Un Viaggio nella Storia e nell’Energia: Il Percorso Percettivo di Verona tra Antichi Segreti e Geobiofisica

Il territorio veronese, e in particolare l’area intorno a Montorio, è un crocevia di storia millenaria, energie sottili e straordinarie scoperte che affascinano esperti di geobiologia e appassionati di geobiofisica. L’Istituto Gea vi invita a scoprire un percorso percettivo unico, che si snoda tra il maestoso Castello di Montorio, l’enigmatico menhir neolitico noto come Piloton e la suggestiva Fontana delle Streghe. Preparatevi a un viaggio che svelerà connessioni profonde tra l’uomo, la terra e le antiche saggezze.

Il territorio veronese, e in particolare l’area intorno a Montorio, è un crocevia di storia millenaria, energie sottili e straordinarie scoperte che affascinano esperti di geobiologia e appassionati di geobiofisica. L’Istituto Gea vi invita a scoprire un percorso percettivo unico, che si snoda tra il maestoso Castello di Montorio, l’enigmatico menhir neolitico noto come Piloton e la suggestiva Fontana delle Streghe. Preparatevi a un viaggio che svelerà connessioni profonde tra l’uomo, la terra e le antiche saggezze.

Il Castello di Montorio: Sentinella Silenziosa di un Passato Millenario

Il Castello di Montorio, imponente e affascinante, sorge in una posizione strategica, abitata da millenni. Recenti scavi archeologici hanno rivelato tracce di insediamenti risalenti al Neolitico (4000 a.C.) e ceramiche paleovenete del VI secolo a.C., confermando che questa dorsale, insieme al colle di Castel San Pietro a Verona, rappresenta uno dei nuclei abitati più antichi del territorio veronese.

Dalle fortificazioni dei Veneti e dei Reti (VIII-VI a.C.) all’arrivo dei Galli Cenomani e poi dei Romani, il Castello ha testimoniato l’avvicendarsi di popoli e culture. La costruzione della Via Postumia (148 a.C.) ne rafforzò l’importanza strategica, sebbene la “pax romana” portò a un temporaneo declino del “castelliere” fortificato.

La rinascita del Castello come fortezza avvenne nel X secolo in funzione antiungarica, come testimoniato nei documenti del 922 e 926 che lo citano come “castrum Montaurei”. Sebbene il tremendo terremoto del 1117 abbia raso al suolo gran parte di Verona, il Castello fu prontamente ricostruito, come dimostra la consacrazione di una chiesetta al suo interno nel 1119.

Il periodo dell’Imperatore Federico Barbarossa e del libero Comune di Verona vide il Castello raggiungere il suo apogeo, diventando un punto di riferimento strategico-militare. Sotto la Signoria Scaligera, con Cangrande della Scala, divenne persino un luogo di villeggiatura. Successivamente passò ai Visconti, ai Carraresi e infine ai Veneziani, che proprio a Montorio siglarono l’accordo di dedizione di Verona alla Serenissima nel 1405.

Il XIX secolo segnò la sua rovina: gli Austriaci, riconoscendone l’importanza strategica, lo riconvertirono in una batteria chiusa, demolendo gran parte delle sue strutture medievali. Nonostante non si sia mai sparato un colpo, il Castello, passato al Demanio Militare nel 1866, attende ancora oggi un’adeguata valorizzazione che ne riconosca la rilevanza storica e culturale.

Il Piloton: Un Menhir tra Cielo e Terra, Guida Ancestrale

Il Piloton, conosciuto anche come “Pietra Fitta”,  è un enigmatico menhir neolitico che si erge sulla dorsale a ovest di Montorio. Il termine “menhir” (pietra lunga in bretone) e “betilo” (casa di Dio in ebraico) si riferiscono a strutture megalitiche erette dopo la scoperta dell’agricoltura, considerate sacre e animate da energie divine.

Queste grosse pietre avevano una funzione centrale nei riti propiziatori della fertilità, sia umana che della terra, simboleggiando l’unione tra il maschile e il femminile, il sole e la luna. La loro forma allungata, talvolta scolpita con attributi sessuali, suggerisce un profondo legame con i cicli vitali. I colori, come il rosso per il vigore solare maschile e il bianco per la fertilità lunare femminile, rafforzavano il loro significato simbolico.

Il clero cristiano cercò di “battezzare” questi siti sacri, cristianizzando le pietre con croci o statue di santi, un segno della loro persistente influenza sulla cultura popolare. In Sardegna, ad esempio, i betili sono ancora parte del folclore, associati a figure mitiche o santi.

La storia del Piloton è particolarmente intrigante. Fu scoperto nel 1950 da Alberto Solinas, che ne misurò le dimensioni e ne riconobbe l’importanza. Inizialmente ritenuto un betilo di età romana, successive analisi di Solinas nel 1977, confrontandolo con i betili sardi, rivelarono un’origine ben più antica, legata al villaggio del Monte Pipaldolo risalente al Bronzo Medio (circa 3500 anni fa).

Ma il Piloton non era solo un simbolo di fertilità. Grazie a un’attenta analisi astronomica, Solinas ha dimostrato che fungeva da vero e proprio gnomone, un indicatore astronomico in grado di calcolare i solstizi e gli equinozi. Le due croci incise sul betilo, infatti, indicano con precisione la direzione dell’alba del Sole al solstizio estivo (21 giugno) e il tramonto al solstizio invernale (21 dicembre). Questo lo rende un prezioso orologio solare e lunare preistorico, fondamentale per il calendario agrario delle antiche popolazioni.

Questa scoperta rivela che il sacerdote (augure) che fondò la Verona romana utilizzò il Piloton come punto di riferimento per l’orientamento astronomico della città, allineando il cardo e il decumano con i movimenti celesti. Non è un caso che lungo l’orientamento del cardo si trovino chiese cristiane edificate su antichi siti sacri, come la chiesetta di San Giovanni Battista, la chiesa di San Giovanni in Valle e il Capitello di Piazza delle Erbe, formando un triangolo astronomico perfetto con il Piloton e San Rocchetto.

La Fontana delle Streghe: Acque Ancestrali e Presenze Mistiche

Il nostro percorso energetico si conclude alla Fontana delle Streghe, o “de le Fade”, la cui sorgente, anticamente conosciuta come Franzago (941 d.C.), raccoglie le sue acque in una vasca. È altamente probabile che fin dal tardo Neolitico, questo luogo fosse un sito rituale dedicato al Femminile Sacro, alla Dea Terra Madre e alla Luna. Le abluzioni rituali, comuni in molte culture antiche, trovavano qui un luogo ideale, richiamando altri siti sacri dove l’acqua, come il “sangue” della Terra, era al centro di cerimonie.

Anche i Romani adottarono le divinità locali, spesso proseguendo i culti negli stessi luoghi delle Are Sacre indigene. E in epoca cristiana, l’uso di questi siti continuò, con le chiese che sorsero dove un tempo erano templi pagani e le vasche che servivano per il battesimo per immersione. Una curiosità affascinante lega la Fontana delle Streghe alle Anguane, creature magiche della tradizione paleo-veneta, il cui nome deriva dal celtico ‘angan’ o dal latino ‘anguis’ (serpente). Questi esseri, metà donne e metà serpenti, erano legati all’acqua e capaci di aiutare, dispensare fertilità, ma anche lanciare maledizioni se maltrattate. Vigilavano sui posti sacri e la loro presenza in questo luogo evidenzia la profonda radice mistica del territorio.

Geologia e Geobiofisica: Le Energie Sottili del Territorio

La straordinaria storia e la peculiare energia di questi luoghi trovano riscontro anche nella loro geologia. L’area collinare di Verona è caratterizzata da dorsali e dossi, con formazioni rocciose che si immergono verso la pianura. Sono presenti due sistemi di faglie, con direzioni Nord-Sud e Nordest-Sudovest, che creano una disposizione “a gradinata” delle zolle rocciose e influenzano il flusso di energie telluriche.

Non mancano le rocce eruttive, come i basalti, prodotti a chimismo basaltico risalenti all’Oligocene (33-23 Ma), che affiorano in filoni e camini vulcanici. Il Piloton, in particolare, si trova al centro di un’ellisse di “basalti compatti” che rappresenta la “capocchia” di uno “spillo” di basalto, un camino vulcanico che si è fatto strada tra i calcari del fondale marino.

La Fontana delle Streghe, invece, si colloca su “scaglia rossa”, calcari argillosi fittamente stratificati. Le faglie presenti lungo il percorso, come quella a destra del sentiero dalla chiesetta al Piloton (direzione Nord-Sud) e quella trasversale che attraversa il sentiero prima del forte (direzione Sudovest-Nordest) rappresentano un aspetto di grande interesse per la geobiofisica e la geobiologia ambientale.


Questo percorso percettivo a Verona non è solo un viaggio nella storia e nell’archeologia, ma un’immersione profonda nelle energie della terra e nelle antiche conoscenze che legavano l’uomo al cosmo. L’Istituto Gea si impegna a studiare e divulgare queste connessioni, promuovendo una maggiore consapevolezza del nostro ambiente e del suo intrinseco valore energetico.


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