours parce-que l’information de compression, même dans une situation dans la quelle on reçoit beaucoup d’énergie, produit tension musculaire et malaise.
En ce qui concerne la typologie des roches qu’on peut voir, la Carte Géologique d’Italie, feuille 183-184, dit: «tufs tràchytiques plus on moins stratifié, comprenants plusieurs horizons de pierre ponce; couches de brèches pyroclastique, tuffites». Ces roches sont toutes volcaniques et à la spectrométrie manifestent une cession considérable dite en italien ‘emittanza’ (émission énergétiques). La synergie entre les différents facteurs décrits provoque une situation dans la quelle le substrat géologique est en fort ‘emittanza’, c’est  à dire donne beaucoup d’énergie, la plus part dans la bande de l’infrarouge voisin et moyen; les êtres humaines en cette ‘bande’ électromagnétique, sont des bons emetteurs, mais même des excellents recepteurs et, en ce qui concerne le terrain, il subissent les conséquences de son échange énergétique puisque les corps sont des masses infinitémales comparés aux géomasses.

Donc à Sant’Angelo, recevant beaucoup d’infrarouge et plusieurs d’autres fréquences, on se sentira plein de vie et d’énergies, et pour quelqus’uns très hypertendu ça pourrait être même de trop.
Comme point de départ du parcours perceptif j’ai choisi Casa Garibaldi (point A) puisque c’est là que je loge pendant mes vacances et d’habitude c’est là que je commence ma promenade, mais comme point de rencontre et de départ c’est bien aussi l’endroit où la rue s’élargit au croisement entre la rue qui monte et celle à la gauche avec l’indication ‘Monte Zunta’ où on trouve le magasin d’alimentation ‘Da Tina’. Le parcours perceptif termine au ‘Belvedere’de Serrara (point B).
Serrara a le plus spectaculaire belvédère de l’île, qui donne sur Sant’Angelo et vers Forio avec une vue panoramique du Vesuvio, sur la côte de Sorrento avec Punta Capannella et sur Capri.
Le parcours perceptif est décrit en montée, dans le sens de Sant’Angelo a Serrara, et droite et gauche sont toujours rapportées à la direction de celui qui monte.
Même les images qui illustrent le parcours sont prises dans cette direction. A fin que la promenade devienne un parcours perceptif on doit marcher en silence, absorbés dans la recherche de percevoir les plus petites variations de respiration dues à la tension ou au relaxe du diaphragme, la fatigue faite en montant par rapport à la pente, les éventuelles tensions et détentes des muscles qui interessent les éventuelles endroits douloureux du corp (vertèbres cervicales, muscles faciales, dos, genoux, etc.). On devrais aussi marcher avec les genoux légèrement fléchis et le jambes jamais raides, en se soutenant sur les muscles et non sur les os.
Pour bien comprendre les effets du différent échange énergétique on devrait se connaître un peu, dans le sens de sa propre circulation énergétique mais, même si c’est la première fois qu’on y pense, il n’y aura pas beaucoup des problèmes à percevoir au moins les changements les plus manifests.

Çe dit, on part.

Laissée derrière nous Casa Garibaldi on pourra dejà resentir la présence d’une poussée du bas vers l’haut; après Casa Caterina on avance bien sans fatigue, cette situation sera la même jusqu’aux Maisons sur le tournant. Il’y a beaucoup d’énergie dans le terrain qui arrive presque toute du dessous des pieds, on a la sensation de marcher sur le couvercle d’une cocotte minute en pression (les fumerolles rappelent la cocotte quand elle siffle en dégageant la vapeur) on peut la percevoir surtout si on ferme les yeux pour un moment. Quand on regarde la carte géologique détaillée, mise au point du géologue Aniello Di Iorio pour ses intéressantes éxcursions géologiques en group, on voit que sur la droite il’y a la faille responsable des ‘fumerolles’ qui a la direction de poussée vers ouest, c’est a dire vers la gauche de ceux qui montent, et que même de l’autre côté, sur le versant gauche, il’y a une faille perpendiculaire à la mer, appellée Cava Ruffano, qui comme les successives pousse vers ouest; donc sur le sentier on se trouve dans un système de poussées tectoniques avec direction ouest qui termine à Capo Negro.
Perpendiculaire à ces failles une autre longue faille avec direction principale de poussée vers nord-est arrive de Citara. Sur la carte la faille se termine avant de traverser notre sentier, mais en realité elle le traverse parce-que à un certain point on passe en correspondance de la ligne de faille qu’on sent énergiquement. En effet après le virage, où sur la droite on trouve la paroi rocheuse, en correspondance de la grille qui ferme la première ‘cueva’ [3] sur la gauche, on arrive en la correspondance directe avec l’émission de la ligne de faille; notamment on sent fort le dérangement géologique devant les ‘cuevas’ sur la droite près de la première cabine de l’aqueduc. La ligne de faille, bien que détendue, a une émission trop fort qui contient même des fréquences nuisibles pour nous donc rester exactement en sa correspondance cause inquietude et malaise, c’est à dire le corp nous dit de laisser ce point.
Le tronçon de sentier jusqu’à la grille suivante sur la gauche est derangé et facilement irrite l’intestin. La direction de poussée de derrière et vers droite en ce tronçon de sentier se combine avec celle vers gauche en créant une forte tension qu’on percevoit comme malaise. Si on ferme les yeux encore un moment on s’apercoit de se plier un peu ou d’avoir devié le pas un peu vers la gauche, comme si du vent arrivait de l’est et tout de suite se passe le contraire: le ‘vent’ est changé.
La sensation change après la ‘porte’ en tôle sur la droite ou on est un peu mieux mais on est en compression, avec la poussée énergétique qui arrive du bas et même de gauche vers droite, due à la poussée de la faille qu’on vient de traverser. Si on essaye de s’écouter on peut se sentir un peu agités ou esoufflés et le souffle devient court. Tout de suite on commence même à peiner pour la montée et on n’est plus bien.
Quand on arrive à la clairière herbeuse qui se trouve sur la gauche on est mieux parce-que il’y a encore seulement la poussée du bas vers haut. On peut profiter pour une brève pause et regarder le panorama vers les promontoires de Chiarito et Capo Negro, içi on se repose mais on ne se recharge pas beaucoup.
Un peu en avant, sur la droite à la hauteur de la grille bleue de Casa Bella Vista où on a la vue de la plage des Maronti e de Barano, on a un point de très grande émission avec la poussée du bas et de gauche en regardant le panorama. Ici on est très bien, le souffle ralenti et on se détend mais on a beaucoup d’énergie: la charge énergetique unie à décontraction musculaire donnent un grand bien-être. On ne devrait plus percevoir les éventuelles tensions ou les petites douleurs du corp. On continue et après les maisons la situation se maintient très bonne jusqu’à l’arbre de myrte qui fait comme un ‘toit’ au sentier; ici en correspondence de la grille sur la gauche il y a un considèrable écoulement souterrain d’eau froide qui cause du stress aux reins en qui glace l’organisme. Nous profitons pour percevoir la différence entre la cession d’éneregie des roches et des failles et l’absorption d’énergie (infrarouge) de l’eau. En coulant dans une cassure de la roche l’eau occupe un espace bien délimité en largeur et pour son mouvement tourbillonnant dégage vers l’haut un champ magnétique de très faible intensité qui est très nuisible à l’homme et à beaucoup d’autres êtres vivants, comme ce qu’on trouve au dessous d’un câble électrique enterré, donc nous avons un système ‘d’alerte’ dans les surrenales qui nous dit de ne pas arrêter (voila expliqué un type de rhabdomancie). Mais cette fois on s’arrête en peu, seulement pour ressentir comment on est: on aura un immédiat effet négatif au dos et on pourra être piqué par des moustiques même à midi. Si on regarde bien on voit que au dessous des branches de ce petit arbre il y a toujours beaucoup d’insectes qui volent en rond pour se recharger avec le champ degagé par l’eau qui coule da la terre: c’est bien pour eux.
Après ‘la cueva’ sur la gauche, fermée par des dèbris, on est beaucoup mieux mais on peut percevoir une legère poussée qui vient en face et s’oppose à la montée. Un peu plus avant on a encore la perception d’une poussée contraire à la direction de marche à la quelle on ajoute une sensation de mouvement vers bas, comme si le terrain glissait lentement en bas, sensation qui rend le pas un peu instable. Après la deuxième cabine de l’aqueduc le sentier s’était effondrè; maintenant il a eté arrangé mais içi on est un peu moins bien et on percevoit encore un léger mouvement du terrain vers le bas; c’est une ‘tendance’, une information plutôt que un réel micromouvement ébouleux. On peut percevoir un trouble au deuxième et au quatrième centre énergétique du corp, causé par cette configuration géologique. Même la vésicule peut être irritée.
Après le tournant on arrivait à l’éboulement qui descend de gauche: c’etait comme voir ce dont la perception nous avait mis en garde! ‘un éboulement pourreait se passer’ c’est donc le message qui avait été envoyé, et le decodifier permet de faire attention et, dans l’éventualité, de ne pas être pris au dépourvu (voila expliqué la fonction atavique de cette sorte de perception dans les gens). Même ici le sentier a été arrangé et l’eboulis maintenant n’est plus là.
Après le tournant il y a encore une poussée contraire à ceux qui montent, on est en peu gêné, il n’y a pas une base solide au dessous des pieds et on commence à n’être plus bien.
Après le virage où il y a tous les poteaux arrachés on percevoit, au contraire, une poussée derrière les épaules, mais quand le virage est terminé la poussée tourne à être contraire à ceux qui montent. Quand la vue donne sur les maisons de Serrara en peut s’arrêter et observer les gorges. Ici la poussée tectonique vient de devant et de gauche, c’est à dire de l’arête qui soutient Serrara qu’on voit en face. Ce point d’observation permet de remarquer l’encroyable varieté de couleurs de la roche. L’arête au dessous de Serrara est composée de roche mixte, grise-verte et couleur sable, tandis que sur la paroi de la gorge la roche est violacée, pleine de cavités et sans couches horizontales, qui, au contraire, sont évidentes dans l’arête couleur sable au dessous de Serrara.
Jusqu’à la troisième cabine de l’aqueduc on marche sans fatigue, mais d’ici en avant on a compression et la poussée vient de en face (devant) et du bas. Au bout du mur de la cabine de l’aqueduc sur la gauche, par travers au sentier, il y a un autre coulement d’eau souterrain dans une cassure de la roche avec beaucoup d’eau froide; si on s’arrète quelque minute on s’aperçoit tout de suite que c’est pas bien pour les reins, stimule la vesicule et irrite l’intestin (en plus cause du dommage au prémier, deuxième et quatrième centre énergétique du corp). En poursuivant, la montée est plus fatigante, on est toujours pas bien et la perception de la poussée de haut vers bas continue contraire à ceux qui montent. Un peu plus loin, où le sentier se ouvre à gauche sur l’escarpement, il y a une poussée de droite qui pousse donc vers l’escarpement et cause une sensation de danger provoquant un léger malaise. On a pourtant un très beau panorama: tournant en arrière vers gauche on voit la Torre de Sant’Angelo avec le port et la baie jusqu’à Chiarito. Tandis qu’on regard, le dos se tend (les muscles du dos se tendent) et sans s’en rendre compt on s’efforce de faire appui avec les pieds. Pour regarder plus tranquillement le panorama il faut arriver jusqu’à l’entrée de la ‘cueva’ un peu plus avant.
Monter c’est de plus en plus fatigant jusqu’au moment quand on arrive à la première maison sur la droite. La poussée vient de devant et de droite et ce tronçon de sentier est en compression. Pour les sensations c’est le tronçon de chemin le plus mauvais, mais a ce point là on est à Serrara. En parcourrant l’escalier, arrivés à la première grille sur la droite probablement on sentira un petit trouble au deuxième centre énergétique du corp mais on est dejà entré dans un tronçon en détente. D’ici en avant on remarquera qu’on ne fait plus de fatigue pour monter. À l’hauteur de l’orangerie (sur la gauche plus en bas) on est bien, il y a une légère poussée du bas comme partout, mais la liberation d’énergie par le terrain est plus douce.
Un peu plus loin, au niveau du début de la faille du Ruffano, le géologue Di Iorio indique un «centre d’éruption présumé». En montant encore un peu on arrive à l’église: nous entrons et nous nous rendons compte que à l’intérieur on est moins bien que à l’extérieur, la zone centrale marquée par la décoration arrondie sur le sol correspond à une cassure disloquée de la roche en correspondence de la quelle on est vraiment mal; en plus, en tournant pour sortir, on a l’impression d’être en pente avec une inclinaison que au but va vers droite en sortant; on est pressé de sortir et on a encore la perception de l’instabilité du sol.
Après l’ancien Palazzo Iacono et l’arc de la tour, on tourne à gauche et on arrive à la place du Belvédère; on marche encore jusqu’au bar ‘Floreana’ où on peut goûter un merité jus d’orange de l’île et au même temps jouir du panorama très beau et de grande ampleur, mais même d’un intense échange énergétique en détente avec une optimale liberation d’énergie. On resterais assis au belvédère pour des heures.

Le parcours perceptif est terminé: il a duré environ une heure, peut-être un peu plus parce-que quelque fois dans certains tronçons on a marché lentement, pour mieux percevoir, et dans des autres endroits on s’est arrêté un peu. La fatigue physique est tout de suite retrouvée avec les vitamines du jus et le relax ‘énergétique’ au belvédère.
Pour rentrer on faira le même parcours en descente, freinant un peu au début et faisant attention au points où on dirait que le terrain échappe sous les pieds et le sentier est éboulé. Après le premier regard sur le panorama en descendant sur la droite la promenade devient plus régulière. C’est intéressant remarquer où il faut freiner pour la présence d’une poussée en faveur et où, au contraire, même en descente, on se sent freiné par une poussée contraire. Quand enfin on arrive à l’hauteur de Casa Garibaldi on sera de nouveau très bien et on pourra se relaxer et se reposer. L‘expérience de cette petite promenade parmi les fleurs avec attention à l’échange énergétique nous aura un peu fatigué, mais même excité, et nous aurons envie de la raconter ou de nous comparer avec ceux qui l’on faite avec nous. Sûrement on sera plus serein et content, et cela est déjà une belle chose.
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* Diplomé au cours pour «Geobiologische Berater», année 1999-2000

Notex au texte :

1)     E. Murolo. cité en ‘Sant’Angelo di Ischia, storia, immagini, poesie’ – ed. a cura della Nuova Associazione Amici di Sant’Angelo.

2)     CNR- Progetto finalizzato geodinamica, modello strutturale tridimensionale in scala 1:500.000 ‘Structural Model of Italy’.

3)     ‘Ausfuge mit dem Geologen Aniello Di Iorio’, – www.eurogeopark.com

4)     J’appelle,’cuevas’ pour association avec celles espagnoles les cavités creusèes dans le tuf comme dépôt pouyr les outils, débarass et peut-être, autrefois comme habitation temporaire, qu’on rincontre souvent dans le sentier et dans des autres endroits de l’île.

Ischia, ein spaziergang von Sant’Angelo nach Serrara: ein wahrnehmungsstreke

6 cartello serrara s angeloWahrnehmungsgeologie in Ischia – ein spaziergang von Sant’Angelo nach Serrara: ein wahrnehmungsstreke

Den Fußweg, der Sant’Angelo mit Serrara verbindet, kennen alle, die schon einmal in Sant’Angelo waren.  Sant’Angelo ist die einzige autofreie Ortschaft und ist in wunderschöner Lage am südlichsten Punkt der Insel gelegen. Das Dorf ist in zwei Teile geteilt. Ein Teil mit dem kleinen Hafen am Meer und ein zweiter oben am Berg mit der „Madonnelle“ Kirche. Dort im höheren bewohnten Teil des Dorfes beginnt der Weg, der direkt nach Serrara führt, mit einem Höhenunterschied von ca. 300m. Es ist ein 2-km-Serpentinenanstieg inmitten von Blumen und Pflanzen aller Art, auch seltenen Exemplaren, mit wunderschönen Ausblicken Richtung Meer. In der Höhe findet man vulkanische Gesteine, die durch ihre Vorsprünge, Spalten und Färbungen beeindrucken.
Diese Gebiete wurden schon seit dem 8. Jahrhundert vor Christus durch griechischen Kolonien bewohnt während die Bildung der Fußwege, die das Meer und die Thermalquellen mit den Dörfern an den Füßen des Epomeos verbinden, seit dem 4. Jahrhundert v.Chr. bezeugt sind. Es ist also möglich, dass die beschriebene Strecke wirklich schon sehr alt ist.
Im 1937 wird die Strecke so dargestellt: “durch die schroffen Lavamassen, Kieselsteine und Unebenheiten schlecht begehbare Abkürzung bringt eine Alte die Nachricht bis hinunter nach Sant’Angelo und kehrt, unermüdlich, den gleichen steilen Weg zurück1.
Als ich das erste Mal meinen Urlaub vor vielen Jahren in Sant’Angelo verbrachte, war der alte Weg kurz zuvor gesäubert, zugepflastert und beleuchtet worden, und so konnte man abends dort einen eindrucksvollen und romantischen Spaziergang machen.
Leider ist aufgrund mangelnder Wartung und der Nachlässigkeit der letzten Jahre der Weg jetzt nicht mehr beleuchtet und an manchen Stellen abgesackt, unwegsam und schwierig zurückzulegen. Anderseits bekommt man die Eindruck, sich in einem Meer von wunderschönen Blumen zu befinden, die dort dank der starken Energie, die vom Boden ausgeht, und der nicht geschnittenen Wiese außergewöhnlich üppig wachsen.  Es ist dennoch ein bisschen besser als 1937.
Die Entschädigung für den Anstieg ist der Aussichtspunkt Serraras, von wo man die Küste von Capo Grosso hinter der Maronti bis zum Capo Negro im Westen sehen kann. Außerdem kann man im Café einen frisch gepressten Saft trinken.
Die geologische Beschaffenheit und die durch Vulkanismus und der Verwerfungen verursachten tektonischen Schübe sind in diesem Gebiet besonders und „heftig“: Sie rufen besondere und starke sicht- und wahrnehmbare Empfindungen hervor und auch das ist eine gute Entschädigung.
Nachdem ich diesen Weg im Laufe der Jahre unzählige Male gegangen bin und meine Empfindungen während des Anstiegs mit denen meiner Frau verglichen habe, habe ich schließlich diesen Weg als „Wahrnehmungsstrecke“ gedacht, so wie die, die wir als GEA Institut vorschlagen, um deutlich zu machen, was ein „Energieaustausch“ zwischen dem Boden und Personen ist.
So habe ich die Strecke mehrmals zurückgelegt und meine Empfindungen und Wahrnehmungen, die mit den tektonischen Schüben zu tun haben, in meinen „Moleskine“ notiert. Diese Notizen sind nun ein etwas besonderer „Wanderführer“ geworden.
Ich bin davon überzeugt, dass viele der Besucher von Sant’Angelo sehr wohl wissen, was Rabdomanthie ist, während vielleicht die Wahrnehmung und geobiophysische Schätzung des Bodens, Besonderheiten des GEA Instituts, noch relativ unbekannt sind. Interessierte möchte ich an dieser Stelle an andere ausführliche Artikel über dieses Thema verweisen, da ich hier das Thema nur kurz zusammenfassen: die geobiophysische Wahrnehmung ist ein menschliche Fähigkeit, die in jedem Menschen in verschiedenen Stufen  entwickelt ist; manche haben eine echte Überempfindlichkeit, die ihnen sofort und deutlich erlaubt, Änderungen in der Informationsübertragung durch das Erdmagnetfeld oder andere tellurische Elektromagnetfelder wahrzunehmen; so können sie Vorreiter sein und andere in der Wahrnehmung dieser Botschaften unterweisen. Auf diesem Weg können sie die von der Erde gegebenen Nachrichten wahrnehmen, die nun nicht mehr geheim sind.
Die geobiophysiche Wahrnehmung hat nichts mit Zauberei oder Esoterik zu tun, sie gibt nur das Bewusstsein wieder, dass die Erde  elektromagnetische Nachrichten mitteilt. Wenn diese Nachrichten gehört und dekodiert werden, ist es möglich einen besseren und kompletten Umweltgenuss zu erleben und ein Spaziergang wie dieser wird in eine „absolute“ Erfahrung verwandelt, die man nicht einfach vergisst und auf die man am Ende mit großer Zufriedenheit zurückblickt.
Die Darstellung der Strecke als „Wahrnehmungsstrecke“ hat das Ziel, den Menschen, die neugierig auf diese ungewöhnliche Erfahrung geworden sind, einen kleinen „energetische und wahrnehmende Leitfaden“ der Strecke zur Verfügung stellen, so dass es möglich ist, den Weg mit der richtigen Aufmerksamkeit bezüglich der energetischen Übertragungen der Umwelt zu gehen, auch wenn kein Berater des GEA Instituts anwesend ist, wie es normalerweise in unseren Wahrnehmungsgeologie-Treffen der Fall ist.
Genauer gesagt, ist die Idee, die Strecke das erste Mal nach Serrara hin- und zurückzulaufen, ohne diesen Leitfaden gelesen zu haben, stillschweigend und nur auf  die physiologische und emotionale Wahrnehmungen während des Weges konzentriert. Nach der Ankunft sollte man sich von dem Wahrgenommenen Notizen machen, einschließlich der Änderungen der Gemütsverfassung. Kurze Zeit später sollte man den Leitfaden lesen und die Strecke mit ihm in den Händen neu gehen.
Doch bevor man die Strecke zum zweiten Mal begeht, sollte man sich besser deutlich machen „wo man ist“.
Ischia ist ein vulkanisches Gebäude aus kaliumhaltigen Vulkangestein2, das aus dem Tyrrhenischen Meer aufgetaucht ist. Der tektonische Hauptschub über die ganze Insel hinweg verläuft dadurch von unten nach oben und wo unterirdisch warmes Druckwasser liegt, wie in Sorgeto, ist der tektonische Schub stark hervorgehoben.
Die Insel ist von Spalten durchzogen und mit Kratern übersät. Die Spalten sind tiefe Verwerfungen, d.h. Brüche, die die Erdkruste verbreitern, Canyons und tiefe Spalten schaffen, wo das Wasser in die Tiefe fällt und dort mit vulkanischen heißen Gasen in Kontakt kommt, die sehr heiß und unter Druck als „Fumarolen“ und Thermalwasser aufsteigen. Wenn natürlich die Schübe, die Canyons verbreitern, durch anderen Schüben in Gegenrichtung behindert werden, entsteht dadurch ein Pressdruck des Bodens, der sich  hochhebt und sich, wie der Monte Epomeo erhebt, der von Verwerfungen von Schüben unterschiedlicher Richtung umgeben ist, was die Landschaft besonders bizarr gestaltet. Auch wenn das entspannende System durch normale Verwerfungen das Gebiet vorherrscht, gibt es auch zusammengepresste Gebiete und das ändert das Wohlgefühl des Spaziergängers, weil das vermittelte  Zusammenpressen Muskelspannung und Unwohlsein hervorruft, selbst wenn man viel Energie erhält.
Was die Zusammensetzung des sichtbaren Gesteins betrifft, besagt der geologische Plan Italiens auf Blatt 183-184: „mehr oder weniger geschichtete trachytische Tuffsteine mit verschiedenen Bimsqualitäten, Schichten von pyroklastischen Brekzien, Tuffgestein“. Dieses Gestein ist vulkanischen Ursprungs und die Spektrometrie zeigt, dass es stark Energie abgibt, die man „Ausstrahlung“ nennt. Die Synergie zwischen den verschiedenen dargestellten Faktoren erlaubt, dass der geologische Substrat eine starke „Ausstrahlung“ hat, d.h. viel Energie abgibt, meistens im mittleren und nahen Infrarotband. Im Rahmen dieses elektromagnetischen „Bandes“ ist der Mensch sowohl ein guter Sender als auch ein sehr guter Empfänger, und im Vergleich zum  Boden erlebt man den Energieaustausch, weil menschliche Körper unendlich kleine Massen sind verglichen mit Geomassen. Infolge des vielen Infrarotes und weiteren verschiedenen Frequenzen wird man sich in Sant’Angelo sehr vital und energiegeladen fühlen, doch für manche Hypertoniker könnte es auch zuviel sein.

Der Ausgangspunkt der Wahrnehmungsstrecke ist Casa Garibaldi (Garibaldis Haus – Punkt A), wo ich meine Ferien verbringe und normalerweise meine Spaziergänge beginne. Ein guter Treff- und Startpunkt ist auch die nahe gelegene Verbreiterung der Strasse an der Kreuzung der Straße bergauf und der Straße nach links mit dem Hinweis „Monte Zunta“, wo das Lebensmittelgeschäft „Da Tina“ liegt. Die Wahrnehmungsstrecke endet beim Serrara Aussichtspunkt (Punkt B). Serrara verfügt über den herrlichsten Aussichtspunkt der Insel, der auf Sant’Angelo und Richtung Forio blickt und von dem man den Vesuv, die sorrentinische Küste mit Punto Campanella und Capri sehen kann.
Die Wahrnehmungsstrecke ist ansteigend von Sant’Angelo nach Serrara beschrieben, d.h. rechts und links sind immer nach oben gerichtet zu verstehen, auch die Bilder, die die Strecke illustrieren, sind in diese Richtung aufgenommen worden.
Um ein Spaziergang einer Wahrnehmungsstrecke zu machen, muss man stillschweigend gehen und konzentriert sein, um die geringste Änderungen des Atems wahrzunehmen, die durch die Zwerchfellan- oder –entspannung hervorgerufen werden, die größte oder geringste Mühe während des Anstiegs, die eventuellen Muskelspannungen und –entspannungen, die besonders auf vorliegende Schmerzen (Halswirbel, Gesichtsmuskeln, Rücken, Knien,…) reagieren. Außerdem sollte man mit leicht gebeugten Knien und nicht mit steifen Beinen gehen und sich auf die Muskeln statt auf die Knochen stützen. Um die Wirkungen des energetischen Austausches gut zu verstehen sollte man sich ein bisschen kennen, bezüglich des eigenen Energiekreislaufes, aber auch wenn es das erste Mal sein sollte, dass man darüber nachdenkt, ist es kein großes Problem zumindest die sehr offensichtlichen Änderungen wahrzunehmen.
Jetzt kann man losgehen.
Kaum hat man Garibaldis Haus hinter sich gelassen, spürt man schon einen Schub von unten nach oben; nach Caterinas Haus schreitet man ohne Mühe bis zu den Häuser in der Spitzkehre weiter. Im Boden gibt es viel Energie und diese kommt vollständig von unterhalb den Füßen. Das Gefühl ist wie wenn man auf dem Deckel eines unter Druck stehenden Dampfkochtopfes geht (die Fumarolen erinnern daran, wenn der Dampfkochtopf pfeift und den Druck abgibt). Man kann diese Energie noch besser fühlen, wenn man die Augen für einen Moment schließt.
Wenn man die detaillierte geologische Karte betrachtet, die von Aniello Di Iorio für seine interessanten geologischen Gruppenexkursionen2  ausgearbeitet wurde, kann man erkennen, dass sich auf der rechten Seite die für die “Fumarolen” verantwortliche Verwerfung zu erkennen ist, mit der Schubrichtung nach Western, d.h. nach links für diejenigen, die aufsteigen, und dass sich auch auf der anderen linken Seite eine Verwerfung befindet, die senkrecht zum Meer steht und Cava Ruffano genannt wird und wie die nachfolgenden nach Westen schiebt; d.h. auf dem Weg befinden sich verschiedene tektonische Schübe in Richtung Westen, die bei Capo Negro enden. Senkrecht zu diesen Verwerfungen kommt von Citara eine lange Verwerfung mit Hauptschubrichtung nach Nordosten. Auf der Karte endet die Verwerfung bevor sie unseren Weg kreuzt, doch in Wirklichkeit überquert sie ihn, da man an einem bestimmten Punkt man auf die Linie der Verwerfung trifft, was man energetisch sehr wohl wahrnimmt. Tatsächlich, nach der Kurve, wo man auf der rechten Seite auf die Steinwand trifft, auf Höhe des Gatters, das die erste “cueva”zur Linken schließt, kommt man direkt auf die Höhe der Ausstrahlung der Verwerfungslinie; man fühlt besonders stark die geologische Störung vor den „cuevas“ auf der Rechten nahe der ersten Kabine des Aquädukts. Die Verwerfungslinie, selbst wenn sie entspannt ist, gibt zu starke Ausstrahlungen ab, die auch Frequenzen beinhalten, die für uns schädlich sein können, d.h. wenn man sich genau auf ihr befindet, können Angst und Unwohlsein hervorgerufen werden, mit denen uns der Körper mitteilt, sich von ihnen zu entfernen.
Der Wegabschnitt bis zum nächsten Gatter auf der Linken ist gestört und reizt leicht den Verdauungsapparat. Die Schubrichtung von hinten und nach rechts in diesem Abschnitt des Weges verbindet sich mit der nach links und schafft so eine starke Spannung, die man als Unwohlsein wahrnimmt.
Wenn man nun erneut die Augen einen Moment lang schließt, stellt man fest, dass man sich in bisschen neigt oder den Schritt ein bisschen nach links verlagert hat, so als ob der Wind aus Osten kommen würde und sofort danach geschieht dann das Gegenteil: der “Wind” hat gedreht.
Die Wahrnehmung ändert sich nach der „Blechtüre“ auf der Rechten, wo man sich etwas besser fühlt aber komprimiert ist, mit einem Energieschub, der nicht nur von unten sondern auch von links nach rechts wirkt, was an der soeben überquerten Verwerfung liegt. Wenn man versucht in sich hineinzuhören, kann man sich etwas aufgewühlt oder keuchend und kurzatmig fühlen. Gleich danach beginnt man schwerfällig mit dem Aufstieg und man fühlt sich nicht mehr wohl. Wenn man auf die Rasenlichtung gelangt, die sich auf der linken Seite bietet, fühlt man sich besser, weil nun nur noch der Schub von unten nach oben wirkt. Man kann dies für eine kleine Pause nutzen und das Panorama in Richtung der Vorgebirge von Chiarito und Capo Negro bewundern. Hier kann man sich zwar erholen aber man wird nicht viel neue Energie schöpfen. Etwas weiter, auf der rechten Seite, auf Höhe des blauen Tors des Casa Bella Vista, das einen Blick auf die Strände von Maronti und Barano erlaubt, kommt man an einen Punkte der maximalen Ausstrahlung durch den Schub von unten und von links, wenn man sich das Panorama ansieht. Hier fühlt man sich sehr gut, der Atem verlangsamt sicht und man erholt sich und fühlt sich energiegeladen: Energie laden und Erholung für die Muskeln bedeuten ein starkes Wohlbefinden. Man dürfte jetzt keine Spannungen oder kleinere Schmerzen an verschiedenen Teilen des Körpers spüren. Wenn man nun weiter- und an den Häusern vorbeigeht, bleibt die Situation weiterhin sehr gut bis zum Myrtenbaum, der dem Weg als „Dach“ dient; hier auf Höhe des Gatters auf der Linken befindet sich ein beträchtlicher unterirdischer Kaltwasserlauf, der auf die Nieren schlägt und den Organismus abkühlt. Wir nützen das aus um den Unterschied zwischen der Energieabgabe der Felsen und der Verwerfungen mit der Energieaufsaugung (Infrarot) des Wassers zu vergleichen. Da das Wasser in einer Felsspalte verläuft, benötigt es nur einen in Breite stark begrenzten Raum und durch seine vielen Strudel in seinem Verlauf gibt er nach oben ein schwachintensives Magnetfeld ab, was uns und anderen Lebewesen sehr schädlich erscheint, ähnlich dem, wenn man sich über einen in der Erde verlegten Hochspannungskabel befindet, daher haben wir eine „Alarmsystem“ in der Nebenniere, das uns darauf  hinweist nicht anzuhalten (und so haben wir in Kürze eine Art Rabdomantie erklärt).  Doch dieses Mal halten wir einen Moment lang an, nur um festzustellen, wie wir uns fühlen: man wird sofort eine negative Auswirkung auf den Rücken merken und man kann selbst zur Mittagszeit von Stechmücken gestochen werden! Wenn man genau unter den Zweigen dieses Baumes hinschaut, stellt man fest, dass dort immer unzählige Insekten ihre Kreise ziehen um sich mit der Energie des unterirdischen Wasserlaufes aufzuladen: ihnen tut das gut.
An der “Cueva” auf der linken Seite vorbei, die mit Geröll verschlossen ist, fühlt man sich gleich viel besser, aber man kann einen leichten Gegendruck von vorne verspüren, der den Aufstieg erschwert. Etwas weiter ist der Weg abgerutscht und man nimmt einen Schub gegen die Marschrichtung wahr, zu dem noch ein Gefühl von einer Talabwärtsbewegung hinzukommt, als ob der Boden langsam nach unten gleiten würde, ein Gefühl, was den Tritt unsicher werden lässt.
Nach der zweiten Kabine des Aquädukts ist der Weg erneut abgerutscht. Hier fühlt man sich nicht so gut und man spürt immer noch ein leichtes Abgleiten nach unten: es ist mehr eine „Tendenz“, ein Wahrnehmung als eine wirkliche abrutschende Mikrobewegung. Man kann Störungen im zweiten und vierten energetischen  Zentrum des Körpers empfinden, was auf diese geologische Formation zurückzuführen ist. Es kann auch sein, dass die Blase gestört wird.
Gleich nach der Spitzkehre kommt man zu dem Erdrutsch, der links abgeht: es ist, als ob man nun das vor sich sieht, was man vorher wahrgenommen hat und vor dem man gewarnt wurde! „die Erde könnte abrutschen“ ist also die versendete Nachricht, und wenn man sie entziffert, kann man Acht geben – und wenn nötig – wird man nicht plötzlich überrascht (und so wird in wenigen Worten die altehrwürdige Funktion dieser Art von Wahrnehmung erklärt)
Nach der Spitzkehre erfährt man noch einmal einen Gegenschub, wenn man aufsteigt, man ist etwas mühselig, es fehlt eine solide Basis unter den Füßen und man beginnt sich nicht sehr gut zu fühlen.
Nachdem man die Kurve mit den entwurzelten Pfählen hinter sich gelassen hat, spürt man einen Schub hinter den Schultern, doch sobald man die Kurve beendet hat, hat man den Schub wieder gegen sich.
Wenn sich der Ausblick auf die Häuser von Serrara richtet, kann man anhalten und den Canyon beobachten. Hier kommt der tektonische Schub von vorne und von links, d.h. von der Steilküste, die Serrara trägt, das man vor sich liegen sieht. Dieser Beobachtungspunkt bietet die Möglichkeit die unglaubliche Farbenvielfalt der Felsen zu erkennen. Die Steilküste unterhalb von Serrara besteht aus gemischten Fels, graugrün und sandfarben, während an der Wand des Canyons der Fels violettfarben ist, übersät von Aushöhlungen und ohne horizontale Schichten, was man hingegen im sandfarbenen Bereich der Steilküste unterhalb von Serrara erkennen kann.
Bis zur dritten Kabine des Aquädukts geht man mühelos, aber von da an erlebt man eine Stauchung und der Schub kommt von vorne und von unten. Am Ende der Mauer der Aquäduktkabine auf der Linken, quer zum Weg, befindet sich eine anderer unterirdischer Wasserlauf im Bruch mit viel kaltem Wasser; wenn man einige Minuten anhält, kann man sofort feststellen, dass er negativ auf die Nieren wirkt, die Blase in Bewegung setzt und den Verdauungsapparat stört (außerdem schadet er dem ersten, zweiten und vierten energetischen Zentrum des Körpers).
Wenn man nun weitergeht, ist der Aufstieg mühseliger, man fühlt sich immer noch nicht wohl und die Wahrnehmung des Schubes bergabwärts, d.h. gegen die Marschrichtung, wird immer stärker. Noch ein bisschen weiter, wo sich links am Weg ein Abgrund öffnet, nimmt man einen Schub von rechts wahr, der einen zum Abgrund drängt und somit in einen leichten Angstzustand versetzt und somit in Unbehagen.
Man kann allerdings ein wundervolles Panorama genießen: wenn man sich nach links umdreht, sieht man den Torre di Sant’Angelo mit dem Hafen und der Bucht bis nach Chiarito. Während man für das Panorama anhält, dehnt sich der Rücken und ganz unbewusst hat man Mühe mit den Füßen Halt zu finden. Um den Ausblick in Ruhe genießen zu können, sollte man bis zum Eingang der „Cueva“ ein Stück weiter vorne kommen.
Aufsteigend ist der Weg immer mühsamer bis man zum ersten Haus auf der rechten Seite kommt. Der Schub kommt von vorne und von rechts und dieser Teil des Weges ist in Kompression. Es ist das schlimmste Teilstück was die Empfindungen betrifft, aber nun ist man ja schon in Serrara angekommen.
Wenn man die Stufen weiter hinaufgeht und dann an das erste Gatter auf der rechten Seite kommt, wird man wahrscheinlich eine leichte Störung des zweiten energetischen Zentrums des Körpers fühlen, aber man ist nun schon in einem Abschnitt der Entspannung. Von nun an wird man merken, dass man keinerlei Schwierigkeiten mehr mit dem Aufstieg hat. Auf Höhe des Orangen- und Zitronenhains (zur Linken talwärts) fühlt man sich gut, auch wenn es noch einen leichten Schub von unten wie überall gibt, aber die Energieabgabe des Bodens ist jetzt sanfter.
Unweit, in Höhe des Anfangs der Verwerfung von Ruffano, gibt der Geologe Di Iorio ein„vermutetes Ausbruchszentrum“ an. Wenn man noch etwas ansteigt kommt man zur Kirche: wir treten ein und stellen fest, dass wir uns drinnen etwas unwohler fühlen als draussen, der zentrale Bereich, der vom rundlichen Dekor auf dem Boden gekennzeichnet ist, entspricht einem verschobenen Sprung im Felsen, wo man sich eindeutig schlecht fühlt; außerdem hat man beim Umdrehen zum Ausgang den Eindruck abwärts zu gehen mit einer Neigung nach rechts; man spürt das dringende Bedürfnis die Kirche sofort zu verlassen und man empfindet erneut die Unsicherheit des Untergrundes.
Hat man den antiken Palazzo Iacono und den Turmbogen hinter sich gelassen, dreht man nach links und kommt an den Belvedereplatz; noch weiter bis zur Bar „Floreana“, wo man sich verdienterweise einen frisch gepressten Saft der auf der Insel heimischen Zitrusfrüchte gönnen und gleichzeitig ein breites und wunderschönes Panorama genießen kann, aber nicht nur dies, sondern auch einen intensiven energetischen Austausch in Anspannung mit optimaler Energieabgabe. Man könnte hier Stunden sitzen und sich dieser Aussicht hingeben!

Die Wahrnehmungsstrecke ist hier zu Ende: sie dauerte ungefähr eine Stunde, etwas mehr als üblich, weil man in manchen Abschnitten langsam und gemächlich gegangen ist, um besser empfinden zu können und in manchen Punkten hat man etwas länger angehalten.
Die körperliche Erschöpfung wird aber sofort wieder mit den Vitaminen des Safts und dem „energetischen“ Ausruhen beim Belvedere aufgehoben.
Der Rückweg ist der gleiche, allerdings abwärts, der zu Beginn etwas abrutscht und man muss somit dort vorsichtig sein, wo der Boden unter den Füßen wegzurutschen scheint und der Weg verschüttet ist. Nach dem ersten Hinunterblicken auf der rechten Seite wird der Weg regelmäßiger. Es wird interessant festzustellen, wann man etwas abbremsen muss, da man den Schub nun von hinten bekommt und wann man, obwohl man abwärts geht, meint man wird von einem Gegenschub gebremst.
Wenn man schließlich auf Höhe des Casa Garibaldi angekommen ist, fühlt man sich erneut wohl und man kann sich nun entspannen und ausruhen.
Die Erfahrung dieses kleinen Spaziergangs inmitten der Blumen mit Aufmerksamkeit auf den energetischen Austausch wird uns zwar etwas ermüdet, aber sicherlich auch angeregt haben und wir werden sicher sehr gern davon zu erzählen oder unsere Empfindungen mit den Weggenossen auszutauschen.
Sicherlich fühlt man sich glücklicher und zufriedener, und schon das allein ist schon wunderbar!
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Anmerkungen:

1 E. Murolo, Zitat aus “S. Angelo d’Ischia, storia, immagini, poesie” (S. Angelo d’Ischia, Geschichte, Bilder und Poesie), herausgegeben von der Nuova Associazione  Amici di S. Angelo

2 CNR Projekt für die Geodynamik, dreidimensionales strukturales Modell “Structural Model of Italy” Maßstab 1:500000

3 “Ausflüge mit dem Geologen Aniello Di Iorio” – www.eurogeopark.com

4 “cuevas” werden so in Anlehnung an die spanischen Cuevas genannt, die Aushöhlungen im Tuffgestein als Werkzeug- Materiallager oder eventuell auch in Vorzeit als kurzfristige Behausungen gedacht, die man oft längs des Weges und an anderen Stellen der Insel finden kann.