Invito tutti i Soci Esperti e in formazione a leggere l’interessante saggio “percezione extrasensoriale” di Alessandra Laurenza, pubblicato sempre in questa Area Riservata, per rendersi conto che l’Analisi Geobiofisica non ha niente a che fare con questo argomento (ESP) e con il “paranormale” in generale.
La percezione che si attua nel rilevare la situazione geologica e geofisica di un luogo passa attraverso tutto il corpo, non solo attraverso la mente, e qui sta la differenza più importante: nella percezione geobiofisica la mente fornisce un bagaglio di informazioni che “dà un nome” al campo energetico percepito dsal corpo, oltre a mantenerci coscienti e vigili escludendo quindi qualsiasi stato di trance o simili. Se non si è mai conosciuto (sperimentato con l’esposizione del corpo) un campo di forze questo non può essere riconosciuto quando viene percepito dal corpo: si sente che c’è un campo ma non si può capire cosa sia e cosa lo origina; in questi casi facilmente la mente dà a questo campo sconosciuto il nome della cosa che ha nel magazzino di informazioni disponibili che gli assomiglia di più, e naturalmente molto spesso sbaglia.
La bravura del rilevatore esperto sta proprio nel capire che sta avvenendo un simile processo e nell’impedirsi così di sbagliare ammettendo di aver trovato un campo energetico che non riconosce perchè non lo ha mai conosciuto.
L’approfondimento personale pratico e teorico della percezione geobiofisica permette di verificare che non si tratta di alcuno dei fenomeni comunemente intesi per “paranormali”.
La rabdomanzia e la percezione di campi tecnici emessi da origini nascoste permettono verifiche oggettive della percezione tali e quali quelle degli esperimenti di laboratorio; occorre procedere in cieco e in questo modo si ottiene il dato oggettivo che nega o conferma l’affermazione fatta con la percezione.
Nemmeno la “chiaroveggenza” fa parte dell’analisi geobiofisica, sebbene l’autrice – vicina al CICAP anche se meno ideologica dei suoi esponenti più conosciuti – ne dia una definizione che potrebbe trarre in inganno: infatti nella percezione geobiofisica non si “visualizzano” con la mente avvenimenti o aspetti che non succedono sotto gli occhi, ma si percepiscono con il corpo (o con alcune sue parti) dei campi energetici o delle frequenze; nel momento che il corpo li ha percepiti la mente li può distinguere e nominare secondo la loro origine, agisce come uno scanner di frequenze cercando tra quelle che ha immagazzinate quella che risuona con quella percepita; se non la trova in magazzino non può sapere di cosa si tratta.
La chiaroveggenza in geobiologia sarebbe, ad esempio, incontrare una persona e visualizzare che andrà ad abitare in una casa dove metterà il letto in una zona disturbata e dopo alcuni anni si ammalerà. Può succedere ma non ha niente a che fare con la ricerca delle zone di disturbo, cioè con la Geobiologia seriamente intesa che si basa invece sulla percezione da parte del corpo e del biocampo dell’operatore di “campi energetici” naturali.
Il corpo, la pelle, soprattutto le mani e i piedi, in questo caso si possono considerare come un ulteriore senso, oppure come un’estensione energetica del tatto. Il fatto che la percezione possa avvenire anche con il biocampo (o campo elettromagnetico complessivo del vivente) può trarre in inganno ma in realtà il campo elettromagnetico emesso dal corpo si comporta come un “sensore” che può distanziarsi un po’ dal corpo ma porta le informazioni nsempre ai terminali fisiologici da cui dipende, cioè al corpo, che invia al cervello lo stesso messaggio sia se il campo energetico naturale è “toccato” dal corpo (la mano, il piede, ecc.), sia se è toccato dal biocampo.
I “luoghi” più comuni della percezione nel corpo sono le mani e i piedi. Dato che normalmente si tratta di luoghi dove vi sono le terminazioni dei canali energetici corporei (i cosiddetti meridiani dell’Agopuntura) il “settimo senso” che permette la percezione delle manifestazioni elettromagnetiche nell’ambiente potrebbe anche essere dato da questo sistema energetico complesso, noto fin dall’antichità, che ha dei punti in superficie, sulla pelle (i punti dove si infilano gli aghi), che sono in comunicazione con gli organi interni e che se stimolati producono alterazioni effettive nel funzionamento dell’organismo. La stimolazione non deve essere necessariamente solo quella degli aghi, e adesso sappiamo che può essere anche quella di un campo elettromagnetico.
A tutti succede la prima cosa, cioè di accorgersi di aver incontrato un campo energetico, ma solo a pochi, più dotati e più allenati, succede la seconda, cioè di distinguere quale tipo di campo si è incontrato, se si tratta di quello emesso dall’acqua sotterranea o di quello emesso da un cavo elettrico interrato: ecco la vera differenza tra la maggioranza delle persone e i pochi “ipersensibili”, differenza del tutto simile a quella tra la maggioranza delle persone e i pochi dotati di “orecchio armonico” che ascoltando un’esecuzione musicale distinguono perfettamente le note, le tonalità e tutto quello che il compositore e gli esecutori hanno messo nel brano (di solito questi pochi fanno i direttori d’orchestra).
Pretendere di non potersi interessare scientificamente all’Analisi Geobiofisica perchè è una cosa che riescono a fare solo alcune persone e non tutti, come fa il CICAP, equivale a pretendere che tutti abbiano l’orecchio di un direttore d’orchestra per indagare scientificamente la percezione umana dei suoni e della musica.
Non vi è quindi alcun estremo per considerare l’Analisi Geobiofisica come uno dei soggetti della ricerca parapsicologica e la lettura del breve saggio che si riporta lo conferma.
La rabdomanzia è stata già dimostrata scientificamente con altri metodi: l’efficacia della ricerca di pozzi in zone aride, statisticamente valutata, con grandi numeri e gruppi di controllo, altro che la ricerca di tubi di gomma per annaffiare interrati per pochi centimetri del CICAP!
Come esperti in Geobiologia e in Analisi Geobiofisica occorre fare proprio l’assunto che non abbiamo nulla a che vedere con i fenomeni paranormali, e non bisogna perciò prestarsi ad alcun esperimento di ricerca sul paranormale che è materia che non ci riguarda. Possiamo discutere tra di noi, come persone “ipersensibili” e quindi esposte anche a percezioni diverse da quelle dell’ambito geobiologico e geobiofisico, di eventuali esperienze che rientrassero nel paranormale, ma dobbiamo sempre essere consapevoli che sono esperienze diverse da quelle che ci permettono di individuare le zone di disturbo della Geobiologia. Forse possono essere anche esperienze più “forti” e importanti per noi, ma sono cose diverse dalle semplici (sebbene sempre impegnative) percezioni fisiologiche e energetiche di campi elettromagnetici ambientali dovuti a scorrimenti di acqua sotterranea o a reticoli energetici. La filosofia della nostra scuola di pensiero in Geobiologia è chiara sul non mescolare questi ambiti.
Le dimostrazioni scientifiche opportune sono già state date oppure si possono dare restando in un ambito di ricerca scientifica, teorica come quella del fisico Emilio Del Giudice, o empirica come la nostra, che non deve mai abbassarsi per prestarsi al confronto con le carte “Zener” o con altre cose del genere.
Per questo è necessario conoscere bene anche la materia del “paranormale”, farsene un’idea critica ma abbastanza approfondita, ascoltare anche i pareri degli scettici, poiché a volte sono illuminanti per noi sugli errori da non fare e per non comportarci inavvertitamente come quei “fenomeni” di cui loro si occupano.
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