CORSO BASE di GEOBIOFISICA e GEOBIOLOGIA ad Albugnano (AT) – 14/15 SETTEMBRE 2024

Propedeutico al corso avanzato

Il Corso Base ad Albugnano, presso la Canonica di Santa Maria di Vezzolano, è l’approccio più completo ai fondamenti della Geobiologia e della Geobiofisica, prima del corso avanzato. Nel suo svolgimento si prevedono lezioni teoriche, che introducono tutti gli argomenti del corso avanzato, e prove pratiche atte a portare i corsisti a valutare le proprie capacità percettive in relazione alla geologia del luogo.   

La parte teorica si svolgerà in una struttura attrezzata per convegni (presso Az. Agricola Sperimentale di Vezzolano), mentre la parte esperienziale si svolgerà all’aperto, in un percorso che si estende lungo la strada ed i sentieri nei pressi della Canonica di Santa Maria di Vezzolano e all’interno della chiesa stessa e del chiostro.

E’ infatti prevista una passeggiata a tappe, in un paesaggio molto gradevole. Si tratta di un percorso percettivo-esperienziale dove sarà possibile vivere in prima persona l’interscambio energetico tra il substrato geologico e noi stessi, cioè sarà possibile percepire “l’energia del luogo” in alcune sue diverse manifestazioni. Al termine della passeggiata si potranno trarre le conclusioni confrontando la geologia del sito e lo scambio energetico percepito da ognuno.

Il complesso architettonico romanico riveste una grande importanza storica, nazionale ed internazionale. La Canonica di Santa Maria di Vezzolano è stata ufficialmente inserita, nel settembre 2008, nel progetto dei percorsi europei della Transromanica, Associazione Internazionale riconosciuta dal Consiglio Europeo come “Major European Cultural Route”, che ha l’obiettivo di preservare il patrimonio romanico europeo e di diffonderne la conoscenza.

Condurranno il Corso Base tre esperti in analisi elettromagnetica dei luoghi dell’Istituto GEA: Mariangela Migliardi, Cristina Rovano, Marino Zeppa.

PROGRAMMA

Sabato 14 settembre 2024 – dalle ore 9,30 alle 18,30

 9,30 – 10,00: registrazione degli iscritti e consegna dei materiali didattici.

10,00 – 12,30: presentazione dell’Associazione/Istituto GEA e del Corso Base.

Lezione teorica su geobiofisica, geobiologia ed elettrobiologia.

12,45 – 14,00: pranzo leggero al punto ristoro presso parcheggio Canonica.

14,15 – 15,30: presentazione del percorso di percezione geobiofisica con l’inquadramento della

Geologia del luogo. 

15,30 – 16,00: esercizi di autoregolazione energetica per il radicamento e la percezione.

16,00 – 18,00: ricerca campi tecnici del trasformatore nascosto;

prova della ricerca dell’acqua all’aperto, nei pressi di un pozzo.

18,00 – 19,00: discussione sui risultati delle prove individuali  

20,00 – 22,00: Cena in Agriturismo “Le Rondini” – Primeglio (Passerano Marmorito).

Domenica 15 settembre 2024    dalle ore 8,30 alle 17,00

8,30 Colazione presso il B&B Lo scudiero

9,00 Spostamento verso il luogo di partenza del percorso a VEZZOLANO

9,30 –10,00: esercizi di autoregolazione energetica per il radicamento e la percezione.

10,00-13,00: inizio esperienza lungo il percorso individuato, percezione campi energetici di faglie,

acqua sotterranea scorrente in frattura e altri punti significativi.

Visita e percezioni alla Chiesa di Santa Maria di Vezzolano e al chiostro.

13,00- 14,00:  pranzo leggero al punto ristoro presso parcheggio Canonica 

14,00-15,30:   prosecuzione percorso e punti di percezione

15,30 – 16,30: condivisione dei risultati e delle esperienze dei presenti e discussione sui risultati

16,30-17,30: conclusione del Corso, discussione sui risultati del test per permettere l’autovalutazione e consegna degli attestati di partecipazione, che danno l’accesso alla prossima edizione del Corso Avanzato di analisi geobiofisica e geobiologica dei luoghi.

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Indicazioni per l’iscrizione

Il Corso Base è riservato ai soci dell’Associazione “GEA, Geobiologia e Ambiente” pertanto per partecipare è necessario essere iscritti all’Associazione ed essere in regola con il versamento della quota per l’anno 2024 di Euro 30.

Per info sul CORRISPETTIVO DELLE SPESE del corso base scrivere a gea@geobiologia.it

Per l’iscrizione, da effettuarsi entro la fine di agosto, inviare un whatsapp al Cell. 333 6637264 (Mariangela) o un e-mail a mariangela.migliardi@gmail.com. Sarete ricontattati al più presto.

Indicazioni per il pernottamento

B&B “Lo Scudiero” – Passerano Marmorito, Borgata Boscorotondo

Cell. 333 891 4751

Costo camera singola Euro 40,00; camera doppia Euro 70,00.

Prenotare direttamente il pernottamento citando l’Associazione  GEA e il Corso presso Santa Maria di Vezzolano

Poiché l’astigiano nel mese di settembre è molto frequentato per rinomati eventi enogastronomici, è necessario prenotare la struttura ricettiva al più presto, e comunque entro la fine di agosto. In caso contrario sarà necessario ricercare un’altra struttura.

Segnalare alla struttura eventuali intolleranze alimentari, per una migliore colazione.

Anche all’Associazione GEA segnalare le eventuali intolleranze alimentari, etc., al fine di organizzare al meglio la cena del sabato in agriturismo “Le Rondini” a Primeglio di Passerano Marmorito.

Resoconto giornata associativa 2024 – La Sacra di San Michele

Sacra San Michele, Monastero, Torino

di Cristina Rovano

Sabato 13 aprile 2024 ho coronato un piccolo sogno.

Come piemontese, ho vissuto diversi anni in bassa Valle di Susa, dove il panorama quotidiano non può prescindere dall’imponente presenza della Sacra di San Michele. Sabato, sono finalmente andata alla Sacra insieme ad un cospicuo numero di amici dell’Istituto Gea, la nostra associazione di geobiologi.

Amici non solo piemontesi, alcuni sono arrivati dalla Lombardia, dal Veneto, dalla Liguria. Al mattino si è svolta l’assemblea annuale, in centro città, presso il mio studio, poi, a differenza degli altri anni, non abbiamo proseguito con il pranzo a Torino e con la percezione di alcuni punti della Torino “magica”, bensì abbiamo preso la metropolitana per spostarci in direzione della Sacra, ad ovest, al capolinea Fermi di Collegno. Qui un piccolo ristorante di cucina vegetale dalle portate gustose e abbondanti è stato lo sfondo del nostro pranzo sociale e l’occasione di conoscere le nostre guide, Enrico e Monica, che ci avrebbero regalato un punto di vista differente da quello che si legge sulle guide turistiche. Dopo dolce e caffè, abbiamo raggiunto le auto che ci aspettavano al parcheggio già dal mattino e ci siamo messi in viaggio verso la destinazione pomeridiana. Arrivati fin dove è consentito con i mezzi, ci siamo avvicinati a piedi all’Abbazia di San Michele della Clusa, nome corretto dell’edificio. Ricordo quando, alcuni anni fa, sono salita a piedi da Sant’Ambrogio alla Sacra, percorrendo una delle due antiche mulattiere che si inerpicano sul monte Pirchiriano. Per raggiungere i luoghi dell’arcangelo Michele occorreva faticare parecchio.

Era un po’ come doversi meritare il paradiso.

Nel tragitto a piedi abbiamo notato le rocce del monte, soprattutto quelle di un colore verde intenso, più scuro e più chiaro. Sono rispettivamente serpentiniti e pietre verdi, entrambe metamorfiche di origine magmatica provenienti le prime dal mantello e le seconde dalla dorsale oceanica.

Immagine tratta dal dossier didattico Sacra Natura della Sacra di San Michele curato da Meridiani, società scientifica (www.imeridiani.net) per conto della Regione Piemonte

Sono rocce antiche, di 150-200 milioni di anni fa, quando le Alpi non erano ancora formate e vi era invece la presenza dell’Oceano Ligure Piemontese, che divideva l’antica Africa dall’antica Europa. A causa dei movimenti tettonici, le due placche continentali iniziarono ad avvicinarsi finchè, a partire da circa 80 milioni di anni fa, dal loro scontro si sollevarono le Alpi. È quindi diffuso trovare nelle rocce alpine tracce dell’ oceano scomparso e delle placche Paleo-Europea e Paleo-Africana. 

La prima tappa percettiva è stata ai resti di quell’edificio chiamato Sepolcro dei Monaci, che però è privo di sepolture. Un edificio a pianta ottagonale precedente alla Sacra, che si ergeva qualche metro più in basso. Sull’ottagono si leggono ancora le tracce di otto cappelle, quattro a pianta semicircolare e quattro a pianta quadrata, disposte in modo alternato. La parte più conservata è quella verso est.  Appena entrati in quella che era la zona della costruzione si è percepita chiaramente l’emissione forte di quel luogo. Il corpo ha iniziato a formicolare. Un punto particolare è quello che si trova nella cappella alla sinistra della parete ancora in piedi, dove alcuni di noi hanno concordato sulla presenza dell’emissione di una spirale. 

Lasciatoci alle spalle il “sepolcro” ci siamo diretti verso la porta del complesso monastico. Dalla porta fino all’ingresso della chiesa ci sono 202 gradini, contati durante la salita. Una sosta per ammirare la recente statua di San Michele e la facciata della chiesa, illustrate da Enrico, ha spezzato la salita.  Da questo punto si coglie la grandezza della costruzione romanica, il cui ingresso è dallo stesso lato dell’abside. È un caso raro, forse unico, in cui facciata della chiesa ed abside sono entrambe rivolte ad est. È possibile perché si trovano su due piani a quote altimetriche differenti: sembra quasi che la facciata regga l’abside.

In effetti quest’opera ardita è stata realizzata sulla punta del monte Pirchiriano, allargando la base d’appoggio grazie alla realizzazione di un basamento a sbalzo rispetto al profilo del monte e sostenuto da un pilastro in pietra alto diversi metri. Il basamento regge quindi la chiesa al di sopra, mentre al di sotto contiene al suo interno il famoso Scalone dei Morti, una scala lunga e ripida che consente di colmare il dislivello tra l’ingresso posto in facciata e il piano di costruzione della chiesa. 

Lo scalone dei Morti, che questa volta si erge davvero nel luogo di sepoltura dei monaci, appare come un grande tunnel al cui fondo si vede la luce. È l’ultimo sforzo per raggiungere il luogo sacro, al quale dà accesso attraverso l’altrettanto famoso portale dello Zodiaco, chiamato così perché vi sono scolpiti i segni zodiacali. Visto dall’alto lo scalone dà la sensazione di un luogo dal quale si viene espulsi con fatica, come durante un parto. Forse non a caso su uno dei capitelli di sinistra delle colonne che fiancheggiano il portale è rappresentata una sirena bicaudata (sirena con due code). Una rappresentazione che abbiamo già trovato in altri siti a rappresentare la presenza di acqua, la fertilità, il parto.

Eccoci pronti per entrare in chiesa.

All’interno l’atmosfera è sempre emozionante e mi riporta ad una messa di mezzanotte di un Natale di tanti anni fa, quando ancora nevicava la Vigilia e la Sacra era meta difficile da raggiungere con la neve, ma le condizioni delle strade non scoraggiavano nessuno. Dalla Chiusa, Chiusa di San Michele, un paese all’ombra del Pirchiriano, partiva anche una fiaccolata che raggiungeva il luogo sacro per l’evento. 

In chiesa abbiamo percepito l’emissione energetica della faglia e delle diverse fratture  e dislocazioni che attraversano la navata. Purtroppo non sono cartografate, anche se ben percepibili. Il punto di più elevata intensità è quello in corrispondenza delle cappellette sottostanti, luogo sacro antecedente l’attuale costruzione.

Non abbiamo individuato alcuno scorrimento idrico e le persone presenti erano troppo  numerose per poter effettuare una ricerca dei campi reticolari. Il tempo è passato molto velocemente ed è arrivata l’ora di lasciare la chiesa. All’esterno però c’è stato ancora il tempo di goderci il panorama dalla terrazza e di avvicinarci alla torre della bell’Alda. Poi a malincuore ci siamo diretti verso l’uscita e poi verso il parcheggio. 

Anche l’avventura alla Sacra si è conclusa, in questa giornata quasi estiva che il tempo ci ha regalato dopo tante di pioggia. Ci siamo salutati con gli occhi che brillavano, pensando già alla prossima occasione per ritrovarsi, in qualche altro posto meritevole di una visita “percettiva” da condividere.

Sabato 1 giugno e Domenica 2 giugno 2024 CORSO BASE di Geobiologia e Geobiofisica a Brugnello (PC), propedeutico al Corso Professionale

Programma del Corso Base di Geobiologia e Geobiofisica al Brugnello (PC) organizzato da Istituto GEA e propedeutico al Corso Professionale

Responsabili del Corso : Arch. Giuseppe Marsico; Arch. Mariangela Migliardi; Arch. Cristina Rovano
Cell. Giuseppe 3358007966

La location è l’Albergo Poggiolo in località Poggiolo – 118 cap 29020 – Poggiolo (PC).

Tel / fax +39 0523 931063 – e-mail info@albergopoggiolo.it

Si precisa che la prenotazione delle camere da noi opzionate dovrà avvenire in autonomia. Ogni partecipante può  prenotare  una  camera  personalmente tramite telefono o mail.

QUOTA DI PARTECIPAZIONE:
per gli Associati è di  € 150,00 per le spese organizzative e il sostegno ai programmi didattici dell’Istituto. Per i Non associati € 150,00 + € 30,00 di adesione all’Associazione (quota da versare in anticipo come caparra)

IBAN: IT37 U030 6909 6061 0000 0122 365  intestato a Istituto GEA

BIC: BCITITMM

QUOTA VITTO E ALLOGGIO:
Il soggiorno in hotel invece sarà al prezzo convenzionato di  € 64 in camera doppia (a persona per la notte di Sabato 1) comprensivo di trattamento mezza pensione (bevande escluse) e prima colazione di Domenica 2. Da considerare a parte il pranzo al sacco di € 6 a partecipante previsto per Domenica 2. La quota totale per vitto e alloggio sarà quindi d € 70 a persona ( escluso sovrapprezzo per la camera singola). A parte il pranzo leggero del sabato per il quale è previsto un menù a € 15 (bevande escluse).

PROGRAMMA:
SABATO  1 Giugno     ore 10,00-19,00
10,00–10,30: registrazione degli iscritti e consegna dei materiali didattici.
10,30-11,00:  presentazione dell’ associazione Istituto GEA e del Corso Base.
11,00-13,00:  introduzione a geobiofisica, geobiologia ed elettrobiologia (lezione teorica).
13,00 – 14,30: pranzo leggero presso l’Albergo il Poggiolo
14,30 – 15,00: esercizi di autoregolazione energetica per il radicamento e l’aumento della percezione.
15,00 –17,00: prova della ricerca dell’acqua, ricerca del trasformatore nascosto.
17,00 – 18,00: discussione sui risultati delle prove individuali
18,00 – 19,00:  presentazione del percorso di percezione geobiofisica con l’inquadramento della situazione geologica del luogo.
20,00– 22,00:  Cena presso l’Albergo il Poggiolo.

DOMENICA  2 Giugno   ore 8,30-17,30
8,00: Colazione presso l’Albergo il Poggiolo.
8,30: Spostamento sul luogo del percorso Brugnello in località Marsaglia.
9,00 – 9,30: esercizi di autoregolazione energetica per il radicamento e l’aumento della percezione.
9,30-12,30: inizio percorso, visita e percezioni alla Chiesa di Cosma e Damiano, ricerca di acqua sotterranea scorrente in una frattura, faglie e altri punti caratteristici alla percezione.
13,00- 14,00: pranzo al sacco in area dedicata lungo il percorso.
14,00–15,30: ritorno verso la partenza sempre sul percorso.
15,30–16,30: condivisione dei risultati e delle esperienze dei presenti e discussione sugli aspetti salienti percepiti e sui test di autovalutazione consegnati alla partenza del percorso.
16,30-17,30: Rientro e conclusione del Corso con consegna degli attestati di partecipazione che danno l’accesso alla prossima edizione del Corso Professionale di Analisi Geobiofisica e Geobiologia.

ADESIONI ENTRO IL 24 MAGGIO 2024

Dal 26 al 29 ottobre 2023 si è svolto il Meeting Associativo “Tuscia tra mistero magia e mostri”

Scritto dai partecipanti al meeting sociale GEA del 2023

Giovedì 26 ottobre – L’arrivo nella Tuscia

Finalmente si parte! Pier inizia il viaggio da Verona e raggiunge Antonella a Mantova per proseguire insieme; Cristina e Luca partono da Torino e incontrano Mariangela ad Alessandria; per Francesco, Rebecca, Adele e il piccolo Amedeo il viaggio è più breve, arrivano da Sinalunga in provincia di Siena, mentre Susanne e suo figlio Rafael aspettano impazienti già a Bomarzo. E intanto la chat su whatsapp creata per il meeting sociale 2023 si riempie di domande: ”A che punto siete?”, “A che ora arrivate?”, “Noi siamo a metà strada… Voi dove siete?”

E poi l’incontro nell’agriturismo prescelto, il Poggio degli Ulivi, tra sorrisi, emozioni, aspettative. E la prima cena insieme in un localino di Bomarzo. Si mangia bene da queste parti! Il primo assaggio è stato ottimo.

Venerdì 27 ottobre – Viterbo e le terme romane

Il vento soffia tutta la notte a pieni polmoni e la mattina una pioggia incalzante ci fa dubitare di riuscire a goderci la giornata all’aperto. Che si fa? In un attimo cambiamo i programmi, invertendo il programma di venerdì con quello di sabato. Risolto. Andiamo oggi alle terme e a visitare Viterbo, dove vi è la possibilità di un tour nella città sotterranea, in modo da non stare troppo all’aperto e riscaldarci alle terme. Partiamo con costume e accappatoi al seguito, ma è bastata qualche telefonata durante il viaggio per comprendere che le agognate Terme dei Papi dispongono soltanto di vasche all’aperto. Pazienza. Rinunciamo al relax termale al caldo e ci dirigiamo verso Viterbo, che ci accoglie, fuori dalle mura, con la statua di un gigante che sprofonda nel terreno. Bel biglietto da visita!
La città è situata su di un’area in cui affiorano travertini circondati da depositi di colata piroclastica. La zona di Viterbo rientra in una vasta area che, dopo essere stata interessata dalle fasi di tettonica compressiva responsabile della strutturazione della catena e dell’impilamento delle principali unità tettoniche*, è stata coinvolta nella dinamica distensiva del Pliocene medio e nel sollevamento della Toscana meridionale e del Lazio settentrionale (Baldi et alii, 1974). L’assetto strutturale del substrato è legato in prevalenza alla tettonica compressiva tardo miocenica responsabile del sovrascorrimento (faglia compressiva) della Falda Toscana sulla Serie Umbro Marchigiana. Ne consegue che al di sotto dei Distretti Vulcanici Cimino e Vicano risulta un sistema a pieghe e faglie (Nappi et al.). Le fasi tettoniche successive, di natura distensiva, del Pliocene inferiore (tra 5,3 e 3,6 milioni di anni fa) hanno disarticolato le strutture precedenti in horst e graben (porzioni di crosta terrestre relativamente rialzata e abbassata a causa di un sistema di faglie dirette in regime tettonico distensivo). A partire dal Pleistocene inferiore (tra 2,5 e 1,8 milioni di anni fa) l’azione di tali faglie ha determinato condizioni favorevoli allo sviluppo di attività vulcanica lungo il margine tirrenico con l’attivazione di diversi centri e distretti vulcanici. Quest’ultime sono inoltre le vie preferenziali per la risalita delle acque calde, risultanti da una circolazione geotermale profonda o controllata dal vulcanismo.

*estratto da “I depositi carbonatici di travertino situati nella zona L’asinello (Viterbo)” di Sensi Stefano.

Questa conformazione geologica giustifica le nostre sensazioni. È proprio vero che in un luogo bisogna esserci nati per riuscire a non avere problemi! Noi “forestieri” fatichiamo un po’ a gestire sia la spinta compressiva presente in città, che si fa sentire sui nostri diaframmi e sui muscoli pettorali, sia la presenza delle faglie distensive che ci provocano reazioni come gambe molli e sensazione di sprofondamento. La somma delle due è uno stato inconsueto che si traduce in un malessere diffuso. Tuttavia non ci lasciamo demoralizzare e decidiamo di andare a percepire a qualche metro di profondità sotto la superficie del suolo. La nostra guida ci conduce anche nella sede dei Templari, ordine ancora attivo a Viterbo, con la sorpresa di noi tutti.

Qui il piccolo Amedeo muove i suoi primi passi in piena autonomia! Ad amplificare le nostre sensazioni va aggiunto anche il colore del materiale da costruzione, il tufo, di un ocra molto scuro. Siamo in presenza di un materiale che in prevalenza assorbe nel visibile e quindi è scarsamente riflettente e non dona luce all’ambiente, mentre riflette nell’infrarosso, regalando un po’ di calore a chi vi si accosta.

Pranzo delizioso in piazza della Morte (poniamo sempre una particolare attenzione alla toponomastica dei luoghi) e poi ci dirigiamo lungo la Cassia, dove ci sono i resti di una serie di terme di epoca romana. Ne vediamo una dalla strada, in mezzo ad un campo agricolo, dalla struttura ancora ben riconoscibile e decidiamo di fermarci. Mentre ci confrontiamo sulle sensazioni del luogo, molto diverse da quelle provate a Viterbo, dall’alto del suo trattore ci viene incontro il proprietario del terreno che stava lavorando la terra. Ci affrettiamo a scusarci per la nostra presenza nel terreno di sua proprietà quando lui, incuriosito dalle nostre bacchette da rabdomante, comprende che siamo lì per cercare l’acqua termale e si offre di condurci nei punti dove ha ingaggiato altri rabdomanti per individuare l’acqua termale, così si crea l’occasione per confrontare i dati da noi raccolti (profondità dell’acqua, temperatura, ecc.) con quella di altri colleghi che hanno indagato il luogo prima di noi. È entusiasmante incontrare perfetti sconosciuti che apprezzano il nostro lavoro, disponibili a interloquire, a scambiare informazioni e soprattutto di mentalità aperta. Questo meeting sociale promette incontri interessanti!

Torniamo molto soddisfatti a Bomarzo per una cena in un altro locale, questa volta nel centro storico della piccola cittadina.

Sabato 28 ottobre – La “piramide” e il Parco dei Mostri

Oggi il sole splende! La temperatura è eccezionale e assolutamente adatta ai nostri programmi. Stiamo per incontrare una guida locale che, gratuitamente, ci accompagna alla cosiddetta “piramide”. Si tratta di Salvatore Fosci, colui che si è occupato di ripulire il monumento dalle erbe infestanti e lo ha riportato alla luce. Ha anche scritto un libro, Vulcano Nascosto, edito dalla Stamperia del Valentino, e oggi è qui per noi. È il secondo personaggio interessante di cui ci fa dono questo meeting.

Ci accompagna in una escursione nel bosco, denominato anche “bosco sacro” per gli innumerevoli siti cultuali che racchiude, passando inizialmente per una “via cava”, cioè scavata a trincea, e non manca di illustrarci le diverse fasi di escavazione nelle varie epoche grazie all’esperienza maturata sotto la guida del padre scalpellino nell’osservazione della diversa lavorazione delle pietre.

Dopo quasi un’ora eccoci alla meta. La “piramide” è singolare, un manufatto davvero inconsueto che ci rendiamo subito conto essere situato in un luogo particolare dal punto di vista energetico.

In realtà si tratta di un masso ciclopico di Peperino, franato da monti un tempo più alti, nel quale alla base sono state scavate delle rientranze e sulla facciata sono stati intagliati scalini che permettono l’accesso alla sommità. Anche se il manufatto è comunemente denominato “piramide etrusca” è stato sicuramente utilizzato dai vari popoli che si sono succeduti nel territorio. Alcuni studiosi ipotizzano un utilizzo sacro già all’epoca della civiltà Rinaldoniana, (3.000 anni a. C.), per poi essere utilizzato anche in epoca etrusca, romana e medievale. Le nostre percezioni, suffragate da esperienze in altri luoghi con caratteristiche simili, propendono per questa ultima ipotesi. Pier ne è convinto per la sua conoscenza della religione neolitica della Grande Dea e per le percezioni e visioni avute sulla piccola terrazzatura sommitale. L’impressione di tutti è quindi che non si tratti di una realizzazione etrusca, bensì molto precedente e che sia stata dedicata alla dea Madre. Inoltre quanto da noi rilevato e percepito sulla sommità rende impossibile accettare l’idea che i celebranti si rivolgessero a nord-ovest e alle divinità degli inferi, come si legge nelle guide locali e su Internet.

Alla base non si sta benissimo poiché si avverte una leggera spinta compressiva, però sulla piccola area spianata alla sommità si percepisce un’emissione energetica molto piacevole e rara che fa sciogliere le tensioni diventando curativa e in una ristretta area circolare provoca persino l’impressione di sollevarsi.

Difficile staccarsi da questo luogo magico, ma… è quasi ora di pranzo e la fame inizia a farsi sentire.

Nel primissimo pomeriggio ci dirigiamo al Parco dei Mostri, conosciuto anche come Sacro Bosco, un grande giardino cinquecentesco ideato dall’architetto Pirro Ligorio (noi alla fine della visita abbiamo pensato che il progetto sia stato fatto su direttive impartite dalla moglie del Principe Orsini, Giulia Farnese poiché è evidente il riferimento ai temi dell’antica religione della Dea) e realizzato su commissione del Principe Pier Francesco Orsini. Due statue raffigurano lui e la moglie, rappresentati come coppia di piccoli orsi, in linea con il loro cognome. Altre statue rappresentano più in generale il Maschile e il Femminile. Come spesso accade il Femminile, cioè la Madre Terra, è rappresentato nelle tre forme della Dea: vergine, madre e anziana. In altre sculture il Maschile è rivolto al Femminile esplicitando che è la natura femminina che sta al comando per una legge naturale. Inoltre, vi sono riferimenti ai lutti causati dalle guerre con accenni contro la violenza. Messaggi decisamente contrari alle idee e alle convenzioni sociali dell’epoca, non per nulla dopo la morte del Principe Orsini il Bosco Sacro è stato abbandonato e si è cercato persino di cancellarlo. Per fortuna Goethe l’ha riscoperto.

Per tornare alle nostre percezioni geobiofisiche, l’esperienza che più ci colpisce avviene entrando nella casa pendente. Cosa volevano comunicare gli Orsini con l’eccentrica realizzazione di una casa pendente? La nostra ipotesi è che volessero evidenziare come le persone, in particolare quelle benestanti, si adattino alla stortura della società finendo per credere di essere dritti, quando invece vedono distorta la realtà. Forse la stortura riguarda anche il rapporto tra Maschile e Femminile dove il maschio vuole prevalere sulla femmina, cosa che non accade in natura, ad esempio proprio nelle coppie di orsi!

Mentre Pier e Francesco stanno utilizzando il pendolo dentro la grande stanza di accesso, Luca e Cristina li osservano con attenzione a poca distanza e si accorgono che il pendolo non cade sulla verticale, ma assume una posizione deviata di qualche centimetro. Avvisano subito Pier, Francesco e gli altri. La prima ipotesi è però che il fenomeno sia un effetto ottico, dovuto al fatto che il pavimento, le porte, le finestre e i muri della casa sono tutti inclinati. Ma c’è chi non è convinto e propone di andare all’esterno per verificare, così con grande sorpresa notiamo che in corrispondenza del muro di facciata dell’edificio il pendolo si inclina e più la corda che lo regge è lunga più è evidente il fenomeno. Le nostre percezioni corporee mettono in luce la presenza di una spinta orizzontale che inizia proprio in quel punto. Chi ha realizzato la casa pendente ha sfruttato la spinta geologica per amplificare la sensazione che la casa respinga chi vuole entrare e spinga verso l’esterno chi è dentro. Complimenti!

Nel punto dove proviamo a percepire la spinta è talmente forte da prevalere sulla forza di gravità e sposta lievemente il pendolo dall’asse verticale. Succede anche a noi ma non ce ne rendiamo conto perché correggiamo in automatico la nostra posizione. Siamo tutti attoniti e lo sono anche i passanti che ci vedono sperimentare la situazione. Tra questi si fa avanti un ascensorista, il terzo personaggio di cui ci fa dono il meeting, dicendo di essere abituato per lavoro a usare il filo a piombo in modo professionale e ci chiede di prestargli il pendolo perché vuole provare personalmente. Il risultato che ottiene è identico al nostro e questo ci conforta, poiché non c’era ancora mai successo di osservare una deviazione del pendolo rispetto alla verticale gravitazionale causata dalla forza orizzontale di una spinta geologica.

Non si finisce mai di imparare!

Un’altra sensazione interessante l’abbiamo provata entrando nella bocca del “mostro” scelto a icona del Parco. La grande bocca spalancata pare invitare a entrare invece si fa una certa fatica a salirvi e quando si è dentro si ha la netta sensazione di essere spinti fuori. Un leggero malessere allo stomaco fa associare a questa spinta i conati del vomito. Usciamo velocemente, prima che sia troppo tardi, però il messaggio implicito nell’uso dell’energia tettonica colpisce e ci lascia perplessi.

Dal punto di vista geomorfologico, l’area del Parco dei Mostri corrisponde a un vasto corpo di frana ormai stabilizzato. Dall’ammasso roccioso di ignimbrite (roccia compatta generata da un flusso piroclastico) sul quale sorge l’abitato di Bomarzo, si sono staccati i blocchi rocciosi utilizzati per scolpire i “mostri”. Analizzando un estratto della carta geologica d’Italia (Viterbo Foglio 345) è possibile notare come l’area in esame sia bordata da faglie dirette le quali potrebbero confermare l’ipotesi che abbiamo avanzato in corrispondenza della casa pendente, tramite la presenza di faglie minori, dette vicarianti, a esse collegate e non riportate sulla mappa.

Infatti Mattias (1966) segnala nell’area viterbese la presenza di un sistema di faglie individuate con metodi geofisici, riportate anche nella allegata cartografia, in corrispondenza dell’allineamento delle sorgenti termali e delle placche di travertino, la cui direzione è all’incirca N-S e che danno luogo a un rigetto complessivo, ottenuto sempre mediante metodi sismici, dell’ordine di 500-600 m. Anche la giornata di oggi volge al termine e decidiamo di acquistare un po’ di provviste in un piccolo supermercato di Bomarzo e di cucinare qualcosa nelle cucine dei nostri appartamentini per poi condividere tra tutti la cena nell’appartamento più grande. Una festa è proprio quello che ci vuole!

Domenica 29 ottobre – La città che muore e il rientro a casa

Preparati i bagagli ci spostiamo verso Civita di Bagnoregio. Edificata su un banco tufaceo sovrastante il basamento argilloso, il borgo è conosciuto come “La città che muore” proprio per i crolli causati dai lenti movimenti superficiali diffusi nella coltre d’alterazione delle argille sabbiose, poco consistente e satura d’acqua a seguito di precipitazioni intense e prolungate. Infatti, la mobilizzazione della parte alta dei versanti argillosi causa lo scalzamento alla base della rupe tufacea, con conseguente tendenza a crolli e ribaltamenti di porzioni della rupe stessa. Per raggiungerla attraversiamo a piedi il lungo ponte che la collega al versante opposto della vallata. Il panorama è davvero suggestivo! La città è molto turistica, piena di negozietti e localini. La attraversiamo da nord a sud e da est a ovest, facendoci largo tra la folla di visitatori, per valutare in ogni luogo le nostre sensazioni. Ci accomuna una decisa sensazione di instabilità e disequilibrio, accompagnata da giramenti di testa. Ai bordi dello sperone la sensazione si accentua sensibilmente rispetto al centro della conformazione geologica, ma ovunque sembra proprio di trovarsi a bordo di una nave in porto, che oscilla lentamente confermando ai passeggeri di non trovarsi sulla terra ferma. La sensazione è dovuta alla percezione sottile e quasi inconscia dello scivolamento degli strati geologici che stanno sotto i nostri piedi.

È mezzogiorno, il viaggio di ritorno è lungo e purtroppo non c’è tempo per un ultimo pranzo insieme. A malincuore, dopo lunghi abbracci di commiato, ognuno di noi riprende la strada del ritorno. Durante il viaggio di rientro la chat del meeting si riempie di fotografie dei giorni trascorsi insieme e di avvisi: “Noi siamo a metà strada… Voi dove siete?”

Sabato 4 novembre SENTIRE LA TERRA TRA LE COLLINE DI FREGONA

Seminario di geologia percettiva aperto a tutti

A Fregona, nella cornice delle sue colline,  viene organizzato un Seminario di Geologia Percettiva ossia andare a cogliere con lo strumento più sofisticato di cui disponiamo – noi  stessi – il continuo interscambio energetico tra la Terra e l’Uomo.

Saremo introdotti agli aspetti fondamentali di Geologia e Geomorfologia.  Scopriremo il significato di anomalia geologica e stress tellurico; Gaia, la Terra, il nostro pianeta, si svelerà a noi come un essere vivente che cercheremo di percepire attraverso l’affinamento dei nostri sensi.

Il Laboratorio è un ponte tra il sapere geologico e geofisico attuale e la percezione personale e biologica del diverso scambio energetico del terreno nella varie situazioni geologiche e dei suoi differenti effetti sulle persone. Introduce alla consapevolezza delle variazioni nel proprio benessere psicofisico insorte nel camminare su territori dal substrato diverso ed alla consapevolezza della percezione dello scambio energetico tra territorio ed essere umano.

L’incontro è articolato in una lezione-conferenza esplicativa ed in passeggiate percettivo-esperienziali in siti dai connotati particolari dove sarà possibile vivere in prima persona l’interscambio energetico.

Quando : Sabato 4 novembre 2023 dalle 9 alle 17

Dove: Fregona (TV) – San Vendemmiano – Via Olivera 31

PROGRAMMA


9,00 – 12,30
 
12,30 – 13,30

14,00 – 16,30
16,30 – 17,30
 
Parte teorica e esercizi di potenziamento percettivo

Pranzo al sacco
Percorso percettivo
Condivisione

Percorso teorico-esperienziale aperto a tutti
(purtroppo sono presenti numerose barriere architettoniche insormontabili)
PER INFO E PRENOTAZIONI +39 3496178653

MEETING SOCIALE 2023: “TUSCIA TRA MISTERO MAGIA E MOSTRI”

LA PIRAMIDE ETRUSCA, IL SACRO BOSCO, LE TERME E LA CITTA’ CHE MUORE

Data partenza: 26/10/2023 – Data ritorno: 29/10/2023 – Durata viaggio: 4 giorni – 3 notti Soggiorno: Agriturismo Poggio degli Ulivi, situato ad un passo dalla piramide etrusca https://agriturismopoggiodegliulivi.com/

Quota per persona: 105,00 € in camera doppia, tripla o quadrupla.

Arrivo e spostamenti: con mezzi propri.

La struttura è composta da n. 2 camere matrimoniali, n. 2 appartamenti tripli e n. 1 appartamento quadruplo, per un totale di n. 14 persone.  Colazione, pulizia giornaliera e parcheggio inclusi nel prezzo.

In caso di superamento del numero limite di posti dell’agriturismo è prevista, per l’eccedenza, una sistemazione alternativa. La quota non comprende: pasti e bevande, ingressi al parco (€13) e alle terme (€18 per 3 ore), biglietto di accesso alla città che muore (€5), viaggio e spostamenti con mezzimpropri.

Prenotazione ENTRO IL 15 SETTEMBRE 2023 direttamente in struttura al +39 375 711 3804 facendo riferimento al Meeting Sociale dell’Istituto Gea. Una volta contattato l’albergo si prega di inviare comunicazione alla mail dell’Istituto (gea@geobiologia.it) o contattare il referente Francesco (tel. 3492136886). Il meeting è riservato ai soli soci dell’associazione GEA – ISTITUTO PER L’ANALISI GEOBIOFISICA E GEOBIOLOGICA DELL’AMBIENTE, A.P.S.; pertanto, i partecipanti non ancora associati, occorre che effettuino, entro il 10 ottobre, l’iscrizione (modulo reperibile sul sito al seguente indirizzo: https://www.geobiologia.it/?page_id=128 ) e il versamento della relativa quota associativa per l’anno in corso di € 30 (istruzioni e IBAN sul modulo d’iscrizione).

LA PIRAMIDE ETRUSCA

Piramide etrusca

Questa suggestiva costruzione è stata soprannominata “piramide etrusca” forse perché evoca le piramidi dei Maya. L’ipotesi più diffusa è che si tratti invece di un enorme altare sacrificale, dotato di gradini che consentono di arrivare sino sulla sommità e di canali di scolo che probabilmente servivano per far defluire il sangue durante i sacrifici. Secondo qualche studioso qui si praticava l’aruspicina, ovvero l’arte di predire il futuro attraverso l’analisi delle viscere. Qualcun altro lega la piramide etrusca all’interpretazione del volo degli uccelli.

La piramide è un monolite (unico grande masso) le cui origini, per alcuni studiosi, sarebbero addirittura preistoriche, ma la datazione resta incerta. Pare comunque essere stata utilizzata fino al Medioevo, anche se l’uso in quell’epoca rimane ignoto: il mistero avvolge quindi ancora oggi la enigmatica piramide.

IL SACRO BOSCO

Castello di Chia

Il bosco di Bomarzo non nasconde solo la piramide etrusca: vale la pena soffermarsi anche alla chiesa altomedievale e alla necropoli di Santa Cecilia, dotata di sepolture realizzate con forma umana. Inoltre, nel Bosco si erge il Castello di Chia che, arroccato su uno sperone roccioso, può essere apprezzato da un belvedere (purtroppo non si può accedere). Era il 1963 quando Pier Paolo Pasolini arrivò in questo angolo di Tuscia e se ne innamorò subito tanto da girarci qualche scena de Il Vangelo secondo Matteo. Per le scene del battesimo di Gesù, infatti, scelse il torrente Castello che scorre sotto la Torre di Chia. Inoltre, elesse questo luogo a sua dimora. Proseguendo all’interno del Bosco si giunge alle cascatelle sul torrente Castello, affiancate dalle “marmitte dei giganti”, profonde depressioni a forma di pozzo nelle rocce, formatosi per erosione fluviale in località prima ricoperte da ghiacciai. Durante il percorso per arrivare alle cascate si trovano alcuni ruderi tra cui quello di un mulino e i resti di una tomba medievale scavata nella roccia. Chia è infatti collocata in classica posizione etrusca, sulla cima di un altipiano circondato da orti e pascoli e profonde forre, da cui sale l’impeto dei torrenti che nel Medioevo muovevano le- macine dei mulini, di cui ancora oggi resta qualche testimonianza.

LE PISCINE CARLETTI

Aree termali libere

L’area di Viterbo ospita un vasto bacino termale. Nel corso dei secoli sono nate nella zona molte sorgenti naturali, una di queste alle Piscine Carletti. Si tratta di terme libere a circa 2 km dal centro di Viterbo. Le acque delle Piscine Carletti sono ipertermali, il che significa che alla sorgente la temperatura è compresa tra 30 e 60°C e che sono ricche di sali minerali e oligoelementi. Si tratta di acque solfuree-solfato-bicarbonato-alcalino-terrose. Queste acque, che sgorgano naturalmente dalla sorgente ad una temperatura di 58°C, hanno importantissime proprietà benefiche sugli apparati locomotore, respiratorio, ginecologico, circolatorio, e sulle patologie dermatologiche.

CIVITA DI BAGNOREGIO, LA CITTÀ CHE MUORE

Civita di Bagnoregio

La storia di Civita di Bagnoregio trova le sue radici in epoca etrusca. La sua fondazione risale a circa 2.500 anni fa. L’insediamento sorge lungo l’antica via che collegava la valle del Tevere al Lago di Bolsena. Civita, ai tempi degli Etruschi, era una fiorente città situata in una posizione strategica per il commercio, ma già allora era destinata ad un futuro incerto: gli stessi Etruschi, già nel 280 a.C., si trovarono a dover far fronte ai continui problemi di sismicità ed instabilità dell’area, tradotti in scosse e ripetuti smottamenti. Oggigiorno la città è sottoposta a frequenti frane e sta “morendo” lentamente. Le frane, nel corso dei secoli, hanno inghiottito anche quel che rimaneva delle antiche tombe a camera scavate dagli Etruschi alla base della collina di Civita e nelle altre pareti di tufo della zona. Ormai si può accedere solo più a piedi. La causa del suo isolamento è proprio la progressiva erosione della collina e della vallata circostante, che ha dato vita alle tipiche forme dei calanchi e che continua ancora adesso, rischiando di far scomparire l’insediamento, per questo soprannominato “la città che muore”.

POTETE SCARICARE LA BROCHURE DEL MEETING QUI:

Programma di viaggio:

26/10 ore 18.30: Arrivo dei partecipanti a Bomarzo e sistemazione all’Agriturismo Poggio degli ulivi.

 26/10 ore 20.00 circa: Cena libera e ritrovo per condivisione dettagliata del programma del meeting.

27/10 ore 07.30-08.30: Prima colazione in Agriturismo

27/10 ore 08.30-12.30: Escursione con percezione geobiofisica alla PIRAMIDE ETRUSCA, alla necropoli e alla chiesa altomedievale di Santa Cecilia. Pranzo libero nel paese di Bomarzo.

27/10 ore 14.00-17.00: visita al BOSCO SACRO noto anche come Parco dei Mostri. Il costo dei biglietti per l’ingresso è di €13.

27/10 ore 17.00-19.00: Aperitivo in paese, rientro in Agriturismo e cena libera.

28/10 ore 07.30-08.30: Prima colazione in Agriturismo

28/10 ore 08.30-12,30: Attività di percezione geobiofisica al Castello di Chia e camminata verso le cascatelle sul torrente Castello – Ingresso libero.– Pranzo libero in zona.

28/10 ore 13.30-14.30: viaggio per Viterbo (circa 19 km – 22 min.) per percepire, attraverso il corpo, le energie emesse dalla terra in prossimità di alcune sorgenti termali libere denominate Piscine Carletti.

28/10 ore 15.30 – 18.30: meritato relax alle Terme dei Papi – Ingresso €18 per 3 ore

28/10 ore 19.00: Visita serale della città di Viterbo con aperitivo/cena in città.

29/10 ore 07.30-09.00: Prima colazione in Agriturismo e check-out

29/10 ore 09.00-12,40: Visita alla città che muore (Civita di Bagnoregio). Il biglietto è acquistabile direttamente sul sito www.casacivitabagnoregio.it al costo di €5 all’uno. Se si opta per l’acquisto in biglietteria prezzo sempre €5 a ticket. Pranzo libero

29/10 ore 14.00: Saluti, condivisioni finali e rientro a casa.

Prenotazione ENTRO IL 15 SETTEMBRE 2023 direttamente in struttura al +39 375 711 3804 facendo riferimento al Meeting Sociale dell’Istituto Gea. Una volta contattato l’albergo si prega di inviare comunicazione alla mail dell’Istituto (gea@geobiologia.it) o contattare il referente Francesco (tel. 3492136886).

Il 23 settembre 2023 si è tenuto con molto successo il seminario: “Sentire la Terra a Pienza”, una passeggiata percettiva per la Magica Val d’Orcia

CI ERAVAMO CHIESTI: “E SE A RENDERE PIENZA COSÌ “MAGICA” FOSSERO IN REALTÀ FATTORI DI PARTICOLARE EMISSIONE ELETTROMAGNETICA NATURALE?

Dopo il successo dell’analoga iniziativa svolta a Siena in settembre del 2021, l’Istituto GEA, associazione di promozione sociale E.T.S., ha proposto a Pienza un percorso di geologia percettiva teorico-esperienziale come contributo alla divulgazione e alla conoscenza della percezione dello scambio energetico dei luoghi, mediato dalla situazione geologica e idrogeologica, conoscenza che permette di fruire in modo completo dei paesaggi urbani e naturali. Il seminario gratuito si è tenuto nella magnifica e “magica” Pienza sabato 23 settembre 2023.

37 partecipanti hanno goduto di una giornata diversa e di un’esperienza impagabile.
Tra loro anche Sonja e Joerg due membri del FFG, il Gruppo di Ricerca in Geobiologia fondato in Germania dal dottor Ernst Hartmann, che sono rimasti entusiasti dell’esperienza.


Hanno fatto da guida al percorso:
Francesco Guerrini, geologo, esperto del territorio senese; Cristina Rovano, architetto, esperta in analisi geobiofisica dei luoghi e presidente dell’Istituto GEA; Pier Prospero, architetto, esperto di percorsi percettivi.


Dopo il ritrovo al parcheggio di via Verde ci siamo spostati sulla passeggiata che offre un magnifico sguardo sulla Val d’Orcia.

una giornata di sole splendido

Qui Cristina Rovano, la Presidente dell’Istituto GEA, ha illustrato le finalità dell’associazione GEA e le proposte associative per il prossimo futuro. La Presidente ha tenuto anche una breve introduzione teorica sulla Geobiofisica e su cosa significa percepire.
Subito dopo Marilinda Residori, psicologa insegnante di Autoregolazione Bioenergetica, ha proposto alcune brevi sequenze di Esercizi Bioenergetici per attivare la percezione di ciascuno.

Poi siamo entrati nella chiesa di Santa Caterina guidati da Pier Prospero per ammirare l’affresco della Madonna col Bambino, tributo alla venerazione del Femminile dovuto alla Scuola Senese del XIV secolo, e per percepire le sensazioni provenienti dal sottosuolo.

La successiva tappa per la percezione è stata il Romitorio scavato nella roccia davanti al quale abbiamo ascoltato le sensazioni che arrivano dal sito, secondo Pier Prospero ben più antico di quanto si dice, legato all’acqua e molto probabilmente utilizzato dal vicino insediamento neolitico.
Scendendo ancora ci siamo soffermati alla Cava Barbieri dove il geologo Francesco Guerrini ha spiegato e mostrato l’interessante situazione geologica del luogo.

Cava Barbieri







Altre mete del percorso percettivo sono state l’antica Pieve di Corsignano dai rilievi di insolita simbologia che, secondo Pier Prospero nelle figure femminili richiamano in modo sconcertante l’arte minoica, dove abbiamo cercato di percepire il messaggio del terreno e dell’acqua, e la Cattedrale dell’Assunta, del Rossellino, ma progettata su ispirazione di Leon Battista Alberti, dove abbiamo potuto vedere i segni apportati sulla struttura da una faglia geologica che alla fine, bacchette da rabdomante alla mano, abbiamo cercato di individuare anche all’esterno.

Ricerca rabdomantica della faglia a lato del Duomo

Celeste Stortini, laureata in Lettere e amante della storia del Senese, ha illustrato la vicenda di Enea Silvio Piccolomini, papa Pio II, e della fondazione di Pienza, mostrando anche la conformazione e lo stile della cattedrale.
Infine Francesco ha spiegato il collegamento tra le sensazioni annotate dai partecipanti sulla scheda consegnata all’inizio e la situazione geologica dei punti di percezione.
Dicono che a Pienza non piove mai, ma un cambiamento repentino del meteo ha portato il cielo a rannuvolarsi nel pomeriggio ed è caduta una breve pioggia, proprio mentre eravamo all’interno della Cattedrale!
Alla fine della giornata ci siamo salutati tutti molto contenti e appagati.

Sabato 30 settembre 2023 si è tenuta con successo la seconda edizione del seminario esperienziale gratuito per tutti “Sentire la Terra al Tempio di Minerva” a San Rocco di Valpolicella (VR)

sabato 17 giugno 2023

Dopo il grande apprezzamento del primo seminario del 17 giugno che aveva visto la partecipazione di 21 persone, sabato 30 settembre 2023 si è tenuta la replica dell’evento con 26 presenti.
Il Seminario gratuito e aperto a tutti “Sentire la Terra al Tempio di Minerva” si è articolato in una passeggiata percettiva e alcune soste percettivo-esperienziali in punti dai connotati geologici particolari dove è stato possibile vivere in prima persona lo scambio energetico tra il substrato geologico e noi, cioè percepire “l’energia del luogo”. Inoltre vi è stata una breve parte teorica inframezzata alle esperienze percettive che ha fatto conoscere la geologia dei posti visitati e lo scambio energetico percepito.
E’ stato interessante capire in che situazione geologica furono posti il Tempio di Minerva e il castello scaligero che nei secoli sono subentrati a un originario luogo di culto tardoneolitico composto di un’area “yin”, femminile, con una vasca per le abluzioni rituali in basso, divenuta poi il Tempio della Grande Madre con lo scavo della terrazzatura attuale e di una vasca (in epoca romana diventato Tempio di Minerva), e di una zona “yang”, maschile, in alto, con un cerchio di menhir andato perduto, ma in una posizione ipotizzabile vicino al centro dell’attuale vigneto, su uno spiazzo probabilmente ricavato con il lavoro umano.

Il seminario è iniziato al parcheggio di San Rocco di Valpolicella, frazione di Marano di Valpolicella, con la presentazione e il percorso per giungere alla vicina chiesa di Santa Maria Valverde (ex Santuario di Santa Maria sopra Minerva) dove Marilinda Residori, trainer councelor esperta in Autoregolazione Bioenergetica, docente all’IPSo (Istituto di Psicologia Somatica) di Milano, ha guidato una breve sequenza di Esercizi di Autoregolazione Bioenergetica per attivare la percezione di ciascuno.


Dalla chiesa è stato riproposto il percorso dell’antichissima processione che partiva dall’attuale chiesa di Santa Maria Valverde e arrivava alla vasca delle abluzioni (Tempio) per poi concludersi nello spiazzo del cerchio di menhir sul Monte Castelon.


Al Tempio di Minerva il volontario archeologo Lucio Cavallini ci ha permesso di accedere al sito e illustrato i ritrovamenti finora effettuati.

Alla fine siamo tornati nella frazione di San Rocco per individuare, guidati da Pier Prospero, esperto in Geobiofisica e membro del Forschungskreis für Geobiologie “dr E. Hartmann”, la posizione della faglia che lo attraversa con una “bacchetta di Hartmann” o una forcella da rabdomante e per percepire gli effetti della faglia su di noi.
Per concludere Pier Prospero ci ha mostrato un ingrandimento della carta geologica in cui era visibile la faglia che abbiamo percepito.

La partecipazione ai Seminari proposti dall’Istituto GEA in località di particolare interesse geologico, artistico o archeologico, è sempre un’utile e divertente esperienza che fornisce le basi necessarie a percepire se stessi e le variazioni del proprio stato in relazione al luogo in cui ci si trova.I Seminari teorico-esperienziali di Geologia Percettiva “Sentire la Terra” sono gratuiti e rivolti a tutti, come fossero delle conferenze, e costituiscono il principale strumento che l’Istituto GEA si è dato per far conoscere al pubblico l’Analisi Geobiofisica dell’Ambiente in modo al contempo teorico e pratico poiché introducono alla consapevolezza delle variazioni nel proprio benessere psicofisico provocate dal sostare su territori dal substrato geologico diverso.

Sabato 30 settembre-domenica 1 ottobre 2023 CORSO BASE di Geobiologia e Geobiofisica a Brugnello (PC), propedeutico al Corso Professionale

SEI INVITATA/O A PARTECIPARE A QUESTA ESPERIENZA MOLTO PARTICOLARE, NON FARTELA SFUGGIRE!!!

Programma del Corso Base di Geobiologia e Geobiofisica al Brugnello (PC) organizzato da Istituto GEA e propedeutico al Corso Professionale 30 settembre e 1 ottobre 2023

Responsabili del Corso : Arch. Giuseppe Marsico; Arch. Mariangela Migliardi; Arch. Cristina Rovano
Cell. Giuseppe 3358007966

La location è l’Albergo Poggiolo in località Poggiolo – 118 cap 29020 – Poggiolo (PC).

Tel / fax +39 0523 931063 – e-mail info@albergopoggiolo.it

Si precisa che la prenotazione delle camere da noi opzionate dovrà avvenire in autonomia. Ogni partecipante può  prenotare  una  camera  personalmente tramite telefono o mail.

QUOTA DI PARTECIPAZIONE:
per gli Associati è di  € 150,00 per le spese organizzative e il sostegno ai programmi didattici dell’Istituto. Per i Non associati € 150,00 + € 30,00 di adesione all’Associazione (quota da versare in anticipo come caparra)

IBAN: IT37 U030 6909 6061 0000 0122 365  intestato a Istituto GEA

BIC: BCITITMM

QUOTA VITTO E ALLOGGIO:
Il soggiorno in hotel invece sarà al prezzo convenzionato di  € 56 in camera doppia (a persona per la notte di Sabato 27) comprensivo di trattamento mezza pensione (bevande escluse) e prima colazione di Domenica 28. Da considerare a parte il pranzo al sacco di € 6 a partecipante previsto per Domenica 28. La quota totale per vitto e alloggio sarà quindi d € 62 a persona ( escluso sovrapprezzo per la camera singola). A parte il pranzo leggero del sabato per il quale è previsto un menù a € 15 (bevande escluse).

PROGRAMMA:
SABATO  30 SETTEMBRE     ore 10,00-19,00
10,00–10,30: registrazione degli iscritti e consegna dei materiali didattici.
10,30-11,00:  presentazione dell’ associazione Istituto GEA e del Corso Base.
11,00-13,00:  introduzione a geobiofisica, geobiologia ed elettrobiologia (lezione teorica).
13,00 – 14,30: pranzo leggero presso l’agriturismo
14,30 – 15,00: esercizi di autoregolazione energetica per il radicamento e l’aumento della percezione.
15,00 –17,00: prova della ricerca dell’acqua, ricerca del trasformatore nascosto.
17,00 – 18,00: discussione sui risultati delle prove individuali
18,00 – 19,00:  presentazione del percorso di percezione geobiofisica con l’inquadramento della situazione geologica del luogo.
20,00– 22,00:  Cena presso l’Albergo il Poggiolo.

DOMENICA  28 MAGGIO   ore 8,30-17,30
8,00: Colazione presso l’Albergo il Poggiolo.
8,30: Spostamento sul luogo del percorso Brugnello in località Marsaglia.
9,00 – 9,30: esercizi di autoregolazione energetica per il radicamento e l’aumento della percezione.
9,30-12,30: inizio percorso, visita e percezioni alla Chiesa di Cosma e Damiano, ricerca di acqua sotterranea scorrente in una frattura, faglie e altri punti caratteristici alla percezione.
13,00- 14,00: pranzo al sacco in area dedicata lungo il percorso.
14,00–15,30: ritorno verso la partenza sempre sul percorso.
15,30–16,30: condivisione dei risultati e delle esperienze dei presenti e discussione sugli aspetti salienti percepiti e sui test di autovalutazione consegnati alla partenza del percorso.
16,30-17,30: Rientro e conclusione del Corso con consegna degli attestati di partecipazione che danno l’accesso alla prossima edizione del Corso Professionale di Analisi Geobiofisica e Geobiologia.

ADESIONI ENTRO IL 15 SETTEMBRE 2023

Dal 20 al 23 ottobre 2022 si è svolto il Meeting Associativo “Il Gargano, tappa sulla linea dell’Arcangelo Michele”

di Mariangela Migliardi

Il Meeting associativo di quest’anno ha avuto quale meta la percezione geobiofisica e l’esperienza di geologia percettiva nei luoghi di San Michele, sul Gargano. Il punto di incontro per chi ha partecipato è stato l’albergo “Santangelo” di Monte Sant’Angelo, a 800 metri di altitudine, posto un po’ oltre il centro storico e l’abitato, ma rivelatosi strategico per i percorsi e le ricerche che ci si era prefissati.
Il nostro gruppo era formato da sette partecipanti, più il piccolo e pazientissimo Amedeo, che comodamente adagiato nella sua carrozzina ci ha seguiti in tutte le nostre perlustrazioni.
Il programma è stato ricco e intenso. Santuari e abbazie, cenobi rupestri, luoghi di culto antichissimi e legati ad apparizioni, monumenti megalitici, dolmen e menhir, il tutto strettamente connesso con le caratteristiche dei substrati e la presenza di strutture geologiche importanti.

Il primo giorno

Per tre di noi, Cristina, Luca e Mariangela, l’incontro è avvenuto alla Stazione Ferroviaria di Torino sul Freccia Rossa per Foggia, a cui si è poi aggiunta Antonella a metà tragitto. Francesco, Rebecca e il piccolo Amedeo li avremmo incontrati la sera direttamente nell’albergo, mentre Maria Teresa, pugliese, ci avrebbe raggiunti la mattina successiva, per conoscerci e per unirsi a noi nelle esplorazioni percettive del santuario e dei dintorni.
Noi quattro viaggiatori provenienti dal Nord, giunti a Foggia abbiamo proseguito il viaggio verso Monte Sant’Angelo con un’auto a noleggio.
Man mano che ci si avvicinava si iniziava a cogliere la particolarità geologica del territorio, evidenziata dalla presenza di numerose cave di marmo: un importante substrato roccioso calcareo, che per estese aree è spoglio e tormentato dalle forme del carsismo, che si inaspriva man mano che ci si avvicinava alla meta e si iniziava a percorrere i numerosi tornanti che portano verso l’abitato. Pendii scoscesi costellati di rocce biancastre frantumate e con scarsa vegetazione, con la presenza, cosa che ci ha sorpresi, non di capre, ma bensì di numerosi e pacifici bovini, liberi di muoversi a piacimento, solitari e, spesso, in bilico sulle rocce.
Asprezza del territorio e difficoltà poste ad ostacolo nel raggiungere la meta. Obiettivi da perseguire con notevole impegno e perseveranza con a modello l’Arcangelo Michele. Energia maschile che prevale e domina. Questa sembra essere la qualità della percezione che ci accompagnerà nei percorsi lungo questo monte, scelto per ambientare le apparizioni dell’Arcangelo Michele.
Monte Sant’Angelo, il Comune più alto del Gargano, sorse alla fine del V secolo, quando, secondo la tradizione, l’Arcangelo Michele apparve in una grotta.
I Longobardi, che in quel periodo dominavano l’Italia meridionale, ne fecero il loro santuario nazionale. In breve questo luogo di culto divenne rinomato in tutta la Cristianità e meta obbligata non solo per i pellegrini di tutta Europa, ma anche per per papi e sovrani, oltre ai Crociati in partenza per Gerusalemme.
Al Santuario si accede scendendo per una lunga scalinata. Un tempo però si saliva, come è più logico trattandosi di un sito Yang (e come avviene alla Sacra di San Michele in Piemonte).
L’interesse del sito trae origine soprattutto dal significato storico, religioso e sociale che l’antro ha assunto nel corso dei secoli. Con il trascorrere degli anni la cavità ha subito innumerevoli rifacimenti, tuttavia, nonostante la massiccia presenza di pellegrini, il grande valore storico del Santuario non appare intaccato.
L’incontro con il Santuario dell’Arcangelo Michele, già la sera stessa, è stato magnifico, con il gioco di luci che lo illumina dentro e fuori, l’ampio scalone che scende e porta alla grotta, il cuore sacro del complesso.
Ed ecco l’incontro con l’energia del luogo: accogliente lungo la parete a sinistra dell’ingresso e frontale alla grotta, difficoltosa nel procedere verso la balaustra che racchiude l’altare, con un senso di oppressione, quale un ostacolo al cammino verso la meta.

Il secondo giorno

La mattina viene dedicata alla visita del Santuario e alla grotta dell’Arcangelo Michele e quanto percepito la sera prima viene confermato da tutti i partecipanti.

Grotta di San Michele

Particolarmente sollecitato risulta lo spazio a sinistra dell’area che circonda l’altare. Francesco, il nostro geologo, ci ragguaglia sulle caratteristiche geologiche e strutturali del territorio che, come vedremo, vanno poi ad intrecciarsi con il culto, la devozione e la spiritualità che da secoli impregna quest’area

La faglia di Monte Sant’Angelo
La faglia di Monte Sant’Angelo, una delle più rilevanti dell’area garganica, è il segmento più evidente del sistema di faglie di Mattinata, ed interessa una sequenza carbonatica di piattaforma spessa più di 4000 metri che si sviluppa dal Giurassico superiore al Miocene medio, coperta in discordanza da lembi di depositi tardopliocenici-pleistocenici. (e.g. Bosellini et al., 1993).
Il substrato dello sperone d’Italia è infatti costituito da sedimenti calcareo-dolomitici, di età giurassico-cretacea, sui quali si poggiano locali e modeste coperture calcarenitiche paleoeoceniche, biocalcarenitiche neogeniche e terrigene quaternarie.
Attualmente, a partire dal Pleistocene medio-superiore, la faglia ha un movimento prevalentemente trascorrente destro, con una minore componente verticale (circa 1/4), con un tasso di scorrimento quantificabile in 0,7-0,8 mm/anno (Piccardi, 2005; Tondi et al., 2005).
Il tratto centrale di questa faglia è sottostante l’abitato di Monte Sant’Angelo, dove le evidenze geologiche e geomorfologiche sono maggiormente sviluppate, e dove una maestosa scarpata si affaccia sulla valle Carbonara. Questa importante faglia del Gargano, detta anche faglia di Valle Carbonara, taglia in due il promontorio lungo la direttrice San Marco in Lamis – Mattinata. La Valle Carbonara, nei pressi di Monte Sant’Angelo, è una delle aree in cui meglio si manifesta l’imponenza di tale discontinuità.
L’attivazione sismica di questa faglia ha inoltre avuto grandi influenze anche sul piano culturale, non solo a livello locale ma in tutta la cultura occidentale. Proprio in corrispondenza dal settore centrale della faglia sorge, infatti, il Santuario dell’Arcangelo Michele, dal quale si sviluppò il culto dell’Arcangelo che si diffuse in tutto l’occidente, svolgendo un ruolo fondamentale nella cristianizzazione dell’Europa pagana. Nel Medioevo Monte Sant’Angelo era la seconda meta di pellegrinaggio per importanza, in quanto la via per la Terra Santa andava da Roma (homo) con la tomba degli apostoli Pietro e Paolo a Monte Sant’Angelo (Angelus) per l’apparizione dell’Arcangelo e da lì a Gerusalemme (Deus) e ai luoghi della vita del Cristo. Il santuario, attivo con continuità da oltre 1500 anni, preserva il luogo dove, a seguito della narrazione della discesa sulla terra dell’Arcangelo Michele furono rinvenute nella roccia delle tracce insolite, interpretate poi come le impronte dei suoi piedi.

  Cripte longobarde del Santuario di San Michele Arcangelo


L’apparizione (tradizionalmente datata alla fine del V secolo) coincise con un forte terremoto, cosicché santuario e faglia risultano strettamente interconnessi per due motivi:
in primo luogo, per essere questa faglia la sorgente del terremoto che accompagnò l’apparizione;
in secondo luogo per il fatto che furono proprio alcune rotture cosismiche secondarie associate a questa faglia ad essere interpretate come le orme dell’arcangelo, come risulta evidente dallo studio comparato della cripta del santuario (e.g. Piccardi, 2005).
Dalle carte geologiche dell’area si evidenzia come in gran parte del promontorio del Gargano il substrato calcareo sia fortemente interessato da fratture e discontinuità geologiche che a Monte Sant’Angelo vanno a sommarsi alla importante faglia trascorrente, rendendo l’area decisamente sollecitata e instabile.
Queste strutture geologiche in generale vengono percepite come compressive e destabilizzanti, provocando tensioni in diverse parti del corpo, a seconda della tipologia energetica della persona, con possibile perdita di equilibrio. Queste tensioni si riscontrano in diversi punti del borgo storico, come ad esempio nei pressi della chiesa della Santissima Trinità e poco oltre, a cui si giunge dopo aver oltrepassato l’area del Battistero di San Giovanni e della ex chiesa di San Pietro.

Il menhir dall’ara sacrificale 

Parte del pomeriggio del secondo giorno era destinato alla ricerca di alcuni dolmen e menhir che sono stati scoperti recentemente nell’area da un ricercatore del posto, Raffaele Renzulli, riconosciuti ma non ancora ufficializzati dalla Soprintendenza. Il Gargano era infatti abitato da popolazioni neolitiche che vi hanno costruito monumenti megalitici che gli studiosi ipotizzano legati al culto dei morti, alla divinità del Sole, alla fertilità dei terreni connessa ai fenomeni naturali ed astronomici.
Ne abbiamo visto uno che presenta caratteristiche di dolmen, anche se non conservatosi integro. Grande è stata poi la sorpresa nello scoprire che la vasta area neolitica segnalata da Renzulli, definita la Valle dei Dolmen di Monte Sant’Angelo, era situata proprio sotto il nostro albergo e, sebbene al tramonto e un po’ infreddoliti dal vento che spesso sferza i pendii rocciosi, abbiamo avuto modo di percorrerla in parte, individuando alcuni degli elementi segnalati, in particolare il grande menhir.

L’incontro più entusiasmante lo abbiamo avuto la mattina seguente quando, procedendo verso l’Abazia di Pulsano, illuminato dal sole ci è apparso il dolmen meglio conservato fra i tanti, situato sulla scarpata della strada, orientato verso il sole del mattino.
La luce del sole che lo illuminava ci ha fatto comprendere l’importanza che gli abitanti di un tempo attribuivano ai fenomeni celesti, all’alternanza delle stagioni, ai cicli naturali ed astronomici. Il sole come dispensatore di vita, di rinascita, di fertilità, luoghi dove l’energia della terra si incontra e si fonde con quella del cielo, luoghi dove si celebrava la vita e/o dove si accompagnava il passaggio ad un’altra dimensione, in un legame molto stretto con la Terra e con il Cielo e con le loro manifestazioni.
I brevi momenti di percezione dedicati ci hanno confermato questi aspetti: siti risalenti a circa 5.000 anni or sono, con utilizzi legati alla celebrazione della vita e della morte, al sole, alla ciclicità delle stagioni.

Dolmen nei pressi di Pulsano

Il terzo giorno

La mattina del terzo giorno, prima di lasciare Monte Sant’Angelo, decidiamo di visitare l’area del Battistero di San Giovanni a cui è affiancata la chiesa di Santa Maria Maggiore.
In questo territorio caratterizzato dalla faglia e da numerose fratture e discontinuità negli strati geologici, anche la chiesa dedicata alla vergine Maria non risponde ai consueti canoni di energia legata alla terra, all’accoglienza, alla fertilità, all’acqua, mentre si riscontra la presenza di fratture e discontinuità, avvertita come energia compressiva, prevalentemente maschile. Proseguendo oltre l’abitato di Monte Sant’Angelo, e oltrepassando l’albergo che ci ha ospitati, si giunge all’Abazia di Santa Maria di Pulsano, posta in un’area in cui la piattaforma calcarea si caratterizza con la presenza di canyon, falesie, promontori. Questa area è costellata da numerose grotte e cavità, di cui molte utilizzate nel passato quali eremi. L’abbazia, instaurata sul colle di Pulsano nel VI secolo per opera del monaco-papa San Gregorio Magno, con i suoi eremi circostanti, è stata sino ad oggi (con alterne vicende storiche) luogo di monaci, anacoreti e cenobiti, orientali e latini.
La chiesa, dedicata alla vergine Maria, presenta fratture e discontinuità geologiche, con assenza di scorrimenti idrici. Anche in questo caso l’energia riscontrata non ha le caratteristiche legate al femminile, mentre prevale l’elemento maschile. Questo luogo faceva da specchio ai tanti monaci che nel tempo lo hanno abitato ed utilizzato.
La meta successiva è la Grotta dell’Arcangelo Michele nei pressi del Lago di Varano e per raggiungerla percorriamo la strada che scende lungo il lato nord di Monte Sant’Angelo, meno impervia di quella del lato sud.

La grotta di San Michele è situata poco distante dal lago di Varano nel comune di Cagnano Varano.

Qui il fondovalle è rigoglioso e coltivato e poco dopo ci si addentra nella Foresta Umbra dalla florida vegetazione. Ci dirigiamo verso il versante settentrionale dello sperone del Gargano, che si affaccia sui laghi salmastri di Lesina e Varano dove stazionano e nidificano numerose specie di uccelli acquatici. Il sito, abitato fin dal paleolitico, rappresenta una importante testimonianza del culto micaelico sul Gargano. La grotta si presenta come una ampia e profonda cavità carsica, lunga 52 metri, libera da banchi e sedie. Dietro all’altare, situato verso il fondo, vi è una conca calcarea piena di acqua prodotta dal continuo stillicidio dal soffitto della grotta. Tale acqua viene ritenuta miracolosa per la vista. Viene infatti chiamata “la pila di Santa Lucia”.
Tutta la grotta trasuda acqua e numerose le stalattiti e le stalagmiti in formazione, cui corrispondono piccoli rigonfiamenti sul pavimento, reso viscido dallo stillicidio dell’acqua piovana.
Le tracce di dipinti e gli altari fanno comprendere la devozione e il culto che qui si perpetuato da tempo immemore, così come i “segni” nella roccia che i fedeli leggono come manifestazioni dell’arcangelo e di San Pio.
In questo spazio non si avvertono campi energetici e tensioni legate alla presenza di strutture geologiche. Si potrebbe definire uno spazio “neutro”, gradevole e accogliente, che si discosta notevolmente dalla grotta di Monte Sant’Angelo. Da sottolineare la presenza dell’acqua, come stillicidio all’interno della grotta, e segnalata da un pozzo nell’area esterna antistante. Nonostante la natura calcarea del sottosuolo l’area non presenta caratteristiche di eccessiva assorbanza, al contrario è piacevole e rilassante, ci rilassa dalle tensioni riscontrate in alcuni dei luoghi visitati precedentemente ed invita alla sosta.
Il nostro viaggio prosegue verso Peschici, dove le ripide scogliere calcaree dei versanti nordorientale e orientale, chiazzate dalla macchia mediterranea, si gettano a picco nell’Adriatico con salti di parecchie decine di metri. A Peschici trascorriamo l’ultima serata, con una passeggiata nei vicoletti caratteristici e con la cena al “Trabucco”, un caratteristico locale sorto accanto ad un trabucco ancora utilizzato per la pesca di alcune specie ittiche locali. I piatti e il servizio sono ottimi e soddisfano tutti, o quasi. Luca non ama il pesce e neppure le porzioni poco abbondanti, ma è stato bravissimo ad adattarsi… e a trattenersi dal fare commenti.

Il quarto giorno

La mattina seguente, dopo un fermo immagine di Peschici illuminata dal sole sorgente e dopo una ottima colazione con dolci e marmellate fatti direttamente dai gestori, il nostro gruppo si divide nuovamente per affrontare il viaggio di ritorno.  Maria Teresa in auto verso casa; Francesco e la sua famiglia in auto verso Siena; noi quattro verso Foggia in treno, dove avremo ancora modo di ripensare alla bella e intensa esperienza, che ci ha permesso di esplorare le interconnessioni tra luoghi di culto e geofisica del territorio, mai casuali, che, sebbene sconosciute ai più, restano il mezzo migliore per comprendere l’origine dei culti, dei miti, delle leggende e per evidenziare come un determinato culto sia spesso legato ad una particolarità energetica e strutturale del territorio, e come gli stessi aspetti si ripetano in luoghi diversi.
Manifestazioni dello Spirito e/o capacità dei nostri predecessori nel saper cogliere lo spirito del luogo?
Sicuramente una maggiore connessione con il Cielo e con la Terra, con il Sopra e con il Sotto, che nelle diverse epoche si è manifestato in forme diverse, dai dolmen e menhir, alle chiese rupestri, alle abbazie, ai santuari, alle grandi cattedrali romaniche e gotiche e…
Mariangela Migliardi

Il gruppo GEA nella valle dei Dolmen di Monte Sant’Angelo