onore a Jacques Benveniste, lo scienziato che ha dimostrato che l’acqua registra le informazioni elettromagnetiche

L’articolo riportato sotto, sulla figura di uno dei più importanti ricercatori che si siano avuti negli ultimi cinquant’anni in medicina e biologia, è molto illuminante sulla condizione di “fede religiosa” che si è voluta instaurare e mantenere nella scienza da parte di un sistema di potere che va ben oltre i governanti degli Stati. Quella scienza che solo 4 secoli fa aveva iniziato a demolire le fondamenta dell’assolutismo religioso a favore del progredire delle conoscenze umane, ora si vuole che costituisca un nuovo potere religioso, assoluto e totalitario al punto da eliminare chi non sta alle sue regole. Questo aspetto religioso della scienza è di solito definito  “scientismo” e nel caso di Benveniste ha dimostrato che se le nuove scoperte non sono compatibili con i suoi dogmi o contrastano gli interessi dei suoi potenti finanziatori, di cui si fa servo, sa colpire fino in fondo eliminando anche persone di grande fama che potrebbero portare grandi contributi all’umanità intera. Per farlo si serve anche di personaggi assurdi senza alcuna competenza scientifica, come l’illusionista Randi, che possono essere tirati in ballo giusto per i casi di ciarlatani da circo alla Uri Geller.
La Scienza vera è quella che cerca sempre nuove frontiere e che è sempre pronta a mettere in discussione le precedenti “leggi” o scoperte di fronte all’evidenza del nuovo. Pochi però oggi seguono questa idea poiché si fa scienza solo con grossi contributi economici e gli stati devolvono ben poche risorse alla ricerca scientifica pubblica e indipendente. Perfino un grande amico di Benveniste, il dr Lazar, nelle sue dichiarazioni è costretto a dire che forse Benveniste non fu abbastanza obiettivo nella valutazione dei suoi esperimenti!
Non mi stupirei che anche la strana morte di Benveniste, avvenuta durante un intervento chirurgico, fosse parte di quel “losco affare” cui accenna Lazar.
Pier Prospero

Jacques Benveniste, un biologiste hors normes

di Michel Alberganti e Jean-Yves Nau
da HomeoCity News, un servizio gratuito dell’Istituto di Studi di Medicina Omeopatica

Jacques Benveniste, direttore del Centro di Ricerca di Inserm, medaglia d’argento del CNRS, è prematuramente scomparso domenica 3 ottobre 2004 a Parigi nel corso di un intervento chirurgico nell’Ospedale della Pitié-Salpêtrière di Parigi.
Aveva solo 69 anni, Con la sua scomparsa la Biologia perde uno dei membri uno dei più brillanti, diremo il più atipico, il più appassionato della ricerca, posponendo la sua vita personale alla ricerca.
Nato il 12 marzo 1935 a Parigi, Jacques Benviste, nel 1973 lavora all’Istituto Nazionale  di Ricerca dopo aver passato un meritevole periodo di studi nel campo dell’Immunologia.
Nel 1971 gli dobbiamo la scoperta della molecola Platenet che gioca un ruolo determinante nel meccanismo infiammatorio causato dall’allergie. Questa grande scoperta forse avrebbe potuto restituirgli un giorno il riconoscimento da parte dei suoi colleghi e procurargli il Premio Nobel in  medicina ed in fisiologia. Oggi, il giorno seguente alla sua morte, l’Istituto dell’Inserm  in un comunicato stampa, dichiara che le scoperte innovative di Jacques Benveniste aprono la strada a nuove prospettive terapeutiche nel campo delle allergie e delle infiammazioni che ne derivano.
Nel 1984 il dottor Jacques Benveniste viene nominato direttore della Ricerca Unità U200 dell’Inserm. Forte di 300 pubblicazioni scientifiche sulle riviste più prestigiose, al culmine

della sua carriera si orientò verso un nuovo settore di ricerca, che suscitò molte polemiche, costringendolo ad abbandonare le sue funzioni ufficiali e la comunità scientifica lo emarginò come fosse una  una sorta di ciarlatano.
In effetti egli si persuase fermamente di aver scoperto  la cosiddetta “memoria dell’acqua” cioè che le cellule sanguigne reagivano a una soluzione che era stata in contatto con anticorpi, ma che  non conteneva più anticorpi.
Se confermata, la rivoluzionaria scoperta sarebbe stata un trionfo per l’Omeopatia.
Sicuro dei risultati ottenuti dedusse dalla sua scoperta che l’informazione biologica può essere trasmessa non in maniera chimica e di qui si scatenarono forti polemiche nell’ambito degli addetti ai lavori.
Il 30 giugno 1988 sul quotidiano Le Monde si scatena una violenta polemica in
occasione della pubblicazione di un articolo da parte  di Jacques Benveniste sulla prestigiosa rivista scientifica “Nature”. Questi risultati sono considerati come “una scoperta francese che potrà ribaltare i fondamenti della Fisica”.
Ed ecco che, in  contraddizione con la normale etica che regola
ogni   pubblicazione scientifica, John Maddox, il capo redattore della prestigiosa rivista britannica decide di promuovere un’indagine  nei laboratori Jacques Benveniste  dopo aver accettato di pubblicare i suoi risultati.
Il suo scopo è chiaro: cercare ad ogni costo di smascherare le affermazioni del biologo, coinvolgendo perfino un illusionista americano, James Randi che aveva tempo prima sconfessato le teorie di Uri Geller.
Nonostante che la manovra fallisca nel suo scopo,  ottiene comunque di screditare agli occhi della Comunità Scientifica le scoperte del biologo.
Jacques Benveniste si rifiuta, con grande coraggio e non senza timori, di abbandonare le sue ricerche inimicandosi così definitivamente tutta la Comunità Scientifica.
Tutti i suoi lavori finanziati dall’Industria Omeopatica lo condurranno ad elaborare una “biologia numerica”.
Alla fine degli anni ‘90 deposita una serie di brevetti, uno di questi verrà riconosciuto il giorno 1 aprile del 2003 dalla Comunità Scientifica Americana: “un medicinale anticoagulante è stato riconosciuto a San Diego dai nostri studiosi. Il segnale è stato inviato dall’acqua che lo conteneva, dando il via a  un processo di anticoagulazione  come avrebbe fatto la molecola di origine“.
Genio non compreso? Biologo troppo avanti con i tempi? Martire dell’Istituzione di cui fu un eminente membro? Ricercatore cieco e assetato di fama?
Philippe Lazar, direttore  generale dell’Inserm dal 1982 al  1996, e suo amico di vecchia data, lo definisce  molto più semplicemente un uomo onesto  vittima di un losco affare, e si affretta a riconoscere che forse Jacques Benveniste non è stato abbastanza obiettivo nell’interpretare i risultati delle sue ricerche.
Dopo la sua morte molte sono le domande a riguardo, ma sulla “memoria dell’acqua” resta  sempre aperta la polemica.