12-13 SETTEMBRE 2015 si è tenuto il Laboratorio di Autovalutazione Percettiva del Corso Base di Geobiofisica e Geobiologia a Pietrabassa (vicino Sarsina prov. Cesena)

LABORATORIO DI AUTOVALUTAZIONE PERCETTIVA SU BASI OGGETTIVE DEL CORSO BASE DI GEOBIOFISICA E GEOBIOLOGIA A PIETRABASSA (VICINO A SARSINA, CESENA) tenuto il 12-13 SETTEMBRE 2015 – con attestato di frequenza. –

punti Corso Base Pietra BassaIL LABORATORIO-CORSO BASE si è svolto in questo modo:

Sabato 12/09/2015 

9,30-10,00          arrivo e iscrizione partecipanti

10,00-10,30        inizio lavori, presentazione del corso (1)

10,30-11,00        esercizi per il radicamento e il potenziamento della percezione

11,00-13,00        percezione geobiofisica al dosso di Doccia (2)

13,00-15,00        rientro a Pietra Bassa e pausa pranzo (punto 1 -> al ristorante)

15,00-19,00        percezione di faglie con insegnamento dell’uso delle bacchette da rabdomante e prova di
individuazione puntuale di una faglia mappata sulla carta geologica per il riscontro oggettivo (3)

19,00-21,00        pausa cena (tutti assieme al ristorante)

21,00-22,00        comunicazione teorica sulla geologia del luogo e risposte alle domande sull’esperienza fatta.

Domenica 13/09/2015 

9,30-10,00       esercizi per il radicamento e il potenziamento della percezione

10,00-11,30        prova di rabdomanzia vicino alla chiesetta (4)

11,30-12,00       ritorno al punto di ritrovo e trasferimento in auto a Pietra Alta (5)

12,00-13,00       percezione “sottile” sulla “pietra alta” e ritorno in auto a Pietra Bassa (1)

13,00-15,00       pausa pranzo

15,00-16,00       insegnamento dell’uso della bacchetta di Hartmann e prova di individuazione
del campo magnetico di un trasformatore nascosto con riscontro oggettivo (1).

16,00-16,15       pausa con verifica della posizione del trasformatore e riscontro oggettivo della
percezione di ciascuno

16,15-17,00       discussione dei risultati, conclusioni, consegna dell’attestato di partecipazione.

Il numero massimo di partecipanti ammessi è una decina, si prega quindi di segnalare tempestivamente l’iscrizione agli indirizzi e-mail indicati sotto.
Il Laboratorio che fa parte del Corso Base è stato attivato con un minimo di 5 iscritti al 5/09/2015
La frequenza del Corso Base permette l’iscrizione al Corso Professionale di Analisi Geobiofisica e Geobiologia organizzato per il 2016 dall’associazione GEA Elvezia.
INVESTIMENTO RICHIESTO per il Laboratorio  € 150,00 comprensivi di iscrizione all’Istituto GEA.
Caparra confirmatoria di euro 50,00 da inviare entro il 5/09/2015 a Istituto GEA
con versamento su IBAN: IT81Y0335901600100000122365
Saldo sul posto (nel caso il corso non potesse tenersi per qualsiasi motivo indipendente dalla nostra volontà l’Istituto GEA garantisce la restituzione tramite bonifico della caparra versata).
ISCRIZIONI da segnalare a:  pierprospero@gmail.com    o a:  studio-onofri@libero.it

Docente: dr Pier Prospero, Esperto del Forschungskreis fur Geobiologie “dr Ernst Hartmann” (Waldbrunn-Heidelberg) e presidente Istituto GEA.
Tutor: arch. Donatella Onofri, Esperta in Analisi Geobiofisico-geobiologica dei Luoghi.
sessioni di esercizi: Pier Prospero (esercizi di autoregolazione bioenergetica) e Giuseppe Marsico (qi gong)

Modalita’ di redazione della relazione di un’indagine sulla situazione energetica di un sito (geobiofisica-geobiologica-tecnica)

di Pier Prospero —

  1. La mappatura delle zone di disturbo individuate

La prima cosa da fare è “mettere in bella copia” la mappa delle zone di disturbo individuate nel sopralluogo.
Durante il sopralluogo, man mano che le individuate, avrete riportato le zone di disturbo in una carta millimetrata dove avete tracciato i confini della stanza o del sito da analizzare almeno in scala 1:50 (1 cm sulla mappa = 50 cm reali), non usate una scala minore per le abitazioni altrimenti è molto difficile riportare bene senza sovrapposizioni e confusioni quanto individuate sul posto (per i terreni è necessaria la planimetria in scala 1:100).
Questa bozza deve essere successivamente controllata e finita (ad es. controllare se la distanza tra un incrocio H e l’altro è di circa 2 m o 2,50 m, se le “pareti” dei reticoli mappati sono abbastanza perpendicolari tra loro, se i reticoli rispettano abbastanza il Nord, ecc.).
Le note successive sono intese per chi non sia già esperto utilizzatore di autocad.
La mappa rifinita su carta millimetrata deve essere riportata su carta da lucido in modo da dare al cliente una planimetria facile da capire e correttamente in scala (date una fotocopia del lucido, il quale invece terrete per vostra documentazione: capita spesso che il cliente telefoni dopo un certo tempo chiedendo ragguagli di vario tipo).
Le zone da non occupare con letti o altre posizioni di lunga permanenza o relax sono colorate di rosso (dall’acqua, alle faglie, ai reticoli) per indicare pericolo. La distinzione nei vari colori si fa solo con i metri e i nastri adesivi o segnalini mentre si è sul luogo per non confondersi*.
Alla fine del rilievo, prima di andarsene, ci si deve ricordare di levare tutto il nastro adesivo e tutti i segnalini in modo che i clienti non abbiano riferimenti e siano costretti a pagare (possibilmente subito e non alla consegna della relazione).
Sapendo che i propri clienti possono sempre chiedere l’analisi anche ad altri esperti e operare un eventuale confronto tra indagini diverse è meglio non scendere nei particolari nella mappa e non indicare nella relazione nello specifico a cosa sono dovute le zone di disturbo di origine geologica.
Che la zona di disturbo sia una frattura secca o che ci sia acqua che scorre, al cliente non interessa: gli interessa invece che la zonizzazione sia esatta e per il resto lo aiuterà la spiegazione generale sulle zone di disturbo che trova inserita all’inizio della relazione.
Se non avete indicato se per voi c’era o meno l’acqua non sarà possibile all’eventuale successivo esperto smentirvi e farvi passare per incapaci agli occhi del cliente (di solito gli esperti esterni all’ambito di GEA sono abituati a cercare di “sputtanare” il più possibile tutti gli altri).
Con la suddivisione semplice in zone neutre e zone di disturbo si caratterizza meglio l’analisi Geobiologica come lavoro di prevenzione rispetto alla salute degli abitanti.
Quindi suggeriamo di utilizzare solo il rosso e di indicare in rosso tutte le zone di disturbo e gli incroci dei reticoli, avvisando i clienti con una nota in cui si spiega che le zone in rosso sono quelle da evitare, cioè le “zone di disturbo”.
Una volta messa a punto e controllata bene la mappa si può passare alla relazione esplicativa.

  1. La relazione

La relazione è un grosso “biglietto da visita” che si mette nelle mani del cliente ma che sarà fatto vedere ad amici e parenti di quel cliente ogni volta che parleranno degli spostamenti dei letti che hanno fatto o delle diverse scelte progettuali che hanno dovuto pensare. Quindi è un modo importante per ottenere altri clienti con il “passaparola” dovuto ai contenuti e alla “bella presenza” della relazione e della mappa.
E’ vero che l’importante è capire dove sono le zone di disturbo ed evitarle ma è anche vero che certe mappe, ad esempio quelle standard dei naturopati tedeschi, sono orribili a vedersi e creano repulsione.
Tutto gioca a favore o contro il fatto di essere chiamati o meno da altri clienti.
La relazione va pensata divisa in due blocchi fondamentali:
una prima parte con la spiegazione generale e per sommi capi di cosa siano l’analisi geobiofisica, l’analisi geobiologica e le zone di disturbo,
e una seconda parte con l’analisi e la valutazione di quanto emerso dal sopralluogo (mappa) e il suggerimento delle eventuali posizioni da occupare o delle modifiche da apportare all’arredo o alla progettazione.
Devono essere “suggerimenti”, “consigli”, non obblighi poichè la vostra responsabilità di esperti incaricati dell’analisi geobiofisica-geobiologica-tecnica termina con la consegna della mappa delle zone di disturbo individuate. Le scelte successive sono di esclusiva pertinenza del cliente, ed eventualmente del suo tecnico progettista (naturalmente questo vale solo se non siete voi stessi anche il tecnico progettista del cliente in quella occasione).
Gli “obblighi” si traducono in prescrizioni e le possono fare solo i medici.
Le considerazioni in merito ai campi tecnici si inseriscono nella relazione dopo l’analisi e la valutazione dei campi naturali.
Per le dispersioni di campi tecnici superiori alle soglie adottate dell’Istituto GEA il colore da utilizzare per evidenziare le zone da evitare è il giallo.
Uno schema per mantenere una certa chiarezza suddivide la seconda parte della relazione nei vari tipi di analisi svolte:
a) analisi geobiofisica
b) analisi geobiologica
c) misurazione dell’intensità dei campi tecnici

In questo caso la trattazione dei risultati ottenuti con il sopralluogo sarà distinta per tipo di analisi e per ciascuna analisi si forniranno analisi dei risultati, valutazioni, consigli.
E’ importante alla fine accennare fermamente all’inopportunità e all’inutilità dell’utilizzo dei vari sistemi di pseudo-schermatura.
Ogni cliente sottratto ai venditori di pseudo-schermature è un cliente potenziale per voi.
Mappa e relazione di un esperto EAGL devono dare il senso di massima professionalità e serietà, di massima lontananza dai modi new-age e di massima differenziazione dalla cialtroneria tipica degli altri geobiologi che danno uno schizzetto con due note a margine. Le nostre relazioni devono “assomigliare” a quelle di un geologo o di un altro professionista.
Molti anni fa un dirigente dell’ANAB ci disse che il prezzo della consulenza era da commisurare a quel che avremmo dato al cliente e ci fece vedere una relazione con molte mappe di un radiestesista che aveva analizzato una stanza da letto: c’erano 5 o 6 mappe di diversi “andamenti energetici” e una decina di pagine di spiegazioni e prescrizioni (che appunto vi invitiamo a non fare); questo materiale agli occhi del dirigente ANAB scusava un costo di più del doppio di quanto prendeva chi chiedeva di più in GEA a quei tempi.
Quelle nella relazione che aveva il dirigente ANAB erano tutte scemenze, purtroppo, ma facevano scena e quindi ai suoi occhi “acquistavano valore”.
E’ stata una lezione importante e da quella volta le nostre relazioni sono ben corpose anche se la nostra mappa resta sempre una sola perchè non avrebbe senso dividere le varie tipologie di zone di disturbo in varie mappe dal momento che il cliente, o il suo tecnico, devono aver presente la situazione complessiva per fare le loro scelte.
Oltre alla “bella presenza” ci vuole anche il contenuto, naturalmente, quindi occorre impegnarsi per redigere una prima parte di relazione che si terrà uguale per ogni cliente e mettersi in mente che occorre anche produrre le analisi e le valutazioni di quanto trovato col sopralluogo: fa parte del lavoro per cui si è pagati, non si può non farlo.

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* i colori “internazionali” fissati dal Forschungskreis für Geobiologie “dr. Ernst Hartmann” per definire le varie zone di disturbo in Geobiologia sia in fase di ricerca sia sulle mappe sono:

rosso per reticolo parallelo al nord (globale o di Hartmann)

verde per reticolo diagonale al nord (o di Curry)

blu per acqua che scorre

marrone per fratture o dislocazioni della roccia e linee di faglia

altri colori utilizzati solo nella disposizione dei metri o dei segnalini in fase di ricerca (non quindi nella mappatura) sono:

metro giallo (o bianco e giallo) e segnalino giallo per il reticolo piccolo

metro bianco per discontinuità nei materiali del substrato

segnalino nero per zone con informazione di morte.

ALIMENTAZIONE E PERCEZIONE: l’alimentazione sbagliata inibisce la percezione (ad uso dei soci in formazione e degli EAGL)

ALIMENTAZIONE E PERCEZIONE: IL PRIMO PASSO E’ ABBANDONARE LE ABITUDINI  —

di Pier Prospero  —

pizza killerNei vari incontri dei corsi, in particolar modo nelle verifiche pratiche che determinano i crediti, si e? potuto notare negli allievi il forte calo di rendimento nella percezione e nell’individuazione delle zone di disturbo dopo i pasti di mezzogiorno.
Sappiamo che questo fenomeno deriva dal tipo di cibo ingerito e dall’associazione sabagliata dei diversi cibi nello stesso pasto. Per questo forniamo un contributo teorico generale sul cibo e l’alimentazione tradizionale-attuale e un contributo pratico su come organizzare i pasti per digerire bene e velocemente in modo da affrontare al meglio le lezioni, soprattutto di pratica di percezione, anche nelle lunghe ore pomeridiane che costituiscono la gran parte delle ore del corso.

Le abitudini alimentari sono un grosso “tabu?” culturale dal momento che le impariamo da piccolissimi dai nostri genitori. E’ molto difficile affrontare cambiamenti radicali in questo campo anche se la scienza e gli esempi di patologie ci dicono che dovremmo farlo.
Questa difficolta? e? dovuta al fatto che siamo “dipendenti” dai cibi sia in senso stretto, cioe? dalle sostanze ingerite, sia in senso culturale: quante volte sentiamo dire che l’alimentazione tradizionale e? quella giusta, o sentiamo parlare della “dieta mediterranea”, in realta? entita? astratta ben poco rintracciabile in mense scolastiche, universitarie, ospedaliere o di lavoro in generale.

L’alimentazione proposta culturalmente nei vari “modelli” occidentali tende a creare dei malati cronici, fenomenali consumatori di medicinali, che vivono una vita abbastanza lunga ma stando sempre male.
Si sopravvive piu? a lungo, e? vero, ma la vita che si fa e? lungi da garantirci salute e benessere, cioe? le cose piu? importanti che permettono di apprezzare pienamente tutto il resto.

Il libro “The China Study” [T. Colin Campbell, Thomas M.Campbell, 2004] inizia con questa citazione da Ippocrate, padre della medicina: “chi non conosce il cibo non puo? capire le malattie dell’uomo”. Si capisce quindi che il problema e? molto antico ed e? anche conosciuto da millenni. Lo studio dimostra scientificamente che l’assunzione di latte è collegata con l’insorgenza dei tumori e che cibarsi di troppa carne rossa predispone alle malattie cardiache e anche ai tumori.
Lo studio termina quindi con il consiglio di applicare una dieta priva di latte e carne come prevenzione e mantenimento della salute.
Si tratta di dati scientifici, di uno studio svolto in modo tale da non poter essere facilmente confutato, di un best-seller di successo in tutto il mondo, ma sicuramente il vostro medico di base non lo conosce.
Eppure questo studio dimostra che la sola variazione delle abitudini alimentari riduce patologie anche gravi come le cardiopatie, riduce moltissimo l’insorgenza di tumori, riduce l’insorgenza di patologie croniche varie.
E tutto questo succede senza tener conto degli allergeni alimentari, cioe? pur continuando ad assumere il proprio allergene la gente sta comunque meglio solo se cambia la sua abitudine alimentare.
Il problema e? che in questo modo non si consumano piu? così tanti farmaci.
Un passo di questo studio dice: “servendosi di un sistema altamente integrato di meccanismi, la caseina promuove la crescita del cancro… influisce sul modo in cui le cellule interagiscono con i carcinogeni, sul modo in cui il DNA reagisce ai carcinogeni e sul modo in cui crescono le cellule cancerose”.
E noi che cresciamo convinti che il latte non solo sia un ottimo alimento, ma che sia anche un alimento indispensabile!

E’ proprio un buon esempio di totale opposizione tra le conoscenze scientifiche e la visione tradizionale nell’ambito dell’alimentazione.
Occorre stare molto attenti ai pregiudizi poiche? gli usi tradizionali in realta? sono stati spesso legati alla carenza di certi alimenti o all’abbondanza di altri nelle comunita? locali, e nei secoli passati, e soprattutto nell’ottocento, e? abbastanza chiaro che in Italia per la maggior parte della gente le usanze alimentari erano legate non al mantenimento della salute e di una vita soddisfacente, quanto a garantire la sopravvivenza, cosa questa molto diversa poiche? quando si parla di sopravvivenza si ragiona in termini di specie e per garantire la specie basta arrivare all’eta? riproduttiva e mantenere la prole per almeno 10 anni, quindi potrebbe bastare arrivare bene o male ai 30/40 anni, e il resto e? superfluo! La specie umana si perpetua lo stesso.
Se vogliamo uscire dalla “sopravvivenza” e parlare di salute, di benessere e di una vita dignitosa e appagante, allora dobbiamo renderci conto che certi usi della tradizione come cibarsi di burro e maiale sono sbagliati e vanno abbandonati. Cosi? come sono sbagliati alcuni usi della “modernita?”, ad esempio l’assunzione di zucchero e di alimenti industriali, o il “modello americano di alimentazione” che produce obesi e malati cronici, clienti a vita delle farmaceutiche.
Tra gli alimenti tradizionali italiani piu? conosciuti e “amati” c’e? la pizza: e? l’esempio perfetto di quanto la tradizione e la modernita? assieme siano davvero letali.

Una pasta spianata di farina di frumento con sopra formaggio e pomodoro, qualche aroma a seconda delle stagioni e dei posti, cotta nel forno a legna. Questa la tradizione.
Frumento e formaggio (caseina e lattosio), anche se biologici, sono i principali allergeni primari e assieme possono causare una reazione allergica nel 70-80% delle persone; i pomodori sono solanacee e possono causare una reazione in un altro 10-15%. Nessuno muore, ma si innesca e alimenta il processo di infiammazione-invecchiamento-degenerazione dei tessuti organici.
La pizza e? quindi composta da tre alimenti tra quelli con piu? rilevanza per lo scatenamento di allergie. Ma nella pizza attuale c’e? anche ben altro, purtroppo.

Restiamo pure su una pizza impastata sul momento dal pizzaiolo, sebbene sia in via di estinzione: nella farina di frumento c’e? la caseina come agglomerante e in quella non biologica vi sono anche conservanti, polifosfati, antibatterici, antimicotici e sbiancanti chimici.
Nel formaggio fuso ci sono avanzi scadenti di formaggio fusi e riciclati, polifosfati, conservanti e grassi di origine molto incerta; nell’eventuale formaggio vero e? stato usato caglio chimico e ci sono comunque dei conservanti; il latte di origine non biologica e? munto da animali nutriti con mangimi OGM e le mozzarelle e i formaggi ne mantengono la tossicita?.
Nei pomodori, se non sono biologici, ci sono concentrazioni molto nocive di pesticidi e diserbanti; se poi si tratta di pomodori pelati di bassissimo costo e? possibile che siano OGM.

Quindi anche se non ci si mette altro sopra, una bella pizza “mozzarella e pomodoro” e? sufficiente per abbreviarci la vita di qualche bel po’.
Al di la? delle battute, in realta? anche usando gli alimenti piu? biologici e facendosela in casa, la pizza pizza mozzarella e pomodororesta sempre un miscuglio di amidi, proteine, grassi e acidi, cosa che le attuali conoscenze sul funzionamento della digestione e dell’assimilazione dei cibi sconsigliano vivamente.

Questo esempio dovrebbe convincere di quanto sia falso che le abitudini alimentari tradizionalmente tramandate siano valide e di quanto siano pericolose le proposte “nuove” a base di alimenti industriali e di cibo-spazzatura all’americana.
Occorre conoscere come stanno le cose e darsi nuove abitudini piu? sane.
Dopo un po’ di tempo sembrera? impossibile non aver mangiato sempre cosi? e non si pensera? piu? di tornare indietro perche? si saranno sperimentati i benefici del cambiamento.
A me interessa che il corso riesca a far emergere la percezione in tutta la potenzialita? di ciascuno e che l’individuazione delle zone di disturbo sia la piu? corretta possibile, quindi sapendo quanto un’alimentazione sbagliata influisce sulla lucidita?, sulla precisione, oltre che sulla percezione, propongo vari punti di vista che legano le abitudini alimentari alla resa nell’individuazione delle zone di disturbo e nella comprensione dello scambio energetico dei luoghi.
Tutti questi punti di vista, essendo efficaci sulla percezione, agiscono naturalmente anche sulla prevenzione e sul miglioramento della salute in generale.

Questo che segue e? un utilissimo schema di base che emerge semplicemente dalle attuali conoscenze dei processi metabolici. La sua applicazione riduce significativamente i problemi dopo i pasti e permette di lavorare efficacemente con la percezione anche nel pomeriggio.
Vi invito quindi a metterlo in pratica seriamente.

ALIMENTAZIONE SANAcenni di nutrizione sequenziale
di Marino Zeppa

Dato per scontato che se si vuole mantenere la salute e? necessario conoscere e non assumere il proprio allergene alimentare e che e? indispensabile rivolgersi alla produzione biologica degli alimenti, un’alimentazione corretta e? determinata anche da un’esatta combinazione dei cibi. La giusta combinazione di cibo, la giusta quantita? di cibo e il giusto metodo per alimentarsi si combinano insieme per produrre risultati meravigliosi.
Se siete soprappeso, tutto cio? vi aiutera? a perdere il peso in eccesso.
Se siete sottopeso, vi aiutera? a guadagnare i chili che vi mancano.

La combinazione degli alimenti si riferisce al miscuglio di cibi diversi al momento di mangiare – come ad esempio prendere una forchettata di insalata mista, quindi una verdura al vapore, poi un boccone di cereali o di pane, seguito da un boccone di carne, una sorsata di succo di frutta o di altra bevanda, e poi ancora un po’ di insalata.
La maggior parte delle persone ripete questo ciclo di costante alternanza fino ad aver ripulito il piatto. Quindi completa il pasto con uno o due dessert e magari un’altra bevanda. Mescolare tanti alimenti diversi causa dei problemi perche? ogni qualita? di cibo richiede tempi diversi per essere digerita completamente.
L’alimento piu? concentrato, che solitamente e? di tipo proteico, e? quello che richiede piu? tempo per essere digerito, ed e? anche il primo che viene elaborato dallo stomaco. La digestione delle proteine richiede ore di tempo. Se e? presente del grasso in una quantita? superiore ad una minima percentuale, la digestione e? ancora piu? lunga.
Cibi di rapida digeribilita?, come frutta e verdure, devono rimanere nello stomaco, intrappolati, aspettando che vengano digeriti per primi gli alimenti piu? concentrati. Questo processo puo? richiedere fino a otto ore. Nell’attesa, la frutta, le verdure cotte e crude ed alcuni amidi subiscono una decomposizione e fermentazione. Mentre lo stomaco si sforza di digerire tutta questa massa, esso produce gas, acido, e perfino alcool.
La digestione completa deve attendere fino a che il cibo raggiunge l’intestino, dove sono necessari degli enzimi aggiuntivi per distruggere i cibi digeriti, e dei minerali per neutralizzare gli acidi. Quali problemi derivano da una scorretta combinazione degli alimenti? La risposta specifica varia naturalmente da individuo ad individuo, ma in generale coloro che consumano insieme alimenti non compatibili tra loro soffriranno degli effetti negativi della fermentazione del cibo nello stomaco e sperimenteranno, come minimo, indigestione e/o bruciore di stomaco dopo i pasti. Altri problemi sono rappresentati da gas, flatulenza, iperacidita?, dilatazione, fermentazione gastrica, ritenzione dei liquidi e torpore mentale con l’incapacita? di concentrarsi per ore intere dopo aver mangiato.
A causa di una scorretta combinazione degli alimenti, la digestione puo? essere ritardata da due ore a otto ore. Un’energia eccessiva e? richiesta per il processo digestivo, e cio? crea stanchezza ed il bisogno di dormire e riposare piu? a lungo. Tutto cio? e? causa di ipersensibilita?, irritabilita?, depressione, negativita?, cinismo ed un accumulo di tossine nel flusso sanguigno e nel corpo.
Oltre a cio?, l’accumulo di tossine dovuto a indigestione e? causa di raffreddori e prepara il terreno a molte malattie e disturbi, indebolisce il sistema immunitario, e? causa di prematuro invecchiamento, di perdita degli impulsi e delle capacita? sessuali, e puo? indebolire le cellule spermatiche e gli ovuli. In breve, la scorretta combinazione degli alimenti puo? causare il deterioramento della salute fisica, mentale ed emotiva, abbreviando la durata della vita.
Alimenti amidacei
Sotto il termine “amidacei” vengono raggruppati diversi alimenti e prodotti alimentari accumunati dalla generosa presenza di amido, il carboidrato di riserva tipico del mondo vegetale. Le piante accumulano amido come riserva energetica per fronteggiare l’inverno (ecco perche? tuberi come la patata ne sono particolarmente ricchi) o per consentire la germinazione del seme ed il successivo sviluppo della pianticella.

Per quanto detto, tra i piu? noti alimenti amidacei si ricordano le patate, la manioca (tubero tropicale), i semi dei cereali (frumento, kamut, mais, riso, orzo, avena, miglio…) e di grano saraceno, nonche? i prodotti alimentari che da essi derivano (pasta, pane, farina, fecola, biscotti, cereali per la prima colazione, polenta…); anche i legumi rappresentano una buona fonte di amido, nonostante – per il generoso contenuto di proteine – vengano in genere catalogati tra gli alimenti proteici.
Se nelle piante l’amido e? necessario ad assicurarne la sopravvivenza durante l’inverno, e a permettere la germinazione del seme, nell’uomo ha rappresentato – dalla scoperta dell’agricoltura in poi – il nutriente energetico preponderante. Una volta ingerito, attraverso la saliva, la masticazione e gli enzimi intestinali, l’amido viene scomposto, anello dopo anello, nei singoli zuccheri che lo costituiscono, ovvero nelle singole unita? di glucosio che – intrecciate tra loro attraverso legami lineari e ramificati – danno origine all’amido.
A livello intestinale, il glucosio derivante dall’amido viene assorbito e immesso nella circolazione sanguigna, quindi utilizzato dalle cellule per i relativi processi metabolici, oppure immagazzinato come riserva energetica a breve (depositi di glicogeno nei muscoli e nel fegato) o a lungo termine (conversione in trigliceridi a livello epatico e adiposo). Ne consegue che un eccessivo consumo di alimenti amidacei protratto nel tempo, specie in assenza di un’attivita? fisica regolare ed impegnativa, e? responsabile di sovrappeso, obesita? e malattie metaboliche come l’insulino- resistenza ? diabete.
Da qui il consiglio di ridurre il consumo di alimenti amidacei nella propria dieta quando si vuole perdere peso.

Troppi alimenti amidacei, specie se cotti a lungo, raffinati o lavorati a livello industriale, hanno azioni negative sui livelli di glucosio nel sangue, che salgono eccessivamente in seguito alla loro ingestione; tale effetto, oltre ad essere potenzialmente responsabile – nel lungo periodo – dell’insorgenza del diabete, tende a determinare uno stato di benessere, appagamento e torpore dovuto alla condizione di iperglicemia e allo stimolo sul rilascio di serotonina. Cio? nonostante, alla condizione di iperglicemia segue un’importante secrezione di insulina che tende a riportare nella norma i livelli di glucosio; questo evento biologico provoca un rimbalzo negativo dei livelli glicemici (la cosiddetta ipoglicemia reattiva postprandiale), che stimola il centro ipotalamico della fame. Si entra cosi? in una sorta di circolo vizioso che – specie negli individui gia? in sovrappeso e sedentari – porta alla nuova ingestione di alimenti amidacei raffinati (si veda in seguito) e all’inevitabile aumento di peso, con tutte le conseguenze negative del caso.
E’ bene ricordare che le fonti amidacee naturali non contengono soltanto amido, ma anche gli altri nutrienti necessari alla pianta e alla germinazione del seme: proteine, vitamine, sali minerali, grassi insaturi, e fibre. La maggior parte di questi nutrienti viene perduta nei processi di raffinazione, che hanno lo scopo di migliorare l’appetibilita?, la digeribilita? e la conservazione degli alimenti amidacei. In seguito a tale pratica, tuttavia, si ottengono prodotti ricchi di calorie “vuote”, perche? troppo ricchi di energia e poveri di nutrienti essenziali, come vitamine e sali minerali.
Da qui l’uso, per certi aspetti condivisibile, di preferire se biologici gli alimenti integrali, piu? ricchi di principi nutritivi e piu? sazianti.
Alimenti acidificanti sono succhi di frutta acida, bibite gassate, aceto e sottaceti, carne in genere e derivati, latte, legumi secchi, spinaci,indivia,rapanelli,melanzane, rape rosse, bibite alcooliche, grassi, cereali, uova, arachidi, noci.
Frutta acida e? ad esempio: prugna fresca, mela verde, limone, uva bianca, fragola, arancia, ribes, kiwi, mandarino, mango.
Frutta dolce: cachi, pera, mela rossa, uva nera, pesca, papaia, avocado; melone e anguria da consumare da soli.

Proteine concentrate sono ad es: latte e derivati, carni in genere soprattutto quelle grasse.

Alcune attenzioni per la combinazione degli alimenti:
1) Non mangiate insieme nello stesso pasto una proteina concentrata e un amido concentrato. Le proteine possono essere regolarmente digerite quando lo stomaco produce una grande quantita? di acido. L’acido distrugge pero? l’amilasi salivare, l’enzima necessario ad un’adeguata digestione degli amidi. Per questo proteine ed amidi non possono essere correttamente digeriti nello stesso tempo. Questo quindi significa niente “carne e patate”.
2) Non mangiate nello stesso pasto alimenti amidacei e alimenti acidi (come sopra).
3) Non consumate due proteine concentrate insieme nello stesso pasto. Diversi tipi di proteine esigono tempi di digestione diversi e modificazioni diverse di secrezioni digestive. Dal momento che il corpo lavora molto duramente per digerire anche un solo tipo di proteina, digerirne piu? di una lo affaticherebbe oltre misura e indebolirebbe troppo la sua energia.
4) Non consumate frutta acida insieme alle proteine. L’enzima pepsina, che e? necessario alla digestione delle proteine, viene distrutto dalla maggior parte degli acidi, compresi quelli contenuti nella frutta. La pepsina rimane attiva unicamente in presenza di acido cloridrico.
5) Non consumate grassi insieme alle proteine. I grassi inibiscono il flusso dei succhi gastrici e interferiscono con la digestione delle proteine.
6) Non consumate insieme amidi e zuccheri. Quando combinate insieme gli amidi e gli zuccheri, il corpo inizia a digerire per primi gli zuccheri. Lo zucchero fermenta nello stomaco, creando acido che distrugge l’enzima amilasi salivare, necessario alla digestione dell’amido. Chi soffre di indigestione dovuta al consumo di frutta e cereali a colazione, ora ne conosce la ragione e sa come prevenire il problema.
Consumate la frutta da sola e lasciate che il corpo digerisca gli zuccheri naturali per prevenire la fermentazione che e? causata dalla mescolanza di zuccheri con amidi.
7) Non consumate insieme proteine e zuccheri. Anche gli zuccheri interferiscono con la digestione delle proteine, in quanto inibiscono la secrezione dei succhi gastrici. La fermentazione avviene perche? gli zuccheri vengono digeriti dopo le proteine, e nel frattempo devono stare fermi nello stomaco aspettando che le proteine vengano digerite.
8) Non consumate meloni assieme ad altri alimenti. Il corpo digerisce molto rapidamente i meloni. Consumateli all’inizio di un pasto oppure da soli cosi? che essi possano procedere velocemente attraverso il tratto digestivo.
9) Evitate latte e derivati, ma proprio se dovete consumarli, non combinateli con alcun altro tipo di alimento. Soltanto i neonati possiedono quantita? sufficienti dell’enzima rennina necessario alla digestione del latte. L’assenza dell’enzima amilasi negli adulti rende il latte indigeribile, causando per questo molte reazioni allergiche. Oltre a cio?, il latte non dovrebbe essere combinato con altri alimenti a causa del suo alto contenuto di proteine e di grassi.

Ecco alcune facili indicazioni da seguire nei giorni precedenti un’indagine per una corretta nutrizione sequenziale:

Contrariamente all’opinione popolare, il cibo non si mescola insieme nello stomaco, a meno che non sia stato ingerito in questo modo. Quando mangiate un solo alimento per volta, esso rimane stratificato nello stomaco, e viene digerito uno strato alla volta. Quando consumate un pasto in sequenza, essenzialmente voi state seguendo una dieta dissociata, in quanto ingerite un alimento alla volta.
? Masticare a lungo il cibo.
? Se possibile mangiare un solo tipo di alimento per pasto.
? Iniziate il vostro pasto con l’alimento piu? ricco di acqua e terminate con il meno ricco di acqua. Bevete poco durante i pasti, la maggior parte delle bevande diluisce e trascina via gli enzimi provocando un rallentamento della digestione.
? Frutta e verdura sono molto compatibili tra loro nello stesso pasto, se le consumate nella corretta sequenza. Le verdure in insalata (teoricamente senza condimento a base di olio) dovrebbero essere consumate prima della frutta, per assimilare al massimo i sali minerali.
? Evitate la frutta nei pasti contenenti alimenti cucinati, tranne il caso in cui consumate un solo pasto al giorno. In questo caso, mangiate la frutta prima degli alimenti cucinati. Se la frutta viene consumata dopo questi ultimi – di solito amidi, proteine o alimenti grassi – essa non lascera? lo stomaco prima che venga espulso l’alimento precedente, che richiede una lunga digestione. Se la frutta resta per ore nello stomaco dopo che avete consumato un cibo amidaceo, proteico o grasso, la fermentazione e? garantita. Cio? provochera? una quantita? di gas, gonfiore, acidita? e indigestione. Se mangiate della frutta semiacida prima di un amido, di solito non si creano difficolta?.
? Gli acidi o la frutta acida non dovrebbero mai essere consumati dopo gli amidi.

Non consumate mai zucchero, sciroppi, frutta fresca o secca dopo amidi, proteine o cibi grassi.
? Per chi si nutre in modo convenzionale, il pesce puo? essere consumato prima o dopo le patate perche? viene digerito molto rapidamente. Le patate hanno un decimo della concentrazione dei cereali e vengono rapidamente digerite. Questa e? una delle eccezioni, e in tal caso potete combinare in uno stesso pasto proteine e amidi.
[fonte: il nuovo mondo, appunti delle lezioni di Naturopatia – Scuola Ego Center, Parma]

Questo e? quanto la scienza alimentare occidentale ha potuto determinare con lo studio dei meccanismi biochimici del processo digestivo dell’essere umano.
La Medicina Tradizionale Cinese invece ha una visione molto piu? sofisticata dell’alimentazione umana in quanto prende in considerazione non solo i processi biochimici ma diversi altri aspetti riguardanti:

  • –  la circolazione delle energie di Cielo e Terra
  • –  la circolazione energetica umana basata sui Cinque Elementi/Cinque Organi,
  • –  le tipologie energetiche umane,
  • –  la stagionalita? degli alimenti,
  • –  la natura energetica degli alimenti (Yin o Yang),
  • –  il sapore intrinseco degli alimenti (Wei),
  • –  l’essenza dell’alimento (Jing),
  • –  l’azione energetica dell’alimento-sapore sugli organi Fu e Tsang,
  • –  l’azione sull’eliminazione,
  • –  l’azione sulle energie cosmiche,
  • –  il tipo di cottura,
  • –  colore e odore perche? forme di energia e loro armonizzazione
  • –  il clima.

    La dietetica di questo tipo e? a tutti gli effetti un’arte difficile da imparare ma molto interessante perche? ci offre un riequilibrio energetico e un perfetto riallineamento delle energie corporee.
    In ogni modo la nutrizione non e? argomento di questo corso in quanto essa e? una scelta autonoma e responsabile.
    Personalmente sono onnivoro e non vegetariano anche se la percentuale di verdura nella mia dieta e? molto alta e qui ho voluto solo fornire delle indicazioni generali per dare modo a voi tutti di migliorare lo status di percezione personale ed arrivare al momento di un’analisi energetica nelle migliori condizioni possibili.
    Marino Zeppa

Materiale ad uso esclusivo degli allievi del CORSO DI ANALISI GEOBIOFISICA E GEOBIOLOGIA. Vietata la riproduzione o diffusione con qualsiasi mezzo o forma senza il consenso dell’Istituto GEA e degli Autori.

onore a Jacques Benveniste, lo scienziato che ha dimostrato che l’acqua registra le informazioni elettromagnetiche

L’articolo riportato sotto, sulla figura di uno dei più importanti ricercatori che si siano avuti negli ultimi cinquant’anni in medicina e biologia, è molto illuminante sulla condizione di “fede religiosa” che si è voluta instaurare e mantenere nella scienza da parte di un sistema di potere che va ben oltre i governanti degli Stati. Quella scienza che solo 4 secoli fa aveva iniziato a demolire le fondamenta dell’assolutismo religioso a favore del progredire delle conoscenze umane, ora si vuole che costituisca un nuovo potere religioso, assoluto e totalitario al punto da eliminare chi non sta alle sue regole. Questo aspetto religioso della scienza è di solito definito  “scientismo” e nel caso di Benveniste ha dimostrato che se le nuove scoperte non sono compatibili con i suoi dogmi o contrastano gli interessi dei suoi potenti finanziatori, di cui si fa servo, sa colpire fino in fondo eliminando anche persone di grande fama che potrebbero portare grandi contributi all’umanità intera. Per farlo si serve anche di personaggi assurdi senza alcuna competenza scientifica, come l’illusionista Randi, che possono essere tirati in ballo giusto per i casi di ciarlatani da circo alla Uri Geller.
La Scienza vera è quella che cerca sempre nuove frontiere e che è sempre pronta a mettere in discussione le precedenti “leggi” o scoperte di fronte all’evidenza del nuovo. Pochi però oggi seguono questa idea poiché si fa scienza solo con grossi contributi economici e gli stati devolvono ben poche risorse alla ricerca scientifica pubblica e indipendente. Perfino un grande amico di Benveniste, il dr Lazar, nelle sue dichiarazioni è costretto a dire che forse Benveniste non fu abbastanza obiettivo nella valutazione dei suoi esperimenti!
Non mi stupirei che anche la strana morte di Benveniste, avvenuta durante un intervento chirurgico, fosse parte di quel “losco affare” cui accenna Lazar.
Pier Prospero

Jacques Benveniste, un biologiste hors normes

di Michel Alberganti e Jean-Yves Nau
da HomeoCity News, un servizio gratuito dell’Istituto di Studi di Medicina Omeopatica

Jacques Benveniste, direttore del Centro di Ricerca di Inserm, medaglia d’argento del CNRS, è prematuramente scomparso domenica 3 ottobre 2004 a Parigi nel corso di un intervento chirurgico nell’Ospedale della Pitié-Salpêtrière di Parigi.
Aveva solo 69 anni, Con la sua scomparsa la Biologia perde uno dei membri uno dei più brillanti, diremo il più atipico, il più appassionato della ricerca, posponendo la sua vita personale alla ricerca.
Nato il 12 marzo 1935 a Parigi, Jacques Benviste, nel 1973 lavora all’Istituto Nazionale  di Ricerca dopo aver passato un meritevole periodo di studi nel campo dell’Immunologia.
Nel 1971 gli dobbiamo la scoperta della molecola Platenet che gioca un ruolo determinante nel meccanismo infiammatorio causato dall’allergie. Questa grande scoperta forse avrebbe potuto restituirgli un giorno il riconoscimento da parte dei suoi colleghi e procurargli il Premio Nobel in  medicina ed in fisiologia. Oggi, il giorno seguente alla sua morte, l’Istituto dell’Inserm  in un comunicato stampa, dichiara che le scoperte innovative di Jacques Benveniste aprono la strada a nuove prospettive terapeutiche nel campo delle allergie e delle infiammazioni che ne derivano.
Nel 1984 il dottor Jacques Benveniste viene nominato direttore della Ricerca Unità U200 dell’Inserm. Forte di 300 pubblicazioni scientifiche sulle riviste più prestigiose, al culmine

della sua carriera si orientò verso un nuovo settore di ricerca, che suscitò molte polemiche, costringendolo ad abbandonare le sue funzioni ufficiali e la comunità scientifica lo emarginò come fosse una  una sorta di ciarlatano.
In effetti egli si persuase fermamente di aver scoperto  la cosiddetta “memoria dell’acqua” cioè che le cellule sanguigne reagivano a una soluzione che era stata in contatto con anticorpi, ma che  non conteneva più anticorpi.
Se confermata, la rivoluzionaria scoperta sarebbe stata un trionfo per l’Omeopatia.
Sicuro dei risultati ottenuti dedusse dalla sua scoperta che l’informazione biologica può essere trasmessa non in maniera chimica e di qui si scatenarono forti polemiche nell’ambito degli addetti ai lavori.
Il 30 giugno 1988 sul quotidiano Le Monde si scatena una violenta polemica in
occasione della pubblicazione di un articolo da parte  di Jacques Benveniste sulla prestigiosa rivista scientifica “Nature”. Questi risultati sono considerati come “una scoperta francese che potrà ribaltare i fondamenti della Fisica”.
Ed ecco che, in  contraddizione con la normale etica che regola
ogni   pubblicazione scientifica, John Maddox, il capo redattore della prestigiosa rivista britannica decide di promuovere un’indagine  nei laboratori Jacques Benveniste  dopo aver accettato di pubblicare i suoi risultati.
Il suo scopo è chiaro: cercare ad ogni costo di smascherare le affermazioni del biologo, coinvolgendo perfino un illusionista americano, James Randi che aveva tempo prima sconfessato le teorie di Uri Geller.
Nonostante che la manovra fallisca nel suo scopo,  ottiene comunque di screditare agli occhi della Comunità Scientifica le scoperte del biologo.
Jacques Benveniste si rifiuta, con grande coraggio e non senza timori, di abbandonare le sue ricerche inimicandosi così definitivamente tutta la Comunità Scientifica.
Tutti i suoi lavori finanziati dall’Industria Omeopatica lo condurranno ad elaborare una “biologia numerica”.
Alla fine degli anni ‘90 deposita una serie di brevetti, uno di questi verrà riconosciuto il giorno 1 aprile del 2003 dalla Comunità Scientifica Americana: “un medicinale anticoagulante è stato riconosciuto a San Diego dai nostri studiosi. Il segnale è stato inviato dall’acqua che lo conteneva, dando il via a  un processo di anticoagulazione  come avrebbe fatto la molecola di origine“.
Genio non compreso? Biologo troppo avanti con i tempi? Martire dell’Istituzione di cui fu un eminente membro? Ricercatore cieco e assetato di fama?
Philippe Lazar, direttore  generale dell’Inserm dal 1982 al  1996, e suo amico di vecchia data, lo definisce  molto più semplicemente un uomo onesto  vittima di un losco affare, e si affretta a riconoscere che forse Jacques Benveniste non è stato abbastanza obiettivo nell’interpretare i risultati delle sue ricerche.
Dopo la sua morte molte sono le domande a riguardo, ma sulla “memoria dell’acqua” resta  sempre aperta la polemica.

L’ANALISI GEOBIOLOGICA NON E’ UN FENOMENO “ESP” (Extra Sensorial Perception)

carta zenerdi Pier Prospero —

Invito tutti i Soci Esperti e in formazione a leggere l’interessante saggio “percezione extrasensoriale” di Alessandra Laurenza, pubblicato sempre in questa Area Riservata, per rendersi conto che l’Analisi Geobiofisica non ha niente a che fare con questo argomento (ESP) e con il “paranormale” in generale.
La percezione che si attua nel rilevare la situazione geologica e geofisica di un luogo passa attraverso tutto il corpo, non solo attraverso la mente, e qui sta la differenza più importante: nella percezione geobiofisica la mente fornisce un bagaglio di informazioni che “dà un nome” al campo energetico percepito dsal corpo, oltre a mantenerci coscienti e vigili escludendo quindi qualsiasi stato di trance o simili. Se non si è mai conosciuto (sperimentato con l’esposizione del corpo) un campo di forze questo non può essere riconosciuto quando viene percepito dal corpo: si sente che c’è un campo ma non si può capire cosa sia e cosa lo origina; in questi casi facilmente la mente dà a questo campo sconosciuto il nome della cosa che ha nel magazzino di informazioni disponibili che gli assomiglia di più, e naturalmente molto spesso sbaglia.
La bravura del rilevatore esperto sta proprio nel capire che sta avvenendo un simile processo e nell’impedirsi così di sbagliare ammettendo di aver trovato un campo energetico che non riconosce perchè non lo ha mai conosciuto.
L’approfondimento personale pratico e teorico della percezione geobiofisica permette di verificare che non si tratta di alcuno dei fenomeni comunemente intesi per “paranormali”.
La rabdomanzia e la percezione di campi tecnici emessi da origini nascoste permettono verifiche oggettive della percezione tali e quali quelle degli esperimenti di laboratorio; occorre procedere in cieco e in questo modo si ottiene il dato oggettivo che nega o conferma l’affermazione fatta con la percezione.
Nemmeno la “chiaroveggenza” fa parte dell’analisi geobiofisica, sebbene l’autrice – vicina al CICAP anche se meno ideologica dei suoi esponenti più conosciuti – ne dia una definizione che potrebbe trarre in inganno: infatti nella percezione geobiofisica non si “visualizzano” con la mente avvenimenti o aspetti che non succedono sotto gli occhi, ma si percepiscono con il corpo (o con alcune sue parti) dei campi energetici o delle frequenze; nel momento che il corpo li ha percepiti la mente li può distinguere e nominare secondo la loro origine, agisce come uno scanner di frequenze cercando tra quelle che ha immagazzinate quella che risuona con quella percepita; se non la trova in magazzino non può sapere di cosa si tratta.
La chiaroveggenza in geobiologia sarebbe, ad esempio, incontrare una persona e visualizzare che andrà ad abitare in una casa dove metterà il letto in una zona disturbata e dopo alcuni anni si ammalerà. Può succedere ma non ha niente a che fare con la ricerca delle zone di disturbo, cioè con la Geobiologia seriamente intesa che si basa invece sulla percezione da parte del corpo e del biocampo dell’operatore di “campi energetici” naturali.
Il corpo, la pelle, soprattutto le mani e i piedi, in questo caso si possono considerare come un ulteriore senso, oppure come un’estensione energetica del tatto. Il fatto che la percezione possa avvenire anche con il biocampo (o campo elettromagnetico complessivo del vivente) può trarre in inganno ma in realtà il campo elettromagnetico emesso dal corpo si comporta come un “sensore” che può distanziarsi un po’ dal corpo ma porta le informazioni nsempre ai terminali fisiologici da cui dipende, cioè al corpo, che invia al cervello lo stesso messaggio sia se il campo energetico naturale è “toccato” dal corpo (la mano, il piede, ecc.), sia se è toccato dal biocampo.
I “luoghi” più comuni della percezione nel corpo sono le mani e i piedi. Dato che normalmente si tratta di luoghi dove vi sono le terminazioni dei canali energetici corporei (i cosiddetti meridiani dell’Agopuntura) il “settimo senso” che permette la percezione delle manifestazioni elettromagnetiche nell’ambiente potrebbe anche essere dato da questo sistema energetico complesso, noto fin dall’antichità, che ha dei punti in superficie, sulla pelle (i punti dove si infilano gli aghi), che sono in comunicazione con gli organi interni e che se stimolati producono alterazioni effettive nel funzionamento dell’organismo. La stimolazione non deve essere necessariamente solo quella degli aghi, e adesso sappiamo che può essere anche quella di un campo elettromagnetico.
A tutti succede la prima cosa, cioè di accorgersi di aver incontrato un campo energetico, ma solo a pochi, più dotati e più allenati, succede la seconda, cioè di distinguere quale tipo di campo si è incontrato, se si tratta di quello emesso dall’acqua sotterranea o di quello emesso da un cavo elettrico interrato: ecco la vera differenza tra la maggioranza delle persone e i pochi “ipersensibili”, differenza del tutto simile a quella tra la maggioranza delle persone e i pochi dotati di “orecchio armonico” che ascoltando un’esecuzione musicale distinguono perfettamente le note, le tonalità e tutto quello che il compositore e gli esecutori hanno messo nel brano (di solito questi pochi fanno i direttori d’orchestra).
Pretendere di non potersi interessare scientificamente all’Analisi Geobiofisica perchè è una cosa che riescono a fare solo alcune persone e non tutti, come fa il CICAP, equivale a pretendere che tutti abbiano l’orecchio di un direttore d’orchestra per indagare scientificamente la percezione umana dei suoni e della musica.
Non vi è quindi alcun estremo per considerare l’Analisi Geobiofisica come uno dei soggetti della ricerca parapsicologica e la lettura del breve saggio che si riporta lo conferma.
La rabdomanzia è stata già dimostrata scientificamente con altri metodi: l’efficacia della ricerca di pozzi in zone aride, statisticamente valutata, con grandi numeri e gruppi di controllo, altro che la ricerca di tubi di gomma per annaffiare interrati per pochi centimetri del CICAP!
Come esperti in Geobiologia e in Analisi Geobiofisica occorre fare proprio l’assunto che non abbiamo nulla a che vedere con i fenomeni paranormali, e non bisogna perciò prestarsi ad alcun esperimento di ricerca sul paranormale che è materia che non ci riguarda. Possiamo discutere tra di noi, come persone “ipersensibili” e quindi esposte anche a percezioni diverse da quelle dell’ambito geobiologico e geobiofisico, di eventuali esperienze che rientrassero nel paranormale, ma dobbiamo sempre essere consapevoli che sono esperienze diverse da quelle che ci permettono di individuare le zone di disturbo della Geobiologia. Forse possono essere anche esperienze più “forti” e importanti per noi, ma sono cose diverse dalle semplici (sebbene sempre impegnative) percezioni fisiologiche e energetiche di campi elettromagnetici ambientali dovuti a scorrimenti di acqua sotterranea o a reticoli energetici. La filosofia della nostra scuola di pensiero in Geobiologia è chiara sul non mescolare questi ambiti.
Le dimostrazioni scientifiche opportune sono già state date oppure si possono dare restando in un ambito di ricerca scientifica, teorica come quella del fisico Emilio Del Giudice, o empirica come la nostra, che non deve mai abbassarsi per prestarsi al confronto con le carte “Zener” o con altre cose del genere.
Per questo è necessario conoscere bene anche la materia del “paranormale”, farsene un’idea critica ma abbastanza approfondita, ascoltare anche i pareri degli scettici, poiché a volte sono illuminanti per noi sugli errori da non fare e per non comportarci inavvertitamente come quei “fenomeni” di cui loro si occupano.