Un brindisi all’Istituto GEA che compie vent’anni!
Nell’aprile del 1996 un gruppetto di persone, reduci da un corso intensivo di Rabdomanzia e Geobiologia e da un convegno sulla Geobiologia, si sono accordate per fondare una associazione culturale senza scopo di lucro chiamata “GEA” che stava per Geobiologia E Ambiente.
Davanti al notaio c’erano: Pier, Marino, Daniela, Mariangela, Ivano, Fabio e Paolo.
Dopo lunghe discussioni adottammo un logo basato su un cerchio, con un quadrato inscritto e delle onde dentro il quadrato; con le poche conoscenze di Feng Shui che avevamo allora si stabilì che i colori fossero giallo oro e porpora. Un logo che ci ha portato una buona fortuna e che rimane il sunto del nostro progetto.
Gli scopi dell’associazione erano ancora un po’ nebulosi, l’unico chiaro era quello proposto da Marino e Pier di contrastare la trasformazione della Geobiologia in un mercato di inutili gadget “antidisturbo” rendendo più conosciuta la visione del dottor Ernst Hartmann che nel 1961 aveva fondato in Germania il “Gruppo di Ricerca in Geobiologia” che era la più grande e più influente associazione di Geobiologia.
Un’altra idea che si stava facendo strada era quella di creare un “Registro” in cui inserire i geobiologi che non proponevano questi gadget e che avevano una formazione sufficiente per proporre le loro analisi nell’ambito della Bioarchitettura poiché sempre più spesso i bioarchitetti chiedevano garanzie sull’operato di chi svolgeva analisi geobiologiche.
I soci fondatori provenivano in buona parte dall’ambiente della Bioarchitettura: Marino era dell’HSA (Istituto Habitat Salute Ambiente di Torino), Mariangela era vicina all’ANAB (Associazione Nazionale Architettura Bioecologica), Pier era dell’INBAR (Istituto Nazionale di BioArchitettura), Daniela dell’Istituto Uomo-Ambiente, Ivano aveva appena aperto un negozio di bioedilizia e articoli bio per la casa. Nella nuova associazione di Geobiologia non c’era traccia delle rivalità e dei dissidi che opponevano a livello nazionale le diverse associazioni di Bioarchitettura.
Quello che successe nei primi anni fu che il gruppetto dei fondatori, eccetto Paolo che lasciò subito, continuò a fare ricerca con l’associazione proseguendo il percorso di formazione e la maggior parte iniziò anche a lavorare professionalmente con la Geobiologia: quando ci trovavamo dicevamo spesso che senza l’associazione non saremmo riusciti, come singoli, a darci gli strumenti per fare le rilevazioni geobiologiche in modo professionale.
Dopo un esordio poco felice con un convegno alla fiera “Architeco 96” di Cesena che servì per capire che errori evitare in queste occasioni, si decise di presentare la nuova Associazione al SANA di Bologna che era in quegli anni il salone della Bioedilizia e della Bioarchitettura ed era frequentatissimo dalla gente.
Quindi la prima vera uscita pubblica importante dell’associazione fu quella del convegno che si intitolava “Geobiologia Ambiente e Salute” al SANA del 1996 col quale presentammo al pubblico l’associazione e a cui avevamo invitato come relatori esterni un bioarchitetto e un omeopata per sottolineare come ponessimo la Geobiologia al servizio di queste due discipline.
Invitando più volte come relatore ai propri convegni l’ing. Gunter Engelhardt, prima vice presidente poi presidente del Gruppo di Ricerca “dr. Ernst Hartmann”, l’istituto GEA strinse relazioni concrete con questo Gruppo che era ed è il più numeroso e il più importante culturalmente nell’ambito della Geobiologia, relazioni che culminarono con la partecipazione nel 1999 al Wassersuchkurs 1 del gruppo dei fondatori e con la successiva frequenza al corso professionale per Geobiologische Berater da parte del Presidente che, conseguito il diploma di Geobiologische Berater, divenne il primo e unico esperto italiano del Gruppo di Ricerca tedesco.
La fortuna dei principianti mise sulla nostra strada il professor Roberto Chiari che a quei tempi reggeva la cattedra di Petrologia alla facoltà di Geologia dell’Università di Parma. Accettò di insegnarci la Geologia sul campo e di seguirci nell’evoluzione dell’associazione perché gli interessava verificare se era davvero possibile fare stratigrafie con la percezione e voleva comprovare la sua idea che lo scambio energetico del substrato geologico influisse sul benessere o malessere delle persone che ci stavano sopra. Questo incontro cambiò la storia di GEA che da quel momento è l’unica realtà culturale a proporre la “Geobiofisica” cioè lo studio percettivo dello scambio energetico del substrato geologico e dei suoi effetti sulle persone che ci vivono in corrispondenza.
Il “big Professor”, come lo chiamavamo noi, rimase più volte sbalordito dalla precisione di alcuni di noi nella descrizione di quel che avevamo sotto i piedi pur non sapendo ancora quasi nulla di geologia.
Ci introdusse anche all’osservazione delle chiesette romaniche costruite solitarie in mezzo al nulla a molti chilometri dal primo centro abitato, o in montagna: ci faceva notare che i posti dove sorgevano erano sempre molto significativi relativamente a faglie o a acque sotterranee e sorgenti, e quindi per nulla casuali. Da qui prese l’avvio il nostro studio ancora in fieri sulle chiesette romaniche. Cercando di fare analisi geobiologiche complete di queste piccole chiese ci siamo accorti che anche la posizione dei reticoli energetici era significativa e ricorrente. Iniziò allora uno studio per comprovare che questi reticoli energetici stavano fermi nelle loro sedi al contrario di quanto sostenuto da quasi tutti i radiestesisti e i rabdomanti: ricorrevano nelle pareti perimetrali delle chiesette romaniche e non poteva essere casuale, quindi portammo le prime prove del fatto che almeno nell’arco di mille anni i reticoli restavano dov’erano. Questa considerazione è molto importante poichè se i reticoli energetici si spostassero a nulla varrebbe l’analisi geobiologica per determinare la loro posizione e questa teoria del loro spostamento, come altre simili, non a caso era sostenuta principalmente da quelli che avevano da vendere un qualche prodotto “antidisturbo” che millantavano annullasse i “nodi” geopatici.
La frequentazione di fiere come il SANA di Bologna e altre ci fece entrare in contatto – volenti o no – con tutti i rabdomanti e i radiestesisti attivi negli anni novanta del secolo scorso che facevano a gara a avvicinarci per proporci di vendere il loro prodotto magico che era sempre l’unico che funzionava davvero… e ci restavano malissimo quando ricevevano il nostro secco diniego e capivano che eravamo dei “marziani” piovuti nella Geobiologia a rovinargli la festa.
La nostra contrarietà alla Geobiologia vista come un mercato di attrezzi “magici” aumentava esponenzialmente a ogni contatto con un venditore, e alla fine divenne un punto portante della nostra Scuola di Pensiero.
La Scuola di Pensiero dell’Istituto GEA si è andata formando nei primi anni di attività dell’associazione, tra il 1996 e il 2000 e, dopo la frequentazione da parte del gruppo GEA del Wassersuchkurs tenuto nel 1999 dall’ing. Schroeter, fu sistematizzata da Pier che nel 2000 aveva frequentato il corso per esperti in Geobiologia (geobiologische Berater) del Forschungskreis fur Geobiologie “dr Ernst Hartmann” a Waldbrunn, un paesino turistico vicino a Eberbach, nella zona di Heidelberg, dove il fratello del dr Ernst Hartmann, Robert, aveva acquistato un “gasthof”, l’Adler, in cui si svolsero le prime riunioni del gruppo di ricerca e che divenne poi per più di 4 decenni la sede dei corsi del Gruppo di Ricerca tedesco.
Al Wassersuchkurs (corso di ricerca dell’acqua) del 1999 ci facemmo onore e due di noi risultarono i più “sensibili” – su più di una trentina di partecipanti tedeschi, austriaci e svizzero-tedeschi – all’apposito test che Schroeter faceva ai partecipanti per selezionare eventuali suoi collaboratori. Mariangela fu nominata come la più sensibile di tutti e le venne fatto omaggio di una bella bacchetta da rabdomante in acciaio armonico.
Passammo alla storia nelle cronache del Gruppo di Ricerca tedesco per gli strani esercizi che facevamo, guidati da Marino, prima delle prove di ricerca dell’acqua sotterranea, non sembrava conoscessero il Qi Gong nè la Bioenergetica poichè sulla rivista del Gruppo “Wetter Boden Mensch” ci immortalarono nella foto scrivendo nella didascalia “i partecipanti italiani mentre fanno esercizi yoga” …
Al nostro Laboratorio di Mombaruzzo del 1999 Marino mise subito in pratica la tecnica di Hans Schroeter per valutare la sensibilità dei partecipanti, il test che consiste nel tenere la bacchetta con una mano del partecipante e una mano dell’insegnante, in questo modo selezionò alcune persone promettenti per il primo corso di Analisi Geobiofisica e Geobiologica che GEA stava organizzando a San Felice del Benaco sul Lago di Garda presso la Casa per Ferie “Il Carmine”.
Nel frattempo Pier e sua moglie Marilinda, psicologa specializzata in Analisi Bioenergetica, avevano messo a punto e provato a Verona, a Corte Molon, nel 1998 un Laboratorio che avevano chiamato di “Autovalutazione Percettiva” poichè doveva permettere ai partecipanti di far emergere e autovalutare la propria capacità percettiva rapportandola a qualcosa di oggettivo come un pozzo già scavato.
Questa idea è esemplificativa di due pilastri portanti della scuola di pensiero dell’Istituto GEA:
– in Geobiologia e in Geobiofisica si percepisce con il corpo ed è quindi fondamentale conoscere come circola la propria energia e conoscere le proprie reazioni al contatto con le zone di disturbo; perciò nella Geobiologia vanno integrate le conoscenze della Bioenergetica di Alexander Lowen, soprattutto gli Esercizi di Bioenergetica, e quelle del Qi Gong originario, cioè quello non ancora trasformato in ginnastica da Mao.
– si devono fornire il più possibile dei riscontri oggettivi alle persone che partecipano a laboratori o seminari in modo che la loro percezione possa essere autovalutata non sulla “parola” di chi insegna ma su un fatto verificabile.
Pier in questo periodo mise a punto la tecnica del “trasformatore nascosto” per cui le persone dovevano individuare con lo spostamento della bacchetta di Hartmann la posizione di uno o più trasformatori nascosti alla vista e alla fine del test potevano vedere dove erano veramente i trasformatori. Simile a questo test ma di più difficile realizzazione per le necessità logistiche era l’individuazione di uno scorrimento di acqua sotterranea captata da un pozzo, test ideato da Marino e messo in pratica con pieno successo da Pier nel primo Laboratorio svolto nel 2002 al Parco Jalari di Castroreale in provincia di Messina in collaborazione con AE, una associazione locale di bioarchitetti. Nella foto si può vedere un partecipante a quel Laboratorio stupito della sua stessa reazione con la bacchetta.
Nella foto che compare nella panoramica di immagini associative si vede un altro partecipante che era un po’ più scontroso ma si fermava a farci vedere dove c’erano delle situazioni energetiche interessanti, non era poi così asino come sembrava!
Oltre al professor Chiari la fortuna mise sulla nostra strada anche il dr Emilio Del Giudice dell’Istituto Nazionale di Fisica che era il marito di una terapeuta che era stata una delle insegnanti di Marilinda nella sua formazione in Analisi Bioenergetica. Il compianto Emilo si interessò subito al nostro gruppetto e accettò di darci delle lezioni di fisica quantistica che si svolsero nello studio professionale di Marilinda e nella casa in montagna di Emilio. Nella foto si vede il modo piuttosto “rilassato” in cui ci comunicava concetti per noi difficilissimi, ma a forza di ripetere quei concetti nel modo ironico e accattivante che lo contraddistingueva qualcosa era riuscito a farci entrare in zucca.
A noi interessava soprattutto la teoria della “coerenza” dell’acqua che, oltre a spiegare la memorizzazione di informazioni da parte dell’acqua, poteva spiegare anche come noi potessimo riconoscere l’acqua sotterranea tra molti altri materiali. Attualmente questa teoria è utilizzata dal premio Nobel prof. Montagnier per i suoi esperimenti riguardanti la memorizzazione di informazioni dei virus da parte dell’acqua organica.
Non siamo rimasti molto nell’iniziale influenza della new age !
Nel 2000 Adriano Barcelloni Corte, bioarchitetto appena entrato nel CD GEA, è autore del capitolo “Rilevazioni di tipo geobiofisico per l’approfondimento della conoscenza delle chiese rurali della Valbelluna” compreso nel volume della Fondazione Giorgio Cini “Chiese e cappelle rurali nella Valbelluna” nel quale compariva il rilievo geobiologico di una chiesetta romanica del bellunese eseguito da alcuni del gruppo GEA.
I contributi scientifici generali che apprendemmo dal geologo Chiari e dal fisico Del Giudice ci permisero di completare la visione della nostra Scuola di Pensiero e di renderla autonoma e critica rispetto a quella delle scuole “classiche” di radiestesia e rabdomanzia che riconoscemmo come frutto di idee magiche o mistiche che nulla avevano a che vedere con i fenomeni fisici, concreti e utili di cui ci occupavamo con la Geobiologia.
Tramite Daniela che insegnava al Campus di Mantova del Politecnico di Milano ci arrivò così la richiesta di contribuire con un capitolo sull’analisi energetica-geobiofisica del sito al testo universitario “Progettazione ecocompatibile dell’architettura” (edito da SE Sistemi Editoriali nel 2005) composto da vari contributi e curato dei professori Gianni Scudo del Politecnico di Milano e Mario Grosso del Politecnico di Torino. Questo Capitolo 2 rimane per il momento il contributo più scientifico e ragionevole dato alla Geobiologia dopo gli scritti di Hartmann. Purtroppo è contenuto in un libro che non è certo divulgativo, ma lo si può leggere e scaricare anche su questo sito dove siete ora.
L’analisi geobiologica per noi assunse la valenza di una prestazione professionale che doveva sottostare ad una precisa deontologia, perciò mettemmo a punto il primo “Regolamento Deontologico” per gli Operatori in Geobiologia mai comparso sulla scena mondiale. Naturalmente vietava la vendita e il consiglio di oggetti o stuoie come pseudo-schermature contro le zone di disturbo perciò nessuno dei geobiologi già operanti al di fuori di noi fu disponibile a accettarlo, nessuno volle nemmeno discuterne, la Geobiologia per questi operatori doveva rimanere principalmente un fiorente mercato di vendita di oggetti di varia natura (il Gruppo di Hartmann già a quei tempi ne aveva testati in cieco ben 300 senza trovarne uno che servisse a qualcosa finché il dr Hartmann impose che non ne venissero più testati di ulteriori) e di stuoie con le bande magnetiche, cose che nella migliore delle ipotesi facevano male solo al portafoglio di chi le acquistava ma in altri casi, come per le stuoie con magneti o bande magnetizzate, potevano anche essere davvero nocive.
Nel nostro piccolo, noi avevamo testato qualcosa utilizzando il metodo del cieco come Hartmann e avevamo avuto sempre lo stesso risultato: se chi eseguiva la rilevazione geobiologica non sapeva della presenza di oggetti antidisturbo (come li definiscono i tedeschi) trovava tranquillamente tutte le zone di disturbo presenti, quindi si dimostrava che l’oggetto nascosto alla vista non aveva alcun effetto.
Questa evidenza dei fatti fece diventare il rifiuto delle cosiddette “schermature” un altro caposaldo scientifico del pensiero dell’Istituto GEA e non si perse altro tempo a testare questi inutili oggetti.
Fare cultura così diventò per noi far conoscere al pubblico la Geobiofisica e la Geobiologia e la loro importanza per il benessere e la salute, ma anche mettere in guardia le persone dalla faciloneria con cui viene applicato il pensiero magico infantile (quello che si ha fino ai 6 anni e prescinde dall’oggettività della realtà e dalla razionalità) alla Geobiologia per far loro acquistare prodotti inutili e a volte molto costosi, o potenzialmente dannosi.
Il terzo grande contributo di conoscenze e sperimentazione si ebbe quando Pier dopo aver conseguito il diploma in Germania riuscì con molta fatica a convincere il dottor Alessandro Solerio, dal quale era in cura già da alcuni anni, della bontà e della serietà delle argomentazioni dell’Istituto GEA e ottenne così la collaborazione del geniale omeopata per l’insegnamento al corso e per una ricerca con il Bicom, macchina bioelettronica molto evoluta, per “registrare” su acqua fisiologica le radiazioni delle varie zone di disturbo; lo scopo era sia dimostrare che le zone di disturbo erano campi elettromagnetici (altrimenti la macchina non li avrebbe registrati) sia dotare il dottore di nuovi e più efficaci strumenti diagnostici.
Venne messa in atto anche una verifica in cieco su una decina di pazienti che ebbero dal dottore la diagnosi di geopatologia specifica e l’analisi geobiologica delle zone dove dormivano da Pier. Incrociando i risultati si vide che corrispondevano perciò si potè confermare la riuscita della “registrazione” delle radiazioni elettromagnetiche naturali che costituiscono le “zone di disturbo” geopatogene. Quindi abbiamo dimostrato che si tratta di radiazioni elettromagnetiche naturali registrabili da apparecchiature tecnologiche molto sensibili, cosa fondamentale per sfatare moltissimi discorsi esoterici soprattutto sui reticoli energetici.
Negli anni successivi il progetto di collaborazione continuò a testare con successo la corrispondenza in cieco tra diagnosi con le fiale di acqua fisiologica informata dalle zone di disturbo e l’analisi geobiologica delle camere dei pazienti e si allargò alla verifica dell’interferenza delle radiazioni geopatogene nelle cure omeopatiche svolgendo l’analisi geobiologica delle camere di altri 10 pazienti che negli anni non avevano mai reagito alle cure o avevano reagito in modo molto anomalo rispetto alle altre migliaia di pazienti. Il risultato fu evidente: tutti questi pazienti dormivano in corrispondenza di zone di disturbo con radiazioni molto intense e nocive e una volta cambiato posto al letto, mettendolo in una zona “neutra”, avevano iniziato a reagire normalmente alle cure del dottore.
Perciò abbiamo dimostrato che le radiazioni delle zone di disturbo sono in grado di interferire con le cure omeopatiche che sono delle “somministrazioni” di informazioni all’organismo attraverso l’acqua presente nel tessuto connettivo e nelle cellule del corpo.
Da queste basi, poste nei primi anni di vita dell’Istituto GEA, si svilupparono i corsi di Analisi Geobiofisica e Geobiologica, innumerevoli Laboratori di Autovalutazione Percettiva su basi oggettive e di Geologia Percettiva e dal 2006 anche i Seminari gratuiti teorico-esperienziali “Sentire la Terra” inaugurati a Sanremo col seminario tenuto tra Villa Nobel e il Monte Bignone con la collaborazione del dr Alessandro Solerio: in questa immagine si vedono alcuni partecipanti percorrere un tratto di galleria dove la galleria era attraversata da una faglia cartografata e camminando a occhi chiusi le persone giravano tutte dalla parte in cui le “spingeva” la faglia. Alla fine i partecipanti potevano mettere in relazione questa esperienza con la posizione della faglia sulla carta geologica.
Infine per opera di Mariangela l’Ente Parchi Astigiani della Regione Piemonte pubblicò come Quaderno Didattico da distribuire nelle scuole primarie La Scoperta di Irene e Arturo, una idea originale della psicopedagogista Elena Iesi, rivista e illustrata da Mariangela. Il Quaderno Didattico n. 4 si chiama “La Voce Segreta della Terra, i bambini ‘sentono’ e ascoltano la Terra“, è bellissimo, e ci risulta l’unica pubblicazione di Geobiologia per bambini mai fatta.
La storia più recente la affido alle immagini più significative ringraziando i soci per tutti i contributi che hanno dato all’Istituto.
Nel 2014-15 un gruppo di soci Esperti in Analisi Geobiofisica-geobiologica dei Luoghi dell’Istituto GEA capitanati da Fabrizio, cittadino svizzero, ha dato vita a una associazione “sorella” in Svizzera, nel Cantone Ticino, e l’Assemblea dei Soci dell’Istituto GEA ha concesso a questa associazione chiamata GEA-Elvezia la possibilità di organizzare un Corso di Analisi Geobiofisica e Geobiologia che dopo il Corso Base ha avuto un buon numero di iscritti. A garanzia del mantenimento dei caposaldi della scuola di pensiero e del successo del corso, il Direttore del Corso è sempre lo stesso anche in Ticino: Pier.
Questa è la più recente evoluzione della storia dell’Istituto GEA iniziata nell’aprile del 1996 e scritta da tutti i soci che hanno contribuito al suo realizzarsi con il loro apporto umano, di lavoro e di conoscenze.
Lunga vita all’Istituto GEA!!!
Pier Prospero,
socio fondatore e attuale Presidente dell’Istituto GEA (mandato 2014/2018)
Ecco la galleria di foto: nelle miniature le foto non si vedono intere, bisogna cliccare sulla miniatura per ingrandirla a tutto schermo. Buon divertimento!