Valutazioni teoriche e sperimentali sulla radioattività dei materiali da costruzione per avere un’idea del tenore di radiazione dovuta agli edifici

Il testo che segue, pur essendo molto tecnico, permette di colmare una carenza di informazioni riguardo alla radioattività, aspetto della radiazione naturale che è poco curato nelle comunicazioni di Bioarchitettura e Geobiologia. Leggendolo ci si può fare un’idea – scientificamente sostenuta – del tipo di emissioni causate dai materiali edili, sostegno teorico di una eventuale misurazione con un Geiger da parte dell’esperto.
Alcuni link che possono essere utili per una informazione di base sulla radioattività sono i seguenti:
https://www.arpa.umbria.it/resources/documenti/radiazioni_ionizzanti/Calandra.pdf – per i materiali edili
http://utenti.romascuola.net/smsanguillara/ricerche.htm
http://radiosurplus.it/pdf/Radioattivita.pdf – sulla nocività della radioattività

https://www.naz.ch/it/aktuell/messwerte.html – fonte svizzera

Inseriamo anche alcune immagini esplicative (fonte internet):
l'Uraniodecadimento radioattivopenetrazione particelle radioattive nel corpo

 

 

 

 

spessori materiali schermanti radioattivita?

 

 

 

 

 

 

autore: dr. Ing. Silvano Cazzoli,  Presidente ANPEQ

Sommario

La radioattività delle famiglie naturali contenute nei materiali da costruzione è responsabile in certa misura nell’equivalente di dose riferibile al fondo naturale delle radiazioni. Tale radioattività dà luogo a due contributi di dose: la dose gamma esterna e la dose alfa interna legata alla emanazione e all’accumulo del radon nonché ad contenuto radioattivo materiali ediliun contributo dovuto all’inalazione di polveri nelle quali le concentrazioni dei capostipiti naturali sono alte.
Prima di procedere ad effettuare delle misure è stata determinata mediante l’uso di un modello di calcolo la correlazione fra attività specifica e dose (alfa e gamma). Questa analisi ha permesso di concludere che, per la maggioranza dei materiali da costruzione, il contributo dovuto alla dose alfa è assai limitato; inoltre è risultato che il contributo alla dose gamma della famiglia dell’U-238 è dovuto sostanzialmente ai radionuclidi che si trovano a valle del Rn-222. Tali risultati sono stati utili ai fini di selezionare i radionuclidi oggetto delle misure.
Il metodo descritto in questo lavoro permette di misurare la radioattività naturale nei terreni e nei materiali da costruzione con l’uso di un analizzatore multicanale accoppiato ad un rivelatore al germanio intrinseco; tale metodica è stata applicata in un’indagine sistematica su materiali per l’edilizia, nei quali sono stati determinati i valori di attività specifica relativi alle famiglie di U-238, U-235, Th-232 e al K-40.
Il suddetto metodo di misura presenta il vantaggio di essere relativamente rapido e semplice e di avere i necessari requisiti di precisione, potere risolutivo e sufficiente sensibilità.

1 Introduzione

Negli ultimi anni, il valore scontenuto di Th nei materiali edilitimato dell’equivalente di dose efficace che viene assorbita mediamente dagli individui della popolazione a causa dell’esposizione alle sorgenti radioattive naturali è notevolmente aumentato.
Fino a pochi anni fa, infatti, tale dose veniva valutata dallo United Nations Scientific Committee on the Effect of Atomic Radiation (UNSCEAR) dell’ordine di 1 mSv/a; successivamente, stime più accurate hanno attribuito alla dose pro capite da radiazioni naturali il valore di 2 mSv/a (1), e più recentemente, di 3,3 mSv/a (2) (14).
Questi valori di dose sono comprensivi dei contributi derivanti dalla radiazione cosmica, dai radionuclidi cosmogenici e dai radionuclidi primordiali; l’UNSCEAR attribuisce, tuttavia, a questi ultimi un contributo di gran lunga preponderante rispetto agli altri (circa 2 mSv/a).
I radionuclidi primordiali appartengono, per la maggior parte, alle famiglie radioattive naturali, i cui capostipiti (Thorio-232, Uranio-238 e Uranio-235) sono presenti nella crosta terrestre in concentrazioni variabili, con valori medi dell’ordine di quelli riportati indicativamente nella tabella 1 (3).

TABELLA 1
Concentrazioni medie dei capostipiti delle famiglie radioattive naturali nella crosta terrestre
(3)

Nuclide

 

Tempo di dimezzamento (miliardi di anni)

 

 

Concentrazione

ppm Bq/Kg
Th-232 14.1 8.5 34
U-235 0.7 0.02 1.5
U-238 4.5 2.7 33

Tra i radionuclidi primordiali che non appartengono a queste famiglie, quello che riveste maggiore importanza dal punto di vista radiologico è il K-40, il quale è contenuto nel potassio naturale con una concentrazione isotopica dello 0.0118 % ed è responsabile, secondo le stime UNSCEAR, di un contributo alla dose esterna pari a 0.15 mSv/a, oltre che di una dose interna valutata in 0.18 mSv/a (corrispondente a un “body burden” di circa 4 kBq).
Dal momento che tutti questi radionuclidi sono diffusi nella crosta terrestre, essi sono presenti anche nei materiali da costruzione, i quali, dunque, sono responsabili di una parte della dose da radiazioni naturali assorbita dalla popolazione. Indagini sulla radioattività dei materiali da costruzione più comunemente impiegati sono state effettuate in tutto il mondo; alcuni dati relativi all’Italia, che sono riassunti in tabella 2 (4), mettono in evidenza, in particolare, l’elevato contenuto di radioattività di alcuni materiali che sono largamente impiegati in tre regioni italiane (Lazio, Campania ed Umbria).

TABELLA 2
Concentrazioni di uranio, torio e potassio, in alcuni materiali da costruzione in Italia (Bq/kg)
(4)

Materiale Luogo di origine K-40 (Potassio)
U-238 (Uranio)
Th-232 (Thorio)
Tufo

Pozzolana

Lazio

Campania

Umbria

1900-2370

1950-2250

1468-1925

350-390

130-390

136-242

275-350

85-135

468-541

 

Pietra

 

Lazio

Campania

Umbria

 

4-68

 

 

1-38

 

 

 

Mattoni

 

Varie

regioni

365-1060

 

28-81

 

40-148

 

Cemento

 

Varie

regioni

4-780

 

10-100

 

10-240

 

nel decadimento dei radionuclidi naturali che essi contengono ed è dunque legata direttamente alla concentrazione di questi nel materiale. Un ulteriore contributo va messo in relazione all’accumulo negli ambienti chiusi degli isotopi del radon che da essi vengono emanati, ed in particolare al Rn-222, i cui figli a vita breve sono responsabili di una dose alfa interna. La sola conoscenza del livello di radioattività non è sufficiente a quantificare il valore di tale dose, dal momento che l’emanazione del Rn-222 è fortemente influenzata dalle caratteristiche fisiche del materiale.

Per analizzare il legame che esiste fra dose e concentrazione è stato impiegato un modello che permette di correlare la dose esterna ed interna con le attività specifiche dei radionuclidi naturali, contenuti nei materiali da costruzione. Le correlazioni sono state ottenute calcolando la dose ricevuta da un individuo che si trova al centro di una stanza standard, nell’ipotesi che le pareti, il pavimento ed il soffitto abbiano lo stesso spessore e la stessa composizione, anche riguardo ai radionuclidi presenti.

Le espressioni che si ottengono sono del tipo:  (1) (2)

dove (HE)1 in (mSv/a) è la dose gamma esterna dovuta ai radionuclidi appartenenti alle famiglie dell’uranio e del torio e al K-40, presenti nel materiale, rispettivamente, nelle concentrazioni CU, CTh e CK (Bq/kg), mentre a, b e c sono coefficienti che dipendono, tra l’altro, dalla composizione e dallo spessore; (HE)2 (mSv/a) è la dose alfa interna dovuta al radon emesso dai materiali, e è il coefficiente di emanazione del Rn-222 e h e k sono coefficienti che dipendono, tra l’altro, dallo spessore, dalle caratteristiche morfologiche del materiale e dal tasso di ventilazione della stanza.

Nel caso di pareti di mattoni, le relazioni (1) e (2) permettono di ricavare gli andamenti di figura 1 (nell’ipotesi di CU=CTh e 350<CK<1100 Bq/kg).

Figura 1 – Dose gamma e alfa dovuta ai materiali da costruzione.figura 1 dose gamma

L’esame dei risultati ottenuti con questo modello permette di ricavare alcune importanti considerazioni utili ai fini delle misure. In primo luogo si può affermare che l’equivalente di dose efficace dovuto al radon (HE)2 risulta per molti materiali assai limitato soprattutto a causa dei bassi valori che generalmente assume il coefficiente di emanazione (vedi tab.3).
In secondo luogo risulta evidente che il maggior contributo alla dose gamma è attribuibile ai radionuclidi delle famiglie radioattive naturali ed in particolare a quelli che si trovano a valle degli isotopi del radon. A titolo esemplificativo nella figura 2 sono riportati i tassi di emissione dei membri della famiglia dell’U-238 (in percentuale relativa al valore totale di energia gamma emessa pari a 1,757 in condizioni di equilibrio secolare).
Come si puo notare più del 97% di tale energia è attribuibile a due soli radionuclidi (Bi-214 e Pb-214).

Figura 2 – Valore in % del tasso di emissione di energia gamma da parte dei membri della famiglia dell’U-238 in equilibrio secolare
figura 2 valore perc

TABELLA 3
Valori di concentrazione di Ra-226, del tasso di emanazione e del coefficiente di emanazione del Rn-222, per alcuni materiali da costruzione (5)

 

NAZIONE

 

 

Materiale

 

Numero dei

campioni

Ra-226

Bq/Kg

 

Tasso di emanazione

(Bq/Kg s)

Coefficiente di emanazione

 

URSS

 

 

Calc. leggero

Calc. compatto

Mattoni rossi

18

19

12

66

141

50

0.32

0.41

0.16

0.035

0.021

0.017

UNGHERIA

 

Calcestruzzo

Mattoni rossi

100

200

13

55

0.78

0.39

0.28

0.036

POLONIA

 

 

Ceneri volanti

Scorie

Fosforite

Mattoni rossi

33

11

6

3

96

67

705

18

0.0054

0.0070

0.20

0.023

DANIMARCA

 

 

 

Calcestruzzo

Calc. (argille e solfati)

Mattoni

Pannelli gesso

4

 

1

2

1

 

0.47

 

44

0.017

0.023

 

NORVEGIA

 

 

Calcestruzzo

Mattoni

Argilla espansa

137

18

12

28

63

52

0.01-0.20

0.01

0.01-0.20

USA

 

 

Calcestruzzo

Calcestruzzo (ceneri volanti)

Mattoni rossi

Gesso

106/21 1)

 

8

6

12

9-32

 

19

45

12

0.43-1.26

 

1.04

0.10

0.63

0.13-0.25

 

0.26

0.01

0.28

1) Tasso di emanazione del Rn-222 misurato per 106 campioni da 10 città; concentrazione del Ra-226 e coefficiente di emanazione misurati su 21 campioni da 7 città.

2 – Metodo di misura

A seguito dell’interesse dimostrato da parte di diverse realtà industriali ed amministrative dell’Emilia Romagna nei confronti delle misure di radioattività naturale nei materiali da costruzione, è stata effettuata una serie di misure mediante un metodo il più possibile rapido e semplice.
Le misure sono state eseguite presso il laboratorio misure radiometriche dell’ENEA del Centro Ricerche Energia del Brasimone (Bologna), con le metodiche normalmente utilizzate per misure su radioisotopi artificiali.
Alcuni risultati che sono stati ottenuti con questo metodo di misura si riferiscono a campioni selezionati in modo da essere rappresentativi delle materie prime, dei prodotti finiti e dei fanghi di scarico relativi alle principali produzioni ceramiche commerciali italiane. Sono state pure effettuate misure su campioni di sabbia, calcare, marna, cemento.
Per effettuare le misure, si è fatto ricorso ad un analizzatore multicanale dotato di un rivelatore al germanio intrinseco (IG).
Questa scelta è in linea con i metodi seguiti da altri autori per misure su materiali da costruzione (mattoni, cemento, sabbia, gesso, calcare, ecc.) – (4, 6, 7, 8, 9, 10, 11). Attualmente vi sono altri tipi di rivelatori che consentono una misura rapida e precisa di questi materiali.
L’impiego di questi rivelatori presenta alcuni aspetti che li rendono particolarmente adatti a questo tipo di misura. Infatti lo spettro dei gamma emessi dai materiali esaminati è estremamente complesso e presenta alcune situazioni di picchi molto vicini tra loro (vedi figura 3)., che possono essere discriminati solo se si utilizza un rivelatore ad alto potere risolutivo.

Figura 3 – Spettro di emissione gamma, tipico di un materiale da costruzione, utilizzando un rivelatore IG.

figura 3 spettro

Il metodo impiegato permette di ottenere per i picchi ed i tempi di conteggio prescelti, valori riproducibili entro approssimazioni di qualche unità per cento. Le misure vengono di norma effettuate su campioni a bassa granulometria, ottenuti per macinazione di polveri e di prodotti cotti monolitici finiti. Sono state effettuate anche misure su materiali monolitici (piastrelle), allo scopo di evidenziare una eventuale differenza con quelle relative allo stesso materiale in polvere.
I campioni vengono contati all’interno di un becher di Marinelli della capacità di 1 litro, per periodi di 1-3 ore, per permettere il conteggio di un sufficiente numero di colpi, date le basse attività dei campioni.
La scelta dei picchi da contare tiene conto dell’esigenza che questi siano sufficientemente discriminati ed intensi ed inoltre siano significativi agli effetti radioprotezionistici, come più dettagliatamente esposto nel precedente paragrafo.
Seguendo questo criterio sono stati scelti il picco a 609.3 keV del Bi-214 e quello a 352.0 keV del Pb-214, per la famiglia dell’U-238 e il picco a 238.6 keV del Pb-212, per la famiglia del Th-232. Per il K-40, è stato effettuato il conteggio dei fotoni a 1460.7 keV. I risultati che così si ottengono permettono di ricavare le concentrazioni dei membri delle famiglie del U-238 e del Th-232, nell’ipotesi che essi siano tra loro in equilibrio secolare. Una tale ipotesi non è lecita per alcune rocce naturali, per le quali la bibliografia riporta situazioni di disequilibrio per la famiglia del U-238 (12): bisogna tuttavia sottolineare che il disequilibrio osservato riguarda i membri a monte del Ra-226, che, come già detto contribuiscono in misura non rilevante alla dose gamma attribuibile alla famiglia stessa.
Una situazione di disequilibrio della quale bisogna tener conto per i materiali da costruzione ed in particolare per i prodotti dell’industria ceramica è quella indotta dall’eventuale rilascio del radon dalle matrici solide in seguito ad operazioni di macinazione e/o di cottura ad alta temperatura.
A questo proposito, è utile ricordare che il tempo necessario a ristabilire una nuova situazione di equilibrio è dell’ordine di un mese.
Tale nuova situazione può riprodurre l’equilibrio secolare (che si riscontra frequentemente per i solidi a bassa superficie specifica) oppure mostrare valori di attività specifica differenti tra i membri a monte e a valle del Rn-222. Per questo motivo i campioni devono essere contati dopo un periodo di almeno un mese dalla macinazione.

3 – Applicazione del metodo

Il metodo descritto è stato applicato per soddifare alcune richieste specifiche riguardanti i seguenti materiali:

– materie prime per l’edilizia (sabbia, marna, calcari,argilla, feldspati, rocce naturali)

– materiali per l’edilizia (cementi, mattoni, laterizi, piastrelle ceramiche)

– fanghi di scarico dell’industria ceramica.

A titolo di esempio si riportano i risultati di una campagna di misura effettuata sui prodotti ceramici.
I risultati delle misure effettuate sono riassunti nella tabella 4. Come si può vedere i campioni di argilla non hanno rivelato un contenuto particolarmente elevato di radioattività naturale, ed i valori delle attività specifiche di U-238, Th-232 e K-40 che sono stati riscontrati per questi materiali sono in linea con quelli misurati per altri materiali da costruzione di uso comune in Italia (4).
Anche i livelli di radioattività dei feldspati sono risultati relativamente bassi. I fanghi di scarico mostrano, in alcuni casi, valori più elevati rispetto alle materie prime, specie quelli che contengono sensibili quantità di zirconio, messe in evidenza da analisi chimiche sui campioni secchi. Analogamente, i risultati delle misure eseguite sui campioni ottenuti da piastrelle ceramiche sono stati caratterizzati da una notevole uniformità, con l’eccezione dei campioni di gres porcellanato bianco, che hanno mostrato i valori di concentrazione del torio e dell’uranio più elevati.
Questa circostanza può essere correttamente interpretata se si pensa che il colore bianco viene ottenuto aggiungendo all’impasto quantità variabili di sabbie zirconifere (1-5 %).
Nei minerali zirconiferi, infatti, sono contenuti uranio e torio in concentrazioni elevate, variabili a seconda della provenienza del materiale stesso, ciò risulta confermato dai valori misurati in alcuni campioni di sabbie zirconifere riportati nell’ultima riga della tabella 4.

Tabella 4
Risultati delle misure (Bq/Kg)

CAMPIONE U-238 Th-232 K-40
Argilla 26-30 38-51 658-919
Feldspati 54-58 63-73 422-1286
Fanghi 68-354 30-119 266-427
Piastrelle 27-247 42-72 544-997
Gres Porcellanato Bianco 118-209 40-89 528-1000
Sabbie zirconifere 2084-2334 858-880


4. Dose da inalazione di polveri ad alto contenuto di radioattivita naturale.

Come abbiamo visto nelle pagine precedenti oltre al contributo di dose da emanazione di Radon nei materiali da costruzione vi è anche un contributo alla dose ai lavoratori, forse molto più importante, dovuto alla inalazione di polveri provenienti dalla lavorazione di particolari materiali da costruzione.
L’industria ceramica, sia per la produzione di piastrelle che di sanitari, l’industria per la produzione dei refrattari ed altri, utilizzano quantità sempre crescenti di minerali ricchi di zirconio ed in particolar modo di sabbie zirconifere.
Il Decreto Legislativo 26 maggio 2000 n. 241 inserisce nel campo di applicazione della normativa di radioprotezione, al Capo III bis, le attività lavorative implicanti l’uso e lo stoccaggio di materiali abitualmente non considerati radioattivi, ma che contengono radionuclidi naturali e provocano un aumento significativo dell’esposizione dei lavoratori e, eventualmente di persone del pubblico.
Di seguito si indicano le modalità di valutazione rischi, nonché gli atti di competenza dell’esperto qualificato e del datore di lavoro per assicurare la sorveglianza fisica di radioprotezione nelle attività di detenzione, macinazione, uso di quantitativi considerevoli di sabbie che hanno un contenuto di radioattività naturale generalmente più alto di quello delle sabbie comuni.

4.1. Proprietà’ delle sabbie zirconifere

Il materiale in oggetto viene indicato nella terminologia tecnica e commerciale in vari modi. Le dizioni più ricorrenti sono quelle di “Sabbie Zirconifere” o ” Sabbia di Zirconio”. I materiali più pregiati, con poche impurezze, in genere di provenienza australiana, vengono anche indicati come “zircone concentrato”.
Detto materiale trasportato via mare e via terra , viene poi macinato con un procedimento a umido oppure a secco (mulini rotativi “MALWERKE” con corpi macinanti di allumina) al fine di ottenere una granulometria opportuna che ne consenta l’impiego come materiale di ricoprimento secondo le tecniche in uso nella produzione dei materiali da rivestimento ceramici, oppure fuso in forma di sabbia tal quale per ottenere i materiali refrattari.
Da un punto di vista strettamente mineralogico il materiale viene identificato come “zircone”. Esso é quindi un “silicato di zirconio” e dal punto di vista strutturistico appartiene al gruppo dei neosilicati, con tetraedri, SiO4 che costituiscono isole indipendenti equilibrate da ioni Zr4+.
In natura, isomorfe con lo zircone, ed in cristalli con lo stesso abito si trovano anche la Torite, ThSiO4 e la Uranotorite, (U,Th)SiO4 .
L’isomorfismo sopra menzionato é riscontrabile, seppure in piccola misura, anche nel materiale oggetto della presente relazione nel quale la sostituzione dello ione Zr4+ avviene oltre che ad opera dello ione Hf4+ anche ad opera degli ioni U4+ e Th4+ . Per questi ultimi mediamente, in peso (0,023% e 0,015%) rispettivamente.
I nuclei degli ioni U4+ e Th4+ sono costituiti, come è noto, da isotopi capostipiti delle cosiddette famiglie naturali dell’Uranio e del Torio che sono appunto radioattive.

4.2. L’Uranio naturale

L’uranio è l’elemento più pesante presente in natura con numero atomico 92. Si riportano di seguito le percentuali isotopiche e le attività specifiche dei principali isotopi naturali dell’uranio.

Tabella 5

___________________________________________________________________________

Nuclide                     % isotopica.                                     Attività specifica (MBq/g)

___________________________________________________________________________

U-234                         0,0055%                                            231,3

U-235                         0,7200%                                            0,08

U-238                         99,2745%                                          0,0125

___________________________________________________________________________

I principali stati di ossidazione dell’uranio sono 4+ e 6+; l’U(VI) tuttavia è presente non come ione idrato ma come UO2 2+
Come si vede dalla Tabella 1 il contenuto medio di U nella crosta terrestre è circa 3 ppm. L’uranio è un costituente essenziale di circa 100 minerali: i più importanti sono l’Uraninite (UO2) e la Pechblenda (ossidi misti da UO2 a U3O8)

4.3. CARATTERISTICHE RADIOATTIVE DELLE SABBIE.

Le caratteristiche delle sabbie in oggetto sono quelle di un minerale con concentrazioni specifiche delle famiglie radioattive dell’Uranio e del Torio più alte del normale.
Le misure spettrometriche effettuate riportano l’attività delle famiglie radioattive naturali.ed il contenuto in peso di Uranio-238, calcolato sulla base dell’attività specifica dell’U-238, generalmente inferiore a 4.000 Bq/kg che risulta pari a 0,2-0,3 g/kg.
Un parametro molto importante per il calcolo delle dose è la determinazione della grandezza delle polveri: le polveri comuni non sono pericolose perché difficilmente le sabbie comuni possono entrare nei fluidi corporei attraverso i polmoni; ciò è possibile solo per le sabbie di dimensioni molto piccole (attorno ai 10- 5 mm e più piccole ).

4.4. Dose da irraggiamento esterno.

La valutazione dell’incremento del rateo di equivalente di dose efficace da irraggiamento esterno gamma che eccede fondo ambiente viene effettuato sulla base delle misure dirette in vari punti dello stabilimento ed in particolare nei punti critici dell’impianto. Al valore misurato deve essere sottratto il valore del fondo ambiente da rilevarsi in aree lontane che non siano disturbate dalla presenza delle sabbie.
Valutazione di dose

Il recente Decreto Legislativo del 26 maggio 2000 n. 241 che recepisce la direttiva 96/29 in materia di protezione sanitaria della popolazione e dei lavoratori contro i rischi derivanti dalle radiazioni ionizzanti fissa nella Tabella IV.1 dell’Allegato IV i coefficienti di dose efficace impegnata per unità di introduzione per inalazione e per ingestione per i lavoratori.
Per l’inalazione la tabella contiene valori relativi a diversi tipi di assorbimento polmonare (F=fast, M=medium, e S=slow).
I valori riportati in tabella sono uguali agli ultimi valori aggiornati delle più recenti ICRP.

Tabella 6
Coefficienti di dose efficace impegnata per unità di introduzione per inalazione per i lavoratori espressa in Sv/Bq.

___________________________________________________________________________

238U                                                                                                232Th

___________________________________________________________________________

Silk                             All IV                                     Silk                             All. IV

238U   5,7 x 10-6       (9%)               5,7 x 10-6                   232Th 1,2 x 10-5       (20%)1,2 x 10-5

234Th 5,9 x 10-9       (0%)               5,9 x 10-9                   228Ra 1,2 x 10-5       (21%)1,7 x 10-6*

234Pa  5,8 x 10-10     (0%)               5,8 x 10-10                 228Ac 1,2 x 10-8       (0%) 1,2 x 10-8

234mPa2,4 x 10-12    (0%)               5,9 x 10-9                   228Th 3,2 x 10-5       (54%)3,2 x 10-5

234U   6,8 x 10-6       (11%)             6,8 x 10-6                   224Ra 2,8 x 10-6       (5%) 2,4 x 10-6

230Th 7,2 x 10-6       (11%)             7,2 x 10-6                   220Rn

226Ra 3,8 x 10-5       (58%)             2,2 x 10-6*                 216Po 3,7 x 10-12     (0%)

222Rn                            –                       –                            212Pb 1,6 x 10-7       (0%) 3,3 x 10-8*

218Po 3,1 x 10-9       (0%)                                                  212Bi  4,2 x 10-8       (0%) 3,9 x 10-8

214Pb 1,8 x 10-8       (0%)               4,8 x 10-9*                 208Tl  9,8 x 10-12     (0%)

214Bi  2,3 x 10-8       (0%)               2,1 x 10-8                  212Po 1,5 x 10-17     (0%)

244Po 6,2 x 10-15     (0%)                     –                                         –

210Pb 4,5 x 10-6       (7%)               1,1 x 10-6*                               –

210Bi  8,3 x 10-8       (0%)               6,0 x 10-8                                –

210Po 2,8 x 10-6       (4%)               2,2 x 10-6*                               –                             _______________________________________________________________________________

Totali  6,5 x 10-5       (100%)           2,5 x 10-5                               6,0 x 10-5       (100%)4,8 x 10-5
___________________________________________________________________________

* vengono evidenziati i valori con differenze consistenti.
Non vengono riportati i coefficienti per la famiglia dell’U-235 perché trascurabili ai fini del calcolo della dose.

5.  Calcolo della dose efficace impegnata da inalazione.

Per il calcolo della dose efficace impegnata da inalazione si deve porre attenzione sulle modalità corrette di valutazione della quantità introdotta nel corpo umano e poi nella scelta dei coefficienti di dose efficace impegnata per unità di introduzione per inalazione per i lavoratori contenuti nella Tabella IV.1 dell’Allegato IV al D. Lgs 241 del 26 maggio 2000.
Per il calcolo della introduzione si devono fare le seguenti ipotesi.
a) Il parametro respiratorio é fissato in 1,2 m3/h.
b) equilibrio secolare dei capostipiti delle famiglie del 238U, del 235U e del del 232Th con tutti i rispettivi discendenti.
c) conservazione dell’equilibrio secolare nel prodotto prima della macinazione e dopo la macinazione, escludendo quindi effetti di riduzione dell’attività o di concentrazione della stessa.

Per la determinazione dei coefficienti di dose efficace impegnata per unità di introduzione per inalazione per i lavoratori si devono fare le seguenti ipotesi:
d) i parametri della distribuzione granulometrica in attività sono gli stessi della distribuzione in massa.
e) comportamento di epurazione all’interno dell’apparato respiratorio paragonabile a quello dei composti di tipo S (Slow)
f) comportamento di tutti i radionuclidi figli delle varie catene come quello dei rispettivi capostipiti.

In questo modo, conoscendo l’attività nel prodotto dei capostipiti delle tre famiglie, si possono calcolare le dosi dovute al contributo di ciascun membro della famiglia.

6. CALCOLO PARAMETRIZZATO

Si propone ora un metodo semplificato per la determinazione della dose efficace impegnata sulla base di una determinazione di dose oraria efficace impegnata conseguente all’introduzione oraria di radionuclidi.
La dose oraria efficace impegnata sarà data dalla somma della dose esterna da irraggiamento diretto ( che viene determinata mediante misurazioni ambientali) più la dose efficace impegnata oraria da introduzione in un’ora dei capostipiti U-238 e Th-232 del materiale in esame.
Per la dose efficace oraria impegnata da inalazione.
Dalla Tabella 3 si possono calcolare i seguenti valori per le due famiglie espressi in mSv/h/(mg/mc)/(Bq/g), dove:
mSv/h = dose efficace oraria impegnata per inalazione;
mg/mc = polverosità dell’ambiente in cui opera il lavoratore:
Bq/g = attività specifica di ogni capostipite del materiale trattato.
Applicando i coefficienti di dose efficace impegnata di tabella 3 si trova:
H50,U-238 = 30 mSv/h/(mg/mc)/(Bq/mg);
H50, Th-232 = 58 mSv/h/(mg/mc)/(Bq/mg)

Modalita’ di redazione della relazione di un’indagine sulla situazione energetica di un sito (geobiofisica-geobiologica-tecnica)

di Pier Prospero —

  1. La mappatura delle zone di disturbo individuate

La prima cosa da fare è “mettere in bella copia” la mappa delle zone di disturbo individuate nel sopralluogo.
Durante il sopralluogo, man mano che le individuate, avrete riportato le zone di disturbo in una carta millimetrata dove avete tracciato i confini della stanza o del sito da analizzare almeno in scala 1:50 (1 cm sulla mappa = 50 cm reali), non usate una scala minore per le abitazioni altrimenti è molto difficile riportare bene senza sovrapposizioni e confusioni quanto individuate sul posto (per i terreni è necessaria la planimetria in scala 1:100).
Questa bozza deve essere successivamente controllata e finita (ad es. controllare se la distanza tra un incrocio H e l’altro è di circa 2 m o 2,50 m, se le “pareti” dei reticoli mappati sono abbastanza perpendicolari tra loro, se i reticoli rispettano abbastanza il Nord, ecc.).
Le note successive sono intese per chi non sia già esperto utilizzatore di autocad.
La mappa rifinita su carta millimetrata deve essere riportata su carta da lucido in modo da dare al cliente una planimetria facile da capire e correttamente in scala (date una fotocopia del lucido, il quale invece terrete per vostra documentazione: capita spesso che il cliente telefoni dopo un certo tempo chiedendo ragguagli di vario tipo).
Le zone da non occupare con letti o altre posizioni di lunga permanenza o relax sono colorate di rosso (dall’acqua, alle faglie, ai reticoli) per indicare pericolo. La distinzione nei vari colori si fa solo con i metri e i nastri adesivi o segnalini mentre si è sul luogo per non confondersi*.
Alla fine del rilievo, prima di andarsene, ci si deve ricordare di levare tutto il nastro adesivo e tutti i segnalini in modo che i clienti non abbiano riferimenti e siano costretti a pagare (possibilmente subito e non alla consegna della relazione).
Sapendo che i propri clienti possono sempre chiedere l’analisi anche ad altri esperti e operare un eventuale confronto tra indagini diverse è meglio non scendere nei particolari nella mappa e non indicare nella relazione nello specifico a cosa sono dovute le zone di disturbo di origine geologica.
Che la zona di disturbo sia una frattura secca o che ci sia acqua che scorre, al cliente non interessa: gli interessa invece che la zonizzazione sia esatta e per il resto lo aiuterà la spiegazione generale sulle zone di disturbo che trova inserita all’inizio della relazione.
Se non avete indicato se per voi c’era o meno l’acqua non sarà possibile all’eventuale successivo esperto smentirvi e farvi passare per incapaci agli occhi del cliente (di solito gli esperti esterni all’ambito di GEA sono abituati a cercare di “sputtanare” il più possibile tutti gli altri).
Con la suddivisione semplice in zone neutre e zone di disturbo si caratterizza meglio l’analisi Geobiologica come lavoro di prevenzione rispetto alla salute degli abitanti.
Quindi suggeriamo di utilizzare solo il rosso e di indicare in rosso tutte le zone di disturbo e gli incroci dei reticoli, avvisando i clienti con una nota in cui si spiega che le zone in rosso sono quelle da evitare, cioè le “zone di disturbo”.
Una volta messa a punto e controllata bene la mappa si può passare alla relazione esplicativa.

  1. La relazione

La relazione è un grosso “biglietto da visita” che si mette nelle mani del cliente ma che sarà fatto vedere ad amici e parenti di quel cliente ogni volta che parleranno degli spostamenti dei letti che hanno fatto o delle diverse scelte progettuali che hanno dovuto pensare. Quindi è un modo importante per ottenere altri clienti con il “passaparola” dovuto ai contenuti e alla “bella presenza” della relazione e della mappa.
E’ vero che l’importante è capire dove sono le zone di disturbo ed evitarle ma è anche vero che certe mappe, ad esempio quelle standard dei naturopati tedeschi, sono orribili a vedersi e creano repulsione.
Tutto gioca a favore o contro il fatto di essere chiamati o meno da altri clienti.
La relazione va pensata divisa in due blocchi fondamentali:
una prima parte con la spiegazione generale e per sommi capi di cosa siano l’analisi geobiofisica, l’analisi geobiologica e le zone di disturbo,
e una seconda parte con l’analisi e la valutazione di quanto emerso dal sopralluogo (mappa) e il suggerimento delle eventuali posizioni da occupare o delle modifiche da apportare all’arredo o alla progettazione.
Devono essere “suggerimenti”, “consigli”, non obblighi poichè la vostra responsabilità di esperti incaricati dell’analisi geobiofisica-geobiologica-tecnica termina con la consegna della mappa delle zone di disturbo individuate. Le scelte successive sono di esclusiva pertinenza del cliente, ed eventualmente del suo tecnico progettista (naturalmente questo vale solo se non siete voi stessi anche il tecnico progettista del cliente in quella occasione).
Gli “obblighi” si traducono in prescrizioni e le possono fare solo i medici.
Le considerazioni in merito ai campi tecnici si inseriscono nella relazione dopo l’analisi e la valutazione dei campi naturali.
Per le dispersioni di campi tecnici superiori alle soglie adottate dell’Istituto GEA il colore da utilizzare per evidenziare le zone da evitare è il giallo.
Uno schema per mantenere una certa chiarezza suddivide la seconda parte della relazione nei vari tipi di analisi svolte:
a) analisi geobiofisica
b) analisi geobiologica
c) misurazione dell’intensità dei campi tecnici

In questo caso la trattazione dei risultati ottenuti con il sopralluogo sarà distinta per tipo di analisi e per ciascuna analisi si forniranno analisi dei risultati, valutazioni, consigli.
E’ importante alla fine accennare fermamente all’inopportunità e all’inutilità dell’utilizzo dei vari sistemi di pseudo-schermatura.
Ogni cliente sottratto ai venditori di pseudo-schermature è un cliente potenziale per voi.
Mappa e relazione di un esperto EAGL devono dare il senso di massima professionalità e serietà, di massima lontananza dai modi new-age e di massima differenziazione dalla cialtroneria tipica degli altri geobiologi che danno uno schizzetto con due note a margine. Le nostre relazioni devono “assomigliare” a quelle di un geologo o di un altro professionista.
Molti anni fa un dirigente dell’ANAB ci disse che il prezzo della consulenza era da commisurare a quel che avremmo dato al cliente e ci fece vedere una relazione con molte mappe di un radiestesista che aveva analizzato una stanza da letto: c’erano 5 o 6 mappe di diversi “andamenti energetici” e una decina di pagine di spiegazioni e prescrizioni (che appunto vi invitiamo a non fare); questo materiale agli occhi del dirigente ANAB scusava un costo di più del doppio di quanto prendeva chi chiedeva di più in GEA a quei tempi.
Quelle nella relazione che aveva il dirigente ANAB erano tutte scemenze, purtroppo, ma facevano scena e quindi ai suoi occhi “acquistavano valore”.
E’ stata una lezione importante e da quella volta le nostre relazioni sono ben corpose anche se la nostra mappa resta sempre una sola perchè non avrebbe senso dividere le varie tipologie di zone di disturbo in varie mappe dal momento che il cliente, o il suo tecnico, devono aver presente la situazione complessiva per fare le loro scelte.
Oltre alla “bella presenza” ci vuole anche il contenuto, naturalmente, quindi occorre impegnarsi per redigere una prima parte di relazione che si terrà uguale per ogni cliente e mettersi in mente che occorre anche produrre le analisi e le valutazioni di quanto trovato col sopralluogo: fa parte del lavoro per cui si è pagati, non si può non farlo.

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* i colori “internazionali” fissati dal Forschungskreis für Geobiologie “dr. Ernst Hartmann” per definire le varie zone di disturbo in Geobiologia sia in fase di ricerca sia sulle mappe sono:

rosso per reticolo parallelo al nord (globale o di Hartmann)

verde per reticolo diagonale al nord (o di Curry)

blu per acqua che scorre

marrone per fratture o dislocazioni della roccia e linee di faglia

altri colori utilizzati solo nella disposizione dei metri o dei segnalini in fase di ricerca (non quindi nella mappatura) sono:

metro giallo (o bianco e giallo) e segnalino giallo per il reticolo piccolo

metro bianco per discontinuità nei materiali del substrato

segnalino nero per zone con informazione di morte.

ALIMENTAZIONE E PERCEZIONE: l’alimentazione sbagliata inibisce la percezione (ad uso dei soci in formazione e degli EAGL)

ALIMENTAZIONE E PERCEZIONE: IL PRIMO PASSO E’ ABBANDONARE LE ABITUDINI  —

di Pier Prospero  —

pizza killerNei vari incontri dei corsi, in particolar modo nelle verifiche pratiche che determinano i crediti, si e? potuto notare negli allievi il forte calo di rendimento nella percezione e nell’individuazione delle zone di disturbo dopo i pasti di mezzogiorno.
Sappiamo che questo fenomeno deriva dal tipo di cibo ingerito e dall’associazione sabagliata dei diversi cibi nello stesso pasto. Per questo forniamo un contributo teorico generale sul cibo e l’alimentazione tradizionale-attuale e un contributo pratico su come organizzare i pasti per digerire bene e velocemente in modo da affrontare al meglio le lezioni, soprattutto di pratica di percezione, anche nelle lunghe ore pomeridiane che costituiscono la gran parte delle ore del corso.

Le abitudini alimentari sono un grosso “tabu?” culturale dal momento che le impariamo da piccolissimi dai nostri genitori. E’ molto difficile affrontare cambiamenti radicali in questo campo anche se la scienza e gli esempi di patologie ci dicono che dovremmo farlo.
Questa difficolta? e? dovuta al fatto che siamo “dipendenti” dai cibi sia in senso stretto, cioe? dalle sostanze ingerite, sia in senso culturale: quante volte sentiamo dire che l’alimentazione tradizionale e? quella giusta, o sentiamo parlare della “dieta mediterranea”, in realta? entita? astratta ben poco rintracciabile in mense scolastiche, universitarie, ospedaliere o di lavoro in generale.

L’alimentazione proposta culturalmente nei vari “modelli” occidentali tende a creare dei malati cronici, fenomenali consumatori di medicinali, che vivono una vita abbastanza lunga ma stando sempre male.
Si sopravvive piu? a lungo, e? vero, ma la vita che si fa e? lungi da garantirci salute e benessere, cioe? le cose piu? importanti che permettono di apprezzare pienamente tutto il resto.

Il libro “The China Study” [T. Colin Campbell, Thomas M.Campbell, 2004] inizia con questa citazione da Ippocrate, padre della medicina: “chi non conosce il cibo non puo? capire le malattie dell’uomo”. Si capisce quindi che il problema e? molto antico ed e? anche conosciuto da millenni. Lo studio dimostra scientificamente che l’assunzione di latte è collegata con l’insorgenza dei tumori e che cibarsi di troppa carne rossa predispone alle malattie cardiache e anche ai tumori.
Lo studio termina quindi con il consiglio di applicare una dieta priva di latte e carne come prevenzione e mantenimento della salute.
Si tratta di dati scientifici, di uno studio svolto in modo tale da non poter essere facilmente confutato, di un best-seller di successo in tutto il mondo, ma sicuramente il vostro medico di base non lo conosce.
Eppure questo studio dimostra che la sola variazione delle abitudini alimentari riduce patologie anche gravi come le cardiopatie, riduce moltissimo l’insorgenza di tumori, riduce l’insorgenza di patologie croniche varie.
E tutto questo succede senza tener conto degli allergeni alimentari, cioe? pur continuando ad assumere il proprio allergene la gente sta comunque meglio solo se cambia la sua abitudine alimentare.
Il problema e? che in questo modo non si consumano piu? così tanti farmaci.
Un passo di questo studio dice: “servendosi di un sistema altamente integrato di meccanismi, la caseina promuove la crescita del cancro… influisce sul modo in cui le cellule interagiscono con i carcinogeni, sul modo in cui il DNA reagisce ai carcinogeni e sul modo in cui crescono le cellule cancerose”.
E noi che cresciamo convinti che il latte non solo sia un ottimo alimento, ma che sia anche un alimento indispensabile!

E’ proprio un buon esempio di totale opposizione tra le conoscenze scientifiche e la visione tradizionale nell’ambito dell’alimentazione.
Occorre stare molto attenti ai pregiudizi poiche? gli usi tradizionali in realta? sono stati spesso legati alla carenza di certi alimenti o all’abbondanza di altri nelle comunita? locali, e nei secoli passati, e soprattutto nell’ottocento, e? abbastanza chiaro che in Italia per la maggior parte della gente le usanze alimentari erano legate non al mantenimento della salute e di una vita soddisfacente, quanto a garantire la sopravvivenza, cosa questa molto diversa poiche? quando si parla di sopravvivenza si ragiona in termini di specie e per garantire la specie basta arrivare all’eta? riproduttiva e mantenere la prole per almeno 10 anni, quindi potrebbe bastare arrivare bene o male ai 30/40 anni, e il resto e? superfluo! La specie umana si perpetua lo stesso.
Se vogliamo uscire dalla “sopravvivenza” e parlare di salute, di benessere e di una vita dignitosa e appagante, allora dobbiamo renderci conto che certi usi della tradizione come cibarsi di burro e maiale sono sbagliati e vanno abbandonati. Cosi? come sono sbagliati alcuni usi della “modernita?”, ad esempio l’assunzione di zucchero e di alimenti industriali, o il “modello americano di alimentazione” che produce obesi e malati cronici, clienti a vita delle farmaceutiche.
Tra gli alimenti tradizionali italiani piu? conosciuti e “amati” c’e? la pizza: e? l’esempio perfetto di quanto la tradizione e la modernita? assieme siano davvero letali.

Una pasta spianata di farina di frumento con sopra formaggio e pomodoro, qualche aroma a seconda delle stagioni e dei posti, cotta nel forno a legna. Questa la tradizione.
Frumento e formaggio (caseina e lattosio), anche se biologici, sono i principali allergeni primari e assieme possono causare una reazione allergica nel 70-80% delle persone; i pomodori sono solanacee e possono causare una reazione in un altro 10-15%. Nessuno muore, ma si innesca e alimenta il processo di infiammazione-invecchiamento-degenerazione dei tessuti organici.
La pizza e? quindi composta da tre alimenti tra quelli con piu? rilevanza per lo scatenamento di allergie. Ma nella pizza attuale c’e? anche ben altro, purtroppo.

Restiamo pure su una pizza impastata sul momento dal pizzaiolo, sebbene sia in via di estinzione: nella farina di frumento c’e? la caseina come agglomerante e in quella non biologica vi sono anche conservanti, polifosfati, antibatterici, antimicotici e sbiancanti chimici.
Nel formaggio fuso ci sono avanzi scadenti di formaggio fusi e riciclati, polifosfati, conservanti e grassi di origine molto incerta; nell’eventuale formaggio vero e? stato usato caglio chimico e ci sono comunque dei conservanti; il latte di origine non biologica e? munto da animali nutriti con mangimi OGM e le mozzarelle e i formaggi ne mantengono la tossicita?.
Nei pomodori, se non sono biologici, ci sono concentrazioni molto nocive di pesticidi e diserbanti; se poi si tratta di pomodori pelati di bassissimo costo e? possibile che siano OGM.

Quindi anche se non ci si mette altro sopra, una bella pizza “mozzarella e pomodoro” e? sufficiente per abbreviarci la vita di qualche bel po’.
Al di la? delle battute, in realta? anche usando gli alimenti piu? biologici e facendosela in casa, la pizza pizza mozzarella e pomodororesta sempre un miscuglio di amidi, proteine, grassi e acidi, cosa che le attuali conoscenze sul funzionamento della digestione e dell’assimilazione dei cibi sconsigliano vivamente.

Questo esempio dovrebbe convincere di quanto sia falso che le abitudini alimentari tradizionalmente tramandate siano valide e di quanto siano pericolose le proposte “nuove” a base di alimenti industriali e di cibo-spazzatura all’americana.
Occorre conoscere come stanno le cose e darsi nuove abitudini piu? sane.
Dopo un po’ di tempo sembrera? impossibile non aver mangiato sempre cosi? e non si pensera? piu? di tornare indietro perche? si saranno sperimentati i benefici del cambiamento.
A me interessa che il corso riesca a far emergere la percezione in tutta la potenzialita? di ciascuno e che l’individuazione delle zone di disturbo sia la piu? corretta possibile, quindi sapendo quanto un’alimentazione sbagliata influisce sulla lucidita?, sulla precisione, oltre che sulla percezione, propongo vari punti di vista che legano le abitudini alimentari alla resa nell’individuazione delle zone di disturbo e nella comprensione dello scambio energetico dei luoghi.
Tutti questi punti di vista, essendo efficaci sulla percezione, agiscono naturalmente anche sulla prevenzione e sul miglioramento della salute in generale.

Questo che segue e? un utilissimo schema di base che emerge semplicemente dalle attuali conoscenze dei processi metabolici. La sua applicazione riduce significativamente i problemi dopo i pasti e permette di lavorare efficacemente con la percezione anche nel pomeriggio.
Vi invito quindi a metterlo in pratica seriamente.

ALIMENTAZIONE SANAcenni di nutrizione sequenziale
di Marino Zeppa

Dato per scontato che se si vuole mantenere la salute e? necessario conoscere e non assumere il proprio allergene alimentare e che e? indispensabile rivolgersi alla produzione biologica degli alimenti, un’alimentazione corretta e? determinata anche da un’esatta combinazione dei cibi. La giusta combinazione di cibo, la giusta quantita? di cibo e il giusto metodo per alimentarsi si combinano insieme per produrre risultati meravigliosi.
Se siete soprappeso, tutto cio? vi aiutera? a perdere il peso in eccesso.
Se siete sottopeso, vi aiutera? a guadagnare i chili che vi mancano.

La combinazione degli alimenti si riferisce al miscuglio di cibi diversi al momento di mangiare – come ad esempio prendere una forchettata di insalata mista, quindi una verdura al vapore, poi un boccone di cereali o di pane, seguito da un boccone di carne, una sorsata di succo di frutta o di altra bevanda, e poi ancora un po’ di insalata.
La maggior parte delle persone ripete questo ciclo di costante alternanza fino ad aver ripulito il piatto. Quindi completa il pasto con uno o due dessert e magari un’altra bevanda. Mescolare tanti alimenti diversi causa dei problemi perche? ogni qualita? di cibo richiede tempi diversi per essere digerita completamente.
L’alimento piu? concentrato, che solitamente e? di tipo proteico, e? quello che richiede piu? tempo per essere digerito, ed e? anche il primo che viene elaborato dallo stomaco. La digestione delle proteine richiede ore di tempo. Se e? presente del grasso in una quantita? superiore ad una minima percentuale, la digestione e? ancora piu? lunga.
Cibi di rapida digeribilita?, come frutta e verdure, devono rimanere nello stomaco, intrappolati, aspettando che vengano digeriti per primi gli alimenti piu? concentrati. Questo processo puo? richiedere fino a otto ore. Nell’attesa, la frutta, le verdure cotte e crude ed alcuni amidi subiscono una decomposizione e fermentazione. Mentre lo stomaco si sforza di digerire tutta questa massa, esso produce gas, acido, e perfino alcool.
La digestione completa deve attendere fino a che il cibo raggiunge l’intestino, dove sono necessari degli enzimi aggiuntivi per distruggere i cibi digeriti, e dei minerali per neutralizzare gli acidi. Quali problemi derivano da una scorretta combinazione degli alimenti? La risposta specifica varia naturalmente da individuo ad individuo, ma in generale coloro che consumano insieme alimenti non compatibili tra loro soffriranno degli effetti negativi della fermentazione del cibo nello stomaco e sperimenteranno, come minimo, indigestione e/o bruciore di stomaco dopo i pasti. Altri problemi sono rappresentati da gas, flatulenza, iperacidita?, dilatazione, fermentazione gastrica, ritenzione dei liquidi e torpore mentale con l’incapacita? di concentrarsi per ore intere dopo aver mangiato.
A causa di una scorretta combinazione degli alimenti, la digestione puo? essere ritardata da due ore a otto ore. Un’energia eccessiva e? richiesta per il processo digestivo, e cio? crea stanchezza ed il bisogno di dormire e riposare piu? a lungo. Tutto cio? e? causa di ipersensibilita?, irritabilita?, depressione, negativita?, cinismo ed un accumulo di tossine nel flusso sanguigno e nel corpo.
Oltre a cio?, l’accumulo di tossine dovuto a indigestione e? causa di raffreddori e prepara il terreno a molte malattie e disturbi, indebolisce il sistema immunitario, e? causa di prematuro invecchiamento, di perdita degli impulsi e delle capacita? sessuali, e puo? indebolire le cellule spermatiche e gli ovuli. In breve, la scorretta combinazione degli alimenti puo? causare il deterioramento della salute fisica, mentale ed emotiva, abbreviando la durata della vita.
Alimenti amidacei
Sotto il termine “amidacei” vengono raggruppati diversi alimenti e prodotti alimentari accumunati dalla generosa presenza di amido, il carboidrato di riserva tipico del mondo vegetale. Le piante accumulano amido come riserva energetica per fronteggiare l’inverno (ecco perche? tuberi come la patata ne sono particolarmente ricchi) o per consentire la germinazione del seme ed il successivo sviluppo della pianticella.

Per quanto detto, tra i piu? noti alimenti amidacei si ricordano le patate, la manioca (tubero tropicale), i semi dei cereali (frumento, kamut, mais, riso, orzo, avena, miglio…) e di grano saraceno, nonche? i prodotti alimentari che da essi derivano (pasta, pane, farina, fecola, biscotti, cereali per la prima colazione, polenta…); anche i legumi rappresentano una buona fonte di amido, nonostante – per il generoso contenuto di proteine – vengano in genere catalogati tra gli alimenti proteici.
Se nelle piante l’amido e? necessario ad assicurarne la sopravvivenza durante l’inverno, e a permettere la germinazione del seme, nell’uomo ha rappresentato – dalla scoperta dell’agricoltura in poi – il nutriente energetico preponderante. Una volta ingerito, attraverso la saliva, la masticazione e gli enzimi intestinali, l’amido viene scomposto, anello dopo anello, nei singoli zuccheri che lo costituiscono, ovvero nelle singole unita? di glucosio che – intrecciate tra loro attraverso legami lineari e ramificati – danno origine all’amido.
A livello intestinale, il glucosio derivante dall’amido viene assorbito e immesso nella circolazione sanguigna, quindi utilizzato dalle cellule per i relativi processi metabolici, oppure immagazzinato come riserva energetica a breve (depositi di glicogeno nei muscoli e nel fegato) o a lungo termine (conversione in trigliceridi a livello epatico e adiposo). Ne consegue che un eccessivo consumo di alimenti amidacei protratto nel tempo, specie in assenza di un’attivita? fisica regolare ed impegnativa, e? responsabile di sovrappeso, obesita? e malattie metaboliche come l’insulino- resistenza ? diabete.
Da qui il consiglio di ridurre il consumo di alimenti amidacei nella propria dieta quando si vuole perdere peso.

Troppi alimenti amidacei, specie se cotti a lungo, raffinati o lavorati a livello industriale, hanno azioni negative sui livelli di glucosio nel sangue, che salgono eccessivamente in seguito alla loro ingestione; tale effetto, oltre ad essere potenzialmente responsabile – nel lungo periodo – dell’insorgenza del diabete, tende a determinare uno stato di benessere, appagamento e torpore dovuto alla condizione di iperglicemia e allo stimolo sul rilascio di serotonina. Cio? nonostante, alla condizione di iperglicemia segue un’importante secrezione di insulina che tende a riportare nella norma i livelli di glucosio; questo evento biologico provoca un rimbalzo negativo dei livelli glicemici (la cosiddetta ipoglicemia reattiva postprandiale), che stimola il centro ipotalamico della fame. Si entra cosi? in una sorta di circolo vizioso che – specie negli individui gia? in sovrappeso e sedentari – porta alla nuova ingestione di alimenti amidacei raffinati (si veda in seguito) e all’inevitabile aumento di peso, con tutte le conseguenze negative del caso.
E’ bene ricordare che le fonti amidacee naturali non contengono soltanto amido, ma anche gli altri nutrienti necessari alla pianta e alla germinazione del seme: proteine, vitamine, sali minerali, grassi insaturi, e fibre. La maggior parte di questi nutrienti viene perduta nei processi di raffinazione, che hanno lo scopo di migliorare l’appetibilita?, la digeribilita? e la conservazione degli alimenti amidacei. In seguito a tale pratica, tuttavia, si ottengono prodotti ricchi di calorie “vuote”, perche? troppo ricchi di energia e poveri di nutrienti essenziali, come vitamine e sali minerali.
Da qui l’uso, per certi aspetti condivisibile, di preferire se biologici gli alimenti integrali, piu? ricchi di principi nutritivi e piu? sazianti.
Alimenti acidificanti sono succhi di frutta acida, bibite gassate, aceto e sottaceti, carne in genere e derivati, latte, legumi secchi, spinaci,indivia,rapanelli,melanzane, rape rosse, bibite alcooliche, grassi, cereali, uova, arachidi, noci.
Frutta acida e? ad esempio: prugna fresca, mela verde, limone, uva bianca, fragola, arancia, ribes, kiwi, mandarino, mango.
Frutta dolce: cachi, pera, mela rossa, uva nera, pesca, papaia, avocado; melone e anguria da consumare da soli.

Proteine concentrate sono ad es: latte e derivati, carni in genere soprattutto quelle grasse.

Alcune attenzioni per la combinazione degli alimenti:
1) Non mangiate insieme nello stesso pasto una proteina concentrata e un amido concentrato. Le proteine possono essere regolarmente digerite quando lo stomaco produce una grande quantita? di acido. L’acido distrugge pero? l’amilasi salivare, l’enzima necessario ad un’adeguata digestione degli amidi. Per questo proteine ed amidi non possono essere correttamente digeriti nello stesso tempo. Questo quindi significa niente “carne e patate”.
2) Non mangiate nello stesso pasto alimenti amidacei e alimenti acidi (come sopra).
3) Non consumate due proteine concentrate insieme nello stesso pasto. Diversi tipi di proteine esigono tempi di digestione diversi e modificazioni diverse di secrezioni digestive. Dal momento che il corpo lavora molto duramente per digerire anche un solo tipo di proteina, digerirne piu? di una lo affaticherebbe oltre misura e indebolirebbe troppo la sua energia.
4) Non consumate frutta acida insieme alle proteine. L’enzima pepsina, che e? necessario alla digestione delle proteine, viene distrutto dalla maggior parte degli acidi, compresi quelli contenuti nella frutta. La pepsina rimane attiva unicamente in presenza di acido cloridrico.
5) Non consumate grassi insieme alle proteine. I grassi inibiscono il flusso dei succhi gastrici e interferiscono con la digestione delle proteine.
6) Non consumate insieme amidi e zuccheri. Quando combinate insieme gli amidi e gli zuccheri, il corpo inizia a digerire per primi gli zuccheri. Lo zucchero fermenta nello stomaco, creando acido che distrugge l’enzima amilasi salivare, necessario alla digestione dell’amido. Chi soffre di indigestione dovuta al consumo di frutta e cereali a colazione, ora ne conosce la ragione e sa come prevenire il problema.
Consumate la frutta da sola e lasciate che il corpo digerisca gli zuccheri naturali per prevenire la fermentazione che e? causata dalla mescolanza di zuccheri con amidi.
7) Non consumate insieme proteine e zuccheri. Anche gli zuccheri interferiscono con la digestione delle proteine, in quanto inibiscono la secrezione dei succhi gastrici. La fermentazione avviene perche? gli zuccheri vengono digeriti dopo le proteine, e nel frattempo devono stare fermi nello stomaco aspettando che le proteine vengano digerite.
8) Non consumate meloni assieme ad altri alimenti. Il corpo digerisce molto rapidamente i meloni. Consumateli all’inizio di un pasto oppure da soli cosi? che essi possano procedere velocemente attraverso il tratto digestivo.
9) Evitate latte e derivati, ma proprio se dovete consumarli, non combinateli con alcun altro tipo di alimento. Soltanto i neonati possiedono quantita? sufficienti dell’enzima rennina necessario alla digestione del latte. L’assenza dell’enzima amilasi negli adulti rende il latte indigeribile, causando per questo molte reazioni allergiche. Oltre a cio?, il latte non dovrebbe essere combinato con altri alimenti a causa del suo alto contenuto di proteine e di grassi.

Ecco alcune facili indicazioni da seguire nei giorni precedenti un’indagine per una corretta nutrizione sequenziale:

Contrariamente all’opinione popolare, il cibo non si mescola insieme nello stomaco, a meno che non sia stato ingerito in questo modo. Quando mangiate un solo alimento per volta, esso rimane stratificato nello stomaco, e viene digerito uno strato alla volta. Quando consumate un pasto in sequenza, essenzialmente voi state seguendo una dieta dissociata, in quanto ingerite un alimento alla volta.
? Masticare a lungo il cibo.
? Se possibile mangiare un solo tipo di alimento per pasto.
? Iniziate il vostro pasto con l’alimento piu? ricco di acqua e terminate con il meno ricco di acqua. Bevete poco durante i pasti, la maggior parte delle bevande diluisce e trascina via gli enzimi provocando un rallentamento della digestione.
? Frutta e verdura sono molto compatibili tra loro nello stesso pasto, se le consumate nella corretta sequenza. Le verdure in insalata (teoricamente senza condimento a base di olio) dovrebbero essere consumate prima della frutta, per assimilare al massimo i sali minerali.
? Evitate la frutta nei pasti contenenti alimenti cucinati, tranne il caso in cui consumate un solo pasto al giorno. In questo caso, mangiate la frutta prima degli alimenti cucinati. Se la frutta viene consumata dopo questi ultimi – di solito amidi, proteine o alimenti grassi – essa non lascera? lo stomaco prima che venga espulso l’alimento precedente, che richiede una lunga digestione. Se la frutta resta per ore nello stomaco dopo che avete consumato un cibo amidaceo, proteico o grasso, la fermentazione e? garantita. Cio? provochera? una quantita? di gas, gonfiore, acidita? e indigestione. Se mangiate della frutta semiacida prima di un amido, di solito non si creano difficolta?.
? Gli acidi o la frutta acida non dovrebbero mai essere consumati dopo gli amidi.

Non consumate mai zucchero, sciroppi, frutta fresca o secca dopo amidi, proteine o cibi grassi.
? Per chi si nutre in modo convenzionale, il pesce puo? essere consumato prima o dopo le patate perche? viene digerito molto rapidamente. Le patate hanno un decimo della concentrazione dei cereali e vengono rapidamente digerite. Questa e? una delle eccezioni, e in tal caso potete combinare in uno stesso pasto proteine e amidi.
[fonte: il nuovo mondo, appunti delle lezioni di Naturopatia – Scuola Ego Center, Parma]

Questo e? quanto la scienza alimentare occidentale ha potuto determinare con lo studio dei meccanismi biochimici del processo digestivo dell’essere umano.
La Medicina Tradizionale Cinese invece ha una visione molto piu? sofisticata dell’alimentazione umana in quanto prende in considerazione non solo i processi biochimici ma diversi altri aspetti riguardanti:

  • –  la circolazione delle energie di Cielo e Terra
  • –  la circolazione energetica umana basata sui Cinque Elementi/Cinque Organi,
  • –  le tipologie energetiche umane,
  • –  la stagionalita? degli alimenti,
  • –  la natura energetica degli alimenti (Yin o Yang),
  • –  il sapore intrinseco degli alimenti (Wei),
  • –  l’essenza dell’alimento (Jing),
  • –  l’azione energetica dell’alimento-sapore sugli organi Fu e Tsang,
  • –  l’azione sull’eliminazione,
  • –  l’azione sulle energie cosmiche,
  • –  il tipo di cottura,
  • –  colore e odore perche? forme di energia e loro armonizzazione
  • –  il clima.

    La dietetica di questo tipo e? a tutti gli effetti un’arte difficile da imparare ma molto interessante perche? ci offre un riequilibrio energetico e un perfetto riallineamento delle energie corporee.
    In ogni modo la nutrizione non e? argomento di questo corso in quanto essa e? una scelta autonoma e responsabile.
    Personalmente sono onnivoro e non vegetariano anche se la percentuale di verdura nella mia dieta e? molto alta e qui ho voluto solo fornire delle indicazioni generali per dare modo a voi tutti di migliorare lo status di percezione personale ed arrivare al momento di un’analisi energetica nelle migliori condizioni possibili.
    Marino Zeppa

Materiale ad uso esclusivo degli allievi del CORSO DI ANALISI GEOBIOFISICA E GEOBIOLOGIA. Vietata la riproduzione o diffusione con qualsiasi mezzo o forma senza il consenso dell’Istituto GEA e degli Autori.

L’ANALISI GEOBIOLOGICA NON E’ UN FENOMENO “ESP” (Extra Sensorial Perception)

carta zenerdi Pier Prospero —

Invito tutti i Soci Esperti e in formazione a leggere l’interessante saggio “percezione extrasensoriale” di Alessandra Laurenza, pubblicato sempre in questa Area Riservata, per rendersi conto che l’Analisi Geobiofisica non ha niente a che fare con questo argomento (ESP) e con il “paranormale” in generale.
La percezione che si attua nel rilevare la situazione geologica e geofisica di un luogo passa attraverso tutto il corpo, non solo attraverso la mente, e qui sta la differenza più importante: nella percezione geobiofisica la mente fornisce un bagaglio di informazioni che “dà un nome” al campo energetico percepito dsal corpo, oltre a mantenerci coscienti e vigili escludendo quindi qualsiasi stato di trance o simili. Se non si è mai conosciuto (sperimentato con l’esposizione del corpo) un campo di forze questo non può essere riconosciuto quando viene percepito dal corpo: si sente che c’è un campo ma non si può capire cosa sia e cosa lo origina; in questi casi facilmente la mente dà a questo campo sconosciuto il nome della cosa che ha nel magazzino di informazioni disponibili che gli assomiglia di più, e naturalmente molto spesso sbaglia.
La bravura del rilevatore esperto sta proprio nel capire che sta avvenendo un simile processo e nell’impedirsi così di sbagliare ammettendo di aver trovato un campo energetico che non riconosce perchè non lo ha mai conosciuto.
L’approfondimento personale pratico e teorico della percezione geobiofisica permette di verificare che non si tratta di alcuno dei fenomeni comunemente intesi per “paranormali”.
La rabdomanzia e la percezione di campi tecnici emessi da origini nascoste permettono verifiche oggettive della percezione tali e quali quelle degli esperimenti di laboratorio; occorre procedere in cieco e in questo modo si ottiene il dato oggettivo che nega o conferma l’affermazione fatta con la percezione.
Nemmeno la “chiaroveggenza” fa parte dell’analisi geobiofisica, sebbene l’autrice – vicina al CICAP anche se meno ideologica dei suoi esponenti più conosciuti – ne dia una definizione che potrebbe trarre in inganno: infatti nella percezione geobiofisica non si “visualizzano” con la mente avvenimenti o aspetti che non succedono sotto gli occhi, ma si percepiscono con il corpo (o con alcune sue parti) dei campi energetici o delle frequenze; nel momento che il corpo li ha percepiti la mente li può distinguere e nominare secondo la loro origine, agisce come uno scanner di frequenze cercando tra quelle che ha immagazzinate quella che risuona con quella percepita; se non la trova in magazzino non può sapere di cosa si tratta.
La chiaroveggenza in geobiologia sarebbe, ad esempio, incontrare una persona e visualizzare che andrà ad abitare in una casa dove metterà il letto in una zona disturbata e dopo alcuni anni si ammalerà. Può succedere ma non ha niente a che fare con la ricerca delle zone di disturbo, cioè con la Geobiologia seriamente intesa che si basa invece sulla percezione da parte del corpo e del biocampo dell’operatore di “campi energetici” naturali.
Il corpo, la pelle, soprattutto le mani e i piedi, in questo caso si possono considerare come un ulteriore senso, oppure come un’estensione energetica del tatto. Il fatto che la percezione possa avvenire anche con il biocampo (o campo elettromagnetico complessivo del vivente) può trarre in inganno ma in realtà il campo elettromagnetico emesso dal corpo si comporta come un “sensore” che può distanziarsi un po’ dal corpo ma porta le informazioni nsempre ai terminali fisiologici da cui dipende, cioè al corpo, che invia al cervello lo stesso messaggio sia se il campo energetico naturale è “toccato” dal corpo (la mano, il piede, ecc.), sia se è toccato dal biocampo.
I “luoghi” più comuni della percezione nel corpo sono le mani e i piedi. Dato che normalmente si tratta di luoghi dove vi sono le terminazioni dei canali energetici corporei (i cosiddetti meridiani dell’Agopuntura) il “settimo senso” che permette la percezione delle manifestazioni elettromagnetiche nell’ambiente potrebbe anche essere dato da questo sistema energetico complesso, noto fin dall’antichità, che ha dei punti in superficie, sulla pelle (i punti dove si infilano gli aghi), che sono in comunicazione con gli organi interni e che se stimolati producono alterazioni effettive nel funzionamento dell’organismo. La stimolazione non deve essere necessariamente solo quella degli aghi, e adesso sappiamo che può essere anche quella di un campo elettromagnetico.
A tutti succede la prima cosa, cioè di accorgersi di aver incontrato un campo energetico, ma solo a pochi, più dotati e più allenati, succede la seconda, cioè di distinguere quale tipo di campo si è incontrato, se si tratta di quello emesso dall’acqua sotterranea o di quello emesso da un cavo elettrico interrato: ecco la vera differenza tra la maggioranza delle persone e i pochi “ipersensibili”, differenza del tutto simile a quella tra la maggioranza delle persone e i pochi dotati di “orecchio armonico” che ascoltando un’esecuzione musicale distinguono perfettamente le note, le tonalità e tutto quello che il compositore e gli esecutori hanno messo nel brano (di solito questi pochi fanno i direttori d’orchestra).
Pretendere di non potersi interessare scientificamente all’Analisi Geobiofisica perchè è una cosa che riescono a fare solo alcune persone e non tutti, come fa il CICAP, equivale a pretendere che tutti abbiano l’orecchio di un direttore d’orchestra per indagare scientificamente la percezione umana dei suoni e della musica.
Non vi è quindi alcun estremo per considerare l’Analisi Geobiofisica come uno dei soggetti della ricerca parapsicologica e la lettura del breve saggio che si riporta lo conferma.
La rabdomanzia è stata già dimostrata scientificamente con altri metodi: l’efficacia della ricerca di pozzi in zone aride, statisticamente valutata, con grandi numeri e gruppi di controllo, altro che la ricerca di tubi di gomma per annaffiare interrati per pochi centimetri del CICAP!
Come esperti in Geobiologia e in Analisi Geobiofisica occorre fare proprio l’assunto che non abbiamo nulla a che vedere con i fenomeni paranormali, e non bisogna perciò prestarsi ad alcun esperimento di ricerca sul paranormale che è materia che non ci riguarda. Possiamo discutere tra di noi, come persone “ipersensibili” e quindi esposte anche a percezioni diverse da quelle dell’ambito geobiologico e geobiofisico, di eventuali esperienze che rientrassero nel paranormale, ma dobbiamo sempre essere consapevoli che sono esperienze diverse da quelle che ci permettono di individuare le zone di disturbo della Geobiologia. Forse possono essere anche esperienze più “forti” e importanti per noi, ma sono cose diverse dalle semplici (sebbene sempre impegnative) percezioni fisiologiche e energetiche di campi elettromagnetici ambientali dovuti a scorrimenti di acqua sotterranea o a reticoli energetici. La filosofia della nostra scuola di pensiero in Geobiologia è chiara sul non mescolare questi ambiti.
Le dimostrazioni scientifiche opportune sono già state date oppure si possono dare restando in un ambito di ricerca scientifica, teorica come quella del fisico Emilio Del Giudice, o empirica come la nostra, che non deve mai abbassarsi per prestarsi al confronto con le carte “Zener” o con altre cose del genere.
Per questo è necessario conoscere bene anche la materia del “paranormale”, farsene un’idea critica ma abbastanza approfondita, ascoltare anche i pareri degli scettici, poiché a volte sono illuminanti per noi sugli errori da non fare e per non comportarci inavvertitamente come quei “fenomeni” di cui loro si occupano.

 

BLANCHE MERZ, LA DONNA CHE PARLA CON LA TERRA intervista del 13/07/1999 di Carl J. Wiget

scala bovisBlanche Merz è l’alter ego di Ernst Hartmann. —
Lavora con lui, ne condivide la ricerca per molti anni, ma trae conclusioni diverse, spesso opposte. —
Lei ingegnere, lui medico, il rigore delle conclusioni è però paradossalmente del secondo, mentre lei scivola (forse senza esserne nemmeno del tutto consapevole) su piani irrazionali e irragionevoli.
Fonda una Scuola di Geobiologia in Svizzera e diventa famosa con i suoi libri e con la riproposizione del “biometro” di Bovis.
schermata-11-2457700-alle-13-59-17Nei libri che pubblica, di cui in italiano vi è “Luoghi Alti” edito da Sugarco nel 1986, inserisce moltissime “misure” Bovis di luoghi conosciuti e interessanti ma chi legge viene portato a credere che il “bovis” sia uno “strumento” oggettivamente capace di misurare l’energia di un posto. Questo succede perché la Merz ritiene di avere a che fare con una “forza superiore”, una forza intelligente dell’universo, da cui col pendolo si attingono delle risposte.
Proietta cioè all’esterno di sé quella che è una sua capacità, data geneticamente, di decodificare le informazioni elettromagnetiche naturali, quindi travisa tutto e altera il piano di realtà in cui opera.
L’articolo è importante perché ci fa vedere da dove provengono molti dei “luoghi comuni” della Geobiologia (peraltro mai utilizzati da Hartmann) dalle zone sacre dei Celti all’energia speciale che dovrebbe esserci nei luoghi oggetto di pellegrinaggio.
L’articolo mostra anche l’origine di alcuni errori grossolani, ma largamente diffusi nell’ambiente della Geobiologia, come credere che usando la “tabella Bovis” si ottengano misurazioni oggettive e comparabili, che utilizzando tale metodo, che ha come “punto zero” un valore di 6500, siano realmente riscontrabili valori di 750 mila “Unità Bovis” e non si tratti invece di una alterazione di chi misura dovuta all’effetto del luogo, che questi luoghi molto “alti” siano “punti di agopuntura della Terra” e che siano legati tra loro da “linee”.
La Merz fa sorridere poi quando descrive le sensazioni particolari dovute al “luogo dei luoghi”, cioè la cattedrale di Chartres, situazioni che per noi che ci occupiamo di geobiofisica e di rilevazioni geobiologiche sono avvenimenti normali: formicolii alle mani o ai piedi, oscillazioni, una specie di soffio freddo sopra la testa, sentirsi ben a terra e contemporaneamente attirati verso l’alto. Tutto questo per noi ha un nome, o più nomi, e saremmo in grado di distinguere che radiazioni ci sono proprio dalla attenzione agli effetti che hanno su di noi.
Nell’articolo si individua anche l’origine, come idee della Merz, di alcune cose simpatiche e positive quali il paragone tra la percezione geobiologica e la musica e i musicisti, che ho ripreso spesso anch’io a mio modo, o il fatto che chi si occupa di queste energie ha più gioia di vivere e che percepirle dà più forza.
Quindi vi invito a leggere le parole di Blanche Merz criticamente e con disincanto, ma anche con interesse e affettuosa “compassione” perché lei in quello che diceva e faceva ci credeva davvero, non aveva mai avuto l’idea di vendere delle “verità” per vendere qualche “schermatura”.
Pier Prospero

BLANCHE MERZ, LA DONNA CHE PARLA CON LA TERRA

schermata-11-2457700-alle-13-53-00 dalla rivista tedesca Brueckenbauer n. 28, del 13/07/1999
Intervista di Carl J. Wiget

Colloquio con una sensitiva. Blanche Merz conosce i campi di forza di questo mondo. Le radiazioni sono per lei messaggi che riesce a percepire.

Brueckenbauer: Com’è giunta al tema energia, che lei descrive nei suoi libri “Luoghi di forza”?
Blanche Merz:
Da molto tempo sentivo la vicinanza della Terra. Sono ingegnere edile come mio marito e abbiamo cercato e trivellato l’acqua in diverse comunità. Abbiamo quindi constatato che io riuscivo a sentire dove si doveva perforare. Questa conoscenza rimase dietro le quinte, in quanto non era qualcosa di “scientifico”.
Amici e diversi medici mi spinsero ad andare in Germania dal dr. Ernst Hartmann, visto che lui aveva scoperto una rete di radiazioni terrestri argomentando che questa è una ricerca molto importante per l’umanità e che io avrei potuto portare il mio contributo.
Così iniziai a lavorare con Hartmann.
Per molto tempo rimasi scettica. Per cinque anni ho fatto delle rilevazioni e delle osservazioni, come lui. Quando mi fu chiaro che queste ricerche erano importanti per la salute, per combattere tutte le possibili malattie – a iniziare dai disturbi del sonno – allora mi volli impegnare davvero.
Naturalmente giunsi in contatto con posti nei quali si potevano sentire più energie che in altre parti.

Come si è accorta di questa sua attitudine?
In modo estremamente naturale! Come una musicista che ha predisposizione per le note, così è il mio “talento”. All’inizio non usavo alcuno strumento, solo l’energia che percepivo sotto i piedi. I Mauritani della costa mi hanno insegnato come si fa. Sono convinti che ognuno potrebbe farlo. Si dovrebbe semplicemente smettere di lavorare troppo con la testa e imparare a sentire. Dopo arrivò il pendolo e il biometro. In questo modo feci un altro passo avanti.

Tiene in una mano la scala di misurazione e nell’altra il pendolo?
Sì. In una mano tengo il biometro Bovis, una tabella basata sulla misura di lunghezza delle onde in Angstrom, e nell’altra il pendolo. Ci si muove tra due mondi, il mondo della misurazione e il mondo della sensazione e si prova a costruire un ponte tra i due. Con i piedi ho il collegamento con la terra.
La domanda predominante è quindi: quant’è “potente” il terreno su cui mi trovo ora? Quante “Unità Bovis” ci sono? Per darvi alcuni esempi: 8000 Unità Bovis sono una buona quantità. Ciò corrisponde a una normale radiazione. Il valore medio è di 6500 Bovis. Quanto il valore è sotto questa media quello che state testando vi toglie energia, tutto quanto sta sopra questa media vi dà energia.
Le zone in cui un tempo si trovavano i Celti hanno valori particolarmente alti. Loro sapevano dove si trovavano i principali punti naturali di energia. Più tardi furono costruite su queste zone delle chiese, anche nel corso di più secoli, sovrapposte anche tre o quattro volte. Devono essere considerati punti di potenza. Ci si dovrebbe chiedere altrimenti: perché proprio qui? C’è dell’altro spazio accanto.

I Celti avevano un atteggiamento particolare verso la Natura?
Certamente. Come già altri popoli. Era un modo di sentire la natura che è andato perso nel tempo. Ricominciamo comunque a imparare. Questo è il buono dell’umanità.

Tornando al suo metodo. Quanto è affidabile?
Il biometro proviene dal francese Alfred Bovis. La scala è stata tarata dall’Ing. Simoneton. Ne derivò quindi un metodo perfettamente utilizzabile. Per giungere a un denominatore comune si deve tuttavia utilizzare solo la tabella originale. Si ha così una procedura che si può ripetere e riesaminare. Procedura che risponde allo standard scientifico. Alcuni hanno fotocopiato la tabella e l’hanno ridotta, così che la distanza tra le lunghezze d’onda non è conforme alle dimensioni originali.

Che ruolo ha il pendolo?
Con la mano destra si dà un colpo diagonale al pendolo e poi si deve lasciar fare. Dopo di che si è collegati con una forza superiore. Noi piccole persone non potremmo farlo. Chi lavora seriamente con il pendolo rafforza costantemente la convinzione che nell’universo ci sia una forza intelligente, dalla quale si possono avere, con questo metodo, delle risposte. Vedo in questo un ponte tra la scienza tradizionale e il sapere dei trascendenti. Una vera scienza deve comprendere anche questo lato della realtà.

Lei capirà tuttavia che si possa essere anche scettici in proposito…
Solo quando si sperimenta direttamente questa energia si può sapere che esiste. Se è solo per sentito dire si rimane certamente scettici e si deve rimanere scettici. Molte teorie esoteriche sono fatte solo per spillare soldi alla gente. Bisogna quindi fare attenzione.

Lei ha viaggiato parecchio. E’ stata anche nella zona dell’Himalaya e ha fatto delle rilevazioni su spazi santificati. Come si può essere certi che i suoi sono dati scientificamente affidabili?
Ripetendo le rilevazioni e confrontandole con dei buoni conoscitori che effettuarono le stesse misurazioni. Quando i risultati sono gli stessi si può anche pensare di essere vicini alla verità. Posso avere comunque dei dubbi ma le chiedo: se lei va in posti di pellegrinaggio si attende certamente un’energia speciale.

In questo modo però lei non è più neutrale…
Bisogna essere aperti come un’antenna. Altrimenti i risultati non saranno corretti. Ho avuto anche parecchie sorprese dalle mie rilevazioni: in Vaticano, ad esempio, non ho sentito alcuna oscillazione e vibrazione che dimostri la potenza del luogo. Posso dire questo perché molta gente è giunta allo stesso risultato. E penso anche di sapere perché: tutte le guerre e le morti che si sono succedute in quel posto ne abbassano i valori. C’è da aggiungere inoltre che una gran massa di visitatori abbassa sempre l’energia di un luogo.

Nei suoi libri lei fa delle dichiarazioni piuttosto sorprendenti. Ad Aesch/Forch presso Zurigo dice di aver rilevato 750000 Bovis. Questo valore supera x volte quello di cattedrali o di simili “luoghi alti“. Come può spiegare questo?
Si può dire che si tratta di un punto di “agopuntura” della terra. Questo valore corrisponde anche a quello del muro del pianto di Gerusalemme. Valori simili si trovano anche alle Azzorre e in altri luoghi. Questi punti sono legati insieme da linee geografiche.

Con questi valori lei sarà caduta in estasi….
No. Qui siamo davvero su un altro piano. Probabilmente ho pubblicato i dati su Aesch ed altri posti troppo presto. Non voglio che gli abitanti di questa zona vengano disturbati da troppa campagna pubblicitaria. Con questi valori succede come per la musica: sono di un’ottava più alta, ma usano tuttavia le stesse note anche se su un altro livello. Forse gli svizzeri non sono ancora pronti per queste percezioni. Può darsi tra vent’anni. Osservi la particolare emanazione dei bimbi piccolissimi. Già ora hanno una conoscenza superiore. Questa sarà l’élite di domani.

Lei ha visitato tutti i possibili luoghi di forza del mondo. Si considera una pellegrina e ricercatrice?
Non ho cercato nulla. Mi è tutto venuto incontro e mi sono data il compito di applicarmi per una maggiore conoscenza.

Alcuni risultati sono contradditori. Lei parla di vortici d’acqua sotterranei che, incrociandosi, influiscono sulle persone a volte rafforzandole e a volte indebolendole. Come è spiegabile tutto questo?
Queste intersecazioni d’acqua sotterranee possono stimolare vivacemente le persone. Tuttavia, se queste si trovano sotto un letto possono provocare delle malattie. Perché, mentre le persone dormono, esse perdono due terzi delle proprie difese. Il corpo viene costantemente bombardato da radiazioni che portano alla malattia.

Sotto il coro di molte cattedrali sono stati costruiti dei canali d’acqua artificiali. A quale scopo?
Questo riguarda in particolare le cattedrali di Chartres e di Santiago di Compostela. Hanno la stessa struttura con 14 correnti d’acqua sotto il coro, create dall’uomo. I costruttori di questi posti avevano una particolare conoscenza dell’influenza dell’energia e si sono comportati di conseguenza.
A Chartres l’arcata superiore della cupola è alta 37 metri. 37 metri sotto il pavimento si trova l’acqua e quando noi, piccoli uomini, ci troviamo nel mezzo di queste due forze qualcosa succede…

Cosa le è successo personalmente?
Quando ci si trova nel mezzo, sotto la cupola, possono verificarsi per alcuni dei formicolii alle mani o ai piedi, per qualcun altro delle oscillazioni, altri ancora possono sentire una specie di soffio freddo sopra la testa. Questo mi è già capitato. Oppure ci si può sentire bene a terra e contemporaneamente attirati verso l’alto. Ci troviamo tra forze che non conosciamo e che stiamo scoprendo per la prima volta.

Lei parla di una maggiore conoscenza. Cosa intende con questo?
Chi giunge in connessione con queste forze e le comprende ha più gioia di vivere. Apprende un’atra dimensione. Supponendo che si vada al lavoro, si mangi, si torni al lavoro, si mangi nuovamente e si guardi la televisione, improvvisamente si scoprono altre vibrazioni e le si sente. Questo dà alla vita una forza dinamica e gioiosa .

Ci si dovrebbe “carburare” regolarmente in luoghi alti?
Qualora sia stato scoperto un qualche luogo che dà una particolare forza dinamica, ci si può recare spesso. Ci sarebbe, ad esempio, la grotta di Wuerenlos, nella quale ci si può sempre ricaricare. Oppure può essere un luogo che abbiamo scoperto da soli: ci si può sempre andare più volte. Quel posto avrà sempre più da dare e da comunicare. Importante è che ci si vada da soli o con una persona molto vicina.
Sono da evitare i gruppi.
Ho esitato per anni prima di scrivere un libro, perché poi si sarebbero recati in quei luoghi anche grossi gruppi di persone e, visto che spesso lasciano anche rifiuti come scatole di cibi conservati, li profanano.
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Blanche Merz: è stata un ingegnere civile, una personalità politica e una geobiologa; è diventata famosa grazie ai suoi libri su “luoghi di forza” (in italiano “Luoghi Alti”). Ha fondato nel 1979 a Chardonne (Svizzera) l’Institut de recherches en Géobiologie.
Ricercava zone di maggiore energia nella natura, all’aperto, in chiese e posti di cultura.
In qualità di geobiologa investigava a fondo l’influenza di questi luoghi sugli esseri viventi.
Blanche Merz proveniva dalla Svizzera Romanda e aveva studiato ingegneria civile presso l’EHT. “Se mi sento pioniere in questo campo? Oh sì! Se a quell’epoca una donna frequentava quella facoltà o non era normale o era un genio. Ho studiato parallelamente a mio marito, così avevamo anche uno scopo comune. In seguito fondammo uno studio di ingegneri a Losanna, dove rimanemmo per 25 anni.”
Blanche Merz è venuta a mancare il giorno 1 gennaio 2002 a 83 anni.

REGOLAMENTAZIONE DEI RAPPORTI INTERNI ALL’ISTITUTO GEA

La Regolamentazione dei Rapporti Interni è il documento-guida per le relazioni tra l’Istituto e i suoi associati. Questo documento integra e dà applicazione alle disposizioni contenute nello Statuto associativo specificando nei particolari le procedure e le modalità necessarie a rendere operativi e concreti alcuni articoli dello Statuto.

  1.  Modalità di adesione alle attività dell’Istituto e di gestione

1.1. Le attività previste per i soci possono prevedere una quota di contribuzione alle spese organizzative.
Le quote associative stabilite dal Consiglio Direttivo non possono essere soggette a riduzioni o sconti di alcuna natura ed in nessuna occasione.
Le quote associative dovranno essere versate sul conto corrente dell’Istituto con nominativo e causale; la registrazione su conto corrente garantisce sia gli associati sia l’Istituto.
Se l’adesione all’Istituto avviene dopo il primo ottobre, per una forma di cortesia verso i Soci, sarà considerata valida anche per l’anno successivo.
Il Socio che non rinnovasse il versamento della quota annuale, dopo il 30 giugno dell’anno relativo al rinnovo perde la possibilità di partecipare all’assemblea dei soci e a corsi o ad altre iniziative organizzate per i Soci dall’Istituto ma mantiene il diritto ad essere informato delle attività dell’Istituto poichè può esservi una parte di non adesioni dovuta solo a dimenticanza e non a rifiuto motivato, quindi questa parte di soci può essere recuperata facendo loro presente l’attività associativa prevista.
1.2. In caso di impossibilità a presenziare alla riunione di Consiglio Direttivo per cause di forza maggiore, i soci consiglieri devono giustificare la loro assenza il prima possibile in modo da lasciare il tempo al Presidente di valutare se vi sarà il numero legale ed eventualmente di spostare la data della riunione per non far muovere i soci consiglieri inutilmente. Dopo la terza assenza consecutiva effettuata senza giustificazione il socio consigliere potrà essere fatto decadere dall’incarico dal Presidente con decisione motivata dal disinteresse verso le attività associative e dalla scorrettezza nei confronti degli altri soci consiglieri.

2. Iscrizione al Registro degli Esperti in Analisi Geobiofisica-geobiologica dei Luoghi
2.1.I Soci in possesso delle prerogative necessarie, possono chiedere di iscriversi al Registro degli Esperti in Analisi Geobiofisica-geobiologica dei Luoghi istituito e pubblicizzato dall’Istituto, superando una prova di ingresso basata su un test di lavoro pratico di analisi.
Prerequisiti per chiedere l’iscrizione al Registro E.A.G.L. sono:
a) Un diploma di specializzazione in analisi geobiofisica e geobiologica del sito riconosciuto valido dal
Consiglio Direttivo;
b) La presentazione di una domanda di ammissione completa di sottoscrizione per accettazione del Regolamento Operativo contenente la deontologia proposta dall’Istituto.
Non saranno ammessi alla prova candidati che, sebbene abbiano sottoscritto il Regolamento Operativo, abbiano manifestato modalità di pensiero e intenzioni a questo contrastanti.
L’adesione al Registro è richiesta per periodi di almeno tre anni consecutivi, quindi la quota di iscrizione al Registro, che sostituisce la quota di adesione annuale, è richiesta per almeno tre anni anticipati.
Per rinnovare l’iscrizione al Registro degli Esperti dopo ogni periodo di tre anni è necessario aver conseguito l’aggiornamento richiesto con la partecipazione nel triennio ad almeno un evento utile per l’aggiornamento tra quelli proposti dall’Istituto e aver superato nel triennio una verifica delle modalità di lavoro adottate; la verifica è svolta nella stessa sede dell’aggiornamento ed è considerata come una supervisione.
Nel caso di mancanza della verifica o di mancanza della partecipazione ad almeno un evento di aggiornamento, il Socio può chiedere una supervisione privata a un docente di “Tecniche di Percezione Geobiofisica”.
2.1. I soci che fanno parte del Gruppo Docente sono responsabili dell’aggiornamento dei membri del Registro degli Esperti in Analisi Geobiofisica dei Luoghi, tali soci fanno parte di diritto del Registro e sono chiamati ad aggiornarsi in forme e luoghi specifici loro riservati.

3. Iniziative intraprese dai Soci per conto dell’Istituto.
Tutti gli atti compiuti per conto dell’Istituto devono essere a conoscenza del Presidente in quanto egli ne è il legale responsabile. A questo fine i Consiglieri e i soci che intendono intraprendere qualche iniziativa per conto dell’Istituto saranno tenuti a comunicarne notizia alla Presidenza e ad attendere la risposta con il parere favorevole del Presidente. Se si tratta di iniziative di Soci esterni al Consiglio Direttivo, il Presidente, secondo la problematicità della questione proposta, si riserva di sentire anche i membri del Consiglio Direttivo prima di rispondere. L’organizzazione di conferenze e convegni è sempre molto ben accetta, ma deve essere comunicata alla Presidenza.
La partecipazione come Istituto ad iniziative proposte da altri, oltre che comunicata, deve anche essere approvata. La natura degli enti o delle persone che propongono le iniziative condizionerà l’approvazione. Tale approvazione avviene con parere richiesto dal Presidente ai Consiglieri e inviato da questi al Presidente via e-mail senza la necessità di indire una riunione.
Ogni Socio, con l’approvazione del Consiglio Direttivo, può organizzare iniziative associative volte alla pubblicizzazione e alla diffusione delle tematiche associative. Le conferenze, i seminari e i convegni sono, di norma, rivolti a tutti e non solo agli associati, per cui devono essere gratuiti in quanto se si ravvisasse la necessità di far corrispondere una quota di partecipazione, l’attività proposta si trasforma in attività commerciale dell’Istituto, che costringe gli organizzatori a rispettare la normativa fiscale in vigore e quindi ad emettere una fattura per ogni partecipante.
Non ha senso l’organizzazione di convegni ristretti ai soli Soci che sono da trasformare in stage di approfondimento o di aggiornamento professionale.
Il Consiglio Direttivo, scegliendo solo tra i Soci membri del Registro EAGL, può nominare un Responsabile di Progetto per condurre un’iniziativa, il quale a sua volta può nominare dei collaboratori tra i Soci, alla conclusione del Progetto chi vi ha contribuito, Responsabile e collaboratori, se lo richiede ha diritto al rimborso di tutte le spese sostenute e dimostrate.

4. Organizzazione di corsi e di seminari
Nel quadro delle attività dell’Istituto un ruolo di preminenza è svolto dai seminari, dai laboratori e dai corsi offerti ai Soci. I seminari, i laboratori e i corsi sono tra le attività più importanti che svolge l’Istituto.
Ogni laboratorio, corso o seminario – o ciclo di laboratori/seminari – costituisce un Progetto associativo e come tale deve essere approvato dal Presidente dell’Istituto che se lo ritiene opportuno può nominare il relativo Socio Responsabile del Progetto.
Il Responsabile di un seminario, di un laboratorio o di un corso dovrà essere presente. Non deve dare l’impressione che chi rappresenta l’Istituto si disinteressi di quanto è stato organizzato o che abbia altre cose più importanti da fare. Non si devono lasciare a se stessi relatori e corsisti e occorre essere disponibili per ogni necessità. Se il Responsabile prevede di non poter presenziare a tutto lo svolgimento del corso o del seminario deve nominare come suo sostituto un Tutor tra i Soci che collaborano all’organizzazione dell’iniziativa.
I Soci partecipanti a seminari, Laboratori o corsi base che non prevedano prove o crediti da superare ottengono un “attestato di partecipazione”. Qualora il corso preveda un esame finale o il superamento di un certo numero di crediti i partecipanti che ne avranno diritto otterranno il relativo diploma.
I Corsi, i Laboratori e i Seminari sono organizzati in varie località scelte secondo l’opportunità, come i Corsi Base. I corsi e i Laboratori sono rivolti esclusivamente ai Soci e possono prevedere corrispettivi a sostegno delle spese organizzative. I seminari di aggiornamento professionale sono rivolti esclusivamente agli iscritti nel Registro degli EAGL e se necessario possono prevedere un corrispettivo a contributo per le spese organizzative. I corrispettivi richiesti ai Soci per i corsi o i laboratori sono delle mere condivisioni di spese organizzative e saranno sempre rimborsati se l’Istituto per cause impreviste non potesse realizzare quanto programmato.
Al versamento del corrispettivo di condivisione delle spese l’Istituto emette una ricevuta associativa. Non è possibile la fatturazione di tali importi.
I relatori ai corsi o ai seminari vanno scelti innanzitutto tra i Soci con particolari competenze, successivamente tra gli esperti estranei all’Istituto. Il compenso stabilito per la docenza è uguale per tutti i relatori esterni. Si fa salvo il caso in cui si inviti un relatore straniero o particolarmente prestigioso. Ai relatori sono rimborsate le spese di viaggio e, se necessario per la distanza, anche di vitto e alloggio (le spese devono essere dimostrate). Nel caso di viaggio in auto il rimborso sarà stabilito forfetariamente oppure sulla base del rimborso chilometrico in vigore. I relatori potranno ricevere anche un rimborso per i materiali didattici forniti ai corsisti.
Se il relatore non è un Socio dell’Istituto il Responsabile richiede una fattura. Se il relatore non è in grado di rilasciarla, il Responsabile invia i dati fiscali alla Segreteria dell’Istituto perché sia operata la ritenuta d’acconto.
Se il relatore è un Socio, per la docenza riceve il rimborso delle spese dimostrate dietro sottoscrizione di una ricevuta.
Queste operazioni sono fondamentali perché si possano scaricare le relative spese dal bilancio dell’iniziativa e dal bilancio consuntivo annuale dell’Istituto.
I relatori che non rispettino l’organizzazione e l’orario delle lezioni concordata con il Responsabile, se l’assenza non è dovuta a gravi motivi dimostrabili, non potranno in alcun modo inviare loro sostituti, né esigere cambiamenti nell’organizzazione complessiva del corso.
Il responsabile, da parte sua, deve curare attentamente gli accordi con i relatori e prenderli con molto anticipo.
I Soci organizzatori non devono affrontare questi oneri organizzativi come se fossero inutili complicazioni burocratiche poiché sono procedure standard necessarie per rendere chiaro e corretto il rapporto reciproco, soprattutto in quanto vi sono implicati compensi in denaro.

5. Il Gruppo Docente
Il Gruppo Docente dell’Istituto è composto dai soci che sono docenti nei Laboratori e nei Corsi, non vi fanno parte quindi i docenti dei corsi che non sono Soci dell’Istituto.
Responsabile del Gruppo Docente è il Presidente dell’Istituto il quale deve riunire il Gruppo Docente ogni volta che ve ne sia la necessità.
I membri del Gruppo Docente sono scelti tra i soci Esperti che hanno conoscenze specifiche in materie attinenti ai corsi o laboratori proposti dall’Istituto.
L’incarico di condurre i Laboratori dovrà essere concesso dal Consiglio Direttivo.

6. La supervisione
Il concetto di supervisione è mutuato da altri ambiti di formazione professionale che hanno molti decenni di esperienza. Nella formazione professionale all’analisi geobiofisica dei luoghi la supervisione si è dimostrata necessaria, sebbene sia complicato metterla in atto data la delicatezza della situazione che si viene a creare.
L’etica delle supervisioni è di osservare e verificare l’operato del supervisionato senza mettere al corrente l’eventuale committente o cliente di quanto si osserva, per poi discutere a parte con il solo supervisionato e all’insaputa del committente o cliente su eventuali errori rilevati e sulle loro conseguenze per trovare delle modalità per superarli.
La supervisione dovrà quindi svolgersi secondo le seguenti modalità:
– per prima cosa occorre concordare tra docente e supervisionato il modo di agire per evitare che il committente si accorga di eventuali errori;
– il committente dovrà ottenere un’analisi precisa, frutto della verifica del supervisore, senza sapere come è stata ottenuta;
– la presenza del supervisore non deve essere dichiarata come tale, ma fatta passare come quella di un “aiutante”;
– il supervisore deve essere discreto e non deve mai trattare direttamente con il committente del supervisionato;
– deve essere scelta una situazione in cui possa essere esclusa la presenza del committente durante l’analisi, il committente non deve essere presente poiché osservando e ascoltando potrebbe capire la reale dinamica tra supervisore e supervisionato;
– il socio che richiede la supervisione è responsabile, prima di tutto a garanzia della propria immagine professionale, di far svolgere la supervisione nelle condizioni ottimali per verificare il proprio lavoro e imparare a non ripetere eventuali errori;
– il supervisore deve richiedere che siano rispettate le condizioni necessarie per la supervisione e nel caso si accerti che non lo sono, nonostante la sua esplicita richiesta, è tenuto a non svolgere la supervisione, fatte salve tutte le spese vive.
Se queste modalità sono messe in atto scrupolosamente non vi è alcun pericolo che la supervisione possa trasformarsi in cattiva pubblicità per chi l’ha richiesta o in un esproprio di risorse con il trasferimento dei clienti potenziali del supervisionato al supervisore; perciò i soci corsisti o Esperti sono tenuti a richiedere alcune supervisioni come elementi fondamentali della loro preparazione professionale e della fiducia che l’Istituto conferisce loro nel mantenerli nel Registro degli E.A.G.L.

7. Verifiche in cieco di analisi geobiofisiche commissionate da esterni
Vi sono due tipi di verifica in cieco che possono essere messi in atto dai soci Esperti per ottenere maggiore sicurezza del lavoro fatto:
–       la prima è la verifica con analisi successiva, utile per la maggior parte delle situazioni, esclusi i terreni di notevole ampiezza;
–       la seconda è la verifica per confronto di analisi contemporanee in settori diversi non comunicanti visivamente da utilizzare nei casi di terreni di notevole ampiezza o situazioni in cui il tempo per svolgere l’analisi è molto rilevante.
La stessa metodologia qui esposta per la supervisione deve essere seguita nei casi in cui si ritenga opportuno mettere in atto una verifica in cieco con analisi successiva, cioè facendo seguire all’analisi svolta da parte di un socio Esperto, un’ulteriore analisi eseguita da un altro socio Esperto. In tal caso se vi fosse un eventuale committente, questi non deve essere informato dei risultati parziali ma deve venire in possesso solo del risultato definitivo concordato tra i due operatori.
È evidente che i segnali utilizzati per indicare la posizione delle zone di disturbo rintracciate dovranno essere sempre rimossi alla fine delle indagini dopo aver preso nota accurata della loro posizione sulla mappa.
Nel caso di una verifica per confronto in contemporanea invece si divide il sito in settori che si attribuiscono ai vari operatori i quali svolgono l’analisi completa del loro settore in contemporanea ma senza vedere quello che fanno gli altri, e alla fine mettono in comune i risultati; rispetto al committente devono essere scelti i risultati più certi dopo che eventuali divergenze sono state affrontate e risolte; questa metodologia può essere attuata solo se tutti gli operatori si attengono allo stesso protocollo di indagine indicato dall’Istituto GEA, pur con sufficienti margini di libertà nella ricerca personale.

8. Impossibilità per i Soci di organizzare o tenere corsi privati o lezioni private di Analisi Geobiofisica-Geobiologica dei Luoghi e di collaborare privatamente a corsi e seminari sullo stesso tema, anche se chiamati in modo diverso, tenuti da altri enti o associazioni
Essendo una delle principali finalità dell’Istituto quella di creare una nuova scuola di pensiero, ed essendo i corsi uno dei principali strumenti per raggiungere questa finalità (Statuto par. 2.1. e 2.2.) i singoli Soci non possono organizzare privatamente (cioè non facendolo a nome dell’Istituto, ma in concorrenza con l’Istituto) – né per se stessi né per altri enti o associazioni – seminari, laboratori o corsi di Analisi Geobiofisica-Geobiologica, in cui si diano gli insegnamenti pratici di “tecniche di analisi geobiofisica e di rilievo geobiologico” nemmeno chiamando con altro nome questo tipo specifico di contenuto, in quanto si porrebbero in concorrenza con l’Istituto stesso e incorrerebbero nel danneggiamento previsto dall’art. 3. par. 5.3. dello Statuto. É sempre possibile chiedere alla Presidenza di organizzare tali lezioni come Istituto GEA e la Presidenza, informato il Consiglio Direttivo, deciderà in merito valutando le capacità del socio richiedente e la qualità dell’eventuale istituzione con cui si andrebbe a cooperare.
L’Istituto non intende vincolare nessuno e in questo caso, per evitare spiacevoli conseguenze di esclusione, i Soci potranno decidere se desistere dall’organizzare privatamente seminari, laboratori o corsi di Analisi Geobiofisica e geobiologica, oppure recedere dall’Istituto e dichiarare esplicitamente la loro estraneità all’Istituto.
Nel caso tale organizzazione privata fosse comunque messa in atto il Presidente dovrà procedere a mettere all’ordine del giorno della discussione del Consiglio Direttivo l’esclusione del socio che se ne rendesse responsabile, ai sensi dell’art. 3.
Invece i Soci Esperti che sono preparati per farlo possono tenere, e sono invitati a tenere, conferenze e lezioni teoriche volte a far conoscere e a far capire cos’è e quale importanza riveste l’Analisi Geobiofisica dei Luoghi, sia organizzandole direttamente, sia per altri enti e associazioni, avendo cura che non possano essere scambiate per “corsi” in cui si insegna l’arte percettiva.
Ogni Socio deve rendersi pienamente conto inoltre che associarsi all’Istituto vuol dire condividerne lo Statuto e rispettare le sue regole. Questo significa che in materia di Geobiofisica-Geobiologia si devono rendere associative – chiedendo l’autorizzazione alla Presidenza e gestendole per conto dell’Istituto – le occasioni che si presentano di organizzare corsi o di partecipare alla realizzazione di corsi in collaborazione con altri enti o associazioni.
Se questa volontà non sussiste o non vi è condivisione delle tesi e delle finalità associative ciascuno è libero di organizzare quello che vuole e di comportarsi come vuole restando però dichiaratamente estraneo all’Istituto GEA.

9. Sponsorizzazioni
Nell’eventualità che un’iniziativa trovi la sponsorizzazione di una ditta, questa dovrà essere ben distinta dall’iniziativa stessa. Nel caso di corsi, laboratori o seminari per i soci la sponsorizzazione non potrà tradursi in una lezione tenuta da un rappresentante della ditta sponsorizzatrice, ma dovrà rimanere nei limiti della consegna ai corsisti di materiale illustrativo. Vi potrà essere anche l’esposizione di prodotti effettuata in uno spazio adiacente a quello in cui si svolgono le iniziative.
Le sponsorizzazioni sono relative alle singole iniziative e gli eventuali proventi entrano nel bilancio redatto dal responsabile. La segreteria dell’Istituto rilascerà allo sponsor la necessaria fattura fiscale.

10. Collaborazione con altre associazioni
Accordi di collaborazione su specifiche tematiche o su specifici progetti possono essere intrapresi con altre associazioni le cui finalità non siano in contrasto con quelle dell’Istituto GEA. Anche se da attuarsi in sede periferica, ed anche se per un singolo evento, la collaborazione può essere intrapresa solo dopo l’approvazione del Consiglio Direttivo.
Qualsiasi Socio può proporre occasioni di collaborazione con altre associazioni fornendo al Presidente dell’Istituto GEA tutti i dati sulla questione in modo che il Presidente possa chiedere il parere dei Consiglieri. Dell’esito della consultazione deve essere data notizia al Socio proponente entro 15 giorni dal ricevimento della proposta da parte del Presidente.
Non si configurano come collaborazioni tra associazioni le conferenze e le lezioni teoriche tenute a titolo personale da Soci dell’Istituto GEA in convegni o corsi organizzati da altri enti o associazioni. È ovvio però che il Socio che tiene a titolo personale una relazione o una lezione attinente all’Analisi Geobiofisica-Geobiologica in un contesto organizzato da altre associazioni è comunque individuato come un portavoce delle idee e delle proposte dell’Istituto GEA, quindi sebbene intervenga a titolo personale non può portare argomentazioni personali estranee o contrarie a quelle proposte dall’Istituto GEA (se lo facesse incorrerebbe negli estremi dell’esclusione per danneggiamento dell’Istituto a livello di immagine).
In queste occasioni è opportuno che i Soci chiedano agli organizzatori se concedono che sia distribuito il materiale informativo dell’Istituto dedicato al vasto pubblico (depliant, ecc.), normalmente non vi sono ostacoli alla distribuzione di questo materiale e in questo modo lasciano una traccia ben precisa dell’Istituto.

11. Ricerca sul campo e metodologia
I Soci Esperti sono incentivati a condurre, ogni volta che se ne presenti l’occasione, ricerche sul campo rispetto alle situazioni energetiche naturali e artificiali.
Per essere utili anche agli altri soci gli esiti di queste ricerche devono essere comunicati all’Istituto che li utilizzerà, assieme alle altre ricerche simili, come dati per trarre delle conclusioni. Perché queste ricerche abbiano un pur minimo valore devono essere condotte con il metodo del “cieco” e dove fosse possibile sarebbe ancora più opportuno utilizzare il “doppio cieco”, che sono gli unici metodi che forniscono risultati attendibili, oggettivi e tendenzialmente scientifici in questi ambiti. I Soci Esperti che condurranno ricerche nel campo della Geobiofisica sono tenuti a mettere in pratica la seguente metodologia:
elementi comuni ai due metodi “in cieco” e “in doppio cieco” da mettere sempre in pratica
– presenza di almeno due soggetti: un ricercatore e un operatore (il ricercatore stende una relazione
annotando gli esiti della ricerca e testimonia sulle modalità di svolgimento della ricerca).
– Il socio Esperto che funge da operatore deve essere mantenuto accuratamente all’oscuro della situazione da
analizzare e delle sue caratteristiche peculiari che interessano il socio ricercatore il quale deve limitarsi a
preparare il setting di ricerca, lasciando poi libero di agire l’operatore senza interferire in alcun modo.
Il relatore è un soggetto-chiave per la validazione della ricerca e nel caso si voglia porre la premessa per la pubblicazione dei risultati, deve essere estraneo a interessi di parte e il più possibile indipendente e obiettivo; in questo senso può anche non essere socio dell’Istituto GEA e possibilmente deve essere un professionista iscritto ad un Ordine. La relazione dovrà poi essere sottoscritta dal solo relatore e inviata in copia all’Istituto che nell’eventuale utilizzo o pubblicazione del materiale ricevuto si impegna a citare i soggetti che l’anno condotta, salvo esplicito volere contrario dei soggetti stessi.
Le ricerche condotte senza l’utilizzo di questa metodologia di base non potranno essere prese in considerazione dall’Istituto.
I Soci Esperti devono farsi sostenitori del fatto che solo adottando almeno la metodologia della ricerca in “cieco” si può avere un riscontro valido di quello che si fa e che si afferma nell’ambito dell’Analisi Geobiofisica e geobiologica.
I Soci Esperti, peraltro, non devono accettare ricerche, confronti o “verifiche” proposte da terzi al di fuori di queste metodologie e del Protocollo di Analisi Geobiofisica proposto dall’Istituto GEA.
I soci Esperti che volessero effettuare ricerche su materiali o oggetti “pseudo-schermanti” non devono acquistarli in prima persona in quanto sarebbero poi accusabili di farne uso nonostante la posizione ufficialmente contraria, e questo può avvenire anche come forma di ricatto da parte della ditta produttrice o del venditore che possono sempre individuare sul sito dell’Istituto l’appartenenza dell’acquirente al Registro. Inoltre si potrebbe creare un danno all’immagine complessiva dell’Istituto GEA che potrebbe essere accusato di utilizzare comunque i sistemi di pseudo-schermatura pur dicendo di essere contrario. Nel caso quindi si deve far acquistare il materiale a cui si è interessati da terzi non riconducibili all’Istituto GEA.

12. Incarichi di consulenza conferiti all’Istituto da terzi
L’Istituto è dotato di partita IVA e può raccogliere incarichi di consulenza conferitigli da privati o enti a titolo di attività commerciale finalizzata a finanziare il conseguimento degli scopi sociali. I proventi costituiscono reddito per l’Istituto, sono soggetti a IVA e deve essere rilasciata fattura da parte dell’Istituto.
Solo i Soci potranno essere designati per espletare gli incarichi ricevuti dall’Istituto.
Il Socio che riceve una proposta di incarico per l’Istituto GEA è tenuto ad informarne tempestivamente il Presidente, il quale con il Consiglio Direttivo, stabilisce le modalità di esecuzione della prestazione professionale relativa. Se la consulenza richiesta riguarda l’analisi delle caratteristiche energetiche di un luogo possono essere designati solo Soci iscritti al Registro degli Esperti (E.A.G.L.)
La lettera di incarico al socio designato deve contenere gli estremi della consulenza richiesta e le condizioni del rimborso spese messo a disposizione dall’Istituto o del pagamento della prestazione professionale.
Responsabile della consulenza rispetto al committente è il Presidente dell’Istituto il quale deve prendere visione e sottoscrivere la relazione prima che sia consegnata al committente.
Il Consiglio Direttivo può derogare al guadagno economico da parte dell’Istituto GEA nei casi in cui l’incarico abbia caratteristiche di prestigio o provenga da un committente prestigioso e quindi l’ottenerlo sia l’obiettivo più importante da raggiungere; in linea di massima deve però evitare le perdite economiche per l’Istituto.

Geobiologia: due casi dalla pratica del FFG

di Roland Wirth, del Forschungskreis für Geobiologie “dr Hartmann” e.V.da Wetter Boden Mensch n. 3/2000  –

Caso 1: campo tondo “a caminella” e tumore al seno

Fui chiamato da una giovane donna a fare l’analisi energetica di una casa nelle vicinanze di Buchen-im-Odenwald, non distante dalle famose grotte di Eberstadt con stalattiti e stalagmiti.
Due amiche dell’età di circa trent’anni abitavano in una vecchia casa colonica in campagna, ereditata da una zia, che avevano amorevolmente e costosamente ristrutturato utilizzando materiali bioecologici. La mansarda era stata trasformata in due grandi stanze adibite a camera da letto e studio. Purtroppo nell’intero paese l’elettricità veniva fornita per mezzo di statori sui tetti, cosa che faceva registrare in tutta la mansarda circa 200 nanotesla (0,2 microTesla), misurati con strumentazione tecnica. Dato che entrambe le donne si erano già interessate alla salubrità della zona letto non c’erano apparecchi elettrici né cavi o prolunghe vicino al letto e i materassi erano in lattice (senza molle).
Esaminai quindi entrambe le camere da letto senza sapere a chi apparteneva ciascuna camera e chi di loro fosse ammalata o avesse problemi di salute, dato che al telefono sottolineo sempre il fatto che non voglio avere nessuna informazione prima di eseguire l’analisi. Ciò in quanto non voglio essere già prevenuto.
La prima camera non presentava particolari zone perturbate nella zona del letto, una fascia del reticolo globale poteva essere completamente evitata spostando il letto di circa 50 cm e ruotandolo leggermente in direzione Nord/Sud.
Il secondo letto nell’altra camera stava su una piccola pedana, vi era uno scorrimento di acqua sotterranea oltre il bordo inferiore del letto, il punto di incrocio del reticolo globale (o di Hartmann) era nella zona dei piedi a sinistra e una fascia attraversava in diagonale il letto. Non rilevai faglie né fratture nella stanza.
Dopo aver determinato le zone perturbate con la bacchetta di Hartmann e utilizzato la bacchetta da rabdomante per fissarne la posizione precisa, controllai nuovamente con i sistemi adatti le zone perturbate trovate. Infatti nella mia valigia ho anche una serie di cinque bacchette (le cosiddette Bacchette ADLER, la cui idea di sviluppo è sorta al tavolo principale del Gasthof Adler di Waldkatzenbach, sede dei seminari del FFG) simili alla Luft-Lecher-Leitung, ma con lunghezze fisse. Queste cinque bacchette ciascuna specifica per acqua principale, acqua centrale, faglia, reticolo di Hartmann e di Curry sono quelle che preferisco utilizzare per le verifiche, poiché mi evitano le complicate operazioni di posizionamento necessarie per gli altri sistemi.
Quindi camminai nuovamente con le bacchette scelte lungo i bordi del letto cercando acqua e faglia genericamente e notai in questo caso uno scuotimento molto leggero della bacchetta “da faglia” nella zona superiore del letto. Quindi doveva esserci ancora qualcosa. La vibrazione della bacchetta si intensificava man mano che mi piegavo sul letto. Il risultato fu che vi era un cosiddetto “campo a caminella” [1] proveniente dal sottosuolo, quasi rotondo, con un diametro di circa 50 cm (vedi schizzo n. 1). Un fenomeno energetico che non incontravo certo per la prima volta, ma che in questo caso rischiavo quasi di non rilevare. Dato che il letto aveva una larghezza di 1,40 m e il campo tondo si trovava nella zona verso il centro della stanza supposi che la giovane donna dormisse nel settore più indietro verso l’angolo e la parete. Sbagliavo di grosso: la donna mi assicurò che lei dormiva prevalentemente nella zona anteriore, e ciò da più di tre anni. Le conseguenze fatali erano che le era insorto un cancro al seno, la data per l’operazione era fissata per qualche giorno dopo.
Tra l’altro, a chiamarmi non era stata la persona ammalata ma la sua amica, che aveva richiesto la consulenza su consiglio della dottoressa che l’aveva in cura.

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[1] Si definisce campo tondo a “caminella” o “cheminee” un campo energetico di origine geologica che si presenta approssimativamente circolare con una nocività più o meno elevata. Normalmente le dimensioni sono contenute tra i 50 cm e i 150 cm di diametro. A volte campi di dimensioni maggiori possono presentare più circonferenze concentriche assumendo la forma della sezione di una caminella per il fumo. Si presume che questi campi siano dovuti ad anomalie nella composizione del substrato causate da vuoti, massi erratici di natura diversa dai materiali circostanti, masse organiche carbonizzate, altri materiali trasposti in verticale nei movimenti geologici. Tendono a “tirare giù”.
Da non confondere con il campo a spirale che si rileva con una circonferenza regolare e crea la sensazione di rotazione levogira o destrogira.
(P. Prospero)

Caso 2: frattura con acqua e tumore al seno

Una naturopata di Mannheim raccomanda spesso me ai suoi pazienti perché con me come geobiologo ha ottenuto i risultati migliori.
Non si tratta esclusivamente di casi di cancro, a volte sono stato da pazienti che presentavano “solo” disturbi alla schiena.
Se si tratta di cancro però di regola trovo nel letto anche un punto patogeno che corrisponde esattamente alla parte colpita.
La dottoressa dice generalmente ai suoi pazienti che quando mi contattano non mi devono dare indicazioni sulla loro malattia.
Succede a volte che devo uscire dalla mia zona abituale, se la dottoressa raccomanda me.

Così espongo qui un caso di Altleiningen-im-Pfalz, poco distante dalla “Pfaelzer Weinstrasse” (strada del vino di Pfalz).
Una signora sulla cinquantina abita in una piccola casa, di nuovo con una camera da letto in mansarda, di nuovo con statori elettrici sul tetto, campo magnetico di oltre 300 nanotesla (0,3 microTesla) in camera da letto, alti accoppiamenti capacitivi sui letti di circa 9 – 12 volt, valore che decresce solamente dopo che viene tolta la corrente anche nel salotto sottostante.
Nella stanza ci sono due letti singoli a una distanza di circa un metro l’uno dall’altro. Non voglio sapere in quale letto dorma la signora e analizzo entrambi i letti. Il letto più avanti, vicino alla finestra, è attraversato da una fascia est-ovest del reticolo globale all’altezza del seno, il luogo in cui si trova il letto sarebbe accettabile invertendo la testa con i piedi.
Nel secondo letto le zone perturbate sono molteplici: un incrocio del reticolo globale all’altezza del seno, nella zona dell’incrocio vi è anche il bordo di uno scorrimento di acqua sotterranea il cui campo era largo circa 30 cm.
Il mio controllo con le bacchette rileva uno scuotimento della bacchetta “da acqua” e uno della bacchetta “da faglia”, quindi vi è una frattura in cui scorre acqua [2].
La situazione corrisponde esattamente a quella che il dr Ernst Hartmann ha spesso descritto come punto cancerogeno: incrocio del reticolo globale esattamente sul bordo di un disturbo geologico!
A questo punto sono assolutamente sicuro del risultato ottenuto e dico alla signora che questa situazione, se mai lei dormisse in questo letto, corrisponderebbe a “una malattia grave o cronica”, suppongo “cancro”, la cui gravità sarà in base a quanto tempo lei abbia dormito in questo letto. La signora mi ha confermato di essere affetta da “cancro al seno”, e che dormiva da ben 12 anni in quel letto. Anche suo padre aveva dormito nello stesso posto, con il letto ruotato di 90 gradi, ma comunque sempre esattamente sulla frattura e sull’incrocio del reticolo globale, ed era morto di cancro.
Nella stanza degli ospiti, a fianco, abbiamo trovato una zona neutra, dove il disturbo elettromagnetico non era così forte.

Il giorno seguente la paziente portò la mappa delle zone di disturbo da me ottenuta alla dottoressa di Mannheim, confermando ancora una volta i suoi sospetti.
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[2] Si intende una fratturazione della roccia del substrato nella quale scorre dell’acqua; il campo energetico rilevato in superficie è simile ad una stretta fascia e normalmente è molto nocivo. È una struttura idrogeologica rinvenibile più comunemente in territori collinari o montani dove la roccia è ricoperta da pochi sedimenti. Nelle pianure pedemontane il fenomeno è presente ma il campo emesso è più difficilmente rilevabile in superficie se lo srato roccioso fratturato è sovrastato da una falda continua confinata da strati di argille o limi argillosi, infatti il susseguirsi di spessi strati di argilla e di falde diffuse con acqua per parecchi metri di profondità normalmente attenua la percezione di questo tipo di campo. In altri casi gli scorrimenti nella roccia non avvengono in fratture ma in porosità in cui scorrono acque termali – miste a gas – spinte da una pressione considerevole.
(P. Prospero).

Il 25/26 ottobre 2014 si è tenuto il Seminario Annuale E.A.G.L.

PERCEZIONE DI ACQUE IPOTERMALI CON VERIFICA OGGETTIVA SU PERFORAZIONI CON STRATIGRAFIE —

I soci E.A.G.L. che hanno partecipato al seminario annuale di aggiornamento dedicato quest’anno alla percezione delle acque ipotermali, hanno affrontato un argomento particolarmente attuale e con discrete difficoltà di percezione: due tipi diversi di acque minerali non calde in due diverse rocce-serbatoio. L’esercitazione principale del Seminario, che costituiva anche la prova di verifica della capacità di percezione, è stata la formulazione di una stratigrafia percettiva in corrispondenza di due pozzi di captazione dei quali solo i conduttori del Seminario sapevano le caratteristiche geologiche, e l’analisi percettiva, con descrizione guidata, delle due diverse acque minerali le cui caratteristiche fisico-chimiche erano all’oscuro dei partecipanti ma erano verificabili nelle rispettive relazioni geologiche. In una media di esiti soddisfacenti hanno spiccato alcni risultati stupefacenti per esattezza della profondità delle acque minerali e delle loro caratteristiche.

Partecipando gli E.A.G.L. hanno  imparato nuove tecniche di rabdomanzia, si sono confrontati con nuove esperienze percettive, hanno verificato i propri punti di forza e i propri punti deboli per migliorarli, ma anche e non per ultima cosa hanno provato il piacere di ritrovarsi tra persone che hanno interessi comuni molto forti e di mantenere vivo il rapporto che li lega.

Un ringraziamento particolare va all’arch. Donatella Onofri che ha collaborato in modo decisivo alla realizzazione del seminario e che ci ha fatto conoscere i luoghi a cui è legata.

Pier Prospero

Dove acquistare i pendoli migliori

Indichiamo ai soci EAGL e ai corsisti il negozio “L’Alchimista” dove è possibile acquistare on-line i pendoli migliori del modello e delle grandezze che utilizziamo noi di GEA. Il link è il seguente:

http://www.lalchimista.it/negozio/Zuccari/listinoradiestesia.htm
naturalmente vi invitiamo a stare alla larga da “piastrine dissipatrici” (superfluo ogni test anche se a noi a suo tempo furono regalate dalla ditta Zuccari che forse sperava che le proponessimo; l’unica cosa provata con test chinesiologico professionale in cieco è che tenendole in mano fanno male perchè la persona perde energia).

Inoltre vi invitiamo a diffidare di “antenne radioniche” varie (quella di Hartmann che propongono per i radiestesisti è tutta sbagliata, pesantissima e molto fragile; anche questa regalataci a suo tempo e durata proprio poco) e di assurdi quadranti radiestesici.

Riguardo ai pendoli sono da evitare in modo assoluto quelli con dentro il mercurio (anche questo regalatoci a suo tempo) perchè entro 30-40 cm di raggio incidono sull’energia di chi li tiene, riducendola notevolmente, tanto è nocivo il contenuto in mercurio e la sua informazione elettromagnetica. Inoltre se il pendolo si dovesse rompere (è di vetro soffiato) l’appartamento in cui accade la catastrofe potrebbe essere considerato non abitabile per alcuni giorni e soggetto a “bonifica” per eliminare le tracce e i vapori del mercurio sversato; solo i vapori sprigionati nell’ambiente dalla quantità di mercurio contenuto sarebbero in grado di far star male in modo molto serio una persona. Alla nostra domanda sul perchè usare il mercurio che è così pericoloso ci hanno risposto che è “mercurio radiestesico trattato” e che non è pericoloso; una faccia davvero “di bronzo”.

Lasciate perdere inoltre i pendoli troppo strani e i biotensori che non sono adatti alle ricerche in movimento che svolgiamo noi, e sono costosissimi per nulla.
L’unica cosa che non ci regalarono anni fa, quando ci credevano dei loro potenziali rivenditori, furono i pendoli – unica cosa che invece usiamo – e infatti quelli “Piccolo Perfetto” e “Grande Perfetto” vanno davvero molto bene. Piccolo Perfetto è per chi ha mani piccole o ha bisogno di poco peso, Grande Perfetto pesa 70 gr ed è per chi ha mani forti e ha bisogno di sentire il peso del pendolo.

 

avviso ai naviganti: visitate questo nostro sito di Geobiologia scorrendolo fino in fondo, grazie

L’Istituto GEA negli anni passati aveva prodotto due siti web di Geobiologia: www.istitutogea.it  e  www.geobiologia.it
Ora abbiamo aggiornato tutto e messo in rete questo sito  www.geobiologia.it  che riassume e aggiorna i contenuti dei due precedenti.
Lo sforzo di stare al passo con l’evoluzione della rete è stato fatto per arrivare meglio al pubblico interessato ai nostri contenuti (adesso il sito è fruibile anche dagli smartphone) e per soddisfare le esigenze di visibilità e comunicazione dell’Istituto. Abbiamo attivato anche una pagina Facebook dell’Istituto GEA come strumento più “leggero” di comunicazione che è raggiungibile dal link [f] presente sulla home page del sito.
La recente legge sul copyright, che non condividiamo, ci costringe purtroppo a non proporre articoli editi in pubblicazioni quotidiane o periodiche o parti di libri, per quanto interessanti possano essere. Cerchiamo di compensare con un maggior spazio per i contributi originali dei nostri soci.

Se avevate indicato il link con l’Istituto GEA al sito   www.istitutogea.it    siete pregati di modificarlo inserendo nel link il nuovo dominio  www.geobiologia.it
Vi ringraziamo per l’attenzione e la cortesia.