di Pier Prospero —
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La mappatura delle zone di disturbo individuate
La prima cosa da fare è “mettere in bella copia” la mappa delle zone di disturbo individuate nel sopralluogo.
Durante il sopralluogo, man mano che le individuate, avrete riportato le zone di disturbo in una carta millimetrata dove avete tracciato i confini della stanza o del sito da analizzare almeno in scala 1:50 (1 cm sulla mappa = 50 cm reali), non usate una scala minore per le abitazioni altrimenti è molto difficile riportare bene senza sovrapposizioni e confusioni quanto individuate sul posto (per i terreni è necessaria la planimetria in scala 1:100).
Questa bozza deve essere successivamente controllata e finita (ad es. controllare se la distanza tra un incrocio H e l’altro è di circa 2 m o 2,50 m, se le “pareti” dei reticoli mappati sono abbastanza perpendicolari tra loro, se i reticoli rispettano abbastanza il Nord, ecc.).
Le note successive sono intese per chi non sia già esperto utilizzatore di autocad.
La mappa rifinita su carta millimetrata deve essere riportata su carta da lucido in modo da dare al cliente una planimetria facile da capire e correttamente in scala (date una fotocopia del lucido, il quale invece terrete per vostra documentazione: capita spesso che il cliente telefoni dopo un certo tempo chiedendo ragguagli di vario tipo).
Le zone da non occupare con letti o altre posizioni di lunga permanenza o relax sono colorate di rosso (dall’acqua, alle faglie, ai reticoli) per indicare pericolo. La distinzione nei vari colori si fa solo con i metri e i nastri adesivi o segnalini mentre si è sul luogo per non confondersi*.
Alla fine del rilievo, prima di andarsene, ci si deve ricordare di levare tutto il nastro adesivo e tutti i segnalini in modo che i clienti non abbiano riferimenti e siano costretti a pagare (possibilmente subito e non alla consegna della relazione).
Sapendo che i propri clienti possono sempre chiedere l’analisi anche ad altri esperti e operare un eventuale confronto tra indagini diverse è meglio non scendere nei particolari nella mappa e non indicare nella relazione nello specifico a cosa sono dovute le zone di disturbo di origine geologica.
Che la zona di disturbo sia una frattura secca o che ci sia acqua che scorre, al cliente non interessa: gli interessa invece che la zonizzazione sia esatta e per il resto lo aiuterà la spiegazione generale sulle zone di disturbo che trova inserita all’inizio della relazione.
Se non avete indicato se per voi c’era o meno l’acqua non sarà possibile all’eventuale successivo esperto smentirvi e farvi passare per incapaci agli occhi del cliente (di solito gli esperti esterni all’ambito di GEA sono abituati a cercare di “sputtanare” il più possibile tutti gli altri).
Con la suddivisione semplice in zone neutre e zone di disturbo si caratterizza meglio l’analisi Geobiologica come lavoro di prevenzione rispetto alla salute degli abitanti.
Quindi suggeriamo di utilizzare solo il rosso e di indicare in rosso tutte le zone di disturbo e gli incroci dei reticoli, avvisando i clienti con una nota in cui si spiega che le zone in rosso sono quelle da evitare, cioè le “zone di disturbo”.
Una volta messa a punto e controllata bene la mappa si può passare alla relazione esplicativa.
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La relazione